Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 27 Febbraio 2005 da lilith_0404

A costo di essere monotona, voglio riprendere l'argomento che  Lupopezzato e Vegalyrae hanno affrontato nei commenti al post n 5.

Entrambi  hanno messo l’accento su quello che anche secondo me è il nocciolo del problema che le donne, ma oserei dire le coppie in generale, devono risolvere, e cioè come conciliare famiglia, figli e lavoro?

 Scrive VegaLyrae:

“Nonostante la struttura della società sia cambiata e nonostante molti uomini siano molto più presenti e collaborativi nella gestione della casa e della famiglia, il ruolo della donna nel mettere al mondo un figlio e nel prendersi cura di lui nei primi anni di vita credo sia qualcosa di difficilmente conciliabile con la carriera. Una donna sui 30 anni è sempre vista come una potenziale madre da parte dei datori di lavoro, quindi non le vengono assegnati ruoli di responsabilità. D'altra parte le donne che hanno raggiunto i vertici di potere hanno in genere dovuto rinunciare ad una famiglia”

Quello che VegaLyrae afferma trova riscontro nelle statistiche , che parlano di un aumento, fino a superare il 20%, delle donne che per necessità o per scelta non hanno figli: 1 donna su 5.

Alle affermazioni di Vegalyrae fa riscontro quanto scrive Lupopezzato:

“l'organizzazione del lavoro .. è tagliata addosso all'uomo come un vestito su misura e la struttura familiare … , ahimè, è invece ancora cucita addosso alla donna. Secondo me il problema grosso perchè la donna sia posta - in ambito lavoro - sullo stesso piano dell'uomo è legato ancora alla gravidanza”.

 Sono sostanzialmente d'accordo.

Che le aziende, specialmente quelle di piccole dimensioni, che costituiscono la maggioranza della realtà economica italiana, vedano in modo molto negativo la possibilità di una gravidanza delle proprie dipendenti è una realtà che tocco con mano ogni giorno, nel corso del mio lavoro.

L’esperienza della maternità che nella vita di una donna dovrebbe essere un momento di realizzazione personale,  di grande emozione e di gratificazione, dal punto di vista di un qualunque datore di lavoro significa solo problemi organizzativi per sostituire la donna assente con diritto alla conservazione del posto di lavoro e costi aggiuntivi per le integrazioni di retribuzione che rimangono a suo carico.

Anche il rientro al lavoro dopo la nascita del figlio si scontra con problemi organizzativi non indifferenti: a chi lasciare il figlio ?  Le strutture pubbliche sono ampiamente insufficienti, con costi eccessivi per il bilancio di molte famiglie e orari spesso difficilmente conciliabili con un impegno lavorativo. Suppliscono mamme, suocere, e più raramente baby sitter private.

C’è da meravigliarsi se al primo figlio sempre più raramente ne segua un secondo? 

Il problema non si risolverà finché resterà un problema delle donne. La soluzione credo che dipenda dal modo con cui la società nel suo complesso si pone di fronte alla maternità: se viene vista come una questione privata, di cui la donna o tutt'al più la coppia deve farsi carico, oppure se i figli vengono visti come un bene comune, di cui la società intera deve farsi carico, approntando le necessarie misure che sostengano la famiglia nell'affrontare questa fase cruciale del suo ciclo di vita. 

Commenti al Post:
mrkrip
mrkrip il 28/02/05 alle 12:33 via WEB
Ritorno sull'argomento in una sorta di continuazione del commento al post precedente. Sono pienamente daccordo con te che il problema non si risolverà finchè resterà solo un problema delle donne è necessario pensare che le donne che lavorano nelle nostre aziende potrebbero essere le nostre mogli, le nostre sorelle e non un potenziale pericolo per l'attività lavorativa. E allora se amiamo le nostre donne dobbiamo collaborare con loro affinchè il luogo di lavoro non sia solo un luogo di produzione ma un ambiente in cui la dignità umana trova la sua più alta espressione. Dobbiamo parlare, confrontarci e capire che i figli sono una risorsa e non un costo aggiunto per la famiglia. Dobbiamo costruire insieme, solo così possiamo creare un mondo migliore
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 01/03/05 alle 06:56 via WEB
Sul punto che i figli non siano un costo aggiuntivo per la famiglia, mi permetto di dissentire: esistono studi ben documentati su quanto incide la presenza di un figlio sul tenore di vita di una famiglia e non è un caso, io credo se oltre un quarto delle famiglie in cui ci sono tre o più figli si collocano al di sotto della linea di povertà. I figli sono un costo per i genitori. Questo è un fatto. Però il punto è un altro. Il punto è, a mio parere, che una società senza figli è una società che muore. Il punto è che i figli, se in un’ottica di breve periodo sono un costo, in un’ottica di lungo periodo sono una risorsa, e una risorsa indispensabile per la società, oltre che per i genitori, Il loro costo perciò è da vedere non come una spesa a fondo perduto, ma come un investimento sul futuro. In un’ottica molto egoistica, puramente economica e scevra da sentimentalismi, in una società dove gli ultraottantenni crescono al ritmo del 3% all’anno, chi si farà carico di tutti questi anziani, se non i giovani? Perciò dico che è la società a doversi far carico del sostegno della maternità, e che le donne non dovrebbero essere lasciate sole a risolvere il problema.
 
   
mrkrip
mrkrip il 01/03/05 alle 10:01 via WEB
Permettimi di replicare a questa tua dissertazione: Spesso leggo sui giornali le inchieste ed i sondaggi su quanto costa un figlio, come se un figlio fosse un prodotto finale e dovessimo calcolarne i costi e i benefici. Nel calcolo bisogna inserire le seguenti componenti: pannolini, scuola, libri, musica, nuoto, palestra ecc ecc se vogliamo che il prodotto venga ben rifinito. Io ho studiato una vita economia e questa materia è il mio pane quotidiano ma mi sono sempre rifiutato di accettare l'imposizione di questa logica materialista. E sono sempre più convinto che l'essere umano deve essere posto al centro di tutto, al centro di ogni progetto, al centro di ogni pensiero. E così la ricerca non ha nessun senso se non è rivolta all'essere umano ma solo al primato di aver raggiunto determinati obbiettivi. L'attività lavorativa non ha nessun valore se non è rivolta a dare dignità all'uomo, non serve a nulla produrre di più, guadagnare di più se diventiamo schiavi del nostro lavoro. E non possiamo continuare a licenziare le persone solo perchè questo è il metodo più rapido per risanare un'azienda. Ritornando al discorso iniziale quindi, si dimentica di inserire sia tra i costi che tra i benefici una componente essenziale: l'amore. L'amore comporta enormi sacrifici, comporta spesso rinunce ai nostri egoismi, ma senza questo elemento il prodotto esce fuori con un grave difetto di fabbrica
 
     
john.keating
john.keating il 01/03/05 alle 21:18 via WEB
Piacevole sorpresa leggere qualcuno che si occupa di economia fare affermazioni come queste. La spiegazione dell'origine di questo stato di cose la dà Heidegger, quando parla di epoca del dominio della tecnica sul mondo...
 
   
john.keating
john.keating il 01/03/05 alle 21:07 via WEB
Magari, andrebbe aggiunto anche il mantenimento della specie :)
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 02/03/05 alle 07:41 via WEB
:-)) Il mantenimento della specie non credo sinceramente che sia in pericolo, dove non arrivano gli italiani ci sono altre nazioni che sono più efficienti… è solo la struttura del nostro sistema sociale ad essere in discussione…
 
jazzyna
jazzyna il 28/02/05 alle 23:59 via WEB
sorrido.ironicamente sorrido. Nella mia vita ho vissuto tante situazioni. Quando ero giovane e stavo cercando il mio primo lavoro e ti sto parlando dei 19 anni, non interessava tanto sapere che studi avessi fatto o che sogni professionali avessi nel cassetto ma :1)se ero fidanzata; 2) se intendevo sposarmi. Quando ho iniziato a lavorare a Torino, a vent'anni, ero prossima al matrimonio (mi sarei sposata pochi mesi dopo) ma per evitare di non essere assunta, ho taciuto. Una volta assunta a tempo determinato, ho lasciato passare tre mesi e poi l'ho detto. A quel punto mi è stato chiesto di firmare un foglio " in cui io mi impegnavo a far data dal giorno del mio matrimonio a non avere figli prima di tre anni". (cosa di cui per altro me ne sarei anche ampiamente fregata se avessi deciso diversamente). Una volta che ho avuto mia figlia, la ditta dove lavoravo , al rientro dalla maternità, mi chiese di sostituire un'altra collega che però lavorava a Genova! Ovviamente a quel punto sfruttai tutto il periodo che la legge mette a disposizione alla neo-madre e nel frattempo l'azienda stessa fallì, per cui non si pose nemmeno il problema di un mio licenziamento. E potrei andare avanti con altri esempi miei e di amiche. Il punto è che se ne parla da tanto, tantissimo tempo di questa situazione. E non si fa nulla di concreto per uscirne. I costi della vita sono esorbitanti, l'euro ha di fatto raddoppiato i costi e dimezzato il potere d'acquisto dei nostri stipendi. Leggevo l'altra settimana un articolo su Panorama sugli importi esorbitanti che comporta mantenere un figlio dalla nascita fino ai 25 anni. C'è da esser quasi da richiudere alla neuro a metterne al mondo uno :-(In più, non dimentichiamo il problemino INPS...si, perchè quando la gente della mia generazione avrà l'età per andare in pensione e quindi teoricamente potrebbe permettersi il lusso di fare la nonna e sollevare economicamente mia figlia dal costo di una baby sitter, beh...scoprirò che invece l'INPS è passato a miglior vita, i miei contributi saranno andati in fumo e mi toccherà lavorare finchè avrò respiro...E il cerchio dei problemi a carico delle donne aumenta. Ogni tanto penso che se le donne dei secoli scorsi si fossero fatte un pochino gli affari loro, non pretendendo l'indipendenza economica, forse non avrebbero scatenato una reazione a catena così pesante che sta ricadendo su di noi e sulle nostre figlie..e non oso pensare , per l'appunto, alla generazione successiva. Ma trovare un equilibrio, per quanto necessario, lo vedo molto difficile. Purtroppo è e sarà sempre la donna quella che si assenterà per gravidanza, allattamento e nella maggioranza dei casi per la malattia dei figli. A meno che non si punti a far diventare la donna completamente inutile sotto questo punto di vista, che non si miri a cercare di portare a una procreazione artificiale assistita, in cui queste futuribili madri andranno ogni tanto in ospedale a vedere come sta crescendo in una bolla artificiale il prodotto del loro ovulo con lo spermatozoo del marito o compagno o chi per esso. So che sembra un discorso cinico..ma temo che tra qualche anno ci verrà veramente proposto.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 01/03/05 alle 07:03 via WEB
Resterebbe comunque il problema di chi si prende cura del figlio una volta che esca dalla bolla artificiale :-) . Al di là delle battute, come diceva John.keating nei commenti del post n.5, una rivoluzione del costume e delle idee ci mette un po’ ad essere metabolizzata, ci sono movimenti di adattamento e assestamento che richiedono tempi lunghi e scompensi che devono essere assorbiti con gradualità. Le donne dei secoli scorsi hanno impresso una svolta, di cui ora noi raccogliamo i frutti, ma di cui dobbiamo anche pagare il conto. La libertà, è preziosa, ma non è gratis.
 
   
jazzyna
jazzyna il 01/03/05 alle 11:05 via WEB
Vero. Non è gratis. Ma perchè il prezzo più alto dobbiamo pagarlo noi?
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 02/03/05 alle 07:43 via WEB
Forse perché siamo quelle che avendone di meno hanno dovuto “comprarne” di più?
 
Stephanie10
Stephanie10 il 01/03/05 alle 16:26 via WEB
Parlo per esperienza personale, l'essere mamma mi ha portato si una gioia immensa, ma anche un bell'esaurimento nervoso, ho dovuto lasciare il lavoro perché mia figlia non sapevo dove metterla, avevo fatto domanda al nido, ma chiaramente non c'era posto per lei, prima dovevano dare posto ad extracomunitari che con la moglie casalinga avevano però diritto di priorità. Bada bene, non è una questione di razzismo, ma è solo realtà. Sono rimasta a casa accanto a mia figlia un anno, ed è stato bellissimo, anche se mi mancava il lavoro che tanto amavo, poi è stata l'ora di metterla alla scuola materna, ed io dopo 5 mesi ho trovato un nuovo lavoro. Portavo mia figlia all'asilo, e nell'ora di pausa uscivo dall'ufficio, andavo a prenderla per portarla da una signora che me la badava fino alle 7 di sera, rientravo in ufficio giusto in tempo per timbrare il badge e riprendere a lavorare, dopo che mi ero sparata 28 km e un panino in macchina. Sono andata avanti così per 3 anni, poi c'è stato il problema della scuola elementare, dove me la caccio la figlia?, viva Dio che ci sono le Suorine che fanno un servizio miracoloso!!!! Porto mia figlia alle 7.30 da loro, l'accompagnano a scuola, la vanno a prendere, le danno il pranzo, la riportano a scuola quando ha lezione al pomeriggio e me la tengono fino alle 18...... Il tutto naturalmente non GRATIS, i servizi costano, e Bologna credetemi è parecchio sul caro.... Vorrei avere un part-time, ho cercato di convincere il mio datore di lavoro, ma non ci sente da quell'orecchio...... Non sono pentita di essere mamma, ma vivere così è veramente stressante!!!
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 02/03/05 alle 07:45 via WEB
L’esperienza tua è la stessa di tante altre donne, ognuna di noi potrebbe portarne più di un esempio. Quando parlo del fatto che dovrebbe essere la società a farsi carico del problema mi riferisco anche a questo, agli orari dei servizi, che sono strutturati come se in ogni famiglia ci fosse una persona a tempo pieno che può dedicarsi a fare da tramite. Le motivazioni ideali della maternità sono una bella cosa, ma sono queste questioni pratiche che alla fine fanno la differenza tra avere un secondo figlio e non averlo.
 
   
diombreedirose
diombreedirose il 02/03/05 alle 15:27 via WEB
D'accordo con te, lil. La maternità non può essere considerato solo un fatto privato. Lo Stato deve fare la sua parte, soprattutto nel campo dei servizi.
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 03/03/05 alle 00:31 via WEB
ne verrebbero benefici per tutti se la società fosse un po' più a misura di famiglia, non la famiglia di cento anni fa, ma la famiglia di oggi, con mamme che lavorano e nonni che abitano da soli.
 
lupopezzato
lupopezzato il 02/03/05 alle 21:54 via WEB
Ciao lili, non sei affatto monotona e ben quattro commenti su cinque hanno confermato che "la gravidanza" resta una causa reale del disagio femminile nei rapporti di lavoro. Come pure i commenti di jazzyna e di stefanie hanno confermato che anche le problematiche familiari (gestione dei figli e, perchè no, della casa e della famiglia) continuano ad essere quasi totalmente a carico della donna. A parte i discorsi di facciata «le conquiste femminili bla bla bla» mi pare che la situazione non è affatto così cambiata. Anzi vuoi la mia opinione? Vi siete sicuramente conquistate qualche diritto ma, questa società, ve lo fa pagare a suon di sacrifici ovvero lavorate il doppio di noi e guadagnate la metà. Sicure che sono state conquiste le vostre? ©iao. :-)
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 03/03/05 alle 00:27 via WEB
"Vi siete sicuramente conquistate qualche diritto ma, questa società, ve lo fa pagare a suon di sacrifici ..." :-)) per questo dico che bisogna cambiare la società :-))
 
   
lupopezzato
lupopezzato il 03/03/05 alle 01:48 via WEB
..ciao, la società comprende anche tante altre cose.. basterebbe cambiare alcune delle regole del mondo del lavoro, non ti pare?... mi permetti una digressione: sei tu quella nelle foto in controluce al pc? (pura curiosità).. ©iao.
 
eccomiqui4
eccomiqui4 il 02/03/05 alle 22:03 via WEB
d'accordo assoluto!! Ho dovuto smettere il mio lavoro che stavo facendo prima che c'era il figlio perchè non c'era una nonna, non c'era un marito ... cioè .. il marito = padre c'era, ma senza tempo libero per causa del suo lavoro. E con un bimbo non puoi lavorare almeno 60 ore la settimana e ancora la fine settimana. Lasciare il bimbo da un baby sitter privato l'ho provato, ma era un disastro di prima classe. E come dici tu: è sempre un problema delle donne, tocca ancora noi trovare una soluzione, il marito magari ti dice ... ok, se non VUOI lavorare resta a casa a fare la casalinga ... GRAZIE, l'ho dovuto fare per 4 anni ....... uffa ... che fastidio ... ma per fortuna sono tornata alla vita 'normale' ... o simile ... direi alla gabbia lavoro - famiglia - vita mia ... che non è divisa in tre parti giusti ...
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 03/03/05 alle 01:26 via WEB
si, é un gioco a carte truccate, dove le scelte vengono presentate come scelte libere, ma sono in realtà scelte obbligate per mancanza di alternative. :) un sorriso, e buona notte.
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 03/03/05 alle 01:41 via WEB
... «Ho dovuto smettere il mio lavoro che stavo facendo prima che c'era il figlio perchè non c'era una nonna, non c'era un marito ... cioè .. il marito = padre c'era, ma senza tempo libero per causa del suo lavoro»... penso che il problema sia proprio in quello che hai scritto. quel «senza tempo libero per causa del suo lavoro». sei sicura? ci credi davvero? perchè, voi donne invece ce l'avete il tempo libero? vi svegliate, preparate il caffè, la colazione, i figli da portare all'asilo o a scuola, dovete andare al lavoro, poi fate la spesa durante l'intervallo, telefonate a vostra mamma o vi preoccupate della scuola, per niente, la sera badate anche ai compiti dei ragazzi, a casa preparate da mangiare, la lavatrice, i panni da stirare... lui, invece, senza tempo libero per causa del lavoro! mi chiedo, rispetto alla donna che lavora perchè lui non avrebbe tempo libero? non siete forse anche voi che accettate "dando troppo per scontata" questa situazione? come "accettata". come "fatalistica". come se fosse nel destino della donne.. o forse quella frase, accompagnata da un viso serioso, che lui ripete tante volte quando torna a casa: "le cose non vanno per niente bene".. quella frase e quel viso non vi condizionano un pò? al punto che, malgrado avete fatto una giornata di lavoro e non avete ancora finito, dite a vostro figlio "gigi, lascia stare papà perchè è stanco".. e intanto, mentre voi spogliate vostro figlio e lo mettete a letto in modo che dopo avrete il tempo di sparecchiare e lavare i piatti, papà sta cercando su sky la partita da guardare per rilassarsi un poco dopo una terribile giornata di lavoro.. Alle volte penso che il mondo del lavoro sia la più grande paraculata disegnata dai maschietti.. peccato che le donne ci credono però.. nottenotte e continuate a sognare un mondo migliore.. voi femminucce lo sognate mentre noi maschietti ce lo siamo costruito (e non ve lo lasceremo modificare).. ;-)
 
   
lilith_0404
lilith_0404 il 04/03/05 alle 06:26 via WEB
La divisione dei ruoli all’interno della famiglia è una realtà che deriva dall’educazione e che è difficilissima da scardinare. Richiede tempi lunghi, e consapevolezza. Ma io credo che col tempo ci arriveremo :)
 
john.keating
john.keating il 02/03/05 alle 23:25 via WEB
Ho postato il mio contributo nel mio blog, perché era troppo lungo da postare qui :)
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 03/03/05 alle 00:43 via WEB
:)
 
lilith_0404
lilith_0404 il 03/03/05 alle 14:23 via WEB
PER LUPOPEZZATO:SONO COSTERNATA, HO FATTO COME MI HAI CHIESTO, MA SI E' CANCELLATO ANCHE IL COMMENTO CHE AVREBBE DOVUTO RESTARE ... E NON L'AVEVO NEPPURE ANCORA LETTO :( MI DISPIACE :(
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 03/03/05 alle 14:28 via WEB
Nel contributo di jk nel suo blog ho trovato una rassegnazione ed un fatalismo che non darebbe speranza a quelle donne che continuano a credere di poter migliorare le cose. La discussione è iniziata proprio “sul ruolo della donna nel mondo del lavoro” e gli interventi mio e di Vega hanno fatto sì che lilith, condividendoli, estrapolasse dal problema l’aspetto gravidanza-famiglia ovvero quello che abbiamo ritenuto possa essere considerato il virus sul quale concentrare l’attenzione evitando così inutili e superflui voli pindarici. Sappiamo che esiste il “Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne” ovvero l’organismo dell’Onu che vigila sull’attuazione della convenzione per le pari opportunità sottoscritta nel 1979 da ben 179 paesi. Proprio oggi su Repubblica sono stati pubblicati alcuni dati che penso sia opportuno riportare per aggiungere un contributo autorevole e concreto alle nostre opinioni. ---- Mentre da un lato l’occupazione femminile è aumentata (il 66% dei nuovi occupati sono femminucce) per contraltare le donne restano vittime di “segregazione professionale” (impieghi spesso precari o part-time, altrettanto spesso a basso salario – fino al 35% in meno dei maschietti – e i posti a più alto livello restano off-limits). Le peggiori condizioni economiche unite alla mancanza di strutture pubbliche per l’infanzia costringe quasi una donna su 5 (20%) a lasciare il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Su questo aspetto, osserva l’ONU, manca ancora una equa e giusta distribuzione dei compiti nell’ambito delle responsabilità familiari. Infine, udite udite, manca ancora una chiara definizione Costituzionale sul cosa sia la discriminazione contro le donne.---- Facciamo qualche riflessione pratica innanzitutto sull’aspetto occupazionale. Innanzitutto se consideriamo che la donna ha un rapporto di sudditanza nei confronti del lavoro ed è purtroppo anche ostaggio della famiglia, mi pare ovvio quel 66% di neoassunti femmine piuttosto che maschi. Dati i due presupposti sudditanza-ostaggio il suo costo sarà sempre più vantaggioso rispetto a quello del maschietto ed il mondo del lavoro continuerà a trattarla come un materiale di magazzino ad alto indice di rotazione. Altra osservazione da fare è sulla gravità del fatto che costituzionalmente la donna non è ancora tutelata così come dovrebbe e sottolineiamo che l’Art. 1 della nostra Costituzione recita che l’Italia è un paese fondato sul lavoro (ovvero quello del maschietto! Tutto quello che fa la femminuccia è in nero?). Legislativamente parlando, quindi, le uniche difese che ha la donna nei confronti delle discriminazioni sul lavoro si limitano attualmente al mobbing oppure alle molestie sessuali. Intanto dal 1979 ad oggi sono trascorsi ben 26 anni! Sul problema del nucleo familiare non meravigliamoci e non addossiamo alla coppia la colpa di quelli ridotti sempre di più ad un solo figlio. A parte i costi di mantenimento, io penso che se il carico familiare venisse equamente distribuito fra i coniugi, la donna accetterebbe di buon grado una famiglia più numerosa. Spesso la scelta di un solo figlio è motivata proprio dal fatto che il carico di lavoro e la responsabilità ricadono quasi tutte solo sulle spalle della donna. Tante volte è una decisione di coppia? Certo ma con motivazioni diverse. Il maschietto comunque si preoccupa che con un figlio, la casa ed il lavoro la donna è già abbastanza satura e un altro figlio significherebbe sottrarre a lui qualche diversivo o qualche ora di sano relax davanti al pc o davanti alla partita alla tv. Ora mi piacerebbe lanciare una provocazione che, finora, nessuno ha mai avuto il coraggio di lanciare o di mettere in atto. La fabbrica-femmina! C’è una sola persona al mondo che è convinta che una fabbrica fatta di sole femmine possa non reggersi in piedi? Penso che solo un idiota possa avere una convinzione del genere. Premesso che al mondo non ci sono persone insostituibili e premesso che i cimiteri sono pieni di persone che ritenevano di essere indispensabili basta pensare che aziende al 90% composte da femmine già esistano. Le grandi sartorie ad esempio e mi chiedo perché le sartorie sì ed altre aziende no? La donna in fondo oggi ricopre qualunque posizione perfino nel militare. Quindi? Possibile che nessuna imprenditrice sia in grado di realizzare la sfida? La fabbrica-femmina dove i maschietti vengano utilizzati esclusivamente per fare da segretario? Naturalmente la sfida deve partire, coprendo tutte le posizioni, dal ruolo più basso fino al consiglio di amministrazione. Chi veramente conosce il mondo del lavoro sa che ci sono ruoli che il maschietto svolge stando più tempo in volo che in azienda e mi chiedo perché la donna non potrebbe svolgerli mentre tiene una tetta in bocca a suo figlio! Penso che, cominciando proprio dalle donne, dovremmo smetterla di mitizzare il ruolo del maschietto perché le lauree, i master e le persone in gambissima e professionalmente preparate prescindono dall’oggetto che ti ritrovi fra le cosce. Anche se spesso è proprio quell’oggetto a decidere o a tagliare tante carriere ma questo è un altro argomento.
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 03/03/05 alle 14:29 via WEB
grazie, ©iao. :-)
 
   
VegaLyrae
VegaLyrae il 03/03/05 alle 19:28 via WEB
Complimenti per l'intervento! Condivido pienamente quanto hai scritto. Sicuramente le donne sarebbero in grado di gestire un'azienda tanto quanto gli uomini (se non meglio ;-) ) perchè il problema non stà nè nell'intelligenza nè nelle capacità, ma in un ruolo secolare che ci troviamo a ricoprire. Io comunque sono ottimista e credo che in futuro le donne avranno il coraggio di osare e creare aziende loro. Attualmente però per noi è più difficile anche ottenere finanziamenti consistenti e grossi capitali necessari per gli investimenti, nonostante quanto viene detto sulle pari opportunità. Inoltre la società è fatta da entrambi i sessi e il fantastico privilegio che la natura ci ha offerto (ovvero la capacità di dare la vita), in questa competizione con gli uomini rappresenterà comunque un ostacolo che ci si ripercuoterà contro. Noi possiamo anche pensare di ricoprire certi ruoli imprenditoriali tenendo una tetta in bocca a nostro figlio, ma dubito che gli uomini rimarranno impotenti a guardare mentre puntiamo ai loro posti di potere. Credo pertanto che, parallelamente alle cordate femminili nel mondo dell'economia sia comunque necessario un cambio della società e della mentalità, soprattutto maschile. E probabilmente ancora una volta starà a noi fargliela cambiare.
 
     
lupopezzato
lupopezzato il 03/03/05 alle 19:52 via WEB
Tre cose. Primo: piacere di conoscerti. Seconda: complimenti per l'analisi e la sintesi. Terza: condivido la tua conclusione laddove dici che toccherà a voi femminucce stimolare e provocare il cambiamento perchè a noi maschietti non ci conviene toccare le cose da come stanno. Considerando anche l'altra cosa che hai detto e che condivido ... «noi possiamo anche pensare di ricoprire certi ruoli imprenditoriali tenendo una tetta in bocca a nostro figlio, ma dubito che gli uomini rimarranno impotenti a guardare mentre puntiamo ai loro posti di potere»... stanne certa. ©iao :-)
 
     
VegaLyrae
VegaLyrae il 03/03/05 alle 20:04 via WEB
Grazie. Il piacere di conoscerti è tutto mio.
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 04/03/05 alle 06:29 via WEB
Io credo che le situazioni concrete che cambiano portano a cambiare le leggi, e le leggi cambiate consentono alle situazioni concrete ulteriori spazi di cambiamento, in un gioco di rimandi che un po’ alla volta porta ad avere un quadro di riferimento che non assomiglia neppure più a quello di partenza. Ci vogliono tempi lunghi, ma piano piano le cose cambiano. Come dice quel proverbio napoletano del picchio e della noce? dammi tempo...
 
lupopezzato
lupopezzato il 05/03/05 alle 17:44 via WEB
PER CHIUDERE mi piacerebbe riassumere il problema nelle due dichiarazioni di base perchè ho paura che ci stiamo solo girando intorno. Dichiarazione n.1)La femmina è sicuramente discriminata nel mondo del lavoro. Domanda n.1)Perchè? Risposta n.1)Sicuramente perchè meno produttiva dell'uomo considerato il fattore gravidanza. Domanda n.2) E' vero che la femmina è meno produttiva del maschio? Risposta n.2) E' vero se si considera che l'organizzazione del lavoro, così come quella attuale, è stata disegnata prendendo a modello il maschietto che non deve affrontare gravidanza, allattamento, cura dei figli e della casa. Domanda n.3)Si può modificare questo tipo di organizzazione del lavoro in modo da non discriminare la carriera delle donne? Risposta n.3) Sicuramente si può farlo ma altrettanto sicuramente questo cambiamento è mal visto da chi ha disegnato il modello (vedi sopra) perchè questo comporterebbe dover dare un maggiore spazio alla figura femminile. Spazio che la figura femminile dovrebbe poi sottrarre al suo ruolo di madre e casalinga e, in questo caso a cascata, sarebbe richiesta una maggiore presenza maschile nei ruoli di genitori e casalinghi. CONCLUSIONE: E questo al maschietto non gli va giù motivo per il quale continuerà a boicottare il processo di riscatto e di rivalsa che la femmina continua a portare avanti. Vorrei ricordare che l'esistenza di un “Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne” ovvero l’organismo dell’Onu che vigila sull’attuazione della convenzione per le pari opportunità sottoscritta nel 1979 da ben 179 paesi conferma senza mezzi termini e paroloni o paraculismi vari che le donne sono regolarmente discriminate nei fatti. Concludo dicendo che, senza nulla togliere ad Aristotele o a Platone, preferisco ascoltare le testimonianze di 72rosalux72 e di xisabellax e di profumoditimo e di jazzyna e di Stephanie10 e di Diombreedirose e di Eccomiqui4 e di VegaLyrae che sicuramente il problema lo vivono sulla loro pelle ogni giorno. Saluti&baci.
 
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