dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 27/04/2015
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
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Amore e paturnie
Merito dei mezzi di comunicazione di massa, oppure del fatto evolutivo della specie (uomo – donna) oggi, le persone di sessant’anni … ne dimostrano quaranta… o giù di lì. Elemento principale… l’attività fisica. Oggi, tutte le persone sanno che per tenersi in buona salute occorre fare ginnastica, studiare, avere progetti di vita sana e dinamica. Ne sapeva qualcosa il Dott. Adalberto, sessant’anni, psicologo, il quale nella sua professione aveva seguito un codice ben definito. Il problema comunque, per lo Psicologo, non erano gli uomini… ma le donne. E’ noto che donne hanno un “orologio biologico” molto raffinato e quotidianamente presente: lo specchio e le rughe. Sono spesso le rughe che mandano in crisi e in depressione le donne. Il Dott. Adalberto non trovava alcuna difficoltà a parlare con gli uomini. L’attività fisica era il loro pallino… correre, camminare, andare in bicicletta e vari tipi di ginnastica. Le donne, invece, pur applicandosi molto alle corse, camminate, bicicletta e ginnastiche varie, cadono spesso in depressione. Un anno fa, a Pavia, il Dott. Adalberto ha creato un gruppo di volontariato che alle sette del mattino si riuniva lungo le rive del fiume Ticino per lunghe camminate. C’erano pure momenti di sosta e parecchi esercizi di respirazione. “L’attività fisica non basta.” – diceva il Dott. Adalberto – “Bisogna avere la mente libera da pensieri… Inoltre, è necessario avere davanti agli occhi immagini positive e cariche di piacere.” Un anno fa, il Dott. Adalberto, predicava bene, ma notava che la Signora Bruna, una bionda sessantenne, nubile, era “persa” nei suoi pensieri. Alla prima occasione in cui il Dottore si trovò solo, a tu per tu, con la Signora Bruna affrontò il problema. “Come mai quello sguardo assente? Hai dei problemi?” La sessantenne non rispose. Accennò a qualcosa di incomprensibile. Il Dott. Adalberto non si perse d’animo. Era abituato a “sciogliere nodi”. A sessant’anni ne aveva viste di tutti i colori e conosciuto storie di ogni genere. Forse, per quello non aveva ancora trovato il tempo e la voglia di sposarsi. Da quel giorno, intanto, la Signora Bruna non si era più presentata agli incontri del Gruppo… alle sette del mattino sulla riva del fiume Ticino. Dopo qualche settimana, un lunedì, per caso, Adalberto e Bruna si incontrarono in Piazza della Vittoria. Adalberto, come Psicologo era curioso per natura. Ne approfittò subito per affrontare l’argomento. “Bruna, come mai non ti sei fatta più vedere? Ti sei offesa perché ti ho fatto quella domanda? Con me puoi parlare… è il mio mestiere…” La Signora sessantenne fece una smorfia. Si vedeva lontano un miglio che aveva bisogna di sfogarsi. “Vede Dottore…” – Adalberto l’interruppe… “No, no…cominciamo male. Chiamami Adalberto.” La Signora Bruna si sentì disarmata. Fece uno sforzo… poi riprese a parlare. “Vedi, Adalberto, tu assomigli come una goccia d’acqua, all’uomo che ho amato per dieci anni… vent’anni fa. Anche se sono nubile ho coltivato l’amore più di ogni altra cosa. Ogni volta che ti guardo in faccia, ritrovo parole, modi, atteggiamenti che mi riportano a quel tempo e quell’amore mai dimenticato. Ecco il motivo per cui non ho più partecipato alle camminate del Gruppo.” Bruna tacque come se avesse perso la voce. Adalberto, da psicologo navigato quale era, aveva capito tutto. “E cosa vorresti dire? Che non sarebbe possibile vivere e rivivere… insieme … oggi… quello che hai vissuto vent’anni fa? Secondo me, è un errore sentirsi schiavi di un passato che comunque non deve essere dimenticato o ignorato. E’ proprio nel “presente” che il passato può dare i suoi migliori frutti…” Saranno stati i discorsi, oppure la voce dello Psicologo…ma la Signora Bruna si sciolse come ghiaccio al sole. Prese la mano di Adalberto e non la lasciò più. Piazza della Vittoria a Pavia è un luogo romantico dove ogni persona sente il bisogno di stringere una mano… primo passo per scalare la montagna dell’amore e della felicità.(337)
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CIBO E LETTERATURA
di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 26/04/15 alle 09:23 via WEB CIBO E LETTERATURA ----Il pranzo di Babette è un racconto scritto nel 1950 da Karen Blixen (autrice anche di La mia Africa), nel quale un’ex cuoca francese fuggita dalla sua patria perché accusata di essere una rivoluzionaria, trova ospitalità presso due sorelle non sposate che vivono in un piccolissimo paese norvegese. Le due donne, figlie di un pastore seguace di una confessione particolarmente rigida del protestantesimo, conducono una vita molto sobria e accolgono Babette con loro come governante. Dopo alcuni anni, Babette vince il premio di una lotteria francese, 10.000 franchi, una somma ragguardevole che le avrebbe permesso di ritornare in Francia a condurre una vita agiata. La donna, invece, decide di preparare un pranzo in ricordo del padre delle sue anziane ospiti, di cui ricorre il centesimo anniversario della nascita, invitando i dodici abitanti del villaggio. Il pranzo è sontuosissimo, a dispetto della sobrietà nella quale sono vissute le sorelle e i loro compaesani, e richiede giorni di preparazione e ingredienti selezionatissimi che Babette si fa mandare dalla Francia (foie gras, tartufi ecc.). Il risultato è fenomenale, degno di quella grandissima cuoca che si rivela essere Babette, che viene a spendere interamente la cifra vinta alla lotteria per la gratitudine che prova verso le persone che l’hanno accolta e le hanno dato un tetto in tutti questi anni. Il generale Loewenhielm, che sospettava un poco di quel vino, ne bevve un sorsetto, sussultò, sollevò il bicchiere prima all’altezza del naso e poi degli occhi, e lo posò poi, sbalordito. “Che strano!” pensò. “Amontillado! E del miglior Amontillado che abbia mai assaggiato”. Dopo un attimo, per mettere alla prova le reazioni del suo gusto, prese una mezza cucchiaiata di minestra, poi una cucchiaiata piena, e posò il cucchiaio. “È veramente strano!” disse a se stesso, “perché sto certamente bevendo brodo di tartaruga... e che brodo di tartaruga!” [...] Quando fu servita una nuova pietanza rimase in silenzio. “Inaudito!” disse a se stesso, “questo è Blinis Demidoff!” Si guardò intorno, osservò i suoi compagni di tavola. Mangiavano tutti calmi calmi il loro Blinis Demidoff, senza dar mai segno di stupore o di approvazione, come se lo avessero mangiato ogni giorno per trent’anni di fila [...] Il generale Loewenhielm posò di nuovo il bicchiere, si rivolse al suo vicino di destra e gli disse: “Ma questo è certamente un Veuve Cliquot 1860!” Il vicino lo guardò cortesemente, gli sorrise e fece un’osservazione sul tempo. (K. Blixen, Il pranzo di Babette) ----Ciao Teresa Ramaioli |
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CIAO ANNAMARIA ...
ANNAMARIA MENNITTI
(FOGGIA)
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ELLEN ELLEN
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GATTA 433
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ANNAMARIA MENNITTI
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CAMNISI1943
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PSICOLOGIA FORENSE
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ROMAIN 80
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26 APRILE 2015
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 26 aprile 2015 – Domenica - 12.00
Intrigo …
… a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
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Ilario e la nuova stagione
Nella storia dell’uomo non si è mai visto un’epoca con un’abbondanza di mezzi a disposizione come la nostra. Frutto dell’ingegno, della evoluzione storica e sociale … e dello sviluppo senza precedenti dei mezzi di comunicazione. Eppure, non si è mai visto un’epoca (la nostra) nella quale le persone sono spesso insoddisfatte … Come se tutto il “Bengodi a disposizione” fosse solo il “supplizio di Tantalo” … il quale, legato alla rupe, vedeva l’acqua a portata di mano, ma non poteva dissetare la propria sete. Tale insoddisfazione, nasce spesso dall’attività frenetica e ripetitiva, dall’eccessiva rincorsa al denaro, dalla mancanza di equilibrio tra azione e riposo … tra lavoro intellettuale e attività pratica. In sostanza, l’uomo pensa troppo … e fa troppo poca attività fisica. Un anno fa, ne sapeva qualcosa il Prof. Ilario, cinquant’anni, colto, mente sveglia, single, Docente di Lettere in un Liceo del milanese, abitante a Pavia. Non importa che una persona ami il proprio lavoro … Anzi, è proprio quando lo ama troppo che nasce una frattura … tra ciò che l’individuo sa (o pensa di sapere) … e l’ambiente circostante. Per esempio. La Scuola offre un ottimo supporto alle giovani generazioni, ma queste (in parecchi casi) preferiscono bighellonare a destra e a manca, sprecando irrimediabilmente il loro tempo … che è il vero (e solo?) “patrimonio” di cui dispongono. Tra la marea di contraddizioni che, un anno fa, affollavano la testa del Prof. Ilario c’era la sua crisi personale. Il Prof. Ilario era insoddisfatto. Motivo? Non aveva la sua donna del cuore. Veramente una donna c’era stata un anno prima … la Prof. Adelaide, ma anche lei era Docente di Lettere e, alla fine, i due parlavano sempre (e solo?) di lavoro. Ora, a cinquant’anni … il Prof. Ilario voleva qualcosa di nuovo, qualcosa che gli desse la carica, la spinta ad uscire dal tunnel in cui era finito. In questi casi, la soluzione migliore è parlarne. Con chi? Con chiunque … da tutti si possono ricevere validi consigli. Il Prof. Ilario ne parlò con la Portinaia del Palazzo in cui abitava, la Signora Adalgisa … una sessantenne che sapeva tutto di tutti. Approfittando di un incontro causale, il Prof. Ilario si sfogò. La Signora Adalgisa non aspettava altro. “Prof. Ilario, ho la ricetta che va bene per lei. Oggi pomeriggio, venga nel mio orto … le faccio vedere come si può vivere bene … senza farsi venire inutili mal di testa …” Il Prof. Ilario diventò curioso. “Cosa avrà mai da suggerirmi questa donna che, al massimo, avrà fatto la terza media?” A volte le persone pensano che i Titoli di Studio sono i passaporti del sapere … ma non così. Parecchie persone hanno il vizio (e la presunzione) di specchiarsi nel “Titolo” che hanno davanti al cognome … Non importa poi, se avranno letto (si e no) tre libri in tutta la loro vita. Il Prof. Ilario si presentò puntuale nell’orto della Signora Adalgisa la quale, con vecchio grembiule legato in vita e le mani sporche, stava interrando delle piantine di zucca. “Vede Prof. Ilario … questo è il momento buono per interrare le piantine di zucca … seguirle giorno dopo giorno e vederle crescere fino a quando faranno i fiori e da lì spunteranno le zucche. Pensi … una piantina così è capace di fare quattro o cinque zucche di due chili l’una. Praticamente della zucca si mangia tutto. I fiori che si gustano fritti … il frutto vero e proprio … i semi della zucca che, abbrustoliti, si chiamano brustolini. E poi, c’è il detto popolare … “avere sale in zucca”, cioè ingegno e buon senso. Capire il valore del sapere e il contatto quotidiano con la natura. Ecco perché l’uomo, se vuole vivere felice, non deve mai perdere il contatto quotidiano con la natura … cioè l’orto. Solo così si vive bene in equilibrio con la natura e con sé stessi” In quell’istante, nell’orto dell’Adalgisa si presentò sua nipote, figlia di sua sorella. Una trentenne bellissima, alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo. “Prof. Ilario le presento mia nipote Carmen. Laureata in Lingue … sa tutto sulle più importanti città del Mondo, soprattutto Roma” Il Prof. Ilario, alla vista di una simile bellezza, per poco non svenne. Comprese al volo che il Destino gli aveva presentato la donna che aveva sempre sognato. Decise all’istante. “Dott. Carmen … devo fare una vacanza a Roma … cosa ne dice di farmi da guida?” Quando due persone si guardano negli occhi … sanno già dove vanno a finire. Anche Carmen cercava l’uomo del cuore … e il Prof. Ilario aveva tutte le carte in regola … in più c’era l’orto della Zia Adalgisa nel quale si poteva raccogliere frutta e verdura a volontà … e imparare un corretto rapporto tra vita intellettuale e natura. - Questo è il racconto 967 scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per … il piacere di chi scrive … e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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MILANO
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