dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 26/01/2015
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
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Elisa, Giovanna…e il pane fatto in casa
Le grandi crisi economiche (come le guerre) incidono non solo sui consumi, ma anche e soprattutto sui “costumi” creando i presupposti per una nuova “filosofia di vita”. E’ sempre avvenuto così nel corso della storia umana, e sta avvenendo anche ai nostri giorni. Elisa e Giovanna ne parlavano, in un Bar del centro di Pavia, ieri in tarda mattinata. Diceva Elisa. “Io e mio marito con le nostre due figlie di 12 e 14 anni, da un anno a questa parte, stiamo studiando come adeguarci alla nuova situazione economico-sociale. E’ stato mio marito a lanciare l’idea un anno fa. Mi ha detto. “Elisa, dobbiamo cominciare ad adeguarci ad un nuovo modo di vivere e di vedere le cose”. Ne ha parlato con le nostre figlie le quali hanno subito condiviso il punto vista del loro papà. Essendo femmine stravedono per il loro Roberto (mio marito). Qualche anno fa erano gelose l’una dell’altra. “Il papà è mio” – “No, è mio.” Rispondeva l’altra. Ho dovuto intervenire con le belle maniere per far capire loro che era il papà di tutte e due in ugual misura. Un anno fa, mio marito ha avuto la brillante idea di proporre alle figlie di fare il pane in casa. Non l’avesse mai proposto. Subito, Sabrina e Emma, cominciarono a litigare per avere l’esclusiva. Anche allora ho dovuto intervenire per ammorbidire i toni. “Un giorno l’una… e un giorno l’altra.” Ho detto io. E finiamola di discutere per ogni cosa. Oggi, abbiamo il pane fresco, fatto in casa, tutti i giorni. Sabrina, la più intraprendente, si è offerta di fare il pane anche per i miei genitori. Immaginarsi i nonni materni. Già stravedevano per le loro nipotine. Adesso che fanno il pane fresco tutti i giorni, pure buono, non fanno altro che decantarle.” Giovanna, coetanea di Elisa, non aveva perso una parola. Aspettava solo il momento di dire la sua. “Io ho due maschi di 10 e 12 anni (Marco e Giovanni). Anche mio marito Flavio è dello stesso parere del tuo. I tempi sono cambiati e bisogna adeguarsi per sopravvivere. Siccome mio marito è un appassionato di pittura, ha contagiato anche i figli. Si è preso una stanza a sua completa disposizione dove “i tre” fanno i loro esperimenti. Un continuo aggiornamento sulle varie e nuove tecniche di pittura. Devo dire che i risultati sono abbastanza soddisfacenti. Si vede che la passione è arrivata dal padre. Per animare la famiglia, mio marito Flavio è solito ripetere… “impara l’arte … e mettila da parte”. Se non ci sarà più lavoro in Italia, si emigrerà all’estero. Un buon artista trova sempre dove lavorare.” (228) -
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MILANO
di Teresa Ramaioli
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25 GENNAIO 2015
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 25 gennaio 2015 – Domenica - 12.00
Intrigo …
… a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
876
Giancamillo e la felicità
Secondo parecchi studiosi il fine della vita è quello di vivere bene e possibilmente felici. Per raggiungere una simile condizione ci sono varie strade. Una è quella di buttarsi a capofitto a fare soldi (e non essere mai contenti di quanti se ne hanno). Un’altra è quella di ammucchiare patrimoni e non averne mai abbastanza. Dopo un Castello, due, tre … dieci, venti … Ci sono persone che possiedono milletrecento Castelli e non sono soddisfatte. Una via classica per essere felici e stare bene è quella di essere innamorati … Anche qui ci sono problemi. Ne sapeva qualcosa, un anno fa, il Dott. Giancamillo, cinquantenne, single, Commercialista in Milano, abitante a Pavia. Giancamillo, fin da giovanotto ha sempre desiderato avere la donna dei sogni … Prima della Laurea ha dovuto studiare e non ha avuto tempo per la fidanzata. Dopo la Laurea si è dato anima e corpo al lavoro e alla carriera e gli anni sono volati via senza accorgersi che … “l’acqua passata non macina più”. Un anno fa, il Dott. Giancamillo, al compimento del cinquantesimo compleanno, si è guardato allo specchio … ha guardato la sua carta di identità … e per poco non gli è venuto un colpo. “Come? Sono già passati cinquant’anni? E dove sono andati? Ed io dov’ero?” Tutte domande più che naturali e legittime … Intanto Giancamillo era davanti allo specchio e non riusciva a spiegarsi troppe cose … tra le quali quella ciocca di capelli bianchi che era apparsa all’improvviso proprio dietro l’orecchio sinistro. Al mattino quando entrò in Ufficio il cinquantenne aveva il muso lungo e la brutta cera. La prima ad accorgersi è stata la Signora Maria, la sua impiegata di fiducia. La prima assunta nel suo Ufficio. Una sessantenne che conosceva il Dott. Gianfilippo (“il suo Capo”) come la sua borsetta e alla quale non sfuggiva nulla. “Dottore … non sta bene?” Il Dott. Gianfilippo rispose con un grugnito. La Signora Maria capì al volo che non era il momento di parlare. Con un cenno degli occhi avvisò le colleghe le quali si concentrarono nel lavoro e si parlavano con gli occhi. Certi momento l’Ufficio è una specie di prigione (si fa per dire) … meglio non fiatare per il timore che cadano i calcinacci. Si sa, però, che le impiegate di fiducia hanno sempre un asso nella manica. Dopo i minuti canonici arriva il momento dei primi approcci … “Dottore, ha telefonato il Commendator Esposito. La pratica è andata proprio bene. La ringrazierà alla prima occasione …” Come poteva il cinquantenne stare zitto? Erano sei mesi che quella pratica non lo lasciava dormire. Il Dott. Giancamillo accennò ad un moderato sorriso. La Signora Maria ne approfittò immediatamente. “Dottore, cosa ne dice se prendessimo un caffè con tutte le impiegate?” Quando l’impiegata di fiducia avanza una simile proposta … il Dott. Giacamillo si sente messo al tappeto … battuto ai punti … o per ko. In questo caso … ko! Il Dottore doveva in qualche modo ringraziare il personale dell’Ufficio per il buon esisto della pratica del Commendator Esposito. In quel caso, però, doveva pagarne le conseguenze. Come? Quando tutte le impiegate capitanate dalla Signora Maria erano in “sosta caffè” per il Dott. Giancamillo era come essere un Re sul trono … complimenti da tutte le parti. Lunsighe. Maliziosi ammiccamenti. … per ogni cosa. “Dottore …” qua, “Dottore …” là. “Dottore …” per questo, “Dottore …” per quello … una “mielosità” assoluta. Come se Giancamillo fosse l’unico uomo sulla faccia della Terra. Intanto, in mezzo a tanti complimenti, adulazioni e lusinghe, il cinquantenne Dott. Giancamillo si sentiva sempre più solo e sempre più bisognoso di coccole vere … e languide carezze femminili … da quello donna che si chiama amore. Anche in questo caso, però, sono sempre le impiegate di fiducia, come la Signora Maria, che devono risolvere i problemi. Sono sempre loro che, forti della loro conoscenza del soggetto (“il grande Capo”), hanno la soluzione del problema. Infatti, al termine della “sosta caffè” … “Dott. Giancamillo … ha telefonato il Dott. Tiziano. Mi ha pregato di ricordarle che questa sera c’è la Cena della Associazione Commercialisti alla quale non può assolutamente mancare perché avrà una sorpresa” Il cinquantenne sapeva già di quale sorpresa si trattasse. Il Dott. Tiziano voleva che accettasse la carica di Vice Presidente dell’Associazione. Nulla di straordinario. Carica alla quale non ci teneva proprio. Alla sera, invece, il Dott. Giancamillo ha avuto veramente la sorpresa. Alla Cena, ha avuto al suo fianco, la Dott. Esmeralda, una trentenne nuova associata tra i Commercialisti. Una trentenne che era la fine del mondo … alta, bionda, occhi azzurri … e gambe da far tremare i polsi. Come poteva il cinquantenne Giancamillo resistere ad una simile bellezza? Dopo tutte le “menate” che si era fatto davanti allo specchio? Dopo che la Signora Maria aveva usato tutta la sua astuzia per tamponare “i cali di pressione” del “suo Capo”? Giancamillo si è reso improvvisamente conto che doveva darsi da fare. Che non c’era tempo da perdere. A cinquant’anni, inoltre, aveva imparato qualcosa dalla vita … ed era il momento di metterla in pratica. Gianfilippo si sciolse in mille complimenti per la bellissima Esmeralda. Quando, dopo la cena, iniziò la serata da ballo … il cinquantenne è stato come Spiri Gonzales. Si offri come primo ed unico cavaliere per la serata da ballo. Esmeralda aspettava quel momento con ansia. Era una patita di tango argentino. Per Giancamillo è stato un gioco. Aveva vinto diversi campionati di tango argentino. Giancamillo ed Esmeralda hanno dato spettacolo … suscitando complimenti di tutti i componenti l’Associazione Commercialisti milanesi. Quando una coppia è così affiatata la gente si aspetta molto di più: l’amore! Infatti, il ballo sensuale ha infiammato di passione Giancamillo ed Esmeralda i quali, essendo a portata di labbra … si sono baciati … lungamente, appassionatamente … Al termine della serata, i due hanno fatto la “fuga”. Si sono rifugiati nel primo Albergo a disponibile. Si sono chiusi in camera. Ed hanno completato l’opera! … e per sette giorni nessuno li ha visti in Ufficio e in giro per Milano. - Questo è il racconto 876 scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per … il piacere di chi scrive … e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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ANGELA MERINI
di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo il 23/01/15 alle 18:49 via WEB ANGELA MERINI---Alda Giuseppina Angela Merini nasce il 21 marzo 1931 a Milano da famiglia di condizioni economiche modeste. Il padre, Nemo Merini, svolgeva lavoro di dipendente presso assicurazioni e la madre, Emilia Painelli, era casalinga. Mediana tra i due fratelli Anna ed Ezio, dopo aver terminato il ciclo elementare con voti molto alti, frequenta i tre anni di avviamento al lavoro presso l'Istituto "Laura Solera Mantegazza e cerca di essere ammessa al Liceo Manzoni, ma non riesce perché non supera la prova di italiano. Nello stesso periodo si dedica allo studio del pianoforte esordendo come autrice a soli quindici anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti che scoprì il suo talento artistico. Nel 1947, Alda Merini incontra "le prime ombre della sua mente" e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano. Quando ne esce alcuni amici le sono vicini e Giorgio Manganelli, che aveva conosciuto a casa di Spagnoletti insieme a Luciano Erba e Davide Turoldo, la indirizza in esame presso gli psicoanalisti Fornari e Musatti. Alda Merini muore il 1º novembre 2009 a causa di una affezione tumorale all'ospedale San Paolo di Milano. Dopo l'allestimento della camera ardente i funerali di stato sono stati celebrati nel pomeriggio del 4 novembre nel Duomo di Milano. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli |
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