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ROMA ALTARE DELLA PATRIA di Teresa Ramaioli

Post n°15642 pubblicato il 29 Settembre 2014 da dinobarili
 

ROMA

ALTARE DELLA PATRIA 

di

Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo il 29/09/14 alle 12:19 via WEB
ALTARE DELLA PATRIA --ROMA--Il monumento a Vittorio Emanuele in Roma venne inaugurato, alla presenza della famiglia reale e dell’allora presidente del consiglio dei ministri Giovanni Giolitti, il 4 giugno 1911. Il più grande monumento nazionale, inaugurato in occasione del 50° dell’Unità d’Italia, celebrava “Il re galantuomo” morto il 9 gennaio 1878 e venne definito anche Vittoriano. La parte centrale del monumento, dove il 4 vovembre 1921 venne creata la tomba del milite ignoto, assunse il nome di “Altare della patria”, che ben presto connotò l’intero monumento. La storia dell’Altare della patria è indissolubilmente legata a Brescia, e in particolare ai comuni di Botticino e Mazzano, sede delle cave da cui venne estratto il marmo utilizzato per il monumento, e di Rezzato sede delle imprese che fornirono al governo italiano il materiale lapideo. La prima proposta di legge per erigere un monumento nazionale a Vittorio Emanuele II venne approvata già nel 1878: l’iter venne seguito dall’allora ministro dell’Interno, il bresciano Giuseppe Zanardelli. Vennero banditi due concorsi di idee per la scelta del progetto: il primo, nel 1880, alimentò le proposte più bizzarre e stravaganti. Il secondo, nel 1882, si conclude il 28 giugno 1884 con la scelta del progetto del conte Giuseppe Sacconi (1854-1905), marchigiano. La posa della prima pietra avvenne il 22 marzo 1885. Il progetto dovette misurarsi con grossi problemi di natura statica, costruttiva, architettonica, e subì numerosi rimaneggiamenti, il più importante dei quali venne approvato il 4 giugno 1890. Tutto ciò dilatò i tempi di realizzazione e i costi del monumento, che finì per costare 30 milioni di lire rispetto ai 9 inizialmente previsti. Dopo la Roma degli imperatori e la Roma dei papi, la terza Roma – la capitale del nuovo stato unitario – ha trovato nel Vittoriano il monumento-simbolo capace di eguagliare, per ambizione e dimensioni, il Colosseo e San Pietro. L’apertura di via dei Fori imperiali, avvenuta il 28 marzo del 1933, ha fatto del Vittoriano il punto di snodo di parate, cortei, manifestazioni. L’Altare della patria in un secolo di vita è diventato il fulcro di celebrazioni pubbliche, scenografia universalmente nota, elemento dell’identità nazionale, icona dell’Italia. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/09/14 alle 12:21 via WEB
ALTARE DELLA PATRIA --ROMA--Il Vittoriano di Piazza Venezia è sicuramente uno dei monumenti più noti di Roma. Il suo nome deriva dal nome di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo Re d’Italia, cui il monumento è dedicato. L’altro nome con cui è conosciuto il Vittoriano è l’Altare della Patria. A causa del suo aspetto architettonico molto criticato da giornalisti e esperti d’arte, al Vittoriano sono poi stati affibbiati diversi soprannomi. In Francia il monumento è conosciuto come “la grande tarte” (”la grande torta“), per la sua somiglianza con una gigantesca torta nuziale decorata con panna e meringa. La popolazione romana, a questa costruzione, ha attribuito l’appellativo di “macchina da scrivere” . Il progetto del Vittoriano risale al 1882, quando il giovane architetto marchigiano Sacconi vinse il relativo concorso cui parteciparono in totale un centinaio di proposte. L’obiettivo era quello di creare un monumento che celebrasse il Padre della Patria Vittorio Emanuele II, morto 4 anni prima, e la stagione risorgimentale in genere. Sacconi si ispirò a grandi monumenti classici come il tempio della Fortuna Primigenia a Palestrina e soprattutto l’altare di Zeus a Pergamo. La sua idea, già da molti considerata pretenziosa, dovette poi accollarsi anche i desideri dei “piani alti”, che prevedevano, la colossale statua equestre del re a cavallo, e l’uso di marmo bianco invece del classico travertino. Quest’ultima iniziativa venne dal ministro Zanardelli, bresciano d’origine, che chiese l’uso del botticino di Brescia, materiale di un bianco cangiante che secondo molti costituiva un insulto all’architettura del vicino Foro Romano e di tutti gli altri monumenti antichi e medievali. Altra curiosità è legata all’inaugurazione del monumento, quando le autorità decisero di offrire un rinfresco a un ristretto gruppo di invitati selezionati tra coloro che parteciparono al progetto; l’evento fu organizzato proprio all’interno del ventre del colossale cavallo bronzeo, che date le enormi dimensioni era in grado di ospitare comodamente più persone. Ciao Teresa Ramaioli

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