Messaggi del 25/10/2015

BUONA DOMENICA ... DA PAVIA

Post n°21055 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da dinobarili
 

BUONA DOMENICA …

DA  PAVIA

25 ottobre 2015

“La vita impone sempre delle scelte”

Dino

18 “una canzone al giorno”

Johnny Dorelli

“L’immensità”

Johnny Dorelli, nato il 20 febbraio 1937, con “l’immensità” scritta da Don Bachy e Mogol, musica di Detto Mariano ha raggiunto il 9^ posto al Festival di Sanremo del 1967. Eppure la canzone è talmente bella, con un testo così significativo, che sembra scritta per i giorni nostri. Oggi, infatti, si parla tanto di natura, di salvare il pianeta. Eppure a pensarci bene ha ragione testo de “L’immensità” … “Io son sicuro che/ per ogni goccia/ per ogni goccia che cadrà/ un nuovo fiore nascerà/ e su quel fiore una farfalla volerà” A volte bastano poche parole per svelare i grandi misteri della vita e dell’Universo. E’ lo stesso testo della canzone che lo spiega a chiare lettere … “… in questa grande immensità/ qualcuno pensa un poco a me/ e non mi scorderà” Già. Chi è quel “Qualcuno” misterioso che nella grande immensità penserà anche a me? Ogni persona ha la sua risposta. Certo è che a questo Mondo nessuno è solo. Tutti hanno un “Qualcuno” che lo protegge. Ecco perché bisogna avere fiducia, coraggio, gioia e voglia di vivere. In fondo basta una goccia a far nascere un fiore … e quella goccia non mancherà mai. Cadrà sempre dal cielo … per tutti, per ognuno di noi. Buon ascolto. Dino

 
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FILIPPO E FRANCESCO racconto (364) di Dino Secondo Barili

Post n°21054 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …       

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

364

Filippo e Francesco

Piazza della Vittoria a Pavia è un “salotto” in continuo movimento e cambiamento. Persone che vanno… persone che vengono. Un “catino” di vite… ognuna delle quali segue il proprio destino… Come si fa a dire che il destino non esiste? Un mese fa, un sabato mattina, Il Dott. Filippo e il Dott. Francesco, cinquantacinquenni, Commercialisti con proprio Studio nel pavese, erano seduti al tavolino di un Bar della Piazza… Nel gustare il caffè, parlavano del più e del meno… Si vedeva, però, che il Dott. Filippo era “disturbato”. Doveva avere dei problemi… Il Collega Francesco se ne accorse e …”Filippo cos’hai? Ti vedo pensieroso…” L’interpellato non rispose. Si vedeva lontano un miglio, che aveva una gran voglia di liberarsi il “gozzo”. Non era passato un minuto e Filippo diede la stura. “Caro Francesco, da una settimana in casa mia non si vive più. Come tu sai ho un’unica figlia. Ha venticinque anni e si è da poco Laureata in Economia con il massimo dei voti. Essendo una bellissima ragazza (non sono io a dirlo) una settimana fa ha ricevuto una proposta ufficiale di matrimonio… Tu dirai che certe cose non si usano più… invece no. Si usano e come. Anzi… oggi più che mai. A mettere gli occhi addosso a mia figlia è il figlio trentacinquenne di una ricca famiglia milanese…E qui sono cominciati i guai…” – Il Dott. Francesco è intervenuto come un ariete …”E dove sta il problema? Una volta che tua figlia ha preso visione del pretendente alla sua mano…fa le sue valutazioni.” – Il Dott. Francesco scrollò la testa… “E, no. Troppo facile. Non conosci tutta la storia. La proposta di matrimonio è venuta direttamente da un Notaio il quale ha consegnato a mia figlia anche la copia di “di un preliminare di matrimonio” …con tutte le clausole descritte per filo e per segno”. E’ lì che sono cominciate le discussioni. Mia moglie, in un primo tempo, è andata in bestia. E’ uscita con la “sparata” che l’amore non si può comprare… Mia figlia… dopo aver letto con attenzione il preliminare di matrimonio si è messa piangere.… Discussioni a non finire. Mia moglie ha cominciato a riflettere e… mia figlia a piangere… Quando, una persona si trova tra le mani una proposta di matrimonio… pensa alla sua vita, a quello che può fare… e quello che, forse, non gli riuscirà mai. Io… sono stato additato, essendo uomo, ad “ago della bilancia”. Ho dovuto dire la mia. Senza giri di parole sono andato al sodo. Per me, il matrimonio è un contratto tra due persone…con alcune caratteristiche speciali… Come tale servono delle clausole. La vita “non” è un gioco… e “non” si gioca con la vita dei figli che rappresentano il futuro di una Famiglia e del suo patrimonio economico e storico. O il matrimonio è una cosa seria e si prende seriamente … oppure… “non” se ne parla affatto. Giusto quindi, per me, il “preliminare di matrimonio”… Comunque, a mia figlia, ho voluto dire una cosa. “Tu puoi fare quel che vuoi… ma di fronte ad una proposta di matrimonio con quelle caratteristiche puoi prendere o lasciare… Se lasci, però, ricordati… che un “altro treno così” non passerà più… e potresti pentirti per il resto dei tuoi giorni. Qualunque sia la tua decisone … ricordati che nella vita… è meglio vivere di ricordi che si rimpianti”(364)

 
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BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°21053 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da dinobarili
 

BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI

TERESA RAMAIOLI


 
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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°21052 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da dinobarili
 

MILANO

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 24/10/15 alle 16:28 via WEB
MILANO--PIAZZA VETRA era(in passato) una delle zone più temute della città, era il luogo destinato alle esecuzioni capitali. Dove ora passeggiamo con i nostri bambini, ci sediamo sulle panchine a chiacchierare,un tempo si sentivano le urla dei ladri impiccati. Piazza Vetra (piazzale Vetra) prende il nome dal canale da cui era attraversato, una diramazione dell’Olona,( Platea Vetus – Piazza Vecchia) Il ponte sul canale,che collegava la piazza , era chiamato, ‘ponte della Morte’. Dal Mille circa fino al 1814, ladri, assassini, eretici, streghe ed untori (coloro che diffondevano la peste) venivano giustiziati in piazza Vetra. La storia racconta che l’untore Giangiacomo Mora, proprietario di un negozio di barbiere in zona di Porta Ticinese, fu accusato di diffondere la peste, con il suo complice Guglielmo Piazza , venne condannato a morte. La sentenza viene riportata anche nel testo di Alessandro Manzoni ‘La colonna infame’: “.. Che i nominati Piazza e Mora, denunziata ad essi prima la morte, sieno torturati, adoperando anche il canape. … Che posti sur carro sieno condotti al luogo solito del supplizio, per via sieno tanagliati con ferro rovente nei luoghi ove hanno commesso il delitto; davanti alla bottega del Mora sia ad entrambi mozza la mano destra; sien loro sfracellate le ossa all’usato; si innalzi la ruota, essi vi sieno intrecciati vivi: dopo sei ore scannati; poi si ardano i cadaveri, le ceneri si gettino al fiume; la casa del Mora sia spianata, e sullo spiazzo eretta una colonna che abbia nome d’infame, e porti una iscrizione del fatto. ..” Morti i due, si diede seguito alle disposizioni della sentenza del Senato, demolendo dalle fondamenta la casa del barbiere, e sullo slargo così creatosi si innalzò una colonna di granito, con in cima una sfera di pietra, la colonna infame, a perenne ricordo della malvagità degli artefici dell'epidemia. Sul muro della casa di fronte venne affissa una grossa lapide, la quale ricordasse quali furono le colpe dei due criminali, quale la pena loro riservata, e il monito affinché nessuno mai osasse riedificare sui resti della bottega del barbiere Mora. ( che rimase dal 1630 fino al 1778 quando venne abbattuta). "Qui dov'è questa piazza sorgeva un tempo la barbieria di Gian Giacomo Mora il quale congiurato con Guglielmo Piazza pubblico commissario di sanità e con altri mentre la peste infieriva più atroce sparsi qua e là mortiferi unguenti molti trasse a crudele morte questi due adunque giudicati nemici della patria il senato comandò che sovra alto carro martoriati prima con rovente tanaglia e tronca la mano destra si frangessero colla ruota e alla ruota intrecciati dopo sei ore scannati poscia abbruciati e perché d'uomini così scellerati nulla resti confiscati gli averi si gettassero le ceneri nel fiume a memoria perpetua di tale reato questa casa officina del delitto il senato medesimo ordinò spianare e giammai rialzarsi in futuro ed erigere una colonna che si appelli infame lungi adunque lungi da qui buoni cittadini che voi l'infelice infame suolo non contamini. 1° agosto 1630"(traduzione del Verri). (prima parte, continua). Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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CIAO ... VIRGOLA DF

Post n°21051 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da dinobarili
 

CIAO ... VIRGOLA DF

virgola_df
virgola_df il 24/10/15 alle 16:16 via WEB
Tra un prima e un dopo, un intervallo chiamato vita ...
Ciao Dino e buon sabato.
virgola
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 25/10/15 alle 06:49 via WEB
Ciao. hai ragione. E' proprio quell'intervallo che da il senso della realtà. Dino
(Rispondi)

 

 
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DELIO TESSA di Teresa Ramaioli

Post n°21050 pubblicato il 25 Ottobre 2015 da dinobarili
 

DELIO TESSA 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 24/10/15 alle 16:26 via WEB
DELIO TESSA----Nasce nel 1886 a Milano, in via Fieno, in casa di ringhiera. Milanesi sono entrambi i genitori; Arsenio, il padre, è un bancario. Il nome Delio è quello del nonno. Nel 1895 trasloca in via Olmetto e nel 1925, alla morte del padre, in viale Beatrice d'Este 17. Si laurea in legge nel 1911, con un po' di ritardo, un po' perchè spesso malaticcio, ma forse anche per il poco interesse a questi studi, rivolgendo invece le sue simpatie alla filosofia, al cinema, alla musica, alla poesia, cui si dedica già in età giovanile, muovendosi nella tradizione milanese di Maggi e Porta, ma innestandovi modi e spiriti della poesia francese decadentista e espressionista, rielaborati però in maniera del tutto personale e curando al massimo la musicalità e le sonorità dei versi. I temi preferiti della sua poesia sono quelli della vita quotidiana del cittadino, ma anche della drammatica realtà della prima guerra mondiale nonchè quella degli "emarginati della società" (prostitute, ladri ) Carlo Linati lo descrive così: "non molto alto, minutino, sorridente da una faccetta lievemente rosata, un dente d'oro nella bocca vizza e, dietro gli occhiali (era miope) ballettanti, un po' malsicuri nella loro orbita, quei suoi occhi grigi ed acquosi, da cordiale allucinato". Vestiva un po' "demodé": nella bella stagione: pantaloni di tela bianca, solino (colletto di camicia staccabile), cravatta, maggiostrina sulle ventitrè. Se era nuvolo, portava sempre sul braccio la vecchia ombrella di suo padre. D'inverno invece indossava un paletò color tané (tabacco) La sua carriera professionale non fu una gran carriera, poca la clientela, solo sufficiente a fargli sbarcare dignitosamente il lunario. E per arrotondare si dedicò anche ad una attività giornalistica prima in provincia, poi nel Canton Ticino, dove collaborò anche con la Radio della Svizzera italiana. E poi, nel '36 collaborò al quotidiano "L'Ambrosiano" che riuniva molte delle migliori firme della nostra letteratura, con scritti gustosi, malinconicamente umoristici su figure o scorci della città, poi raccolti sotto il titolo "Ore di città". Schivo di temperamento, e' vissuto da scapolo, appartato, dopo una delusione sentimentale, col conforto della famiglia e di pochi amici che gli sono stati vicini sino alla fine (purtroppo precoce poiché una setticemia, provocata da un ritardato intervento ad un'infezione ad un dente, lo portava via il 21 settembre 1939). Per sua volontà fu sepolto in un campo comune di Musocco, ma nel 1950 il Comune di Milano gli decretò gli onori del Famedio(Cimitero Monumentalel di Milano) e, successivamente, gli intitolò una strada, da corso Garibaldi a piazza delle Crociate. Oggi Delio Tessa è considerato il più grande poeta dialettale del '900. Buona giornata Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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