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Trattamento precoce per Covid-19 con l’anticorpo neutralizzante SARS-CoV-2 Sotrovimab

La malattia da coronavirus 2019 ( Covid-19 ) si traduce in modo sproporzionato in ospedalizzazione o morte nei pazienti più anziani e in quelli con condizioni alla base.
Sotrovimab ( Xevudy ) è un anticorpo monoclonale pan-sarbecovirus progettato per prevenire la progressione di Covid-19 nei pazienti ad alto rischio all’inizio del decorso della malattia.
In uno studio in corso, multicentrico, in doppio cieco, di fase 3, sono stati assegnati in modo casuale pazienti non-ospedalizzati con Covid-19 sintomatica ( 5 giorni o meno dopo l’insorgenza dei sintomi ) e almeno un fattore di rischio per la progressione della malattia a ricevere una singola infusione di Sotrovimab alla dose di 500 mg oppure placebo.
L’esito primario di efficacia era l’ospedalizzazione per più di 24 ore per qualsiasi causa o morte entro 29 giorni dopo la randomizzazione.
In questa analisi ad interim prespecificata, che ha incluso una popolazione intent-to-treat ( ITT ) di 583 pazienti ( 291 nel gruppo Sotrovimab e 292 nel gruppo placebo ), 3 pazienti ( 1% ) nel gruppo Sotrovimab rispetto a 21 pazienti ( 7% ) nel gruppo placebo hanno presentato una progressione della malattia che ha portato all’ospedalizzazione o alla morte ( riduzione del rischio relativo, 85%; P=0.002 ).
Nel gruppo placebo, 5 pazienti sono stati ricoverati nell’Unità di terapia intensiva, di cui 1 è deceduto entro il giorno 29.
La sicurezza è stata valutata in 868 pazienti ( 430 nel gruppo Sotrovimab e 438 nel gruppo placebo ).
Gli eventi avversi sono stati riportati dal 17% dei pazienti nel gruppo Sotrovimab e dal 19% di quelli nel gruppo placebo; gli eventi avversi gravi sono stati meno comuni con Sotrovimab rispetto al placebo ( rispettivamente nel 2% e nel 6% dei pazienti ).
Tra i pazienti ad alto rischio con Covid-19 da lieve a moderata, Sotrovimab ha ridotto il rischio di progressione della malattia.
Non sono stati identificati segnali di sicurezza. ( Xagena2021 )
Gupta A et al, N Engl J Med 2021; 385: 1941-1950

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Corticosteroidi per la fase iniziale del COVID-19

I corticosteroidi sintetici sono farmaci ampiamente disponibili, impiegati nel trattamento di malattie infiammatorie croniche e autoimmuni. Corticosteroidi sistemici per la gestione del COVID-19 …


 

Protezione e diminuzione dell’immunità naturale e ibrida a SARS-CoV-2

L’infezione con virus SARS-CoV-2 fornisce un’immunità naturale contro la reinfezione. Studi recenti hanno mostrato una diminuzione dell’immunità fornita dal vaccino BNT162b2 ( Comirnaty; vaccino Pfize …


 

Effetti indesiderati di Sotrovimab, un anticorpo monoclonale anti-COVID

Sotrovimab ( Xevudy ) è un anticorpo monoclonale IgG1 che si lega ad un epitopo altamente conservato della proteina spike nel sito di legame del recettore del SARS-CoV-2, e trova indicazione nel tratt …


 

Associazioni tra indice di massa corporea e gravità del COVID-19 in Inghilterra

L’obesità è un importante fattore di rischio per esiti avversi dopo l’infezione da SARS-CoV-2. È stata esaminata questa associazione, comprese le interazioni con le caratteristiche demografiche e co …


 

Primi esiti dopo il trapianto di polmone per COVID-19 grave: una serie di primi casi consecutivi da quattro Paesi

Il trapianto di polmone è un trattamento salvavita per i pazienti con malattia polmonare allo stadio terminale; tuttavia, è raramente considerato per i pazienti con sindrome da distress respiratorio a …


 

Plasma convalescente in pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19: studio RECOVERY

Molti pazienti con COVID-19 sono stati trattati con plasma contenente anticorpi anti-SARS-CoV-2. Sono state valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia al plasma convalescente in pazienti rico …


 

Associazione del trattamento con plasma convalescente con gli esiti clinici nei pazienti con COVID-19

Il plasma convalescente è un trattamento proposto per COVID-19. Sono stati valutati gli esiti clinici con il trattamento con plasma convalescente rispetto al placebo o allo standard di cura in pubblic …


 

Stato degli anticorpi e incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 negli operatori sanitari

La relazione tra la presenza di anticorpi contro il virus SARS-CoV-2 e il rischio di una successiva reinfezione rimane non ben definita. È stata studiata l’incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 co …


 

Terapia precoce con plasma ad alto titolo anticorpale per prevenire la forma grave di Covid-19 negli anziani

Le terapie per interrompere la progressione della malattia da coronavirus 2019 in fase iniziale ( Covid-19 ) rimangono non ben definite. Tra queste, il plasma convalescente somministrato a pazienti os …


 

Plasma convalescente nella polmonite grave da Covid-19

Il plasma convalescente viene frequentemente somministrato a pazienti con Covid-19 ed è stato segnalato, in gran parte sulla base di dati osservazionali, in grado di migliorare gli esiti clinici. So …


 

Evidenza genomica per la reinfezione con SARS-CoV-2: un caso di studio

Il grado di immunità protettiva conferito dall’infezione da SARS-CoV-2 è attualmente sconosciuto. In quanto tale, la possibilità di reinfezione con il virus SARS-CoV-2 non è ben definita. Sono sta …


 

Gli anticorpi sembrano fornire protezione contro la reinfezione da COVID-19

I pazienti con anticorpi anti-SARS-CoV-2 sembrano essere protetti contro la reinfezione per almeno alcuni mesi. Nello studio, i ricercatori hanno osservato più bassi tassi positivi ai test NAAT ( t …


 

Trattamento di 5 pazienti critici con COVID-19 con plasma convalescente

La malattia da coronavirus 2019 ( COVID-19 ) è una pandemia senza agenti terapeutici specifici e una mortalità sostanziale. È, pertanto, fondamentale trovare nuovi trattamenti. Si è determinato s …


 

Studio di associazione sull’intero genoma di Covid-19, forma grave, con insufficienza respiratoria

Esiste una notevole variazione nel comportamento della malattia tra i pazienti infetti da SARS-CoV-2, il virus che causa la malattia da coronavirus 2019 ( Covid-19 ). L’analisi dell’associazione sul …


 

Il vaccino di Oxford – AstraZeneca presenta una efficacia del 59% nei confronti delle infezioni asintomatiche da SARS-CoV-2

Il vaccino COVID-19 di Oxford e AstraZeneca è stato in grado di prevenire alcune infezioni asintomatiche negli studi di fase III, ma l’effetto è stato riscontrato principalmente nel gruppo che ha rice …

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Aggiornamento in Virologia: Reazioni avverse di Sotrovimab

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Anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2: reazioni avverse di Sotrovimab

Sotrovimab ( Xevudy ) è un anticorpo monoclonale IgG1 che si lega ad un epitopo altamente conservato della proteina spike nel sito di legame del recettore del SARS-CoV-2, e trova indicazione nel trattamento di adulti e di adolescenti, affetti da COVID, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare.
Le reazioni avverse più comuni osservate dopo somministrazione di Sotrovimab sono state le reazioni di ipersensibilità ( 2% ) e le reazioni correlate all’infusione ( 1% ).
La reazione avversa più grave è stata l’anafilassi ( 0.05% ).
Le reazioni avverse sono state suddivise in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza. Le frequenze sono definite nel seguente modo: molto comune ( maggiore o uguale a 1/10 ); comune ( maggiore o uguale a 1/100, minore di 1/10 ); non-comune ( maggiore o uguale a 1/1.000, minore di 1/100 ); raro ( maggiore o uguale a 1/10.000, minore di 1/1.000 ); molto raro ( minore di 1/10.000 ).
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Aggiornamento in Virologia: Anticorpi monoclonali anti-COVID

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Anticorpi monoclonali anti-COVID: reazioni avverse di Sotrovimab 

Sotrovimab ( Xevudy ) è un anticorpo monoclonale IgG1 che si lega ad un epitopo altamente conservato della proteina spike nel sito di legame del recettore del SARS-CoV-2, e trova indicazione nel trattamento di adulti e di adolescenti, affetti da COVID, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare.
Le reazioni avverse più comuni osservate dopo somministrazione di Sotrovimab sono state le reazioni di ipersensibilità ( 2% ) e le reazioni correlate all’infusione ( 1% ).
La reazione avversa più grave è stata l’anafilassi ( 0.05% ).
Le reazioni avverse sono state suddivise in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza. Le frequenze sono definite nel seguente modo: molto comune ( maggiore o uguale a 1/10 ); comune ( maggiore o uguale a 1/100, minore di 1/10 ); non-comune ( maggiore o uguale a 1/1.000, minore di 1/100 ); raro ( maggiore o uguale a 1/10.000, minore di 1/1.000 ); molto raro ( minore di 1/10.000 ).

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Anticorpi monoclonali anti-COVID: reazioni avverse di Sotrovimab

Sotrovimab ( Xevudy ) è un anticorpo monoclonale IgG1 che si lega ad un epitopo altamente conservato della proteina spike nel sito di legame del recettore del SARS-CoV-2, e trova indicazione nel trattamento di adulti e di adolescenti, affetti da COVID, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare.
Le reazioni avverse più comuni osservate dopo somministrazione di Sotrovimab sono state le reazioni di ipersensibilità ( 2% ) e le reazioni correlate all’infusione ( 1% ).
La reazione avversa più grave è stata l’anafilassi ( 0.05% ).
Le reazioni avverse sono state suddivise in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza. Le frequenze sono definite nel seguente modo: molto comune ( maggiore o uguale a 1/10 ); comune ( maggiore o uguale a 1/100, minore di 1/10 ); non-comune ( maggiore o uguale a 1/1.000, minore di 1/100 ); raro ( maggiore o uguale a 1/10.000, minore di 1/1.000 ); molto raro ( minore di 1/10.000 ). …..

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Imperial College London: “ la variante Omicron causa sintomi più lievi e tra il 15 e il 45% di possibilità in meno di essere ricoverati rispetto alla variante Delta ”

Imperial-College-London

Il contagio da variante Omicron sembrerebbe causare sintomi più lievi e meno gravi rispetto alla variante Delta. È quanto risulta da uno studio dell’Imperial College condotto in Gran Bretagna tra il primo e il 14 dicembre

La riduzione del rischio è nell’intervallo tra il 15 e il 25% quando l’endpoint è la presenza in ospedale, e del 40-45% in meno quando si utilizza un ricovero della durata di 1 giorno o più giorni.

Queste riduzioni di rischio di ospedalizzazione debbano essere bilanciate con un maggior rischio di infezione causato dalal variante Omicron.

Negli individui che a causa di una precedente infezione con altra variante hanno acquisito immunità naturale al virus, il rischio di ospedalizzazione causato dalla variante Omicron è ridotto di circa il 50%, mentre il rischio di degenza ospedaliera superiore a un giorno è ridotto del 61%.

La stratificazione del rischio di ospedalizzazione per stato di vaccinazione rivela poi un quadro ancora più complesso. Sembra infatti vi sia un’apparente differenza tra coloro che hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca rispetto al vaccino Pfizer o Moderna, come ciclo primario ( prima e seconda dose ). I rapporti di rischio per la frequenza ospedaliera con Omicron per Pfizer e Moderna sono simili a quelli osservati per la Delta, mentre i rapporti di rischio con Omicron sono generalmente inferiori rispetto a Delta per i vaccinati con AstraZeneca.

Date le dimensioni limitate dei campioni, lo studio presenta dei limiti di interpretazione.

In termini generali, le stime dello studio suggeriscono che gli individui che hanno ricevuto almeno due dosi di vaccino rimangono sostanzialmente protetti contro l’ospedalizzazione, anche se la protezione contro l’infezione viene ampiamente persa contro la variante Omicron.

Il professor Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra ha dichiarato: “ La nostra analisi mostra prove di una moderata riduzione del rischio di ospedalizzazione associato alla variante Omicron rispetto alla variante Delta. Tuttavia, questo sembra essere compensato dalla ridotta efficacia dei vaccini contro l’infezione con la variante Omicron. Data l’elevata trasmissibilità del virus Omicron, rimane il rischio per i servizi sanitari di far fronte alla crescente domanda se i casi di Omicron continuassero a crescere al ritmo osservato nelle ultime settimane “.

Fonte: Imperial College London

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La presenza di anticorpi IgG anti-spike o anti-nucleocapside è stata associata a un rischio sostanzialmente ridotto di reinfezione da virus SARS-CoV-2

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Stato degli anticorpi e incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 negli operatori sanitari

La relazione tra la presenza di anticorpi contro il virus SARS-CoV-2 e il rischio di una successiva reinfezione rimane non ben definita.
È stata studiata l’incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 confermata dalla reazione a catena della polimerasi ( PCR ) negli operatori sanitari sieropositivi e sieronegativi che frequentavano i test del personale asintomatico e sintomatico presso gli Oxford University Hospitals nel Regno Unito.
Lo stato anticorpale al basale è stato determinato mediante test anti-spike ( analisi primaria ) e saggio per le IgG anti-nucleocapside e i membri del personale sono stati seguiti fino a 31 settimane.
È stata stimata l’incidenza relativa dei risultati dei test positivi alla PCR e della nuova infezione sintomatica in base allo stato degli anticorpi, aggiustando per età, sesso riferito dai partecipanti e cambiamenti nell’incidenza nel tempo. …..

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Cina: approvato il primo farmaco antivirale contro il coronavirus SARS-CoV-2

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LA CINA HA APPROVATO IL PRIMO FARMACO ANTIVIRALE CONTRO IL CORONAVIRUS SARS-COV-2

Il farmaco anti-virale Favilavir ha ottenuto l’approvazione del NMPA ( National Medical Products Administration ) cinese per il trattamento di Covid-19, la malattia causata dal virus SARS-CoV-2. Questa è la prima approvazione di un farmaco contro il nuovo coronavirus. Favilavir, un antivirale, era stato sviluppato da Zhejiang Hisun Pharmaceutical. Favilavir ha dimostrato in uno studio clinico in corso su 70 pazienti a Shenzhen, nella provincia del Guangdong, di essere efficace contro SARS-CoV-2 con un accettabile profilo di sicurezza. E’ stata approvata la versione generica del farmaco. La produzione del farmaco antivirale è iniziata domenica 23 febbraio. ( CONTINUA: https://xagena.it/articolo/la-cina-ha-approvato-il-primo-farmaco-antivirale-contro-il-coronavirus-sars-cov-2-favilavir )

 

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