Messaggi del 20/07/2015

TINA racconto (965) di Dino Secondo Barili

Post n°20348 pubblicato il 20 Luglio 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

… a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

965

Tina …  e il Principe Azzurro

Il fiume Ticino è da sempre chiamato il “fiume azzurro”. Il titolo è ben meritato per le sue acque azzurre, per il suo lento fluire … per essere (da sempre) il fiume di tutti. E’ il fiume dei pescatori, dei cercatori di funghi porcini, ed ora, degli appassionati camminatori che percorrono i mille sentieri che si diramano sia sulla riva destra che su quella sinistra. Gli appassionati camminatori di oggi sono la nuova vita del fiume … appassionati come sono, dell’aria aperta, del contatto immediato con la natura, della storia di una via d’acqua che da novemila anni ha traghettato innumerevoli generazioni di uomini e donne … ed oggi, traghetta la nostra generazione. Ovvio, che percorrendo i sentieri del fiume Ticino, le persone non respirano soltanto l’aria … ma la sua storia, le sue leggende. Molti sentieri hanno dei nomi particolari. “Sentiero delle lumache”, “sentiero delle viole” …. A proposito di viole, le rive del fiume sono inondate di viole, pianta erbacea con foglie ovate e fiori violacei. A proposito del “sentiero delle viole”, essendo un antico sentiero,  c’era una leggenda che diceva. “Un giorno il “fiume Ticino” (chiamato anche Dio Ticino) si innamorò di una bellissima fanciulla che abitava in riva del fiume. Questa, però, era innamorata di un giovane mugnaio. Per sfuggire alle attenzioni del “fiume Ticino” la giovane fanciulla si addentrò nel bosco e si perse. Il “fiume Ticino” ci fece una malattia. Decise di trasformarsi in vento, il vento del Ticino … e di accarezzare e baciare tutte le donne che si affacciavano sulle rive del fiume. Tali baci sono anche detti “i baci del Principe Azzurro” perché il Ticino è il “Principe delle acque”. Detta così, sembra una delle tante leggende che passano di bocca in bocca, da generazione in generazione. Per i camminatori dei sentieri del fiume di oggi, invece, è un modo simpatico e piacevole per occupare il tempo durante le passeggiate. Un anno fa, la Dott. Tina appassionata camminatrice, cinquant’anni, single, bellissima, Dirigente di una Agenzia Commerciale nel milanese, abitante a Pavia, era insoddisfatta della vita che stava conducendo. Si era accorta che aveva dato troppo spazio ai problemi degli altri e aveva lasciato troppo poco spazio ai propri problemi personali … specialmente quelli sentimentali … e l’amore in particolare. Mentre stava camminando sul “sentiero della viole” lungo la riva sinistra del Ticino, Tina, se ne lamentava con la sua amica Roberta,  compagna di passeggiate. “Roberta è giusto aiutare il prossimo … ma il primo prossimo è sempre sé stessi. Se, per aiutare gli altri, si è insoddisfatti … non è una bella cosa” Roberta, Aveva capito al volo quello che aveva detto Tina. Lei stessa ci era passata. Quando, non si è a posto sentimentalmente, non si ha un “amore” proprio … difficile aiutare i propri simili. L’amore, però, non è un interruttore, che si spegne e si accende a comando. Per l’amore ci vogliono le condizioni ideali. Roberta voleva aiutare Tina e lo ha fatto in modo originale. “Tina … a volte basta il bacio del Principe Azzurro … per essere soddisfatti” … e raccontò la leggenda del fiume Ticino trasformato in vento (chiamato Principe Azzurro) che bacia le belle donne che passeggiano sulla riva del fiume. La bellissima cinquantenne era particolarmente insoddisfatta e delusa … Avrebbe voluto essere accarezzata e baciata … Ma da chi? L’uomo dei sogni non c’era … e trovarlo non è facile. Perché non approfittare … del Principe Azzurro? Nella vita, ogni situazione ha un suo rituale. Roberta spiegò a Tina che per essere baciata dal Principe Azzurro (il vento del fiume Ticino) è necessario coricarsi su uno spiazzo di viole … e chiudere gli occhi. Mentre ne parlava, Tina e Roberta erano giunte proprio in prossimità di un ampio spiazzo erboso … un vero e proprio tappeto di viole. “Ecco il posto giusto. Tina, puoi fare l’esperimento” Tina si coricò sul tappeto di viole e chiuse gli occhi …  Da quel momento la cinquantenne Tina cominciò a sorridere beatamente. Ogni tanto faceva delle smorfie di piacere … Così per parecchio tempo.  Siccome Tina non si svegliava dall’estasi di piacere in cui si trovava, Roberta la scrollò. “Allora, Tina, ti vuoi svegliare o no” La cinquantenne aprì a fatica gli occhi. “Roberta perché mi hai svegliata? Era troppo bello essere accarezzata e baciata dal Principe Azzurro” A quel punto Roberta capì l’antifona. “Allora, ci provo anch’io” Si coricò sul tappeto di viole e chiuse gli occhi … Ormai era fatta … la leggenda del Ticino aveva “colpito ancora” Del resto, quanto le persone si trovano in un ambiente ideale, tranquillo, sereno, a contatto con la natura … l’amore è ovunque … e per tutti. - (965)

 
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SALUTI DA PAVIA

Post n°20347 pubblicato il 20 Luglio 2015 da dinobarili
 

SALUTI DA PAVIA 

buon lunedì 20 luglio 2015


 
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GIOVANNI E PIERA racconto (964) di Dino Secondo Barili

Post n°20346 pubblicato il 20 Luglio 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

… a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

964

Giovanni, Piera e i misteri di Corso Garibaldi

Quando una città ha duemila anni di storia … i misteri non mancano mai. Basta vedere Pavia e fare quattro passi in Corso Garibaldi … una lunga via piena di lussureggianti, Negozi, botteghe e interessanti vestigia del passato. Naturalmente i misteri non mancano. Secondo un’antica leggenda, a metà di Corso Garibaldi a Pavia, si fermò Alboino, Primo Re dei Longobardi … proprio all’inizio della Via che porta, oggi, il suo nome: Via Alboino. Lì, in quel punto (nell’aprile del 572) il cavallo bianco di Albino si fermò e non ci fu verso farlo muovere. Racconta la leggenda che, quel giorno, Alboino era incazzato nero e voleva distruggere Pavia. Solo quando il Primo Re Longobardo si è calmato ed ha ripreso il controllo delle proprie azioni, il cavallo bianco si è alzato … e Alboino ha potuto raggiungere la Reggia che i pavesi gli avevano regalato … e che si trova a pochi passi. Che cosa sono le leggende? Racconti di fantasia? … passati di bocca in bocca? Sarà proprio così? Oppure, la fantasia ha avuto solo una minima parte? Nel caso di Alboino … la sua antica Reggia è ancora lì a testimoniarlo e, Corso Garibaldi, in quel punto, lascia perplessi. Un anno fa, Giovanni e Piera, due arzilli settantenni appassionati di leggende erano alle prese con “una leggenda longobarda” secondo la quale, i grandi Personaggi della Storia (solo loro?), una volta l’anno, ritornano sulla Terra per rivedere i luoghi della loro “giornata terrena” … e i luoghi dei loro ricordi. I settantenni Giovanni e Piera, curiosi fino all’eccesso, hanno cominciato a pensarci. A studiare. A fare ricerche. Alla fine si sono convinti che Alboino, Primo Re dei Longobardi … un anno fa … sarebbe ritornato sulla Terra … con il suo cavallo bianco … nel mese di aprile … e si sarebbe fermato proprio in Corso Garibaldi, all’inizio di Via Alboino a Pavia. A questo Mondo non bisogna mai meravigliarsi di niente. Tutto è possibile. I settantenni Giovanni e Piera ne erano più che certi … Il fatto sarebbe avvenuto a mezzanotte del 24 aprile. Non solo. Giovanni e Piera ne hanno parlato con il loro amico Dino il quale, non solo li ha spronati negli studi, ma ha offerto loro un paio di occhiali speciali indicati per l’occasione. Infatti, per vedere i Personaggi del passato, sono necessari degli “occhiali speciali che vedono attraverso il tempo”. Ormai era fatta. Giovanni e Piera erano pronti all’avventura. La notte del 24 aprile di un anno fa, i due settantenni, erano in Corso Garibaldi, all’inizio di Via Alboino, con gli occhiali speciali. A mezzanotte precise, i due Ricercatori, hanno visto avvicinarsi una grandiosa figura d’uomo barbuto, su uno splendido cavallo bianco. Aveva in testa il caratteristico copricapo dei Longobardi. Non poteva essere che Lui, Alboino. Alboino in persona, il quale, appena vide Giovanni e Piera, fermò il cavallo. Scese dalla magnifica cavalcatura e parlò con i due allibiti settantenni. “Giovanni, Piera sono proprio contento che siete venuti ad accogliermi. In genere non ci viene mai nessuno. Si sono dimenticati di me. Quando è finita l’avventura della vita non se ne ricorda più nessuno. Amici e nemici corrono a ossequiare (solo, ossequiare?) il nuovo “padrone” di turno. Pavia non è più la Pavia del 572. Allora, tutti avevano paura di me … di Alboino. Ho commesso un errore. Pensavo che tutti coloro che mi temevano erano miei amici. No. Non lo erano e non lo sono mai stati. Neppure le donne che mi hanno fatto la corte. Non era il sottoscritto che volevano … ma il mio Potere. Giovanni e Piera, quante cose si imparano … soprattutto dopo che si è morti. Perché, solo allora, ci si rende conto di quanto sia fugace la vita … e quante cose si sarebbe potuto fare … e non si è fatto. Ecco, perché … ogni giorno di vita va speso bene. Quando nell’aprile del 572 ho conquistato Pavia mi sono illuso di conquistare il Mondo. La mia parabola, invece, si è conclusa il 28 giugno di quello stesso anno a Verona. Ha ragione il Poeta Alessandro Manzoni (nella poesia il “5 maggio”) con il quale mi trovo quasi ogni giorno al Bar del Paradiso per il solito caffè” Alboino, Primo Re dei Longobardi, strinse la mano a Giovanni e Piera. Risalì sul cavallo bianco e … spari nella nebbia del tempo. (964)

 
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LE BOCCE di Teresa Ramaioli

Post n°20345 pubblicato il 20 Luglio 2015 da dinobarili
 

LE BOCCE 

di Teresa Ramaioli


 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/07/15 alle 17:50 via WEB
LE BOCCE----Le prime tracce di questo gioco si incontrano nel 9000 a.C., a Catal Huyuk in Turchia. Il gioco delle bocce era conosciuto presso gli egiziani come testimoniano alcune rappresentazioni grafiche raffiguranti uomini intenti a praticarlo con oggetti di forma sferica o con pietre levigate. Oggi lo sport delle bocce è cambiato ma il filo conduttore del gioco è l’immutato obbiettivo di tirare un oggetto il più vicino possibile ad un punto fisso,da ciò nasce la regola base del gioco delle bocce. Dall’Egitto il gioco arriva in Grecia intorno all’800 a.C., dove Ippocrate lo consigliava per mantenersi in salute. Erano entusiasti anche gli antichi romani che lo appresero dai Greci e lo diffusero in tutto l’impero. L’influenza romana sulle bocce è testimoniata dal nome del gioco; “boccia” che deriva dal latino volgare “bottia”, che significava “palla”. Gli antichi romani usavano noci di cocco importate dall’Africa poi utilizzarono bocce costruite con duro legno d’ulivo. Le bocce diventano lo sport di uomini di stato e di sovrani. Nel medioevo arrivò il grande successo, si diffuse in Europa diventando lo sport di nobili . Si arrivò ad accusarlo di compromettere la sicurezza degli stati, perchè distoglieva dalla pratica del tiro con l’arco e da altri esercizi militari. Per questo re Carlo IV e V proibirono il gioco delle bocce, ed i medici dell’università francese di Montpellier lo screditarono asserendo che la sua pratica aveva effetto deleterio sulla cura dei reumatismi. Ciao Teresa

 

 

 

 
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CIAO ANNAMARIA ... ANNAMARIA MENNITTI (FOGGIA)

Post n°20344 pubblicato il 20 Luglio 2015 da dinobarili
 

CIAO ANNAMARIA ...

ANNAMARIA MENNITTI

(FOGGIA)

 
annamariamennitti
annamariamennitti il 19/07/15 alle 18:23 via WEB
Bel racconto descritto bene nei vari sentieri, quadrifogli, senza escludere il fiume Ticino e tanti altri punti L'atmosfera pronta ... e ti pareva che Osvalda non avrebbe trovato l'occasione giusta per mettersi in mostra e poteva Osvaldo rimanere indifferente? Viva l'amore, però sono sempre le donne a prendere l'iniziativa dicono che l'uomo è cacciatore ,ma quale caccia....voto 10
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 20/07/15 alle 14:30 via WEB
Ciao Annamaria - Hai ragione. Bel commento. "L'uomo cacciatore?" ... ma chi l'ha detto. Sono sempre le donne a cacciare. Se un uomo non sta attento ... finisce "impallinato". Sbaglio? Buon pomeriggio ... sotto una cappa di caldo micidiale. Dino
(Rispondi)

 

 
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