Messaggi del 21/12/2015

BUON LUNEDI' ... DA PAVIA

Post n°21437 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da dinobarili
 

BUON LUNEDI’ …

 DA PAVIA

21 dicembre 2015

 

“Quando una persona vuole … può fare … e ottenere tutto”

Dino

 

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Dino Barili

 

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74 “una canzone al giorno”

“Giro d’Italia … in musica”

 

Adriano Celentano – Milano

“Il ragazzo della via Gluck”

Quando si sente la canzone “Il ragazzo della via Gluck” il pensiero corre subito a Adriano Celentano e a quel ragazzo “nato per caso in via Gluck … in una casa fuori città … gente tranquilla che lavorava” La vita, però, è ricca di sorprese. Il ragazzo “un giorno disse: “vado in città” Era già in città. Era a Milano … ma non era abbastanza. C’era del “fuoco” dentro la testa del ragazzo. Un amico cerca di trattenerlo. Non vi riesce. “Passano gli anni ma otto son lunghi…” I primi passi sono sempre difficili … “però quel ragazzo ne ha fatta di strada … ma non si scorda la sua prima casa” E qui subentra la nostalgia che è una bella cosa … fino ad un certo punto. Vivere vuol dire cambiare. Inutile farsi delle “menate” inutili. Se si vuole crescere bisogna cambiare. Guardare avanti senza paura. Quella “prima casa” di via Gluck è un bel ricordo … ma se quel ragazzo si fosse fermato in quel posto, dopo otto anni, non avrebbe trovato più nulla: tutto cambiato. Ecco perché bisogna insegnare ai giovani a non avere paura. Inseguire sogni, cambiare … è il bello della vita. Buon ascolto. Dino

 
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GIACINTA racconto (426) di Dino Secondo Barili

Post n°21436 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

426

Giacinta

Cos’è che fa stare bene una persona? L’amore. E cos’è che la fa stare male? La mancanza di amore. Detto così sembra una cosa facilissima da capire… invece è una delle più difficili da comprendere. Basta guardarsi in giro e vedere quante persone hanno il viso scontento, arrabbiato, insoddisfatto. Un anno fa, era in tale stato anche la Professoressa di Lettere Giacinta, Docente presso un Liceo del milanese. Aveva quarant’anni. Avrebbe voluto avere un uomo da amare … invece, non c’era. C’era stato.… ma dieci anni prima… quando era precaria. Non aveva un posto di lavoro e… tutto era precario. Tra alti e bassi il rapporto era durato un anno o forse, meno. Ora, invece, che Giacinta, aveva il posto… non c’era l’amore. Qualche lettore dirà… “E, sempre così. Quando si ha una cosa … ne manca un’altra”. Lo scorso anno, la Docente di Lettere aveva appena iniziato l’anno scolastico ed era già stufa di registri, voti, interrogazioni e compiti in classe. Non parliamo poi degli “incontri” periodici fissi. Una solfa che non si poteva esternare. Quella era la “legge”… di cui tutti (Docenti e non) avrebbero voluto fare volentieri a meno. Ogni sabato, però, la Prof. Giacinta non perdeva occasione per fare una passeggiata nel centro di Milano… Via Manzoni, Piazza della Scala, Galleria Vittorio Emanuele II, Piazza del Duomo. Passeggiare per Milano è sempre una cosa piacevolissima… ma non da soli. Meglio “in compagnia”. Giacinta se ne rendeva conto, ma non poteva farci nulla: Sola era… e sola doveva passeggiare (se voleva). Quando si è soli manca il dialogo, mancano le motivazioni. Dopo che hai visto due volte la stessa cosa, fosse anche l’opera d’arte più importante del mondo, non la “vedi” più. Non interessa più. Un sabato mattina di un anno fa, Giacinta si trovava nei pressi della statua di Leonardo da Vinci in Piazza della Scala. La Professoressa, guardando la statua del Grande Genio, le venne spontanea (mentalmente) una domanda. “Leonardo, come potrei risolvere la mia situazione? Io voglio un uomo. Un uomo vero… che mi tenga compagnia. Con il quale possa venirti a trovare per sedermi su una di queste tue affollate panchine…a chiacchierare…” Giacinta, ebbe la sensazione che la Statua di Leonardo avesse mosso la testa. Avesse dato la risposta. Anzi, la Prof ebbe la sensazione di aver capito anche le parole che Leonardo aveva pronunciato. “Giacinta, anziché guardare “dentro” di te… guarda “intorno” a te…” La Docente di Lettere aveva capito l’antifona. Smise di lamentarsi e cominciò a guardare le numerose persone che affollavano la Piazza. Si accorse che un Signore, alto, aveva perso il portafogli… Lo raccolse e rincorse l’interessato per restituirlo. Quando Giacinta guardò in viso il Signore ebbe una sorpresa. Era un suo compagno di Università che, dopo la Laurea, si era trasferito in Svezia. “Ma tu, sei Flavio…” Anche Flavio si meravigliò… “Come mai da questa parti?” Immediato fu la soddisfazione di entrambi per il felice incontro. Giacinta e Flavio hanno passato un sabato bellissimo… insieme. E’ stato tanto il piacere che decisero di ritrovarsi ogni sabato. Un sabato Giacinta sarebbe andata a Stoccolma, e quello successivo, Flavio, sarebbe venuto a Milano. Così nacque l’amore della Docente di Lettere al Liceo. Da quel momento… la settimana lavorativa non è stata più un problema. C’era sempre l’attesa del sabato… il sabato dell’amore. - (426)

 
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BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°21435 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da dinobarili
 

BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI

TERESA RAMAIOLI

 

 
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ASPETTANDO IL NATALE di Teresa Ramaioli

Post n°21434 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da dinobarili
 

ASPETTANDO IL NATALE 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 20/12/15 alle 14:29 via WEB
CALENDARIO DELL’AVVENTO---LUNEDI 21 DICEMBRE---La storia di Rudolph, la renna dal naso rosso----- Lassù nel nord, dove le notti sono più scure e più lunghe e la neve è molto più bianca che alla nostra latitudine, là abitano le renne. Ogni anno Babbo Natale si reca in quel luogo per cercare gli animali più forti e più veloci per trasportare nell'aria la sua enorme slitta. Da quelle parti viveva una famiglia con cinque piccoli. Il più giovane rispondeva al nome di Rudolph ed era un piccolo particolarmente vivace e curioso, infilava il suo naso dappertutto. Ed era un naso veramente particolare. Sempre, quando il suo piccolo cuore di renna batteva un po' più forte per l'agitazione, diventando così rosso come il sole incandescente poco prima del tramonto. Ugualmente, se era allegro o arrabbiato, il naso di Rudolph si illuminava in tutto il suo splendore.I suoi genitori ed i suoi fratelli si divertivano con il suo naso rosso, ma già all'asilo delle renne era diventato lo zimbello di quei birbanti a quattro zampe. “Questo è Rudolph con il naso rosso” cosi lo chiamavano e ballavano tutto intorno a lui, mentre lo indicavano con i loro piccoli zoccoli. E nella scuola elementare le piccole renne lo prendevano in giro come potevano. Rudolph cercava con tutti i mezzi di nascondere il suo naso, a volte lo dipingeva con del colore nero. Giocava a nascondino con gli altri ed era contento che stavolta non lo avevano scoperto. Ma nello stesso momento il suo naso cominciava ad illuminarsi cosi tanto che il colore si sfaldava. Un'altra volta si infilò nel naso un cappuccio nero di gomma. Ma riusciva a respirare solo con la bocca. E non appena iniziava a parlare sembrava che avesse una molletta attaccata al naso. I suoi compagni si tenevano la pancia dal ridere, ma Rudolph correva a casa e piangeva amaramente. “Non giocherò mai più con questi stupidi” - diceva piangendo e le parole dei suoi genitori e dei suoi fratelli riuscivano a consolarlo solo un poco. I giorni diventano più corti e come ogni anno si annunciava la visita di Babbo Natale. In tutte le famiglia di renne i ragazzi giovani e forti si facevano belli. Le loro pellicce venivano a lungo strigliate e spazzolate fino a che non rilucevano del colore del rame, le corna venivano pulite con la neve finchè non risplendevano alla fioca luce degli inverni del nord. E poi finalmente era arrivato il momento. In un piazzale gigantesco dozzine di renne, impazienti e nervose, raspavano con i loro zoccoli ed emettavano richiami belli ed allo stesso tempo terrificanti per impressionare i concorrenti. Tra di loro c'era anche Rudolph, la cui forza ed il cui vigore era superiore a quello degli altri partecipanti. Puntualmente, al momento stabilito, Babbo Natale atterrò dal vicino paese di Natale, dove era la sua casa, con la sua slitta trainata solo da Donner, il suo fedele caporenna. Una neve leggera era iniziata a cadere e l'ondeggiante mantello rosso era coperto da punti bianchi. Babbo Natale si mise subito al lavoro ed esaminò ogni animale. Sempre borbottava poche parole nella sua lunga barba bianca. A Rudolph sembrò un'eternità. Quando la fila arrivò a lui, il suo naso diventò incandescente per l'agitazione, quasi luminoso come il sole. Babbo Natale arrivò verso di lui, sorrise amichevole e scosse la testa. “Sei grande e robusto. E sei un bellissimo giovanotto – disse – ma purtroppo non posso sceglierti. I bambini si spaventerebbero a vederti”. La tristezza ed il dolore di Rudolph non avevano limiti. Più veloce che poteva corse attraverso il bosco e scalpitò ruggendo nella neve alta. I rumori e la luce rossa visibile da lontano attirarono una piccola Elfa. Prudentemente gli si avvicinò, gli posò una mano sulla spalla e chiese: ”Cosa ti è successo?”. “Guarda come brilla il mio naso. Nessuno ha bisogno di una renna con il naso rosso” rispose Rudolph. “Conosco bene questa sensazione” - disse la piccola Elfa -“ io vorrei lavorare nel paese di Natale con tutti gli altri Elfi. Ma sempre, quando sono agitata, le mie orecchie iniziano a tremare. E le orecchie tremolanti non piacciono a Babbo Natale”. Rudolph sollevò lo sguardo, con gli zoccoli si asciugò le lacrime dagli occhi e vide una bellissima Elfa, le cui orecchie si muovevano qua e là al ritmo di un battito di ali. “Il mio nome è Herbie” - disse timidamente. E mentre si guardavano negli occhi, l'uno con un naso rosso scintillante, l'altra con le orecchie tremolanti che si muovevano a ritmo, scoppiarono a ridere all'improvviso e risero fintanto che non fece male loro la pancia. In quei giorni fecero amicizia, chiaccherarono fino a notte tornando a casa solo all'alba. Con passi da gigante si avvicinava il tempo del Natale. In quei giorni Herbie e Rudolph si incontravano molte volte nel bosco. Tutti erano cosi occupati con i preparativi per le feste natalizie, che nessuno faceva caso che il tempo, giorno dopo giorno, andava peggiorando. Due giorni prima di Natale la Fata del Tempo consegnò a Babbo Natale il bollettino meteorologico. Questi, con il viso preoccupato alzò lo sguardo al cielo e sospirò rassegnato: “Quando domani attaccherò le renne, seduto sulla cassetta non riuscirò a vederle. Come potrò trovare la strada per arrivare alle case dei bambini?”. Quella notte non riuscì a dormire.Continuava a lambiccarsi il cervello per trovare una via d'uscita. Infine indossò il mantello, gli stivali ed il cappello, attaccò Donner alla slitta e si incamminò verso la Terra. “Forse troverò là una soluzione” pensò. Mentre iniziava a volare, nevicava con fitti fiocchi. Così fitti che Babbo Natale riusciva appena a vedere. C'era solo una luce rossa che illuminava così chiaramente come se davanti a lui ci fosse un'enorme quantità di gelato alla fragola. Babbo Natale amava il gelato alla fragola. “Salve” - disse - “che naso bellissimo ed eccezionale che hai! Sei proprio quello di cui ho bisogno. Che cosa ne pensi di correre davanti alla mia slitta e di mostrarmi così la strada per raggiungere i bambini?”. Appena Rudolph ascoltò le parole di Babbo Natale, per l'emozione gli cadde per terra l'albero di Natale che stava trasportando. Poi lentamente riprese il controllo di sé stesso. “Naturalmente, lo farò volentieri. Mi fa un enorme piacere.”. Ma all'improvviso diventò molto triste. “Ma come faccio a trovare poi la strada per tornare indietro al paese di Natale, se nevica cosi fitto?”: Nello stesso momento in cui pronunciava quelle parole gli venne un'idea. “Torno subito” - disse - mentre già correva ad un veloce galoppo verso la strada del bosco, lasciando indietro uno stupito Babbo Natale. Pochi minuti dopo, tornavano indietro una renna con il naso rosso ed una piccola Elfa con le orecchie tremolanti. “Lei può condurci indietro, Babbo Natale” - disse Rudolph, pieno di orgoglio, indicando Herbie - “lei conosce la strada”. “Questa è una magnifica idea” - tuonò Babbo Natale - “ Ma adesso devo tornare indietro. A più tardi.” E cosi successe che, per Natale, Babbo Natale fosse accompagnato da una renna con il naso rosso e da un'elfa con le orecchie tremolanti. Rudolph il giorno successivo, per le sua bellissima azione, venne festeggiato da tutte le renne entusiaste. Il giorno successivo ballarono e cantarono nella piazza principale dicendo:” Rudolph dal naso rosso sei entrato nella storia!”. E deve essere stato così, che qualcuno ha visto Babbo Natale ed i suoi aiutanti, altrimenti nessuno avrebbe raccontato questa storia.---- Buon Natale, Teresa Ramaioli
(Rispondi)

 

 

 

 
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CIAO ANTONELLA ... ANTONELLA DA CREMONA

Post n°21433 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da dinobarili
 

CIAO ANTONELLA ...

ANTONELLA DI CREMONA

alba.estate2012
alba.estate2012 il 20/12/15 alle 12:22 via WEB
Ciao Dino, ho ascoltato da poco la canzone che ci proponi, è bella e Pieraccioni con la sua simpatia rende molto piacevole. Buona domenica, Antonella
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 21/12/15 alle 07:21 via WEB
Ciao Antonella. grazie per il giudizio. Dino
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 21/12/15 alle 07:21 via WEB
Ciao Antonella. Buona giornata. Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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ASPETTANDO IL NATALE di Teresa Ramaioli

Post n°21432 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da dinobarili
 

ASPETTANDO IL NATALE

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 20/12/15 alle 14:31 via WEB
LUIGI PIRANDELLO - SOGNO DI NATALE Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori... E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie,da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo: - Buon Natale –Teresa Ramaioli
(Rispondi)

 

 

 

 
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