dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 02/07/2016
BUON SABATO
… dalla magica
PAVIA
dove tutto è fantasia …e poesia / il cielo è sempre blu / il Ticino fa glu … glu …/ e tutti, amano di più.
2 luglio 2016
Pensiero del giorno
“L’Amore è come il denaro …
va amministrato bene”
Blog: Blog.libero.it/paviastoria
– Dino Secondo Barili
– Dino Secondo Barili2
Pagina Facebook: Dino Barili
“racconto del giorno”
628 - “Denise e il 22 maggio”
265 “una canzone al giorno”
Vittorio De Sica “Sonotre parole”
Per iniziare bene la giornata ancheoggi, 2 luglio 2016, ci vuole l’idea giusta. L’idea che vince. Cosa c’è megliodi una canzone? L’estate è la stagione dell’amore … allora? Ci vuole la vocecalda ed appassionata di Vittorio De Sica che canta (come solo lui sa cantare) “Sonotre parole”. Per vivere bene serve l’amore … e tre parole.
Quali?
“Ti voglio bene” Proprio così. Altro chemastodontici trattati di filosofia ... Solo tre parole … “Ti voglio bene” “Sonperò le sole / che vuole il cuor” Se ogni persona facesse un piccolo sforzo ele pronunciasse almeno una volta al giorno … il mondo sarebbe migliore, lasocietà sarebbe migliore, le coppie vivrebbero meglio … e non avremmo cosìtanti casi di “cronaca nera”. La vita è fatta per essere vissuta bene (“sogno d’or/ di felicità”). Per raggiungere la felicità serve l’amore? “Quante frasi ancor/ sa insegnar l’amor / dolci e lusinghiere” Quali? “Sono tre parole … “Tivoglio bene”. Sono proprio le cose che non costano nulla quelle più necessarie. Dino
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Intrigo …
…a Pavia
(Questestorie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache
vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)
racconto del giorno
627
Denise e il 22 maggio
Nella vita, ogni persona passa i suoi guai. Anzi, vengono dei periodinegativi che sono veri e propri incubi. Un anno fa, ne sapeva qualcosa Denise,bellissima ragazza, trentacinque anni, impiegata a Milano, residente a Pavia.Per Denise era un periodo nero che durava da troppo tempo. Il moroso, Giovanni,con la scusa di cercare lavoro, ha cambiato città. Si è trasferito in Svizzera.Naturalmente, la relazione tra i due è andata a farsi benedire. Latrentacinquenne era stata male, ma ci aveva messo una pietra sopra. Sua mammacercava di tenerla su di morale, ma spesso Denise andava in crisi. In Ufficiole cose non andavano meglio. Nonostante l’impegno, c’era sempre qualche“grana”. Poi, ci sono le simpatie che negli Uffici fanno la differenza. Ci sonopersone lunatiche che per un po’ ti indorano, ti cercano, poi… non si saperché, il vento gira in senso contrario…e tutto quello che si è sempre fattonon va più bene. Lì cominciano i guai. La soluzione migliore sarebbe cambiareUfficio, posto di lavoro. Come? Oggi, i posti di lavoro non sono noccioline. E’già una grazia tenere il posto che si è conquistato. Denise cercava in tuttimodi di darsi da fare, essere gentile e cortese. Disponibile ad ogni lavoro oincombenza… tuttavia, la situazione non migliorava. Un giorno, tornando a casa,sul treno Milano Pavia, Denise incontrò una sua ex - collega la quale avevabisogno di sfogarsi. “Denise, lo sai perché ho dato le dimissioni dall’Ufficio?Perché non ne potevo più delle lune di alcuni colleghi… Non si può usarel’Ufficio per scaricare le tensioni individuali. Ora, lavoro sempre a Milano,ma in Ufficio il cui clima è sereno e tranquillo … A volte, mi meraviglio conme stessa. Come? Tornavo a casa sempre agitata…ed ora, invece, non mi sembraneanche più di andare a lavorare” Denise non disse nulla, ma fece la sue riflessioni.Cosa fare? Cambiare Ufficio? Nella notte, Denise, ebbe un sogno. Sognò suanonna Carolina, la mamma di sua mamma. Era stata lei che l’ha allevata inquanto la mamma di Denise faceva degli orari di lavoro impossibili. Nel sognola nonna Carolina la prese per mano. La accompagnò sotto il pergolato nell’ortoche curava personalmente accanto alla Villetta in cui aveva abitato. Nel sogno,nonna Carolina ha fatto sedere Denise sulla stessa panca di allora. Le ha fattoun discorso…”Denise. Nella vita ci sono gli alti e bassi, come per il tempo…periodi di pioggia e vento …. alternati a bel tempo. Il tuo attuale periodo è quellodel vento e della pioggia. Passerà presto. Siamo vicini al giorno di SantaRita, il 22 maggio. A Pavia, nella Chiesa di San Pietro in Ciel D’Oro il 22maggio è Festa grande in onore di Santa Rita. Vai anche tu a dire unapreghiera. Fai benedire una rosa e conservala nel cassetto del comò. Poi,accendi una candela… quando la candela si sarà esaurita… i tuoi guai sarannofiniti” Denise, non perse una parola di quanto le aveva detto la nonnaCarolina. Ormai non aveva più paura di niente. Sapeva che La nonna Carolina erala sua “Protettrice” che non l’avrebbe mai lasciata sola. Anzi, il 22 maggio diun anno fa, Denise fece ciò che le aveva consigliato la nonna Carolina… Ilgiorno successivo riprese con maggior vigore e impegno il lavoro nell’Ufficiodi Milano. Il sabato mattina Denise faceva delle lunghe camminate sulle rivedel fiume Ticino a Pavia. Camminate lunghissime che mantenevano in forma eritempravano lo spirito. Il primo sabato mattina, dopo la Festa di Santa Rita del 22maggio di un anno fa, Denise stava camminando sul sentiero che fiancheggiava ilfiume Ticino. Davanti a lei c’era un Signore anziano che ogni tanto perdeval’equilibrio e si appoggiava alle transenne di legno che seguono il sentiero.Ad un tratto il Signore ebbe un capogiro e fece appena in tempo a sedersi perterra. Denise corse in soccorso. Il Signore aveva in mano un bigliettino con unnumero di telefono. “Per favore, Signorina, chiami mio figlio Andrea. Dica divenirmi a prendere…” Denise non se lo fece ripetere due volte. Dopo pochissimosi presentò Andrea, il figlio del Signore che aveva soccorso. Andrea per sdebitarsiinvitò Denise a casa sua… una ricchissima Villa fuori città. Andrea e Denisediventarono amici, anzi, molto di più. Andrea, infatti, si era appena lasciatocon la moglie la quale aveva chiesto il divorzio. Per Andrea, Denise è stata lamanna del cielo. Non solo il padre di Andrea, il Signore che aveva soccorsolungo il sentiero sulla riva del fiume Ticino, era anche il maggior azionistadell’Ufficio presso cui lavorava Denise. Andrea se ne occupò subito. Denisevenne messa capo di un Ufficio Ricerche. Un posto di responsabilità nel qualenon avrebbe subito più alcun sgarbo da parte di chicchessia… dentro o fuoril’Ufficio. Anzi, per festeggiare l’avvenimento, Andrea e Denise, fecero unaofferta per Santa Rita alla Chiesa di San Pietro in Ciel D’Oro in Pavia. Poi,volarono a Londra, dove, si dice, ci siano dei Ristoranti Italiani nei quali simangia benissimo. Ci si innamora ... e, come a tavola… l’appetito vienmangiando-(627)Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
(1) Eugenia e le sette noci
Pavia è una città magica. Non soloperché ha più di duemila anni di storia, ma perché è bagnata dal fiume Ticino.Si sa che i fiumi sono portatori di magia, fenomeni che sfuggono ai concettirazionali ai quali siamo abituati. La Prof. Eugenia, docente di matematica inun Liceo del milanese abitante a Pavia, il giorno del suo quarantesimocompleanno era arrabbiata. Non era soddisfatta della vita che stava conducendo.Avrebbe voluto avere un compagno di vita, invece era sola. I due precedentifidanzati non erano stati di suo gradimento e, come dice il proverbio, “megliosoli che male accompagnati”. Fatto sta che la settimana scorsa, al compimentodel quarantesimo compleanno, era più arrabbiata che mai. Per farsi passare larabbia, Eugenia si era recata in piazza della Vittoria per prendere un caffè e incontrareeventuali amiche. Infatti, non era ancora seduta al tavolino del Bar quandoaveva scorto la sua collega Gisella. Alla collega era bastato poco per capireche Eugenia era incazzata. Ne chiese il motivo e non tardò a suggerire lasoluzione. “Eugenia, non ti arrovellare il cervello … applica il metodo dellesette noci” Eugenia si incavolò ancora di più … “Delle sette noci? Ma cosa staidicendo? Siamo nel 2016 … non nel 1800” Gisella fece finta di niente. “Eugenia,stai a sentire. Necessità non vuol legge … Tu sei arrabbiata con te stessa e sevuoi risolvere il tuo problema devi servirti delle sette noci” Eugenia capi chela collega aveva le idee chiare. Chiese come fare. Il sistema era semplice e ilrisultato sicuro. Mettere sette noci in tasca. Andare sul Ponte Coperto elasciarle cadere ad una ad una nella corrente del fiume … Alla settima noce: ilmiracolo. Eugenia a malincuore fece come diceva l’antica leggenda. Aveva appenalasciato cadere nel fiume la settima noce quando la quarantenne si sentìchiamare. “Eugenia cosa fai da queste parti?” Era il suo compagno diuniversità, il Dott. Giansiro che non vedeva da molto tempo. Dopo lespiegazioni di rito. Giansiro chiese a Eugenia se era disposta a seguirlo aParigi. Doveva andarci per accettare una grossa eredità dalla defunta ZiaCleofe … Per Eugenia si aprirono le porte del paradiso. Aveva sempre avuto undebole per Giansiro. Parigi, poi, era la città dell’amore … impossibileresistere. Accettò. Dino Barili blog.libero.it/paviastoria
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iltuonoilgrillo il 01/07/16 alle 19:13 via WEB LA PRIMA AUTOSTRADA D’ITALIA----Il progetto dell'autostrada nacque nella mente dell'ingegnere Pietro Puricelli .Nel 1922 aveva partecipato alla realizzazione del circuito di Monza, commissionato dall'Automobil club di Milano.e in seguito a questa esperienza, propose un progetto ideato l'anno prima: un collegamento tra Milano e i laghi di Como e Maggiore. Puricelli aveva le idee chiare, doveva essere riservata alle sole automobili, quindi niente carri, carrozze, biciclette o pedoni. Un'idea azzardata per quel periodo. L'ingegnere superò gli ostacoil anche di carattere burocratico. Per realizzare l'impresa fu necessario eseguire tremila espropri. Costata 90 milioni, secondo Puricelli si sarebbe dovuta ripagare con i pedaggi: 9 lire per le moto, da 12 a 20 per le auto, da 40 a 60 per gli autobus con uno sconto del 20 per cento per il biglietto di andata e ritorno.. Il 21 settembre 1923 a Lainate, l'autostrada fu inaugurata dalla Lancia Trikappa di Vittorio Emanuele III, accompagnato da Puricelli, e seguita dal lungo corteo di automobilisti Nel 1938 l'investimento iniziale era stato interamente ammortizzato, grazie ai mille veicoli al giorno che ben presto iniziarono a fare su e giù tra Milano e i laghi. Nei successivi due anni furono aggiunti i 24 chilometri della Milano-Como, la futura A9, e gli 11 della Gallarate-Sesto Calende, ora A8/A26. Una rete stradale modernissima per l'epoca, che attirò l’attenzione di tecnici e amministratori Dopo il 1923, tutte le altre autostrade costruite nel mondo vengono chiamate “autostrade” usando soltanto la dizione italiana coniata proprio da Puricelli. Ciao Teresa Ramaioli |
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