Messaggi del 05/07/2015

TINA E LA PESCA MAGICA racconto (2012) di Dino Secondo Barili

Post n°20229 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

5 LUGLIO 2015

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

            Trivolzio – 5 Luglio 2015 – Domenica  - ore 12.00

Intrigo …

… a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

2012

 (Amore Duemila)

    Tina e la pesca magica

Un anno fa, la Dott. Tina, quarant’anni, single, bellissima, Dirigente di un Ufficio a Milano, abitante a Pavia … aveva voglia di una domenica speciale. Telefonò alla sua coetanea, amica e collega Osvalda (essa pure single) la quale aveva sempre delle idee originali. A Pavia l’originalità è di casa. Osvalda era pavese da sette generazioni (quelle conosciute) e, quindi, pavesi erano anche le sue idee. Appena Osvalda ha conosciuto la “voglia” dell’amica Tina cercò nella sua memoria. Era una domenica di Luglio di un anno fa, un di luglio da godere all’aria aperta. “Tina, io lo so come soddisfare la tua voglia … Andiamo a pescare nel nostro meraviglioso fiume. Il fiume Ticino” Detta così sembra una delle tante trovare dette per soddisfare richieste immediate … ma non è così. Era un domenica mattina … un anno fa. Tina si era svegliata presto perché c’era stata una notte afosa. Alle otto del mattino aveva telefonato a Osvalda la quale aveva sofferto il caldo della notte. Cosa c’era di meglio di mettersi in  moto e andare a pescare nel fiume Ticino? Osvalda aveva tutta l’attrezzatura. E’ stato un attimo. Dopo l’approvazione da parte della Tina, le due amiche, alle nove di un anno fa … erano già sul fiume con la loro barca. L’unico interrogativo era … dove andare a pescare. Sul Ticino ci sono mille posti dove trovare prede eccezionali. Tina propose la fossa di Alboino, un luogo poco frequentato e ricco di prede a dir poco eccezionali. Infatti, è bastato poco tempo e le due amiche, Tina e Osvalda pescarono due lucci spettacolosi. Due esemplari straordinari. Per Tina e Osvalda è stata la prima sorpresa della giornata, perché Tina ebbe una seconda voglia. “Osvalda perché non portiamo i nostri due lucci alla Signora Maria, la cuoca del Ristorante “Il Mistero” e ce li facciamo cucinare a dovere? Inoltre possiamo invitare a pranzo anche qualche nostro amico …” L’idea della quarantenne non era male e venne subito approvata dall’Osvalda la quale telefonò all’amico Carmelo. “Carmelo, la Tina ed io abbiamo pescato due meravigliosi lucci. Abbiamo deciso di farli cucinare alla Signora Maria del Ristorante “il Mistero”. Hai voglia di essere nostro ospite?” Carmelo è stato preso alla sprovvista. Si trovava a Rapallo, ma le idee hanno sempre piacevoli sviluppi. “Osvalda, sono veramente rammaricato di non poter gustare la vostra preziosa pesca. Mi trovo in vacanza per qualche giorno a Rapallo. Però, posso chiederti un favore. Oggi arrivano a Pavia due amici francesi. Se te e Tina non avete nulla in contrario, posso chiedere a Marcel e Francois di condividere la vostra pesca superlativa” Immediata la risposta. “Certo che puoi fare la proposta. Dai loro il mio cellulare, così spiego come arrivare al Ristorante” Del resto cosa c’è di più bello di un incontro non programmato? Uno di quegli incontri che sembrano preparati apposta dal Destino. Chi è quella single che nel segreto del suo cuore non pensa di incontrare l’anima gemella? Il classico cinquantenne … bello come il Sole e ricco come il mare? Per Tina e Osvalda, Marcel e Francois era un’occasione insperata. Del resto la vita è come andare a pesca … tutto dipende dalla Fortuna. Il Ristorante “il Mistero” era il luogo adatto per un incontro simile. All’ora di pranzo di una domenica di luglio di un anno fa, tutto era pronto al Ristorante della Signora Maria … la quale, dopo aver cucinato i due favolosi lucci, ha preparato una tavola per quattro persone nella saletta che guardava il fiume Ticino … un luogo romantico, isolato dal reso del Ristorante, dove i commensali potevano gustare un pranzo … con tutte la sfumature del Mistero. Infatti che cos’è un pranzo? Un modo per condividere un momento di piacere … quello del palato. Se poi, al palato si accompagna pure la compagnia … con possibili sviluppi amorosi? Meglio! Così è stato. Marcel e Francois, affascinanti cinquantenni si presentarono puntuali … ognuno con mazzo di rose rosse. Un mazzo per Tina … uno per Osvalda. Chi è quella donna che ricevuto un mazzo di rose rosse non ricambia con un bacio? Tutte. E’ il minimo che possa fare. Tina baciò Marcel … Osvalda baciò Francois. Si sa, però, che i baci sono misteriosi … si sa come iniziano … non si sa come finiscono. Marcel non aveva mai ricevuto un bacio come quello della Tina … e Francois non ne aveva mai ricevuto uno come quello di Osvalda. Marcel e Francois si inginocchiarono e ne chiesero un altro … e un altro ancora. A quel punto il mistero si fece strada. Si racconta, infatti, che quando un uomo “in ginocchio” riceve … un bacio da una donna … finisce dritto dritto nel cerchio magico dell’amore. Così è stato. Marcel si è innamorato pazzamente della Tina la quale sognava una domenica speciale. La stessa cosa è accaduta a Francois il quale ha perduto letteralmente la testa per Osvalda, campionessa del “bacio alla pavese” … un bacio che non perdona, lascia dei segni profondissimi … e inimmaginabili. Buona giornata a tutti i lettori di questo racconto … Clicca “scrivi commento” e lascia il voto da 1 a 10. Serve per il racconto di domani. Dino (2012)

 
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BEREGUARDO di Teresa Ramaioli

Post n°20228 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

BEREGUARDO 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 05/07/15 alle 19:28 via WEB
BEREGUARDO---- Bereguardo fu possesso del Vescovo di Pavia. Nel 1300 Luchino Visconti costruì un Castello. Il suo nome risente chiaramente dell’influenza della letteratura francese, italianizzando il nome francese di «Bel-Regard» (“Bello Sguardo”) in Bereguardo. Il Castello, rimasto possesso dei Visconti, servì, più che per scopi guerreschi, come Villa Ducale, resa più attraente per annessione di una superba riserva di caccia, unitavi dal Duca Gian Galeazzo Visconti, con un decreto del 16 febbraio 1386, che estendeva a tutto il territorio del Ticino, allora ricchissimo di fitti boschi e selvaggina di ogni sorta come cinghiali, cervi, caprioli, daini Nell’anno 1447 il Conte Francesco Sforza, nell’intento di impadronirsi del Ducato di Milano, pose assedio al Castello di Bereguardo. In quell’anno era Castellano di Pavia Matteo Marcagatti di Bologna, detto il Bolognino il quale, indotto da Agnese Del Maino, consegnò Pavia al Conte Sforza e questi, per l’aiuto avuto, rimunerò il Bolognino col titolo di Conte e col soprannome di Attendolo, e gli donò il Castello di Bereguardo. Questa possessione rendeva in quel tempo alla camera Ducale 900 ducati e, dopo quella del Parco di Pavia e del Castello di Settimo, era la maggiore di tutte le possessioni ducali nel territorio pavese. Essendo in quel tempo rimasta trascurata la caccia, la selvaggina era talmente cresciuta, che fu accordata la facoltà a chiunque di ucciderla nel territorio. Il primo di aprile del 1450, essendo Francesco Sforza diventato Duca di Milano, revocò la donazione di Bereguardo al Bolognino, e la volse a favore del Conte Giovanni Tolentini della Stacciola, del Ducato di Urbino, suo capitano e consigliere ducale, al quale diede in sposa la propria figlia naturale Isotta Sforza, conservando però a sé stesso una parte dei diritti feudali. Il Conte Giovanni Mauro da Tolentino tenne il feudo di Bereguardo dal 1450 al 1470, anno di sua morte. Memorie dei Tolentini in Bereguardo sono il Canale Ticinello, poi chiamata Roggia Tolentina, e le Cascine Tolentine (Cascina Grande, Cascina Conca, etc). Nel 1374 si ha memoria documentata del Porto, o passaggio sul Ticino, consistente in un ponte di barche, o più frequentemente di una semplice nave girante dalle due rive, per trasporto dei passeggeri. Era uno degli undici porti costruiti sul Ticino, il quinto da valle a monte. Nelle vecchie carte geografiche e documenti, era chiamato di Bereguardo, di Parasacco, della Zelata, del Pissarello ed anche di Garlasco. Per la sua importanza commerciale militare, nel 1378 fu fortificato, e sostituito nel 1449 da un ponte di barche dal Duca Francesco Sforza, per transito e poi sostituito da un ponte in chiatte stabile, qui trasferito dalla Becca sul Po. (tratto dalle Memorie Storiche del Prevosto don Terzo Cerri)-Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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CIAO TINA ... FAUSTINA SPAGNOL

Post n°20227 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

CIAO TINA ... FAUSTINA.SPAGNOL

 
faustina.spagnol
faustina.spagnol il 05/07/15 alle 08:26 via WEB
Quanta determinazione in questo uomo come in moltri altri degli anni passati. Dovrebbero essere d'esempio per noi e per i nostri giovani. La forza di volontà e cambiamento favorisce nuove idee. Buona domenica. Tina
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/07/15 alle 20:32 via WEB
Ciao Tina -grazie del bel commento. Buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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CIAO ... MARIAELLA56

Post n°20226 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

CIAO ... MARIAELLA56

 
mariaella56
mariaella56 il 05/07/15 alle 18:41 via WEB
E proprio vero prima si cantava con la pancia vuota,in povertà,adesso che stiamo meglio(almeno dovrebbe essere cosi)non si canta più ciao il voto 10 + 10.
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/07/15 alle 20:29 via WEB
Ciao - Grazie del bellissimo voto 10 + 10. I voti sono come l'ossigeno. Servono. Buona e felice serata. Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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CIAO LULU ... SEMPLICE LUCREZIA

Post n°20225 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

CIAO LULU ... SEMPLICE LUCREZIA

semplicelucrezia
semplicelucrezia il 05/07/15 alle 15:15 via WEB
Saluti da Genova Dino ^_^
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/07/15 alle 20:23 via WEB
Ciao Lulu - buona serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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CIAO TINA ... FAUSTINA SPAGNOL

Post n°20224 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

CIAO TINA ... FAUSTINA.SPAGNOL

 

 

 
faustina.spagnol
faustina.spagnol il 05/07/15 alle 08:27 via WEB
Buona domenica Dino, un abbraccione. Tina
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/07/15 alle 19:54 via WEB
Ciao Tina - buona domenica a te. Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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SALUTI DA PAVIA

Post n°20223 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

SALUTI DA PAVIA 

buona domenica 5 luglio 2015


 
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PENSIERI SPARSI DEL 4 LUGLIO 2015

Post n°20222 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 4 LUGLIO 2015

"L'amore è tutto"

Dino

 
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EDVIGE racconto (2007) di Dino Secondo Barili

Post n°20221 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

… a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

2007

 (Amore Duemila)

    Edvige … Biancaneve e sette nani

Un anno fa, la Prof. Edvige, quarant’anni, single, bellissima … confidava alla coetanea, amica e collega, Prof. Clara, la sua insoddisfazione. In teoria la Prof. Edvige non avrebbe avuto nulla di cui lamentarsi. Aveva un bel posto sicuro (e di prestigio) in un Liceo del milanese. Un bell’appartamento in uno dei Palazzi più chic di Pavia … proprio in riva al fiume Ticino. Era benvoluta da tutti, ma non aveva mai avuto un fidanzato. Si … aveva parecchi amici uomini. Alcuni sembravano interessati a lei, ma niente di particolare. A Clara, Edvige aveva espresso il suo giudizio. “Clara, la mia … è una vita insulsa. Potrei avere tante cose … e, in effetti, non ho niente. Quando non si ha l’uomo del cuore, l’uomo che riempie i tuoi pensieri è come vegetare … Un non vivere. Il fatto è, che non so cosa fare … e i quarant’anni sono già suonati” Edvige l’aveva detto con un senso di sconforto, di delusione. Clara comprese che in qualche modo doveva aiutare l’amica. “Edvige, perché non ti iscrivi al Gruppo spontaneo “Tanto pe’ cantà”? Milano è piena di Gruppi spontanei che si riuniscono il sabato pomeriggio per inventarsi una serata speciale. Oggi, la gente non canta più. La gente cantava quando aveva la pancia vuota e la testa piena di speranze. Cantavano le mondine nelle risaie … dopo aver lavorato otto ore curve sotto il sole e i piedi a mollo nell’acqua. Cantavano per calmare la stanchezza, per sognare un mondo nuovo … “Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar / … Figlia mia, no e poi / cento lire non te le do / in America no e poi no” Edvige colse il suggerimento. Telefonò al cellulare suggerito da Clara e il sabato pomeriggio si presentò all’indirizzo di Milano … all’ingresso di una cantina. Non era proprio una cantina … era uno scantinato ai piedi di un Palazzo di periferia dove alcuni quarantenni erano in attesa che arrivasse il “Capocomico” con la chiave. In ogni compagnia che si rispetti, specialmente nei “piccoli gruppi”, c’è sempre un esaltato, un fuori di testa … che ha la funzione di leader. In questo caso era Giovanni, soprannominato “Giovanni il Bello”, un fantasioso quarantacinquenne il quale aveva una bellissima voce da tenore. Edvige si presentò. “Vorrei far parte del Gruppo “Tanto pe’ cantà” I componenti il Gruppo si illuminarono d’immenso. Finalmente era arrivata una donna … e che donna! Edvige … bellissima … alta, bionda, occhi azzurri … e gambe da fine del mondo. Il Capocomico Giovanni prese subito il “bastone del comando”. Quando un Gruppo è formato da soli uomini  non nascono problemi. Quando nello stesso Gruppo entra a far parte una donna … cambia tutto. Inoltre, gli uomini del Gruppo erano sette … tutti rigidamente single … tutti di età compresa tra i quaranta  e i quarantacinque anni. Giovanni è stato come il fulmine. Ha fatto quattro conti. Sette uomini e una donna. Ebbe un’idea e la presentò. “Edvige, da questo momento tu sei Biancaneve … e noi i sette nani. Fai sentire come canti” Edvige si cimentò in una vecchia canzone “Passeggiando per Milano / camminando piano piano / quante cose puoi veder / quante cose puoi saper …” Per Giovanni, Capocomico, è stato come accendere una lampadina in una notte buia e senza luce. “Edvige, Biancaneve … io sono Dotto e questi sono Brontolo, Cucciolo, Eolo, Gongolo, Mammolo e Pisolo. Da oggi siamo una vera Compagnia. Ora diamoci da fare. Brontolo si occuperà dei costumi … Cucciolo delle musiche, Eolo dei contatti, Gongolo dei testi, Mammolo dei rapporti con Radio e TV, Pisolo di tutto quello che gli altri non fanno …” Edvige si sentì subito esaltata. “E tu ed io?” Dotto prese per mano la quarantenne Docente di Lettere … “Te ed io … canteremo. Proveremo tutte le canzoni che ci passano per testa fino a quando non avremo trovato la nostra canzone. L’inizio potrebbe essere questa. “Solo per te Lucia / va la passione mia / Come in un sogno di passion / tu sei l’eterna mia vision …” Sarò stato per la voce tenorile di Giovanni (Dotto). Sarà stato per il clima che si era creato … fatto sta che Edvige si sentì perfettamente a proprio agio nella parte di Biancaneve … con uno stuolo di ben sette uomini ai suoi piedi che la guardavano, la desideravano. Sognavano lei … solo lei. Per scegliere c’era tempo … Per prima cosa voleva divertirsi. Buona giornata a tutti i lettori di questo racconto … Clicca “scrivi commento” e lascia il voto da 1 a 10. Serve per il racconto di domani. Dino

 

 
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PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°20220 pubblicato il 05 Luglio 2015 da dinobarili
 

PAVIA 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 04/07/15 alle 17:48 via WEB
Naviglio Pavese--La cartiera Binda-- Il suo fondatore, Ambrogio Binda, nato nel 1811 rimane orfano a sette anni, a otto si impiega in una fabbrica di passamaneria e a diciotto già lavora in proprio in campo tessile. Una decina di anni dopo apre la prima fabbrica di bottoni d’Italia. Avviatala, la lascia alle cure degli eredi, e decide con lungimiranza di dedicarsi alla produzione della carta, materiale che all’epoca doveva essere in larga parte importato dall’Europa del Nord, per mancanza di produttori italiani. Per costruire la nuova fabbrica Binda individua i terreni adiacenti alla Conca Fallata, sul Naviglio Pavese: il salto d’acqua di circa 5 metri fungerà da forza motrice per le sue macchine. Lo stabilimento vede luce nel 1857 e i primi anni d’attività recano subito grandi successi. Purtroppo un rovinoso incendio distrugge nel 1871 buona parte del complesso, ma questo evento non ferma l’imprenditore, che nonostante la non giovane età si attiva immediatamente per la ricostruzione. Quando nel 1874 Ambrogio Binda si spegne, la cartiera riedificata aveva da tempo cominciato a fare utili. Continuerà a produrre fino al 1990, anno di chiusura. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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