dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 29/11/2015
BUONA DOMENICA …
DA PAVIA
29 novembre 2015
“L’istante vissuto … è la misura del tempo”
Dino
52 “una canzone al giorno”
Raffaella Carrà
“Ma che musica maestro”
Scrivendo su Google … “Ma che musica maestro” è possibile vedere e ascoltare la canzone di Raffaella Carrà … che è stata la sigla di Canzonissima 1970. Altri tempi dirà qualche lettore o lettrice. Altro clima diciamo noi. L’Italia era in pieno boom economico. Tutti sognavano di diventare ricchi e felici (e qualcuno ci è pure riuscito). Di quel tempo è rimasta la canzone, una Raffaella Carrà stupenda, una SiglaTV capolavoro della Rai. Quel clima rivive ancora nelle parole della canzone …”Ma che musica maestro/ hai trovato la giusta via della celebrità …” Ecco il sogno, l’aspirazione di tutto un popolo “e allora dai …” Cosa? Mica una cosa da niente. “Viva le feste se in un mese son cento in più/ Viva le feste se in un anno son mille e più” Che esagerati … nel 1970. E non basta. “Sabato è festa … domenica è festa … Non c’è mai lunedì” Con una musica, parole e idee così chi è che poteva resistere? A cominciare da Raffaella Carrà la quale toccava il cielo con “Questa bella sinfonia il mondo canterà … E allora dai dai dai …” Ecco la soluzione. “Chi vuol cantare si può prenotare/ a fare un bel coro con me … “ Con Raffaella Carrà … e con tutti coloro che nostalgicamente ricordano quel bel tempo che fu. Buon ascolto. Dino
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
402
Paola
Era mezzogiorno di un lunedì di un anno fa e la Dott. Paola era già stufa di stare in Ufficio. Il lunedì è già di per sé una giornata poco propizia. Immaginarsi quando incomincia con un’ora di automobile in colonna per entrare in città e una pratica “impazzita” presso un Ufficio Pubblico, dove Paola sembrava parlare un linguaggio diverso da quello degli impiegati con i quali aveva a che fare. Due ore passate tra uno sportello, una salita al secondo piano, ancora una coda ad un altro sportello e una risalita al quarto piano… “Basta”, si era detta dentro di sé, la Dott. Paola. “Non ce la faccio più. Prendo mezza giornata di ferie altrimenti impazzisco.” Così ha fatto… Ma non era stato solo l’incolonnamento di un’ora e la pratica “impazzita”…a mandarla in crisi… C’erano altri motivi. La domenica appena trascorsa era nata sotto un cattivo segno. Paola aveva litigato con il suo Lui (Giancarlo) … e alla sera non si erano riconciliati. Anzi, tra i due erano volate parole “grosse”. Si sa, che (nelle coppie) “certe parole” non bisognerebbe mai pronunciarle. Paola, ha avuto il permesso dal suo Dirigente. Capì che non doveva rimanere a Pavia. Pavia, a volte fa venire i nervi. Città calma, tranquilla… immobile. Ecco è proprio quella “sua immobilità” che fa saltare i nervi alle persone che già, da sole, i nervi li hanno tesi. Paola prese il treno e partì per Milano. Voleva “entrare nella confusione milanese”, nel caotico mondo della metropoli che non lascia spazio ai pensieri, obbliga a correre anche quando si vorrebbe stare tranquilli. Così Paola si trovò in Piazza del Duomo, tra persone che non conosceva… e nessuna conosceva lei. E’ proprio quel “perdersi nella folla”, quel “ubriacarsi” di volti sconosciuti, di parole che non hanno senso, di persone che vanno e vengono…di confusione nella confusione. Era proprio quello che Paola voleva … “annegare nella confusione”. Passeggiava da un’ora in Piazza del Duomo quando si è messo a piovere… piovere a dirotto… In brevissimo tempo tutta la “confusione” di Piazza del Duomo sparì. Paola si vide sola al centro della Piazza con l’ombrello in mano. L’aprì…come se sentisse il bisogno d’acqua. Camminò adagio sotto la pioggia scrosciante. Cambiò direzione varie volte per sentire le gocce d’acqua picchiettare sull’ombrello. Picchiettare come fosse musica… Una musica strana. Senza ritmi particolari, senza armonie conosciute. Musica strana che aiutava Paola a “ragionare”. A prendere coscienza che la vita, a volte, è un gioco…e che i giochi della vita, spesso, non si conoscono, e neppure si immagina dove portano. La pioggia era cessata. Paola, sola, stava ancora in mezzo a Piazza del Duomo con l’ombrello aperto. A volte l’essere soli è un sottile piacere… non perché si è soli, ma perché gli occhi non vedono altri esseri umani, altri uomini e donne che camminano trasportatati dai loro pensieri. Ad un tratto il telefonino di Paola si mise a squillare. Si rese conto che doveva rispondere. Lo fece, ma… solo dopo diversi squilli. Era Giancarlo, il suo Lui. “Paola, ho vinto un’importante somma alla lotteria. Finalmente possiamo fare quel viaggio che abbiamo sognato.” (402)
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IL PANINO
di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 22/11/15 alle 17:47 via WEB IL PANINO----La storia del panino passa attraverso il genio rinascimentale di Leonardo Da Vinci il quale, oltre ad essere pittore., scultore, architetto, ingegnere, matematico, anatomista, musicista e inventore, era anche appassionato di arti culinarie. Il genio toscano, nelle insolite vesti di chef del “Signor Lodovico” il Moro, tra le istruzioni per preparare un infuso di lattuga o delle creste di gallo ornate di mollica di pane, inventa un tramezzino non riuscendo però a trovargli un nome: “Pensavo di prendere una fetta di pane e metterla fra due pezzi di carne: ma come posso chiamare questo piatto?” Sarà un incallito giocatore di carte, ben due secoli dopo, a rispondere all’interrogativo leonardesco. Il conte Lord Sandwich era talmente preso dal suo vizio da non riuscire ad abbandonare il tavolo verde neanche per mangiare; facendo di necessità virtù, decise di farsi servire l’arrosto di carne, che costituiva la sua cena, non su di un piatto bensì tra due fette di pane imburrato. Il nobile aveva trovato il sistema infallibile per gustare il proprio pranzo senza doversi alzare e interrompere la partita, lasciando così una traccia curiosa nella storia del panino. Ciao Teresa Ramaioli |
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