Creato da: giampi1966 il 13/03/2006
Questo blog si propone di promuovere la politica come servizio e la coerenza dei politici con gli obbiettivi programmatici. Troppo spesso l'agire del politico è distante anni luce dal suo programma e da ciò che professa. Per poter rinascere la politica deve sapersi imporre alle varie pressioni e deve guardare lontano.

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SVENDIAMO I SERVIZI E I DIRITTI PER 80 EURO MA NON PER TUTTI

Post n°843 pubblicato il 19 Marzo 2014 da giampi1966
 
Foto di giampi1966

Governo Renzi: dietro agli 80 euro la precarizzazione del lavoro e la distruzione degli ammortizzatori sociali

 

“Questa norma va assolutamente modificata. Rischiamo di avere un’esplosione di contratti a tempo determinato di durata molto breve (una settimana o un mese) con lavoratori che perdono il lavoro senza alcuna assicurazione sociale. I contratti di una settimana, anche con il sistema di sussidi di disoccupazione più generoso del mondo, non danno infatti diritto a copertura assicurativa.”

Non siamo noi a scrivere questo atto di accusa ma i professori/economisti moderati del sito Lavoce.info che contestano duramente la precarizzazione del mondo del lavoro nel caso in cui dovesse essere approvato dal parlamento il decreto su contratti a termine e apprendistato.

Ecco alcuni esempi

Fino ad oggi un contratto a termine privo della causale poteva durare 12 mesi, la acausalità ha permesso alle aziende di ricorrere al tempo determinato per svariati motivi e senza l'obbligo di fornire una giustificazione (legata alla stagione, a esigenze aziendali come l'arrivo di commesse straordinarie...), contratti a tempo a discapito di assunzioni a tempo indeterminato. La proposta Renzi vuole portare da 12 a 36 mesi la durata massima dei contratti a termine acausa;

Una sola proroga era possibile dopo un contratto a tempo determ. di 36 mesi, del resto le proroghe sono da sempre uno strumento nelle mani delle aziende per evitare la stabilizzazione dei precari. La proposta di Renzi arriva fino ad 8 proroghe, insomma il contratto precario viene dilatato e sfugge ad ogni controllo;

a seconda della durata tra un contratto a tempo e l'altro dovevano passare 10 o 20 giorni (il termine della Fornero originariamente era di 60 e 90 giorni ), per Renzi e Poletti non viene prevista pausa alcuna, quindi si darà la possibilità di reiterare senza alcun limite/controllo il contratto a tempo;

I contratti collettivi nazionali prevedevano alcuni limiti all'utilizzo dei contratti a termine,

magari c'era il sistema delle deroghe ad aggirare i contratti nazionali, oggi l'obiettivo è quello di istituzionalizzare la presenza di un quinto dei lavoratori con contratto a tempo, insomma in un azienda di 100 dipendenti ben 20 potranno essere a tempo determinato;

Come era fino ad oggi l'apprendistato?

1. apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, che consente di conseguire una qualifica professionale ed è diretto ai più giovani, in particolare a giovani e adolescenti che abbiano compiuto 15 anni (prevalentemente la fascia d'età tra i 15 e i 18 anni). Questa forma di apprendistato ha una durata massima di 3 anni, determinata in base alla qualifica da conseguire, al titolo di studio, ai crediti professionali e formativi acquisiti, nonché al bilancio delle competenze realizzato dai servizi pubblici per l'impiego o dai soggetti privati accreditati;

2. apprendistato professionalizzante, che consente di ottenere una qualifica attraverso una formazione sul lavoro e un apprendimento tecnico-professionale. Può durare fino a 6 anni, in base a quanto stabilito dalla contrattazione collettiva. È possibile sommare i periodi di apprendistato svolti nell'ambito del diritto-dovere di istruzione e formazione con quelli dell'apprendistato professionalizzante;

3. apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione, che consente di conseguire un titolo di studio di livello secondario, universitario o di alta formazione e per la specializzazione tecnica superiore. La durata dell'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione deve essere stabilita, per i soli profili che riguardano la formazione, dalle Regioni in accordo con le parti sociali e le istituzioni formative coinvolte.

I periodi del primo e del secondo tipo di apprendistato sono sommabili fino al massimo di 6 anni.

Il secondo e terzo tipo di apprendistato hanno come destinatari giovani tra i 18 e i 29 anni (l’assunzione potrà essere effettuata fino al giorno antecedente il compimento del trentesimo anno di età cioè fino a 29 anni e 364 giorni) e i diciassettenni in possesso di una qualifica professionale (conformemente alla Riforma Moratti)

Il Governo Renzi non vuole l'obbligo della forma scritta del contratto di apprendistato né l'obbligo al percorso formativo fino ad oggi teoricamente previsto. Fino ad oggi le aziende erano tenute a confermare almeno il 20% degli apprendisti regolarizzando la loro posizione (nelle piccole aziende questo obbligo è stato facilmente aggirabile) domani non ci sarà più alcun obbligo. Inoltre fino ad oggi la mancata formazione dell’apprendista poteva essere un valido motivo per la trasformazione del contratto di lavoro facendolo divenire un contratto a tempo indeterminato.

Inoltre se fino ad oggi il principio “teorico” dell’apprendistato era quello di della formazione non si capisce quale vuole essere il valore del nuovo apprendistato di stampo Renziano, l’unico pensiero che viene è quello di una legalizzazione dello sfruttamento puro e semplice.

Alla luce di queste considerazioni si capisce dove si diriga la riforma del lavoro del Governo Renzi, alla precarizzazione dei rapporti di lavoro, a contratti di poche settimane/giorni che non assicureranno ai lavoratori e alle lavoratrici ammortizzatori sociali permettendo alle aziende piena libertà di licenziaresostituire la forza lavoro scomoda, al di fuori di ogni regola e controllo.

Si attua così la piena deregolamentazione del mercato del lavoro sposando le tesi più estreme del neoliberismo

Queste sono le belle novità del Governo Renzi: chi lo conosce lo evita, anzi lo combatte.

Non dimentichiamo in fine che si parla di sgravi fiscali ma senza intervenire direttamente sui contributi previdenziali, per sgravare dalle tasse i redditi più bassi.

Bisogna riflettere su come avverrà concretamente l’abbattimento di aliquota, quale sarà la quotaa carico del datore di lavoro (oggi 23,81 per cento) e quella a carico del lavoratore/trice (oggi9,19 per cento). Perché non dimentichiamo che con il sistema contributivo una riduzione dellequote versate di traduce immediatamente in una pensione ancora più misera.

Una aliquota in proporzione al salario percepito sarebbe forse una soluzione equa

salvaguardando i redditi inferiori a 30 mila euro, redditi da lavoro dipendente e autonomo (ma inquesto caso servirebbe un efficace e reale sistema dei controlli per combattere l'evasione

fiscale).

C'è poi il nodo della previdenza, le pensioni calcolate con il contributivo tra dieci anni saranno pensioni da fame e costringeranno i governi ad interventi massicci a sostegno di pensionati che saranno nella fascia di povertà e di indigenza. Anche il nodo previdenziale ben presto sarà

dirimente, certo che con la precarizzazione dei rapporti di lavoro rischia di generare un futuronon solo di precariato ma di miseria

 

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