Messaggi del 19/06/2015

FILIPPO IL PESCATORE racconto (397) di Dino Secondo Barili

Post n°20059 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

397

Filippo il pescatore

Ci sono categorie di persone che non sono mai soddisfatte di ciò che hanno e fanno. Una di queste categorie è quella dei pescatori. I pescatori veri, quelli di una volta, che pescavano per soddisfare l’appetito non ci sono più. I pescatori attuali hanno altre mire. C’è chi si dedica alle gare e chi a “caccia di prede… impossibili”. Anche lungo il fiume Ticino a Pavia ci sono pescatori “originali”. Uno di questi è Filippo. Pescatore era suo padre, il nonno ed il bisnonno. A cinquant’anni ha, ancora, una passione: la pesca… e non solo. In gioventù si era innamorato una sola volta a vent’anni… Rosanna una ragazza bellissima. Era una vicina di casa. Conosceva il vizio del coetaneo per la pesca. Avrebbe accettato la corte se Filippo “avesse rinunciato a fare il pescatore”. Come si fa a rinunciare ad una passione che ormai è entrata nel sangue? Difficile, anzi, impossibile. Filippo doveva scegliere tra Rosanna… e la pesca. Scelse la pesca. Sua madre l’aveva avvisato. “Hai fatto male Filippo a rinunciare a Rosanna per i pesci. Quando non ci sarò più io, cosa farai?” Il pescatore ventenne aveva alzato le spalle e non aveva risposto. Ora, però, sua madre non c’era più e lui si trovava solo nella sua grande casa poco distante dal fiume. A cinquant’anni i dubbi fanno presto a diventare ossessioni. A vent’anni, Filippo si era messo in mente di pescare la più “bella preda del Ticino”, un luccio che, secondo le descrizioni dei colleghi, era lungo centoventi centimetri. Era il sogno di tutti i pescatori locali. Tutti dicevano di averlo visto (almeno una volta), di averlo “quasi” preso, ma nessuno ci era mai riuscito. Ormai il “luccio Casimiro” (così era soprannominato) era diventato una leggenda. Per anni, Filippo aveva inseguito una leggenda, quella leggenda… ma il luccio non si era mai lasciato prendere. Ora, il cinquantenne ci pensava… ammetteva i suoi fallimenti ed aveva dei rimpianti. “Se avesse detto “si” a Rosanna?” Ora, sarebbe stata un’altra cosa. Avrebbe avuto una sua famiglia, magari dei figli… sicuramente una compagna con cui parlare… e raccontare i suoi “fallimenti come pescatore”. Un anno fa, Filippo era giunto alla decisione che avrebbe “smesso di fare il pescatore”. Detto fatto aveva fissato la data: un sabato mattina… dopo aver tentato per l’ultima volta di prendere il luccio Casimiro alla “tomba del Maresciallo”. Era un punto pericolosissimo (tra Torre D’Isola e Pavia). Un punto in cui il fiume Ticino cambia direzione… Un vortice unico di mulinelli. Il luogo ideale per i lucci. Filippo si era detto: “Oggi, o mai più”. Giunto sul luogo prescelto, il cinquantenne aveva predisposto l’attrezzatura pronto all’ultima grande sfida. Filippo stava per iniziare… quando comparve in mezzo ai cespugli una donna. Era Rosanna, “l’innamorata dei suoi vent’anni”. Invecchiata, delusa e amareggiata. “Cosa ti è successo?” La donna non rispose. “Allora, vuoi parlare e dire come stanno le cose?” Rosanna raccontò la sua vita intessuta di delusioni. A vent’anni, dopo aver risposto a Filippo che avrebbe accettato la corte se avesse lasciato la pesca… non c’era stato più un uomo che l’avesse cercata. Ora, avendo saputo che Filippo voleva lasciare la pesca era venuta a dirgli di non farlo. “Non puoi lasciare la pesca. Un uomo senza passioni non vive … non è felice. Io, sono venuta per tenerti compagnia… D’ora innanzi, sarò sempre al tuo fianco per aiutarti a catturare il “luccio Casimiro”. Sono certa che con il mio aiuto riusciremo a prenderlo…” Filippo, si sentì rinascere. Doveva far durare quella “pesca” il più a lungo possibile. Perché, il bello della vita …è quando si corre… non quando si arriva al traguardo.(397) -

 
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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°20058 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

MILANO

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/06/15 alle 17:32 via WEB
CHIESA DI SAN FEDELE ---MILANO---La Chiesa di San Fedele prende il nome dell'antica Chiesa affidata nel 1567 dal cardinale Carlo Borromeo alla Compagnia di Gesù. Situata nel cuore di Milano, fra Palazzo Marino e la Galleria Vittorio Emanuele II, nell'omonima piazza San Fedele, la Chiesa fu dedicata in origine a san Fedele, e destinata ai Gesuiti. Dopo la soppressione dell'ordine nel 1773, la chiesa fu affidata ai canonici provenienti dalla vicina chiesa trecentesca di Santa Maria alla Scala, abbattuta (1776) per far posto al Teatro alla Scala. La chiesa assunse allora il titolo di Santa Maria della Scala in San Fedele e si arricchì di molti degli addobbi e delle opere d'arte provenienti dal distrutto edificio. San Fedele è popolare fra i milanesi per la sua posizione e per essere chiamata il "Santuarietto delle ballerine della Scala." Qui troviamo l'antica immagine detta un tempo Madonna delle Ballerine e dei Cantanti. Si dice che le ballerine della Scala non mancavano mai, passando da queste parti, di visitare la loro "Madonnina" e di accendere una candela o un lumino. Ciao Teresa

 

 
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CIAO ANTONELLA .. ANTONELLA DI CREMONA

Post n°20057 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

CIAO ANTONELLA ...

ANTONELLA DI CREMONA

 
alba.estate2012
alba.estate2012 il 19/06/15 alle 17:22 via WEB
Carissimo Dino questa puntata mi terrà sulle spine fino a domani!? Mi piacciono i misteri misteriosi.. Buona serata, Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/06/15 alle 19:28 via WEB
Ciao Antonella - cosa sarà mai quella Cantina? E la Vichinga, bionda dagli occhi azzurri? Aspetta e vedrai. Buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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CIAO STEFANO ... STEFANO BROCCA DI PAVIA

Post n°20056 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

CIAO STEFANO ...

STEFANO BROCCA DI PAVIA

 
franzkline
franzkline il 19/06/15 alle 17:10 via WEB
Nel tuoi racconti c'è sempre un filo che lega i personaggi ovvero l'amore. E come per l'arte deve esserci sempre l'amore ha guidare la mano del pittore come per lo scrittore. Ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/06/15 alle 19:30 via WEB
Ciao Stefano - hai ragione. In tutte le cose ci deve essere un filo invisibile che lega ... il tutto, con l'Universo intero. Buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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CIAO ANTONELLA .. ANTONELLA DI CREMONA

Post n°20055 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

CIAO ANTONELLA ...

ANTONELLA DI CREMONA

alba.estate2012
alba.estate2012 il 19/06/15 alle 17:15 via WEB
“L’amore è come una coppa di spumante … Non puoi fare a meno delle bollicine”.. Perché ti frizzano la vita!!! Buon pomeriggio, Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/06/15 alle 19:22 via WEB
Ciao Antonella - L'amore non può fare a meno delle bollicine. Buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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CIAO LAURA ... LASCRIVANA

Post n°20054 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

CIAO LAURA ... LASCRIVANA

 
lascrivana
lascrivana il 19/06/15 alle 08:49 via WEB
Brioso e spumeggiante; proprio come lo descrivi nelle storie che narri ogni mattina. Ciao Dino.
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/06/15 alle 19:21 via WEB
Ciao Laura - grazie del bel giudizio. L'amore deve essere sempre così: BRIOSO E SPUMEGGIANTE. L'amore è il simbolo della vita. Buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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CIAO ANTONELLA .. ANTONELLA DI CREMONA

Post n°20053 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

CIAO ANTONELLA ...

ANTONELLA DI CREMONA

 
alba.estate2012
alba.estate2012 il 19/06/15 alle 17:14 via WEB
Saluti da Cremona! Ciao!!! Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/06/15 alle 19:18 via WEB
Ciao Antonella - buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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SALUTI DA PAVIA

Post n°20052 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

SALUTI DA PAVIA

buon venerdì 19 giugno 2015


 
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PENSIERI SPARSI DEL 18 GIUGNO 2015

Post n°20051 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 18 GIUGNO 2015

“L’amore è come una coppa di spumante …

 Non puoi fare a meno delle bollicine”

Dino

 
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MINO E SAVERIO racconto (1019 - 1020) di Dino Secondo Barili

Post n°20050 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

18 GIUGNO 2015

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

            Trivolzio – 18 giugno 2015 – Giovedì  - 12.00

Intrigo …

… a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

1019 - 1020

Mino, Saverio e …

 (seconda puntata) – 1019 – la cantina dei misteri

Finire nei “Misteri di Pavia” è stato il sogno di molti studiosi di storia di Pavia. Anche Mino era uno studioso di storia di Pavia. Ogni mercoledì e sabato era il primo cliente del banchetto dei libri usati di Piazza Petrarca e Piazza del Duomo. Ora era giunto il momento di mettere a frutto le sue ricerche. Visto che la Vichinga, alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo, era sparita … aveva deciso sull’istante di rintracciarla da solo. Non voleva avere un concorrente come Saverio. Voleva farlo da solo per avere “la fantasma” tutta per sé. Senza Saverio. Pensò ad uno strattagemma. Chiudere Saverio in cantina almeno per qualche ora … e rintracciare la Vichinga. Idea geniale – pensò Mino - anche se pericolosa. Saverio si sarebbe sicuramente arrabbiato. Ormai, però, la decisione era presa. Mino si alzò di scatto. Fece quattro passi veloci … e zacchete … chiuse la porta della cantina con dentro Saverio … e via come il vento a caccia della Vichinga. Saverio è un tipo calmo e riflessivo. In un primo tempo non aveva afferrato il nesso degli avvenimenti. Quando si rese conto di essere stato chiuso in cantina fece quattro conti. Arrabbiarsi? No. Non ne valeva la pena. Usò tutta la sua astuzia di navigato latin lover pavese … Prese le due monete d’oro con i bigliettini “Cercami. Sarò tua” e cominciò a fissarli come fosse un rito magico. Dopo pochi istanti … il miracolo. La Vichinga … alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo si materializzò. Aveva un vestito leggero, trasparente, svolazzante … di quelli che  vedo … non vedo. Per Saverio è stata uno spettacolo fantastico. Sentì le braccia morbide della Vichinga che l’abbracciavano. I baci che andavano da tutte le parti. Insomma un’incontro da sogno. Alla fine, Saverio, felice e sfinito … chiuse gli occhi e si addormentò. Pavia, però, è Pavia. Il mistero è il mistero. Mino non era stato con le mani in mano …

(terza puntata) – 1020 – la Congregazione degli invidiati

Mino non è stato con le mani in mano. Il pensiero era andato subito alla Signora Cleofe, un’ottantenne, proprietaria della cantina, la quale conosceva mille segreti di Pavia. La Signora Cleofe l’aveva accolto nel suo salotto stile ottocento con le poltrone imbottite nelle quali si sprofondava una volta seduti. L’ottantenne raccontò la storia della “sua” cantina. La cantina dove si trovava segregato Saverio. “Mino, quella è una cantina storica, segreta e misteriosa. Pensa che c’era quando Alboino è giunto a Pavia nel 569. Ha continuato ad esistere quando Federico Barbarossa si è fatto incoronare Imperatore nella Basilica di San Michele Maggiore. E poi via, via quando vennero i Visconti, gli Sforza, il Re francese Francesco I e Napoleone Bonaparte. Pavia è sempre stata una città misteriosa e imprendibile. Il segreto  era nelle cantine. Tutte case ed i palazzi di Pavia avevano la cantina … e tutte le cantine erano collegate tra loro da cunicoli e passaggi segreti. Praticamente Pavia è sempre stata costituita da due città … una città sotterranea ed una alla luce del Sole. Nessuno sapeva e vedeva nulla, ma nelle cantine, attraverso i passaggi segreti avvenivano incontri e riunioni di ogni tipo. La cantina dove si trova segregato Saverio è stata una delle più frequentate. In quella cantina si riunivano i componenti della “Congregazione Segreta degli Invidiati” della quale hanno fatto parte Personalità di tutti tempi e le più belle donne di Pavia (e non) vissute nel corso dei secoli …” Mino comprese che aveva commesso un errore (oppure, no) nel chiudere Saverio in quella cantina. “Signora Cleofe, le chiedo il favore di liberare il mio amico Saverio perché è rimasto chiuso nella sua cantina … Purtroppo, la chiave l’ha portata con sé una Vichinga trentenne bellissima … alta, bionda, occhi azzurri, e gambe da fine del mondo” La Signora Cleofe non si meravigliò. Accompagnò Mino lungo la scala che scendeva in cantina e si accorse che Saverio dormiva sorridente sul pavimento tenendo ben saldo nella mano due monete d’oro e due bigliettini scritti da mano di donna. Saverio si svegliò controvoglia. “Perché lo avete fatto? Ero tra le braccia di una bionda … da fine del mondo. Adesso come faccio a giustificarmi che siete stati voi a farlo? E come faccio a ritrovare la trentenne … alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo?” La Signora Cleofe si è missa a ridere … Saverio non temere … Tu sei entrato a far parte della Congregazione Segreta degli invidiati”. Non sarà la sola bionda che finirà tra le tue braccia … Questa è una cantina magica. Aspetta e vedrai” Mino non aveva perso una parola. Aspettava soltanto il momento di avere anche lui tra le braccia una bionda dagli occhi azzurri … e di raccontare quanto accaduto agli amici Tino, Cesare (detto Cece), al Signor Carlo al solito Bar di Piazza della Vittoria.  - Questo è il racconto n. 1019 - 1020 scritto dal 2 settembre 2012 … dove l’amore trionfa sempre … per la felicità dei protagonisti … di chi scrive … e chi legge.

 
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RACHELE racconto (396) di Dino Secondo Barili

Post n°20049 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

396

Rachele

La Prof. Rachele, quarant’anni, single, Docente di Lettere presso un Liceo milanese, abitante a Pavia, aveva una passione segreta: recitare poesie in pubblico. Purtroppo, era un po’ timida, e non aveva mai trovato il coraggio di farlo. Ci aveva provato una volta, ma l’emozione è stata così forte che si era “ingarbugliata” in una strofa...e non ci ha più provato. Allora, aveva vent’anni ed era innamorata di un compagno di classe, Flaminio, il quale era “stregato” da un’altra ragazza. Quella ragazza era di una bellezza conturbante con la quale nessun’altra poteva competere. E’ stata tanta la “figura” che Rachele non ci aveva più provato. Ora, però, a quarant’anni aveva deciso di prendersi una “rivincita”. Ormai non aveva più velleità sentimentali. Flaminio era finito chissà dove. Aveva una certa tranquillità economica ed una vita senza alti e bassi…praticamente “neutra”. Un anno fa decise di iscriversi ad un “corso di recitazione”. Milano è una città dalle mille… e mille opportunità. Le bastò cercare su Internet ed ecco il “corso” di suo gradimento. L’iscrizione al “corso”, però, preferì farla di persona. Un sabato mattina di un anno fa, la Prof. Rachele si recò all’indirizzo indicato nel sito Internet. Ad accoglierla c’era una signora anziana, piccola, capelli bianchi, occhi da furetto, la quale l’accolse come fosse… una mamma che accoglie la figlia tornata dopo un lungo viaggio. Oltre a compilare la scheda di adesione, la signora anziana, che si chiamava Odile, sottopose Rachele ad una specie di interrogatorio usando subito il confidenziale “tu”. Rachele rispose con gentilezza, ma si vedeva che era a disagio. Quando arrivò alla domanda “Sei sposata? Hai il fidanzato” la Prof si sentì un po’ impacciata. Odile, parlava come se, lei e la Prof, si fossero conosciute da sempre… La Docente di Lettere non era abituata a quel tipo di rapporto. A Scuola si sentiva su un “piedistallo” (“Io, sono la Prof”). Capì che se voleva entrare in quel “mondo” … quella era la regola! Anzi, la prima regola è proprio quella di svestirsi di “tutte le regole” (vere, imposte o presunte). Odile non era nuova a discorsi del genere. Era il suo modo di dare il benvenuto ai nuovi iscritti. Ad un tratto si atteggiò ad attrice “consumata”. “Guarda Rachele, che qui non siamo a Scuola. Qui siamo a teatro… il “teatro della vita”. Qui, tu sei Rachele e basta. Una donna libera… una donna… o più donne insieme. Sei una donna dai mille volti… Una poesia si può recitare in molti modi. L’Autore (uomo o donna) ha scritto i versi…cioè, solo le parole… ma le emozioni le devi creare e trasmettere tu. Quelle emozioni nascono dalla “tua” capacità di immedesimarti nel personaggio… di soffrire con chi soffre e di gioire con chi gioisce. Il pubblico si accorge subito se tu sei vera o falsa, se trasmetti emozioni oppure no.” In quell’istante, senza farsi accorgere, era entrato nella stanza un bell’uomo alto, capelli lunghi, occhi chiari… Rachele non si era accorta dell’uomo che si trovava alle sue spalle. Cercò di rispondere alle osservazioni di Odile. “Sono qui, proprio per apprendere… apprendere nuove tecniche e vincere le mie resistenze interne… Capire chi sono veramente.” In quell’istante notò l’uomo che stava alle sue spalle. Lo riconobbe. “Flaminio… cosa fai tu qua?” – L’uomo osservò Rachele con lo sguardo della Sfinge. “Sono l’Insegnante del corso di recitazione. Ho ancora davanti agli occhi la scena in cui, vent’anni fa, ti sei impaperata davanti ai compagni della classe… Ogni volta che voglio mettere alla prova qualche “presunta attrice” le propongo di ripetere la scena… la “tua” scena… Nessuna vi riesce… come ci sei riuscita tu.” La Prof. Rachele cercò di nascondere la sorpresa. Capì… che essere sé stessi è la migliore strada da percorrere… Quasi sottovoce accennò ad una risposta… “Allora… ero innamorata...” Non continuò. Dentro di sé si stava dicendo la verità. “Anche adesso sono ancora innamorata di te, Flaminio… e presto sarai mio”. (396) -

 
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PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°20048 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

PAVIA 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/06/15 alle 17:31 via WEB
Palazzo Belcredi di Pavia costituisce uno dei pochi ambienti medievali pavesi pervenuti fino ai nostri giorni. L’edificio fu costruito su fondamenta romane. Già nell'VIII secolo Palazzo Belcredi era un palazzo nobiliare, probabilmente per essere ubicato presso la reggia di Teodorico e la chiesa di San Colombano. Intorno al 1100 viene demolito insieme alla reggia e poi ricostruito. L'ossatura dell'edificio è in gran parte di tipo romanico, con facciata in cotto e ampie tracce di monofore e portali a tutto sesto. A un successivo intervento, operato nel Quattrocento, appartiene il portale d'ingresso, inquadrato superiormente da una cornice in cotto di tipo tardo-gotico. II cortile è del Cinquecento, mentre lo scalone presenta una balaustra barocca con eleganti trafori. Il Palazzo presenta sia mura medievali, sia mura risalenti al V secolo. I Belcredi, feudatari sin dal 1164 di numerose terre in Oltrepò, sono stati proprietari del Palazzo e della Torre per almeno sette secoli, fatto questo che ha consentito l'ottima conservazione e il mancato smembramento del complesso. Alla fine del Settecento, il Palazzo è di proprietà del Marchese Giuseppe Gaspare Belcredi, docente di diritto civile e feudale all'Università di Pavia. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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CIAO ANNAMARIA ... ANNAMARIA MENNITTI (FOGGIA)

Post n°20047 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

CIAO ANNAMARIA ...

ANNAMARIA MENNITTI

(FOGGIA)

annamariamennitti
annamariamennitti il 18/06/15 alle 20:27 via WEB
E bello ascoltare i consigli delle nonne ,sono brave ,anche se sono lente nel camminare ,impiegano tempo nel svolgere delle faccende hanno le spalle curve perché portano un grande bagaglio di esperienza qualsiasi consiglio per i giovani è fatto con amore .....Annamaria è stata consigliata bene ,bisogna seguire la voce del cuore...ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/06/15 alle 08:32 via WEB
Ciao Annamaria - hai ragione. "Bisogna seguire la voce del cuore". Buona e felice giornata. Dino
(Rispondi)

 

 
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CIAO ANTONELLA .. ANTONELLA DI CREMONA

Post n°20046 pubblicato il 19 Giugno 2015 da dinobarili
 

CIAO ANTONELLA ...

ANTONELLA DI CREMONA

 
alba.estate2012
alba.estate2012 il 18/06/15 alle 20:25 via WEB
Le parole di bisnonna Maria sono molto sagge, ascoltando il nostro cuore si trova sempre la risposta ad un problema o a una esigenza. Questo racconto è una lezione di vita per la gioventù indecisa. Un abbraccio e buona serata, Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 19/06/15 alle 08:31 via WEB
Ciao Antonella - le bisnonne sono da ricordare e fare tesoro delle loro parole. Buona e felice giornata. Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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