La presenza di anticorpi IgG anti-spike o anti-nucleocapside è stata associata a un rischio sostanzialmente ridotto di reinfezione da virus SARS-CoV-2

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Aggiornamento in Medicina

Stato degli anticorpi e incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 negli operatori sanitari

La relazione tra la presenza di anticorpi contro il virus SARS-CoV-2 e il rischio di una successiva reinfezione rimane non ben definita.
È stata studiata l’incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 confermata dalla reazione a catena della polimerasi ( PCR ) negli operatori sanitari sieropositivi e sieronegativi che frequentavano i test del personale asintomatico e sintomatico presso gli Oxford University Hospitals nel Regno Unito.
Lo stato anticorpale al basale è stato determinato mediante test anti-spike ( analisi primaria ) e saggio per le IgG anti-nucleocapside e i membri del personale sono stati seguiti fino a 31 settimane.
È stata stimata l’incidenza relativa dei risultati dei test positivi alla PCR e della nuova infezione sintomatica in base allo stato degli anticorpi, aggiustando per età, sesso riferito dai partecipanti e cambiamenti nell’incidenza nel tempo. …..

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Arnaldo Caruso presidente della Società italiana di virologia: con la variante Omicron COVID diventa una malattia più benigna ?

Caruso Arnaldo

Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia: la variante Omicron potrebbe rappresentare l’inizio di una relazione pacifica tra uomo e coronavirus

Secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia ( Siv-Isv ), la variante Omicron “potrebbe segnare la fine della paura pandemica”. Potrebbe essere, infatti, l’inizio della fase attesa dalla comunità scientifica di tutto il mondo: una relazione pacifica tra uomo e coronavirus.

“Se la nuova variante si confermasse più trasmissibile, ma meno aggressiva, potrebbe essere l’adattamento del virus Sars-CoV-2 che aspettavamo”.

Lo scenario appare realistico a chi conosce “la storia di tutte le infezioni virali, specialmente di quelle respiratorie. Esplodono in modo eclatante, poi pian piano l’ospite reagisce, il virus si adegua e scatta una sorta di convivenza tra i due”.

Conviene a noi e “conviene al virus – ha sottolineato Arnaldo Caruso, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili. Al virus conviene infatti non eliminare l’ospite comportandosi in maniera aggressiva, ma conviverci”, e sfruttarne i processi cellulari per moltiplicarsi e continuare a circolare.

” Più un virus è moderatamente sintomatico o addirittura asintomatico, più ha la possibilità di trasmettersi, di continuare la sua corsa e di prevalere nella sua forma più contagiosa, più veloce ma più mite, su tutte le altre varianti “.

E’ questo che forse sta succedendo, “anche se ad oggi i dati disponibili sono pochi e tutto è ancora da verificare e da comprendere “. E per farlo, precisa, bisognerà studiare meglio la variante Omicron: ” Un virus che entra più rapidamente nell’organismo bersaglio, è meno capace di farlo ammalare, in genere ha modificato non solo la proteina Spike, ma anche molte delle sue proteine interne che sono quelle che giocano un ruolo maggiore nel determinarne l’aggressività. Ed è lì che dovremmo andare a cercare per capire bene cos’è successo, guardando oltre la proteina Spike “.

Fonte: Adnkronos

https://www.adnkronos.com/variante-omicron-potrebbe-essere-la-fine-della-pandemia_19MY1Xy73Y1OF5RG3RRnCL

 

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