dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 15/07/2016
BUON VENERDI’ … 15LUGLIO 2016
L’estate è la stagione della libertà. Libertàdi dire, fare, progettare viaggi … vestirsi come si ritiene meglio. Ecco … èproprio nel vestirsi … che si raggiunge il massimo della libertà. Passeggiandoper Pavia, per esempio, in questo luglio 2016 … sembra di essere a Rimini (ogiù di lì) … oppure a Pavia beach. Ed è giusto così. Lo dice anche
278 Orietta Berti … “Come porti i capelli bella bionda”
In estate … soprattutto d’estate, sisente il desiderio di cambiare. Di cambiare cosa? Il proprio aspetto fisico, ilproprio modo di essere e di apparire … a cominciare dai capelli. A Pavia, diquesti tempi si vedono capelli di tutti i colori … bianchi, rossi … verdi eblu. Bellissimi. Naturalmente, anche coloro che non hanno il coraggio di girarecon i capelli metà verdi e metà blu ..,. guardano, osservano e … con OriettaBerti canticchiano … “Come porti i capelli bella bionda? …” Non canticchianoper invidia … solo perché è estate. “Tu li porti alla bella marinara” Ovvio. Ilmare è il mare … “Tu li porti come l’onda … come l’onda in mezzo al mar” …Effettivamente, dal modo come i capelli si muovono, ondeggiano … sembra diessere lungo la costa adriatica … nei pressi di Rimini. Libertà è anche questo.Vivere … con i capelli in libertà.
Dino
Racconto del giorno
653
“Gregorio e il sentierodel Destino”
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Intrigo …
…a Pavia
(Questestorie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache
vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)
racconto del giorno
653
I racconti di Pavia
Gregorio e il sentiero del Destino
Ci sono uomini che non sono disposti a rinunciare alle loro passioni…per una donna. A meno che non siano costretti… dal Destino o da qualche altroimprevisto della vita. Un anno fa, la pensava così anche il Dott. Gregorio,cinquantenne, fisico da atleta… camminatore infaticabile. Infatti, il Dott.Gregorio non si era mai sposato perché amava camminare. Ogni giorno una camminata…Ogni giorno una camminata sempre più lunga… per sfidare le proprie forze erealizzare “un sogno”. Il sogno del filosofo Nietzsche il quale avevateorizzato la “marcia come atto poetico”… un modo per raggiungere la sublimemeta dell’incontro dell’uomo con la natura. Sarà, pure “un atto poetico”, unpiacevole andare… ma a cinquant’anni il Dott. Gregorio, dopo aver macinatochilometri e chilometri, non aveva ancora raggiunto il sogno “suggerito” dalfilosofo. Ogni sabato mattina, al solito Bar di Piazza della Vittoria in Pavia,il cinquantenne raccontava ai soliti amici e a qualche curioso avventore, lesue avventure di “infaticabile camminatore”. Le farciva con parole cometrekking per renderle più alla moda e concludeva il discorso con la fatidicafrase “un giorno di cammino… dieci giorni di salute”. Naturalmente il Dott.Gregorio non aveva mai pensato a farsi una morosa. Non aveva avuto tempo.All’inizio di ogni anno, compilava con metodica precisione, la lista deisentieri da percorrere. Da quel giorno non perdeva un appuntamento.Nell’Ufficio di Milano presso cui lavorava era considerato l’uomo più precisodella Terra. Qualche Collega aveva malignato in proposito … “Il Dott. Gregorionon è un uomo … è un computer munito di gambe per camminare”. Essendo un bell’uomo(e ricco), le Colleghe cercavano di circuirlo per renderlo sensibile almatrimonio. Niente da fare. Una decina di anni fa ci aveva provato la Collega Silvia… Dopodiverse stancanti camminate vi aveva rinunciato. A farla desistere definitivamenteè stato la camminata “del Lago Maggiore” detto Verbano. Un giorno Silvia sioffri di accompagnare Gregorio nella camminata panoramica di quasi ottochilometri che dalla Stazione di Maccagno risale lungo il fiume Giona perarrivare alla collinetta dei Motti dei Ronchetti da dove si gode una vista apicco sul Lago Maggiore. Il sentiero tocca le località di Torretta, Ronchi,Colmegna e Bonga per scendere nel centro storico di Luino. Era la prima voltache Silvia partecipava ad una camminata del genere. A poco erano serviti lefrasi di incitamento che Gregorio pronunciava ad ogni istante…”Guarda che Lago…che panorama…che scorci…”. Niente da fare. Silvia si sentiva sempre più stanca,anzi, sfinita. Quando giunse a Luino, si sedette su un masso e pronunciò lafatidica frase “Da qui, non mi muovo più. Mi devono venire a prendere”. Gregoriocomprese che la Silviaaveva esaurito le batterie. Chiamò un taxi e la riportò direttamente al suodomicilio. Da quel giorno Silvia rinunciò ad inseguire un uomo… anche sepossibile marito. Troppa fatica…- diceva lei - ”Meglio soli… che faticosamenteaccompagnati”. Anche altre Colleghe avevano fatto un pensierino sul Dott.Gregorio, ma preferivano aspettare l’occasione propizia… e meno faticosa. Unanno fa, a cinquant’anni , il Dott. Gregorio decise di affrontare da solo ilfamoso “sentiero del Destino” nell’Oltrepò Pavese. Ormai, nessuno era in gradodi stare al suo pari. Altri amanti della camminata ci aveva provato, ma dopo unpo’ avevano dichiarato fortait. Ora, ecco il baldanzoso cinquantenne cheaffrontava “da solo” l’impervio sentiero tra i boschi … con discese e risalitecontinue…con difficoltà di ogni genere… Dopo un avvio da gran camminatore,Gregorio affrontò le prime difficoltà. Stava per attraversare un facile trattopianeggiante quando sentì una grandissima fitta al piede sinistro. Avevaappoggiato male il piede ed aveva preso una storta. Un dolore lancinante salivadal piede alla testa. Il Dott. Gregorio si mise ad urlare per il dolore… Chipoteva sentirlo? Non c’era anima viva per chilometri. Il Dott. Gregoriocontinuò ad urlare …come fosse una richiesta di aiuto. Nessuno, però, era ingrado di aiutarlo …Nessuno sentiva la sua richiesta. Così, il cinquantenne siconvinse che doveva fare tutto da solo. Cosa? Si diede una calmata. Riprese ilcontrollo delle proprie azioni. Cercò una posizione possibile e fece riposareil piede acciaccato. Così, il Dott. Gregorio, facendo tesoro dell’esperienza dicamminatore, raggiunse il posto più vicino per essere “recapitato a casa sua”in taxi. Per fortuna che Gregorio aveva una vicina di casa, la Dott. Armanda,cinquantenne, bellissima, medico di professione,che sembrava l’angelo dellabontà. Si interessò subito dell’infortunato. Prestò le prime cure. Comprese chela storta al piede “non” era solo dovuta all’aver fatto un movimento brusco, maaveva un “risvolto psicologico”. Il Dott. Gregorio aveva bisogno di coccole, dicompagnia. La Dott. Armanda abbondò in carezze, coccole e dolci parole. Ilcinquantenne si riprese alla grande. Da un anno a questa parte, anziché pensarealla marcia come “atto poetico”, Gregorio ed Armanda passeggianotranquillamente per Corso Cavour e Strada Nuova a Pavia. Mano nella mano… comedue fidanzatini. Il sogno del filosofo può attendere. Meglio le coccole, le carezzee le dolci parole …(e tutto il resto)… per la felicità del corpo e dellospirito. -(653)Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
iltuonoilgrillo il 14/07/16 alle 18:10 via WEB SANT’ ALBERTO DI BUTRIO-- L'eremo di Sant'Alberto di Butrio, sorge fra primi rilievi dell'Appennino Ligure, nella Valle Staffora dell'Oltrepò Pavese, in provincia di Pavia, in frazione Butrio del comune di Ponte Nizza, a 687 metri s.l.m., isolato in una chiostra di monti, tra verdi pascoli, castagni, querce e abeti. L'eremo di Sant'Alberto ha origini molto antiche. L’aspetto esteriore rivela le ristrutturazioni che si sono succedute nel tempo, l'interno invece ci porta indietro nel tempo e ci sentiamo pervasi da una sensazione di misticismo Considerata la perla dell'Oltrepò Pavese, l'abbazia fu fondata nell'XI secolo sui ruderi di una fortificazione romana dall'eremita sant'Alberto. Frate Ave Maria nasce a Pogli di Ortovero in provincia di Savona, il suo vero nome è Cesare Pisano, da ragazzo la sua vita cambia radicalmente quando giocando in paese con alcuni amici viene colpito involontariamente da un colpo di fucile ritenuto scarico perdendo la vista. Don Luigi Orione di Tortona lo ospita in un suo istituto assistito da una suora missionaria della Carità. Cesare Pisano attraversa un periodo molto difficile, ma sente crescere una particolare venerazione per la Madonna. E' l'anno 1923 quando entra a fare parte degli eremiti ciechi della Divina Provvidenza (fondato da don Orione), poi viene destinato in una isolata località allora poco conosciuta: l'eremo di Sant'Alberto nel comune di Ponte Nizza in valle Staffora (PV). In questo luogo Cesare Pisano, indossa la veste e prende il noma di frate Ave Maria datogli da don Orione. La sua grande umiltà, saggezza e disponibilità attira la venerazione di tantissime persone che desiderano incontrarlo per essere confortati, consigliati spiritualmente. Il 21 gennaio 1964 frate Ave Maria muore; un'immensa folla accorre ai funerali proclamandolo santo Le sue spoglie, venerate nell'eremo sono meta ogni giorno di pellegrinaggi Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli |
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iltuonoilgrillo il 14/07/16 alle 18:08 via WEB CHIESA DELL'AUTOSTRADA---L’idea di costruire una Chiesa tra i campi, ma visibile ed accessibile dall’autostrada, venne all’Ing. Fedele Cova, fondatore della Società Autostrade e la localizzazione praticamente a metà strada tra Milano e Napoli, dunque a Firenze; e nel 1964, ad Aprile e ad Ottobre vennero inaugurate rispettivamente la Chiesa e l’Autostrada. La Chiesa è dedicata a S. Giovanni Battista, è stata costruita tra il 1960 e il 1963 su un progetto dell'architetto pistoiese Giovanni Michelucci. I materiali utilizzati sono pietra e cemento per le pareti ed il rame ossidato per il tetto. Marmo, vetro e bronzo sono stati usati per gli elementi interni. Questa chiesa è chiamata anche la Chiesa della Autostrada del Sole per la sua posizione tra l'Autostrada del Sole A1 e la A11 (autostrada Firenze-Mare). La Chiesa presenta elementi tradizionali e moderni: i primi sono la pianta a croce ed il rivestimento in pietra, i secondi sono il tetto concepito come una tenda e il rame usato per coprirlo.La forma è a tenda per evocare il passaggio dei pellegrini, e l’Autostrada diventava il simbolo dell’abbattimento delle barriere Nord-Sud. Sul sagrato si trova una lapide, in un unico blocco di marmo, con un’iscrizione commemorativa dei Caduti sul lavoro durante la realizzazione dell’opera.La chiesa è ideata come la tappa di un cammino umano che, suggerito dalla "strada", possa continuare anche all'interno della chiesa. "Mi sono reso conto che una tale costruzione- dice l'architetto Michelucci, quando accetta dalla Società Autostrade l'incarico - avrebbe potuto costruire , per se stessa, un luogo d'incontro tra uomini di ogni paese quando, provenienti da ogni parte del continente, percorse le nuove autostrade, sostano per una tappa quasi sempre inevitabile e necessaria a Firenze". Un luogo in cui ognuno possa fare una sosta per guardare dentro di sè , restare in solitudine, oppure unirsi nella preghiera con gli altri fedeli. Ciao Teresa Ramaioli |
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