Depressione: Corretto impiego dei farmaci antidepressivi SSRI

Antidepressivi SSRI

Come la somministrazione di un antidepressivo SSRI modifica l’architettura funzionale del cervello, riducendo la connettività tra le reti di stato di riposo in alcune aree del cervello ed aumentandola in altre nell’arco di poche ore

Antidepressant SSRI alters functional brain architecture in a matter of hours
Anti-depressant reduces connectivity between resting-state networks in some areas of the brain and increases it in others

Fonte: Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences, Leipzig ( Germany )

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, noti anche con la sigla abbreviata SSRI, sono una classe di farmaci antidepressivi.

Si ritiene siano in grado di modificare la concentrazione nel cervello di alcuni neurotrasmettitori responsabili della regolazione del tono dell’umore e in particolare di aumentare la concentrazione della serotonina bloccando il principale processo biologico di eliminazione di questa dal vallo sinaptico ( reuptake ).

Gli inibitori di SSRI vengono utilizzati in un’ampia varietà di disturbi psichiatrici, tra cui: depressione maggiore, disturbi d’ansia ( attacchi di panico, ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo ), disturbi dell’alimentazione ( bulimia, binge-eating ), disturbo post-traumatico da stress.

Le principali molecole appartenenti alla categoria dei farmaci SSRI sono: Citalopram ( Elopram, Seropram ); Escitalopram ( Cipralex, Entact ); Fluoxetina ( Prozac, Fluoxetil, Fluoxeren, Fluoxetina generica ); Fluvoxamina ( Dumirox, Fevarin, Maveral, Fluvoxamina generica ); Paroxetina ( Daparox, Sereupin, Seroxat, Paroxetina generica ); Sertralina ( Zoloft, Tatig, Serad, Sertralina generica )

Reazioni avverse

Nella maggioranza dei casi gli effetti collaterali sono di lieve entità e rientrano nell’ambito della cefalea, dei disturbi gastrointestinali ( nausea e quindi calo dell’appetito ), tremori, nervosismo e disfunzioni sessuali.

Le reazioni avverse più comuni ( sperimentati da più del 10% dei pazienti) consistono in:

disturbi gastrointestinali ( nausea e calo dell’appetito ); disfunzioni sessuali ( disfunzione erettile, calo della libido e anorgasmia ), anedonia; sonnolenza o insonnia; affaticamento, nervosismo e tremori; sudorazione e/o bocca secca; sogni lucidi.

Le reazioni avverse sono in genere autolimitanti, cioè tendono a presentarsi nei primi giorni di assunzione per poi diminuire nel corso delle prime settimane di trattamento. Gli effetti collaterali sulla sfera sessuale tendono invece a comparire nel corso delle prime settimane di trattamento e a persistere nel corso dell’assunzione.

In alcuni casi è stato dimostrato che anche gli inibitori SSRI, come i farmaci triciclici, possono dare un prolungamento dell’intervallo QT.

Inoltre, l’assunzione degli inibitori SSRI può aumentare il rischio di fratture ossee, di sanguinamento e di disturbi della coagulazione.

Sono stati segnalati inoltre casi di disturbi del movimento ( tremori, diminuzione della coordinazione motoria ) ed alcuni rari casi di disturbi extra-piramidali.

Generalmente l’assunzione degli inibitori SSRI è fortemente sconsigliata in gravidanza e allattamento: nel caso sia necessario proseguire la terapia anche in questa fase, la scelta ricade di norma su altre molecole. In ogni caso deve sempre essere fatta, dallo psichiatra in collaborazione con la paziente, una attenta valutazione del rapporto rischio / beneficio nell’utilizzo in gravidanza di questi farmaci. ( Wikipedia )

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L’impiego degli antidepressivi nel dolore cronico è appropriato ?

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Uno studio ha esaminato l’uso degli antidepressivi nel trattamento del dolore cronico. Questi farmaci dovrebbero essere prescritti in modo mirato. L’efficacia della terapia dipende dal tipo di farmaco e dal tipo di dolore

La principale indicazione nell’uso degli antidepressivi è rappresentata dal disturbo dell’umore. Tuttavia questi psicofarmaci trovano impiego nel trattamento del dolore cronico. Gli antidepressivi vengono prescritti per calmare le sofferenze causate da malattie reumatiche, emicrania, mal di schiena, fibromialgia, sindrome dell’intestino irritabile e altri dolori difficili da gestire con i farmaci analgesici.

Spesso il dolore cronico è associato alla depressione, ma gli antidepressivi vengono prescritti anche in assenza di disturbi mentali o dell’umore, solo ed esclusivamente a scopo antalgico.

Uno dei farmaci più impiegati a questo scopo è la Duloxetina ( Cymbalta ) che trova indicazione nel dolore neuropatico diabetico, o l’Amitriptilina ( Laroxyl ) per il dolore neuropatico, la cefalea tensiva e l’emicrania.

L’impiego degli antidepressivi è sicuro e efficace ?

Secondo una ricerca pubblicata sul British Medical Journal ( BMJ ) la prescrizione degli antidepressivi nella terapia del dolore cronico dovrebbe avvenire in modo mirato identificando il paziente che può tra trarre i maggiori benefici. Questo Perché non tutti gli psicofarmaci funzionano per ogni condizione.

I ricercatori dell’Università di Sidney che hanno realizzato lo studio criticano le linee guida redatte nel 2021 dal NICE ( National Institute for Health and Care Excellence ) della Gran Bretagna che raccomandano indiscriminatamente diversi tipi di antidepressivi per gli adulti che vivono con dolore cronico. L’elenco comprende: Amitriptilina, Citalopram, Duloxetina, Fluoxetina, Paroxetina o Sertralina.

Raccomandare un elenco di antidepressivi senza un’attenta considerazione delle evidenze per ciascun farmaco in rapporto alle diverse condizioni di dolore può indurre erroneamente medici e pazienti a pensare che tutti gli antidepressivi abbiano la stessa efficacia per tutte le condizioni di dolore.

E’ stata effettuata una revisione sistematica di studi condotti tra il 2012 e il 2022 che avevano coinvolto in tutto 25.000 partecipanti esaminando 8 classi di antidepressivi e 22 tipi di dolore cronico ( mal di schiena, fibromialgia, mal di testa, dolore postoperatorio e sindrome dell’intestino irritabile ).

Dall’analisi dei risultati è emerso che alcuni antidepressivi sono effettivamente efficaci nella gestione del dolore. Gli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina ( SNRI ) come la Duloxetina hanno mostrato un effetto analgesico per un gran numero di condizioni, come mal di schiena, artrosi del ginocchio, dolore postoperatorio, fibromialgia e dolore neuropatico.

Al contrario, gli antidepressivi triciclici, come l’Amitriptilina, che sono gli antidepressivi più usati per il trattamento del dolore nella pratica clinica, non hanno dato chiare evidenze di una loro efficacia.

Tuttavia, nell’uso degli antidepressivi è necessaria la prudenza. Gli antidepressivi sono medicinali soggetti a prescrizione medica. Gli antidepressivi devono essere impiegati sotto consiglio medico. È molto importante non interrompere bruscamente il trattamento per evitare effetti di astinenza che possono essere angoscianti e associati a disturbi quali: vertigini, nausea, ansia, agitazione, tremore, sudorazione, confusione e insonnia.

Fonte: British Medical Journal, 2023

 

PRIMA DI ASSUMERE UN ANTIDEPRESSIVO CONSULTARE LA SCHEDA TECNICA E IN PARTICOLARE LE REAZIONI AVVERSE ( Link a FarmaciaOnline.net )

 

Sindrome serotoninergica

Gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina possono scatenare questa sindrome, soprattutto se assunti insieme ad altri medicinali in grado di aumentare la trasmissione serotoninergica. La sindrome può anche essere definita come un avvelenamento da serotonina ed è causata da un’eccessiva attività serotoninergica a livello del sistema nervoso centrale. L’intossicazione può avvenire in forma live, moderata o grave.

Alcuni dei sintomi che possono manifestarsi sono euforia, sonnolenza, irrequietezza, sensazione di ubriachezza, cefalea, febbre, sudorazione aumentata, rigidità muscolare, mioclonia ( breve e involontaria contrazione di un muscolo o di un gruppo di muscoli ), rabdomiolisi ( rottura delle cellule del muscolo scheletrico e conseguente rilascio nel circolo ematico delle sostanze presenti all’interno della muscolatura ) e crisi convulsive. Alcuni pazienti possono anche entrare in uno stato di shock, con temperature corporee superiori ai 40°C.