Messaggi del 12/10/2015

BUON LUNEDI' ... DA PAVIA

Post n°20962 pubblicato il 12 Ottobre 2015 da dinobarili
 

BUON LUNEDI' ... DA PAVIA

12 ottobre 2015

"L'Amore è quello che si vive" Dino

 

 

 

 

5 “Una canzone al giorno”

Mina

“Se telefonando” 1966

Quando si parla di Mina, si parla di 150 milioni di dischi venduti e oltre 1500 canzoni portate al successo. Di fronte ad un simile lavoro (perché di lavoro si tratta) ci vuole l’inchino e la riconoscenza alla donna (una grande donna italiana), all’Artista superlativa che ha portato in alto il nome Italia e ha fa onore a tutte le donne. Poi … “Se telefonando” scende qualche lacrima di nostalgia per il lontano 1966, beh … il tempo passa per tutti. (Mina è nata il 25 marzo 1940)

 

 

 

 

 


 
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LORETTA racconto (340) di Dino Secondo Barili

Post n°20961 pubblicato il 12 Ottobre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

340

Loretta

Il caldo del mese di agosto ha il potere di irritare le persone. Ecco perché, dopo mezzogiorno, non c’è più anima viva in giro. Si muovono solo le persone che sono costrette da necessità inderogabili. Le altre cercano rifugio dove e come possono. Il mese di agosto è sempre stato così…ecco perché è chiamato … il mese delle ferie, del relax. Un anno fa la Signora Loretta, quarantacinque anni, impiegata bancaria, single, era arrivata al mese di agosto sfinita. Gli impegni erano stati tanti e aveva assoluto bisogno di riposo. Ma il riposo da solo non bastava. Loretta aveva un “tarlo” in testa. Il suo collega, Rag. Casimiro, cinquant’anni si era sposato …e questo era la vera ragione della stanchezza dell’impiegata bancaria. Con il Rag. Casimiro non c’era mai stato niente (o quasi), ma era l’uomo dei sogni... Quando, Loretta aveva un problema di lavoro…si rivolgeva a Rag. Casimiro il quale si faceva in quattro per risolverlo. Ora, il Ragioniere si era sposato e non sarebbe stata più la stessa cosa. Loretta ne parlò con il suo medico di famiglia, il Dott. Giuseppe, sessantenne in piena forma e con una marcia in più… il buonsenso. “Capisco. Capisco, Loretta cosa provi. Tutte le volte che si incontra una persona speciale, gentile, intelligente e sempre disponibile si finisce per avere un “punto di riferimento” una “spalla”. In questa nostra società individualista e schizofrenica, queste persone, sembrano un miracolo. Ecco perché ogni cambiamento diventa problematico… Quello che posso fare io è… prescriverti delle pastiglie leggere di tranquillanti…” – “No. No… “ ha risposto subito Loretta. “Fino ad ora ne, ho fatto a meno… Non voglio cominciare proprio adesso…” La chiacchierata con il Dott. Giuseppe aveva ottenuto il suo effetto. L’impiegata bancaria si era calmata… ma il “tarlo” era sempre nella sua testa. Per fortuna che davanti all’Ambulatorio, Loretta ha fatto un incontro speciale. Ha incontrato il suo coetaneo e compagno di classe alle scuole medie, Daniele, tecnico audiovisivo, autore di parecchi documentari, il quale ne ha approfittato per uno scambio di idee. “Loretta cosa fai da queste parti? Non stai bene?” Loretta capì che era giunto il momento di cambiare aria. “No, no. Sto bene. Sono un po’ stanca… mi servirebbe qualcosa di speciale.” Daniele si è messo a ridire…”A chi lo dici. Per una persona come me sempre alle prese con gli “effetti speciali” è quasi un’ossessione…” Loretta volle saperne di più. “Racconta… racconta…” Nel mio lavoro è una lotta contro il tempo. Chi arriva primo ha partita vinta. Fare fotografie o riprese cinematografiche è come “cogliere l’attimo fuggente”… Per il mio settore, poi, c’è una variante in più … immaginare… l’attimo fuggente.” – Ormai Loretta era coinvolta. “Vuoi dire che riesci ad immaginare il culmine del piacere?” – “Quasi …” rispose convinto il tecnico audiovisivo. A quel punto, Loretta, non poteva più fermarsi e il “tarlo” in testa non c’era più. “Daniele… non potresti farmi partecipe del tuo segreto?” L’antico compagno di classe delle scuole medie era finito in un cerchio magico… Gli occhi di Loretta erano diventati accesi come il fuoco. Quando una bella donna le si accendono gli occhi … per l’uomo è finita… è come cera… pronta a sciogliersi. Daniele cercò di auto controllarsi. “Se vuoi… Loretta… sto andando a fare delle riprese fotografiche al “bosco del viaggiatore misterioso”. Loretta ebbe un attimo di paura. “Ci sono pericoli?” Daniele non aveva interesse a nascondere la verità. “Loretta…può capitare che il viaggiatore misterioso compaia all’improvviso …e il resto lo puoi immaginare.”(340)

 
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BEREGUARDO (Pavia) di Teresa Ramaioli

Post n°20960 pubblicato il 12 Ottobre 2015 da dinobarili
 

BEREGUARDO (Pavia)

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/10/15 alle 11:22 via WEB
BEREGUARDO---- Bereguardo fu possesso del Vescovo di Pavia. Nel 1300 Luchino Visconti costruì un Castello. Il suo nome risente chiaramente dell’influenza della letteratura francese, italianizzando il nome francese di «Bel-Regard» (“Bello Sguardo”) in Bereguardo. Il Castello, rimasto possesso dei Visconti, servì, più che per scopi guerreschi, come Villa Ducale, resa più attraente per annessione di una superba riserva di caccia, unitavi dal Duca Gian Galeazzo Visconti, con un decreto del 16 febbraio 1386, che estendeva a tutto il territorio del Ticino, allora ricchissimo di fitti boschi e selvaggina di ogni sorta come cinghiali, cervi, caprioli, daini .Nell’anno 1447 il Conte Francesco Sforza, nell’intento di impadronirsi del Ducato di Milano, pose assedio al Castello di Bereguardo. In quell’anno era Castellano di Pavia Matteo Marcagatti di Bologna, detto il Bolognino il quale, indotto da Agnese Del Maino, consegnò Pavia al Conte Sforza e questi, per l’aiuto avuto, rimunerò il Bolognino col titolo di Conte e col soprannome di Attendolo, e gli donò il Castello di Bereguardo. Questa possessione rendeva in quel tempo alla camera Ducale 900 ducati e, dopo quella del Parco di Pavia e del Castello di Settimo, era la maggiore di tutte le possessioni ducali nel territorio pavese. Essendo in quel tempo rimasta trascurata la caccia, la selvaggina era talmente cresciuta, che fu accordata la facoltà a chiunque di ucciderla nel territorio. Il primo di aprile del 1450, essendo Francesco Sforza diventato Duca di Milano, revocò la donazione di Bereguardo al Bolognino, e la volse a favore del Conte Giovanni Tolentini della Stacciola, del Ducato di Urbino, suo capitano e consigliere ducale, al quale diede in sposa la propria figlia naturale Isotta Sforza, conservando però a sé stesso una parte dei diritti feudali. Il Conte Giovanni Mauro da Tolentino tenne il feudo di Bereguardo dal 1450 al 1470, anno di sua morte. Memorie dei Tolentini in Bereguardo sono il Canale Ticinello, poi chiamata Roggia Tolentina, e le Cascine Tolentine (Cascina Grande, Cascina Conca, etc). Nel 1374 si ha memoria documentata del Porto, o passaggio sul Ticino, consistente in un ponte di barche, o più frequentemente di una semplice nave girante dalle due rive, per trasporto dei passeggeri. Era uno degli undici porti costruiti sul Ticino, il quinto da valle a monte. Nelle vecchie carte geografiche e documenti, era chiamato di Bereguardo, di Parasacco, della Zelata, del Pissarello ed anche di Garlasco. Per la sua importanza commerciale militare, nel 1378 fu fortificato, e sostituito nel 1449 da un ponte di barche dal Duca Francesco Sforza, per transito e poi sostituito da un ponte in chiatte stabile, qui trasferito dalla Becca sul Po. (tratto dalle Memorie Storiche del Prevosto don Terzo Cerri) Donazione del Castello di Bereguardo al Comune In data 10 Marzo 1897, a rogito del Dott. Tito Rosnati, Notaio in Milano, al suo n°1589 del Repertorio si trova l'atto di “Donazione del Castello di Bereguardo fatto dal Sig. Ing. Giulio Pisa al Comune di Bereguardo”. Questo l'incipit: «Regnando S.M. Umberto I, per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'italia. L'anno mille ottocento novantasette, 1897, il giorno dieci, 10, del mese di marzo. In Milano, nella casa d'abitazione del Sig. Ing. Giulio Pisa posta in via Palestro, 2, il Sig. Ing. Giulio Pisa volendo dare una prova del suo interessamento al comune di Bereguardo di cui è uno dei principali proprietari si determinò di fare donazione irrevocabile al comune stesso dell'infradetto Caseggiato costituente l'antico Castello detto di Bereguardo.» Ciao Teresa Ramaioli

 

 
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CIAO ... CLAUDIO2012S

Post n°20959 pubblicato il 12 Ottobre 2015 da dinobarili
 

CIAO ... CLAUDIO2012S

claudio2012s
claudio2012s il 11/10/15 alle 13:27 via WEB
Un brano molto conosciuto. Anche da i non amanti di quel genere come me. °__° Ciao. grazie del tuo passaggio. Claudio.
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 12/10/15 alle 06:53 via WEB
Ciao Claudio. buona giornata. Grazie della visita. Massimo Ranieri è sempre Massimo ... e "rose rosse" è una canzone bellissima. Dino
(Rispondi)

 

 

 
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CIAO TOCCO DI PRINCIPESSA

Post n°20958 pubblicato il 12 Ottobre 2015 da dinobarili
 

CIAO TOCCO DI PRINCIPESSA

 
tocco_di_principessa
tocco_di_principessa il 11/10/15 alle 11:16 via WEB
Buona Giornata & Buona Domenica.. Un Abbraccio Leica^^
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 12/10/15 alle 06:48 via WEB
Ciao Leica. Buona e felice giornata. Buon inizio settimana. Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°20957 pubblicato il 12 Ottobre 2015 da dinobarili
 

PAVIA 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/10/15 alle 18:10 via WEB
CASCATA DEL CARLONE --MONTE PENICE --PAVIA--I monaci locali vi sfruttavano le saline della fontana presso la Cascata termale del Carlone e usavano il laghetto termale sotto la cascata; il sale prodotto per evaporazione o per ebollizione era superiore per qualità a quello marino, data la presenza di numerosi minerali come lo iodio ed il magnesio; durante la peste che colpì la zona nel 1498 i monaci usavano la cosiddetta acqua miracolosa della sorgente salina e il laghetto termale per bagni, fanghi ed inalazioni come rimedio per il morbo, salvando gli abitanti della zona e tutti i pellegrini che passavano per Bobbio dalla Via Francigena(Via Romea), scendendo dal Monte Penice dopo aver visitato il Santuario e seguendo la mulattiera; da allora la località si chiamo in onore al Santo San Cristoforo e la parrocchia venne confermata come sede monacale autonoma e vi fu usanza da allora di portare la statua della Madonna dal Santuario del Monte Penice fino a San Cristoforo e poi a Bobbio. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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CESARE PRIMO MORI di Teresa Ramaioli

Post n°20956 pubblicato il 12 Ottobre 2015 da dinobarili
 

CESARE PRIMO MORI 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/10/15 alle 11:18 via WEB
CESARE PRIMO MORI---1 gennaio 1872-il primo bambino a venir deposto dentro la ruota del nuovo orfanotrofio di Pavia, nell'ex Monastero di San Felice, il giorno stesso della sua nascita,venne dato il nome di Primo Nerbi, secondo quanto dichiarato sui registri ritrovati. Primo visse in orfanotrofio per otto anni ,poi i suoi genitori naturali, l’ingegner Felice Mori e la moglie Rachele Pizzamiglio, dopo essersi sposati lo vollero con loro. Gli fu cambiato il nome in Cesare Mori ,studiò presso l'Accademia Militare di Torino e fu poi trasferito a Taranto dove conobbe una ragazza, Angelina Salvi, che sposò. Passò quindi in polizia, lavorò prima a Ravenna, poi, nel 1904, a Castelvetrano, in provincia di Trapani. Dopo vari incarichi presso le Prefetture delle città "più calde" dei primi trent'anni del Novecento, grazie alla sua capacità fu soprannominato il” Prefetto di ferro"! Divenuto senatore, ottenne di aggiungere il nome di Primo a quello di Cesare. Il prefetto pavese morì a Udine il 5 luglio 1942, però, volle che il suo corpo fosse sepolto a Pavia. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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