A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
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Post n°198 pubblicato il 07 Aprile 2007 da lilith_0404
"Che cosa c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un'altra parola avrebbe lo stesso odore soave." Questo fa dire Shakespeare a Giulietta nella seconda scena dell’atto secondo. Tuttavia, credo che se in linea di principio posso essere d’accordo con lui, di fatto spesso associamo ad un nome le caratteristiche di una certa persona che abbiamo conosciuto con quel nome. O evitiamo un certo nome per l’uso improprio che ne è stato fatto, come racconta Tanksgodisfriday nel suo post 410 a proposito del nome di Margherita che avrebbe voluto dare alla figlia. Queste riflessioni sui nomi mi hanno fatto ripensare a quando è nata la mia ultima sorella. Nella nostra famiglia vigeva la consuetudine di chiamare i nuovi nati con il nome dell’ultimo parente morto. Senza arrivare al ‘Filippa Filippazzi’ del post di Liberante, questa pratica ha sortito tuttavia qualche risultato non proprio esaltante: così mia sorella si è trovata a portare il nome Bernarda, perché poco prima della sua nascita era morto uno zio di papà che si chiamava Bernardo. Per sua fortuna era un parente un po’ alla lontana, e si sono accontentati di metterglielo come secondo nome. Quando è nata l’ultima delle mie sorelle invece il defunto più recente era un fratello di papà, e si chiamavava Battista. Ricordo un pomeriggio in cui con una zia e alcune cugine parlavamo del nascituro. Non sapevamo se sarebbe stato maschio o femmina, ma concordammo immediatamente sul fatto che nel caso fosse stata femmina per niente al mondo avrebbe dovuto chiamarsi ‘Battistina’. Vennero proposti alcuni nomi alternativi, e nella scelta vennero coinvolte anche le altre mie sorelle. Ricordo che molto gettonato era il nome di Roberta, ma alla fine si raggiunse l’accordo su quello di Alessandra. Quando nacque una bambina mettemmo i nostri genitori di fronte alla scelta già fatta che quello sarebbe stato il suo nome. E’ l’unica di noi che non ha il nome di un parente morto, e anche questo è stato un segno che i tempi erano cambiati. |
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Si, ha ragione CD quando scrive che bisogna fare attenzione a rimpiangere le tradizioni in quanto tali. Questa dei nomi era terribile. Uno che ho conosciuto al liceo si chiamava Decoroso, come il nonno. L'ho perso di vista, ma credo proprio che non ambirà a vedere nipoti che ereditino proprio il nome da lui :)
Ciao, un abbraccio e molti auguri.
E poi... una cosa strana che col tuo post c'entra solo di striscio, adesso - figlio dei tempi e della tecnologia - ho anche un nick name e lo sento mio e mi ci sono affezionata a tal punto che se qualcuno per strada mi chiamasse Ehi, Vega.. penso che mi volterei come se mi chiamassero per nome. A volte addirittura quando si parla di stelle e sento nominare la mia arrossisco, come se tutti intorno e me in quel momento facessero il mio nome. Ehehehe effetti delle diavolerie moderne e di cortocircuiti mentali. :o))
quanto a me adoro il mio nome: anche questo un prestito, da una suora che andò a visitare mia madre in ospedale al momento opportuno.
che dire? mi è andata bene: avrei potuto chiamarmi Addolorata, o Crocefissa. invece anche la suora aveva avuto buon gusto.:)