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BOLLE DI SAPONE di Teresa Ramaioli

Post n°15858 pubblicato il 12 Ottobre 2014 da dinobarili
 

BOLLE DI SAPONE 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/10/14 alle 15:53 via WEB
Bolle di sapone--Che cosa hanno in comune un ciclone tropicale e una bolla di sapone? Niente? Be', gli scienziati - che hanno la vista lunga - hanno scoperto che in realtà i vortici che si formano sulla superficie delle bolle hanno un comportamento simile a quello dei vortici degli uragani. Un gruppo di ricercatori crea in laboratorio bolle di sapone che per le caratteristiche fisiche e strutturali - come la superficie molto sottile in relazione al diametro - possono rappresentare un modello della nostra atmosfera. Riscaldando l'equatore della bolla e raffreddandone i poli, sulla pellicola si creano vortici dai movimenti a prima vista casuali, che però, spiegano gli scienziati, sono descritti da una legge fisica (la superdiffusione). Dal confronto delle traiettorie di molti "celebri" uragani e dei vortici sulle bolle sono emerse somiglianze tali che, grazie al nuovo modello fisico, gli esperti hanno adesso fiducia di potere capire meglio come si sviluppa il moto di una delle più pericolose e spaventose forze della natura. Ciao Teresa

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 12/10/14 alle 17:45 via WEB
Il vero pozzo di San Patrizio Spesso alle feste di paese viene allestito un finto pozzo dentro al quale si pescano dei premi. Questo gioco viene chiamato "Pozzo di San Patrizio". Fa riferimento alla leggenda che narra di tesori favolosi trovati dal santo irlandese San Patrizio sul fondo di un pozzo o di una grotta. Pochi, tuttavia, sanno che esiste un altro, originale, Pozzo di San Patrizio e che si trova in Italia, ad Orvieto. Si tratta di una struttura costruita ad Orvieto da Antonio da Sangallo tra il 1527 e il 1537 e progettata per rifornire d’acqua la città in caso di assedio o calamità. Fu voluto da papa Clemente VII. L’accesso all’acqua è fornito da due rampe elicoidali, tanto spaziose da permettere di trasportare all’esterno l’acqua a dorso di mulo. Le scale (248 gradini!) sono rifornite di luce da 70 finestroni, che donano al puzzo una luce diffusa e un’atmosfera fiabesca. Il pozzo è profondo 62 metri. Contrariamente alle leggende, sul suo fondo non si trovano tesori, ma solo della semplice acqua. Bisogna considerare, però, che in caso di assedio non c’era nulla di nulla di più prezioso per una città. Infatti, più che la forza militare era proprio la mancanza d’acqua, o la contaminazione delle fonti esistenti a segnare la sorte di una comunità. Il pozzo di San Patrizio di Orvieto, dunque, portava effettivamente la salvezza, più che se vi fosse stato ritrovato sul fondo un immenso tesoro.Buona giornata Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 12/10/14 alle 17:48 via WEB
Curiosità Il piccolo montone Il termine rubinetto deriva da Robin, diminutivo del nome proprio francese Robert (= Roberto). Nel francese popolare, infatti, si dice robin il montone, il maschio della pecora, l'ariete. Siccome una volta in Francia la chiavetta che regola la cannella dell'acqua era spesso ornata con una testa di animale (per lo più di montone), cominciò a essere chiamata robinet, cioè “piccolo montone”. Passato in Italia alla fine dell’Ottocento venne italianizzato in robinetto, quasi subito evolutosi in rubinetto. Precedentemente in Italia il rubinetto era denominato chiavetta, termine che ne richiama la funzione di chiusura e apertura. I termini spagnolo grifo e tedesco wasserhahn (“galletto d’acqua”) richiamano, come il francese robinet, le fogge più utilizzate dagli antichi designer. Ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 12/10/14 alle 17:49 via WEB
La Fontana dell'Acqua Felice Ognuna delle fontane che costellano la città di Roma ha la sua storia, interessante è quella della Fontana dell’Acqua Felice. Questo monumento si chiama così non perché ne sgorghi la fonte della felicità, difficile da realizzare, ma perché a volerla fu papa Sisto V, al secolo Felice Paretti. Fu lui, infatti che nel 1585 diede inizio ai lavori. A dirigerli fu chiamato un architetto dal nome inequivocabile: Giovanni Fontana che, per esaudire il papale desiderio, rimise in funzione un acquedotto fatto costruire dall’imperatore Alessandro Severo. Così, nell’agosto 1586 fu portata al papa la prima bottiglia di acqua Felice, giudicata dal suo medico personale la miglior acqua di Roma. Intanto i lavori per decorare la fontana dell’Acqua Felice continuavano, saccheggiando, di fatto, mezza Roma, dato che le pietre vengono in parte dalle Terme di Caracalla e in parte del Pantheon. Purtroppo, tali ricchi materiali, non furono certo utilizzati al meglio se la statua di Mosè che orna la fontana fu soprannominato il "mosè ridicolo". A questa statua sono infatti dedicati i versi: Guarda con occhio torvo/ l’acqua che sgorga ai pié/ pensando inorridito/ al danno che lui fé/ lo scultor stordito. Felice è forse l’acqua che sgorga, ma non la fontana! Ciao a tutti gli amici del blog Teresa
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