Messaggi del 23/11/2015

BUON LUNEDI' ... DA PAVIA

Post n°21252 pubblicato il 23 Novembre 2015 da dinobarili
 

BUON LUNEDI’ …

 DA PAVIA

23 novembre 2015

“L’amore fa miracoli”

Dino

46 “una canzone al giorno”

Ornella Vanoni

“Innamorati a Milano”

E’ noto che il momento più bello della vita è … quando si è innamorati. Uomo o donna che sia … è quello il momento in cui tutto … diventa magico, un “paradiso terrestre”. E’ stato così anche per Adamo ed Eva … quando si sono accorti di essere innamorati un dell’altro. Allora (e solo allora) tutto è diventato un “paradiso terrestre”. E’ così anche a Milano … una grande, bellissima città, dove la confusione è massima ed ogni persona si confonde tra mille e mille persone. Non così, quando un uomo o una donna (di ogni età) sono innamorati. Allora (e solo allora) ha ragione Ornella Vanoni quando canta “Sapessi com’è strano / darsi appuntamento a Milano” … Si proprio a Milano. “In un grande magazzino/ in piazza o in galleria/ che pazzia/ che pazzia” E qui comincia il bello. L’uomo o la donna innamorati non sono più soli … c’è l’altra o l’altro che l’aspetta, che l’attende, che anela un bacio (mille baci) … “In questo posto impossibile/ tu mi hai detto “l’amo”/ io ti ho detto “ t’amo”… “t’amo”…”t’amo” … cento, mille  volte … e al mondo ci sei solo tu, Amore.  Perché Milano è Milano … e l’Amore fa miracoli. Buon ascolto. Dino

 
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RACHELE racconto (396) di Dino Secondo Barili

Post n°21251 pubblicato il 23 Novembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

396

Rachele

La Prof. Rachele, quarant’anni, single, Docente di Lettere presso un Liceo milanese, abitante a Pavia, aveva una passione segreta: recitare poesie in pubblico. Purtroppo, era un po’ timida, e non aveva mai trovato il coraggio di farlo. Ci aveva provato una volta, ma l’emozione è stata così forte che si era “ingarbugliata” in una strofa...e non ci ha più provato. Allora, aveva vent’anni ed era innamorata di un compagno di classe, Flaminio, il quale era “stregato” da un’altra ragazza. Quella ragazza era di una bellezza conturbante con la quale nessun’altra poteva competere. E’ stata tanta la “figura” che Rachele non ci aveva più provato. Ora, però, a quarant’anni aveva deciso di prendersi una “rivincita”. Ormai non aveva più velleità sentimentali. Flaminio era finito chissà dove. Aveva una certa tranquillità economica ed una vita senza alti e bassi…praticamente “neutra”. Un anno fa decise di iscriversi ad un “corso di recitazione”. Milano è una città dalle mille… e mille opportunità. Le bastò cercare su Internet ed ecco il “corso” di suo gradimento. L’iscrizione al “corso”, però, preferì farla di persona. Un sabato mattina di un anno fa, la Prof. Rachele si recò all’indirizzo indicato nel sito Internet. Ad accoglierla c’era una signora anziana, piccola, capelli bianchi, occhi da furetto, la quale l’accolse come fosse… una mamma che accoglie la figlia tornata dopo un lungo viaggio. Oltre a compilare la scheda di adesione, la signora anziana, che si chiamava Odile, sottopose Rachele ad una specie di interrogatorio usando subito il confidenziale “tu”. Rachele rispose con gentilezza, ma si vedeva che era a disagio. Quando arrivò alla domanda “Sei sposata? Hai il fidanzato” la Prof si sentì un po’ impacciata. Odile, parlava come se, lei e la Prof, si fossero conosciute da sempre… La Docente di Lettere non era abituata a quel tipo di rapporto. A Scuola si sentiva su un “piedistallo” (“Io, sono la Prof”). Capì che se voleva entrare in quel “mondo” … quella era la regola! Anzi, la prima regola è proprio quella di svestirsi di “tutte le regole” (vere, imposte o presunte). Odile non era nuova a discorsi del genere. Era il suo modo di dare il benvenuto ai nuovi iscritti. Ad un tratto si atteggiò ad attrice “consumata”. “Guarda Rachele, che qui non siamo a Scuola. Qui siamo a teatro… il “teatro della vita”. Qui, tu sei Rachele e basta. Una donna libera… una donna… o più donne insieme. Sei una donna dai mille volti… Una poesia si può recitare in molti modi. L’Autore (uomo o donna) ha scritto i versi…cioè, solo le parole… ma le emozioni le devi creare e trasmettere tu. Quelle emozioni nascono dalla “tua” capacità di immedesimarti nel personaggio… di soffrire con chi soffre e di gioire con chi gioisce. Il pubblico si accorge subito se tu sei vera o falsa, se trasmetti emozioni oppure no.” In quell’istante, senza farsi accorgere, era entrato nella stanza un bell’uomo alto, capelli lunghi, occhi chiari… Rachele non si era accorta dell’uomo che si trovava alle sue spalle. Cercò di rispondere alle osservazioni di Odile. “Sono qui, proprio per apprendere… apprendere nuove tecniche e vincere le mie resistenze interne… Capire chi sono veramente.” In quell’istante notò l’uomo che stava alle sue spalle. Lo riconobbe. “Flaminio… cosa fai tu qua?” – L’uomo osservò Rachele con lo sguardo della Sfinge. “Sono l’Insegnante del corso di recitazione. Ho ancora davanti agli occhi la scena in cui, vent’anni fa, ti sei impaperata davanti ai compagni della classe… Ogni volta che voglio mettere alla prova qualche “presunta attrice” le propongo di ripetere la scena… la “tua” scena… Nessuna vi riesce… come ci sei riuscita tu.” La Prof. Rachele cercò di nascondere la sorpresa. Capì… che essere sé stessi è la migliore strada da percorrere… Quasi sottovoce accennò ad una risposta… “Allora… ero innamorata...” Non continuò. Dentro di sé si stava dicendo la verità. “Anche adesso sono ancora innamorata di te, Flaminio… e presto sarai mio”. (396)

 
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IL PANINO di Teresa Ramaioli

Post n°21250 pubblicato il 23 Novembre 2015 da dinobarili
 

IL PANINO 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 22/11/15 alle 17:47 via WEB
IL PANINO----La storia del panino passa attraverso il genio rinascimentale di Leonardo Da Vinci il quale, oltre ad essere pittore., scultore, architetto, ingegnere, matematico, anatomista, musicista e inventore, era anche appassionato di arti culinarie. Il genio toscano, nelle insolite vesti di chef del “Signor Lodovico” il Moro, tra le istruzioni per preparare un infuso di lattuga o delle creste di gallo ornate di mollica di pane, inventa un tramezzino non riuscendo però a trovargli un nome: “Pensavo di prendere una fetta di pane e metterla fra due pezzi di carne: ma come posso chiamare questo piatto?” Sarà un incallito giocatore di carte, ben due secoli dopo, a rispondere all’interrogativo leonardesco. Il conte Lord Sandwich era talmente preso dal suo vizio da non riuscire ad abbandonare il tavolo verde neanche per mangiare; facendo di necessità virtù, decise di farsi servire l’arrosto di carne, che costituiva la sua cena, non su di un piatto bensì tra due fette di pane imburrato. Il nobile aveva trovato il sistema infallibile per gustare il proprio pranzo senza doversi alzare e interrompere la partita, lasciando così una traccia curiosa nella storia del panino. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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