Messaggi del 15/11/2015

BUONA DOMENICA ... DA PAVIA

Post n°21205 pubblicato il 15 Novembre 2015 da dinobarili
 

BUONA DOMENICA …

 DA PAVIA

15 novembre 2015

“Nella vita non si vive di solo pane”

Dino

38 “una canzone al giorno”

Domenico Modugno

“Vecchio frack”

Domenico Modugno (9 gennaio 1928 – 6 agosto 1994) è stato uno dei più grandi autori e interpreti della canzone italiana. Ha scritto 230 canzoni, interpretato 38 film per il cinema, 7 per la TV e 13 spettacolo teatrali. Nel 1958 ha vinto il Festival di Sanremo con “Nel blu dipinto di blu” ribattezzato “Volare” che ha venduto 22milioni di dischi in tutto il mondo. Parlare dei successi di Modugno sarebbe troppo lungo. Oggi, invece, vogliamo parlare di una canzone: “Vecchio frack”. Più che una canzone … è racconto poetico di un uomo che a mezzanotte lascia la sua vita mondana (era il 1958) … per far ritorno … dove? “Ha un cilindro per cappello … un bastone di cristallo … una gardenia all’occhiello … e sul candido gilè … un papillon di seta blu” Dove può andare un uomo vestito così? Da dove viene? Da un lontano passato? Verso un futuro che non c’è? Canta sottovoce “buon nuite, buon nuite … buonanotte” Modugno non ha potuto lasciare l’ascoltatore senza una risposta. Infatti. “E’ giunta ormai l’aurora … si sveglia tutta quanta la città” Ecco la risposta. L’aurora illumina il paesaggio mentre il fiume scorre lento e su di esso galleggia un “un cilindro, un fiore e un frack” E’ un addio ai ricordi … ai sogni mai sognati … “ad un attimo d’amore / che mai più ritornerà”. Buon ascolto. Dino

 
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GIAMPIERO racconto (387) di Dino Secondo Barili

Post n°21204 pubblicato il 15 Novembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

387

 Giampiero

L’autunno è la stagione della raccolta dei frutti. Frutti coltivati tutto l’anno e che rappresentano il risultato di molte fatiche. Anche il Signor Giampiero, sessantacinque anni, era giunto al momento della pensione...”raccolta dei frutti”. Era solo questione di qualche mese e poi avrebbe raggiunto l’agognata meta. E’ proprio quando si sta per raggiungere il traguardo che sorgono dubbi e perplessità. Cosa fare dopo la pensione? Giampiero era stato una persona attiva per tutta la vita. Aveva conservato una buona salute. Ora, però, si trattava di dare una svolta… per rendere feconda anche la seconda parte. Dipendeva solo dalle sue decisioni. Infatti, Giampiero aveva rinunciato a formarsi una famiglia perché aveva dato retta al consiglio di sua madre e aveva dato la precedenza al lavoro. Ora, però, non riusciva a convincersi se aveva fatto bene oppure no. Si era costruito una bella casa con tutte le comodità per una vita dignitosa. Giampiero, tuttavia, continuava ad avere dubbi. “Ho fatto bene a non prendere moglie? Oppure ho fatto male?” Per capire sé stesso e la sua situazione, il neo pensionato, aveva deciso di organizzare una rimpatriata della sua “leva”, cioè un pranzo conviviale con i suoi sette coetanei con i quali aveva vissuto gli anni della gioventù. Per rendere la “rimpatriata” appetibile… compilò personalmente l’invito. Diceva. “Caro coetaneo. Sono lieto di invitarti al pranzo di giovedì prossimo alle ore 13 presso il Ristorante “Il Girasole”. L’invito è strettamente personale. Sarei grato se mi confermassi la partecipazione con una telefonata al mio cellulare. Grazie e arrivederci.” Su sette inviti, Giampiero ricevette due rinunce quella stessa giornata. Erano Carlo e Giuseppe. Si trovano in Ospedale con seri problemi di salute. Andrea, aveva telefonato il giorno dopo scusandosi della mancata partecipazione… per “la pace in famiglia”. Sua moglie era gelosissima e non voleva che il pranzo fosse una scusa per sfuggire alle sue “grinfie”. Giampiero aveva capito la situazione di Andrea. Un caso che rasentava l’assurdo o forse … di più. Gli unici a dare il loro pieno, libero consenso al pranzo organizzato dal neo pensionato erano stati solo in tre su sette. Matteo, Franco e Pietro. Tutti e tre già in pensione. Al Ristorante il Girasole era tutto pronto. Giampiero era arrivato con un ora di anticipo per accogliere i coetanei. Con un’ora di anticipo era arrivato da Milano…  Matteo con una automobile di lusso. Si vedeva che aveva fatto fortuna. Dopo i rituali convenevoli la prima domanda fu. “Cosa pensi della mia nuova automobile?” Giampiero fece i complimenti, ma non andò oltre. E’ stato Matteo ad aggiungere i particolari. “Dopo due matrimoni finiti male. Sono rimasto con la passione della automobili. Oggi, la vita di coppia è difficilissima… meglio l’automobile.” In quell’istante erano giunti Franco e Pietro raggianti… come se avessero vinto la lotteria. Per primo intervenne Franco il quale aveva sposato una “poetessa”. Una di quelle Signore sempre ben vestite le quali amano declamare versi in ogni momento della giornata. Prima che il marito partisse per il pranzo conviviale aveva scritto una poesia “Al mio amore Franco”. Inutile dire che Franco si sentiva come l’uomo più felice del mondo. Pietro, però, non volle essere da meno. Il suo è stato quasi “un’esaltazione” in piena regola. “Sono felice di aver sposato una pittrice. La mia Rachele ha un hobby fuori del comune. Dipinge quadri… e insegue tutti concorsi di pittura indetti nella Provincia di Pavia. Siccome si è fatta una discreta fama, partecipa ai concorsi e ogni volta vince uno dei premi messi in palio. Ogni volta lo dedica a me …e non vi dico quel che succedo dopo…” Giampiero convenne che, forse, poteva fare altrettanto.(387)

 
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BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°21203 pubblicato il 15 Novembre 2015 da dinobarili
 

BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI

TERESA RAMAIOLI

 
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PAVIA di Teresa Ramaioli

Post n°21202 pubblicato il 15 Novembre 2015 da dinobarili
 

PAVIA 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 14/11/15 alle 16:58 via WEB
L’IDROSCALO PAVESE— L’idroscalo fu voluto dalla Società Aerei di Trieste e progettata da Giuseppe Pagano Pogatschnig. Il progetto strategico era di collegare Torino con Trieste, prevedendo una tappa intermedia per le operazioni di assistenza al volo: la tappa intermedia scelta fu Pavia. Trieste disponeva di una base logistica galleggiante per voli di idroscivolanti e in breve tempo fu sostituita da una struttura fissa. Torino, sfruttando il percorso fluviale del Po, nell'area del Valentino, realizzò un idroscalo fluviale fra il ponte Umberto e il Ponte Isabella. I lavori per la costruzione dell'idroscalo pavese iniziarono nell'Aprile 1925 e, solo 1 anno dopo, fu inaugurato, il primo aprile 1926, da Mussolini. L'imponente costruzione, appoggiata su pilastri alti 7 metri, rappresentò uno dei primi esempi di architettura razionalista a Pavia. La moderna struttura pavese era lo scalo intermedio della prima linea aerea regolare italiana per il trasporto passeggeri e aveva un numero civico, il n. 51 del Lungo Ticino Sforza. L’itinerario prevedeva la partenza da Torino, tappa a Pavia, partenza per Venezia, breve tappa nella città lagunare e quindi arrivo a Trieste. Il giorno successivo il viaggio inverso. Il percorso completo era di quasi 600 chilometri e il costo per passeggero di poco superiore alle 350 Lire. La sosta a Pavia era necessaria per poter effettuare le operazioni di rifornimento carburante e le verifiche tecniche all'idroscivolante, durante tale sosta ai passeggeri era offerta la possibilità di potersi ristorare nella struttura dell'idroscalo grazie alla presenza di un ottimo ristorante. Poiché la carlinga dei velivoli non veniva ancora pressurizzata e vi erano abbondanti spifferi, ai viaggiatori, inclusa nel biglietto, veniva offerta una coperta e una borsa dell'acqua calda per difendersi dal freddo e dei batuffoli di ovatta per attutire il rumore del motore posizionato sulle loro teste. La Tappa pavese sulla linea Torino - Trieste rappresentò una importante risorsa per le necessità di comunicazione di buona parte della Lombardia al punto che Milano si collegò con l’Idroscalo di Pavia tramite autocorriere che arrivavano e partivano in coincidenza con i voli. Naturalmente il servizio aereo, oltre al trasporto passeggeri garantiva il rapido trasferimento della posta e delle merci di piccole dimensioni. All' inizio degli anni 50, con la nascita di aeroporti terrestri, l'attività pubblica degli idroscali fu sospesa. Saluti da Pavia Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°21201 pubblicato il 15 Novembre 2015 da dinobarili
 

MILANO 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 14/11/15 alle 16:57 via WEB
MONASTERO DI CHIARAVALLE--MILANO--Guglielma è il nome italianizzato di una donna che da giovane fu chiamata Vilemina, da adulta Gulielmina, e che, nei documenti storici, gli atti di un processo scritti in latino medievale, figura come Guillelma o sancta Guillelma. Molti nomi per una donna dalla personalità grande e misteriosa. A Chiaravalle ha vissuto Guglielma, la donna simbolo della più grande eresia femminile del Medioevo.Guglielma la Boema è stata una delle principali protagoniste dell’eresia mistica femminile. A Milano venne venerata come una santa. Le uniche notizie ci giungono dagli atti del processo. Da questi si apprende che era figlia del re di Boemia Premislao I e di Costanza d’Ungheria ( gli storici non sono concordi su questo fatto). Giunse a Milano intorno al 1260 con un bambino. Da quel momento avrebbe dimorato in Bregogna e nella Pusterla Nuova, prima di stabilirsi definitivamente in una camera presso la parrocchia di San Pietro all’Orto, di proprietà del monastero di Chiaravalle, forse acquistata appositamente per lei. Qui muore il 24 agosto del 1281 o del 1282, mentre era in corso la guerra tra Milanesi e Lodigiani. Inizialmente tumulata nella stessa chiesa di San Pietro, circa un mese dopo la morte viene traslata (con una processione solenne che ha tutti i caratteri dell’ufficialità) nell’abbazia cistercense di Chiaravalle, dove il suo corpo viene lavato con acqua e vino, vestito con abiti fatti per l’occasione, e nuovamente sepolto. Qui rimane fino al settembre del 1300, quando gli inquisitori esumano i suoi resti per disperderli e bruciarli. Divenne un’oblata, cioè una laica che viveva nel vicino monastero di Chiaravalle. Aiutando i poveri e i malati, la sua parola e il suo esempio conquistarono un folto gruppo di seguaci che, appartenevano a famiglie milanesi importanti, come quelle dei Torrioni e dei Visconti. I monaci del monastero di Chiaravalle e le suore di Santa Caterina in Brera arrivarono a proporla, dopo la sua morte( 24 agosto 1281), santa e la cappella di Chiaravalle, in cui venne sepolta, divenne un luogo di culto. Guglielma lavorò presso l’abbazia di Chiaravalle divenne il punto di riferimento per molta gente, attirando l'attenzione di tutti, anche della Santa Inquisizione. Profetizzava un nuovo modo di pensare e cioè che Dio poteva essere trovato in se stessi, senza l’obbligato passaggio ecclesiale e per arrivare di fronte a Dio non era necessario attendere il giudizio universale. Questa forma di pensiero era molto pericolosa per i tempi, se poi veniva espresso da una donna... L'inquisizione arrivò tardi, Guglielma morì di morte naturale e fu seppellita proprio nel cimitero dell'abbazia di Chiaravalle. Per quanto riguarda la situazione politica milanese, la città nel 1300 è in mano a Matteo Visconti, “Signore” di Milano su nomina del Consiglio cittadino dal 1291 e vicario imperiale per la Lombardia dal 1294. Guglielma ebbe molti seguaci che cercarono di proseguire il suo messaggio, tra cui Maifreda che addirittura tenne messa nella Pasqua del 1300 in zona Brera con altre due donne diacone. In una successiva messa nella Chiesa di S. Maria Maggiore venne investita al ruolo di papessa. Questa volta il sant’Uffizio non solo non perdonò quest’affronto, ma ne approfittò per punire anche Guglielma . Il Vescovo Guido da Cocconato fece riesumare il cadavere di Guglielma e lo fece bruciare, insieme ai corpi vivi di Maifreda e dei suoi seguaci, in P.zza Vetra a Milano, di fronte a Sant’Eustorgio, dove si trovava allora le sede della Santa Inquisizione. Ancora oggi a Chiaravalle si trova la cappella dedicata a lei. Ciao Teresa Ramaioli

 

 
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