Cancro all’endometrio: Dostarlimab più chemioterapia migliora la sopravvivenza libera da progressione

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Carcinoma dell’endometrio: Dostarlimab ( Jemperli ) più chemioterapia migliora la sopravvivenza libera da progressione in particolare nella popolazione dMMR/MSI-H

I risultati di una analisi ad interim dello studio RUBY, che sta valutando Dostarlimab ( Jemperli ) più chemioterapia standard ( Carboplatino – Paclitaxel ) seguita da Dostarlimab rispetto alla chemioterapia più placebo seguita da placebo nelle pazienti adulte con carcinoma endometriale primario avanzato o ricorrente, hanno mostrato che l’immunoterapia è associata a una riduzione del 72% e del 36% del rischio di progressione della malattia o morte rispettivamente nella popolazione dMMR/MSI-H e nella popolazione complessiva

In occasione del SGO Annual Meeting on Women’s Cancer sono stati presentati i risultati di una analisi ad interim della Parte 1 dello studio di fase III RUBY che sta studiando Dostarlimab ( Jemperli ) più chemioterapia standard ( Carboplatino – Paclitaxel ) seguita da Dostarlimab rispetto alla chemioterapia più placebo seguita da placebo nelle pazienti adulte con carcinoma dell’endometrio primario avanzato o ricorrente.

E’ stato osservato un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo nella sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) per l’anticorpo monoclonale anti-PD1 Dostarlimab più Carboplatino – Paclitaxel in particolare nella popolazione con deficit di riparazione del mismatch ( dMMR ) / elevata instabilità dei microsatelliti ( MSI-H ) ( n=118 ), ma anche nella popolazione complessiva ( n=494 ) rispetto a placebo più chemioterapia.

In Italia si ammalano di carcinoma dell’endometrio circa 10.000 pazienti ogni anno, e finora la chemioterapia rappresentava la terapia di scelta. L’obiettivo dei ricercatori è stato quello di verificare se l’immunoterapia potesse potenziare la chemioterapia

Le analisi sono state effettuate in modo gerarchico: è stata dapprima valutata la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) delle donne più inclini a rispondere alla chemioterapia poiché presentavano instabilità di microsatelliti ( che caratterizza circa il 30% di tutte le pazienti con carcinoma dell’endometrio ), poi è stata analizzata la sopravvivenza senza progressione in tutta la popolazione intention-to-treat ( ITT ) e infine la sopravvivenza globale ( OS ).

E’ stato osservato un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione con un hazard ratio ( HR ) di 0,28, nella popolazione con instabilità dei microsatelliti che corrisponde a una riduzione del 72% del rischio di progressione.

A 2 anni il 16% delle pazienti in trattamento con la sola chemioterapia non aveva recidivato contro il 61% delle pazienti in trattamento con chemioterapia e immunoterapia.

Nella popolazione ITT, a 2 anni, meno de 20% delle pazienti in chemioterapia non ha recidivato contro il 36% in trattamento con l’immunoterapia ( HR=0,64 ).

I risultati sulla sopravvivenza globale non sono ancora maturi, ma sono incoraggianti: a 2 anni era vivo il 56% delle pazienti in chemioterapia contro il 76% delle pazienti in trattamento con chemioterapia e immunoterapia.

Il profilo di sicurezza e tollerabilità di Dostarlimab in combinazione con Carboplatino – Paclitaxel nello studio era generalmente coerente con i profili di sicurezza noti dei singoli agenti.

Esistono quattro tipi di tumori dell’endometrio, diversi tra loro per profilo molecolare, possibilità di rispondere al trattamento e storia naturale della malattia. I tumori con instabilità dei microsatelliti rispondono meglio all’immunoterapia, mentre quelli con mutazioni di P53 appaiono rispondere meglio agli inibitori PARP

 

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