Messaggi del 04/11/2015

BUON MERCOLEDI' ... DA PAVIA

Post n°21130 pubblicato il 04 Novembre 2015 da dinobarili
 

BUON MERCOLEDI’ …

 DA PAVIA

4 novembre 2015

“Conoscere è vivere”

Dino

28 “una canzone al giorno”

Nada

“Ma che freddo fa”

Nada è nata il 17 novembre 1953 ed è figlia d’arte in quanto il padre è un clarinettista. Ha partecipato al Festival di Sanremo nel 1969 con la canzone “Ma che freddo fa” che l’ha spinta nella hit-parade per cinque settimane. La vita di Nada è stata segnata. “Ma che freddo fa” è rimasta il suo cavallo di battaglia … legata indissolubilmente alla sua bella voce calda ed appassionata. Si sa che nella vita “i periodi freddi” non mancano mai. Durante l’anno, poi, l’inverno è la stagione fredda per natura. Ma il freddo vero … quello  di cui parla Nada nella sua canzone è … il freddo del cuore, la mancanza d’amore. Lo dice chiaramente “basterebbe una carezza/ per un cuore di ragazza” Una carezza sola? E solo per una ragazza? Una carezza va bene sempre. Per tutti … a tutte le età. Dice la canzone: “Che cos’è la vita senza l’amore?” Niente o ben poco. Nada lo ripete più volte: “… è solo un albero/che foglie non ha più/ … e s’alza il vento/ un vento freddo/ come le foglie le speranze butta giù” Ecco la lezione di Nada. Nella vita bisogna amare … amare tanto … per essere felici. Solo così la vita ha un senso ed una risposta positiva. Buon ascolto. Dino  

 
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AGOSTINO racconto (376) di Dino Secondo Barili

Post n°21129 pubblicato il 04 Novembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

376

Agostino e l’aria del Ticino

Gli abitanti di Pavia hanno molte fortune. Prima di tutto … perché vivono in una piccola città…con duemila anni storia. Secondo… una città posta sulla riva di un fiume: il Ticino. Qualche lettore dirà che ci sono tantissime altre città poste lungo i fiumi. Vero. Anche tali abitanti sono fortunati… I cittadini pavesi, però, sono un po’ “campanilisti”. Esaltano sempre la propria città e il proprio fiume. Forse, sono “campanilisti” un po’ più degli altri. Come, per esempio, il Signor Agostino, 70 anni, pensionato… pavese da quattro generazioni. Quando una persona si porta dietro una “sua storia personale”… con tante vite… finisce per essere tutt’uno con Pavia. Allora la città non è più soltanto la città… ma un “incredibile intreccio di storie”. Per esempio. Il Signor Agostino, ogni mattina “deve andare” a salutare il fiume Ticino. Deve passeggiare per un quarto d’ora sul Ponte Coperto e respirarne l’aria… Qualche lettore dirà che si tratta di una mania… Una di quelle manie che, a volte, attanaglia le persone avanti negli anni. No. Non è così. Il Signor Agostino nei suoi settant’anni ha fatto molte attività e si è sempre interessato della propria città. Il “virus” glielo ha trasmesso suo padre Angelico il quale per natura era curioso. Essendo, un bravissimo pittore, era richiestissimo come restauratore di quadri del settecento e ottocento. Svolgendo tale attività con passione aveva assorbito non solo tecniche particolari, ma modi di pensare particolarmente originali. Angelico (il padre di Agostino) diceva spesso.” Coloro che non amano la propria città e il proprio fiume “non” possono capire il proprio ambiente e il proprio territorio. Anzi, non possono capire nemmeno loro stessi.” Con un simile genitore, Agostino non poteva sfuggire al “fascino del mistero”. Infatti, diceva Angelico, suo padre. “Ricordati, Agostino, che se vuoi stare bene, avere sempre idee nuove, spirito positivo… devi respirare, ogni giorno, per almeno un quarto d’ora, l’aria del fiume Ticino, sul Ponte Coperto. E’ lì che si respira l’aria migliore. E’ lì che l’aria si rimescola un’infinità di volte… in pochissimo tempo. Nell’aria c’è di tutto. C’è la vita. C’è la salute del corpo e della mente. Tutto ciò che entra nella bocca incide profondamente sul corpo e nella mente e produce gli effetti più impensati.” Agostino, aveva applicato alla lettera le parole di suo padre… e non ha mai avuto un raffreddore. Naturalmente l’aria da sola non è bastata. Ci è voluto anche un regime di vita regolare… Non troppo, ma di tutto…un po’ di ogni cosa. Agostino, però, non solo ha fatto tesoro di ciò gli ha trasmesso suo padre Angelico… Ha continuato a studiare, ad acquisire nuove conoscenze… Applicando alla lettera la regola: “Nella vita non si finisce mai di imparare”. (376)

 
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IL MILITE IGNOTO 4 NOVEMBRE di Teresa Ramaioli

Post n°21128 pubblicato il 04 Novembre 2015 da dinobarili
 

IL MILITE IGNOTO

4 NOVEMBRE 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/11/15 alle 18:21 via WEB
MILITE IGNOTO--4 NOVEMBRE-----L'idea di onorare una salma sconosciuta risale in Italia al 1920.Approvata la legge, il Ministero della guerra diede incarico a una commissione di percorrere i campi di battaglia per raccogliervi undici salme d'impossibile identificazione, fra le quali la sorte ne avrebbe designata una, da tumulare in Roma sul Vittoriano, sotto la statua equestre del "Padre della Patria". La commissione esplorò tutti i luoghi nei quali si era combattuto, dal Carso agli Altipiani, dalle foci del Piave al Montello; e l'opera fu condotta in modo che fra i resti raccolti ve ne potessero anche essere di reparti di sbarco della Marina. Fu scelta una salma per ognuna delle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare. Le undici salme ebbero ricovero, in un primo tempo, a Gorizia, poi furono trasportate nella basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921, dove si procedette alla scelta della salma destinata al glorioso riposo. Viene tumulata nell’Altare della Patria a Roma la salma di un soldato morto in battaglia durante la prima guerra mondiale e non identificato. A scegliere tra undici caduti senza nome era stata, pochi giorni prima, Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, madre di Antonio, arruolato nell’esercito austriaco, poi disertore e volontario con l’esercito italiano; caduto e mai ritrovato. Nel duomo di Aquileia, la Bergamas ha un malore di fronte alla decima bara e questo viene interpretato dalle autorità militari come la sua scelta. Il milite ignoto viene portato a Roma con un treno speciale, centinaia di migliaia di persone si assiepano lungo la linea ferroviaria per veder passare il convoglio. Il paese assiste a quello che, probabilmente , rimane il più sentito momento di patriottismo e unità nazionale della sua storia. A Roma la bara viene portata a spalla e inumata da diciotto medaglie d’oro al valor militare. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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CIAO ANGEL HEART 2014

Post n°21127 pubblicato il 04 Novembre 2015 da dinobarili
 

CIAO ANGEL HEART 2014

angelheart_2014
angelheart_2014 il 03/11/15 alle 23:04 via WEB

Semplicemente .......Buona notte e sogni d'oro . oggi non scrivo nessuna frase  , non cito nessun poeta , oggi lascio un semplice saluto , che ogni persona dovrebbe sentire la sera prima che si lascia nelle braccia del Morfeo ....un clikka per te invece c'e ...Angel Heart 

(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 04/11/15 alle 06:55 via WEB
Ciao. Buona giornata e grazie del commento. Dino
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 04/11/15 alle 06:56 via WEB
Ciao - grazie per il clicca. Dino
(Rispondi)

 

 
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CIAO LAURA ... LAURA1953 (VALENCIA-SPAGNA)

Post n°21126 pubblicato il 04 Novembre 2015 da dinobarili
 

CIAO LAURA ... LAURA 1953

VALENCIA SPAGNA

laura1953
laura1953 il 03/11/15 alle 12:44 via WEB
Buon martedi Dino, che la gioia sia nel tuo cuore..un abbraccio ..Laura CLICCA
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 04/11/15 alle 06:45 via WEB
Ciao Laura. Buona giornata. Dino
(Rispondi)
 
 
dinobarili
dinobarili il 04/11/15 alle 06:46 via WEB
Ciao Laura - un saluto da Pavia per la tua Valencia.Dino
(Rispondi)

 

 

 

 
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L'ALTARE DELLA PATRIA - ROMA di Teresa Ramaioli

Post n°21125 pubblicato il 04 Novembre 2015 da dinobarili
 

L'ALTARE DELLA PATRIA

ROMA 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/11/15 alle 17:54 via WEB
ALTARE DELLA PATRIA --ROMA--Il monumento a Vittorio Emanuele in Roma venne inaugurato, alla presenza della famiglia reale e dell’allora presidente del consiglio dei ministri Giovanni Giolitti, il 4 giugno 1911. Il più grande monumento nazionale, inaugurato in occasione del 50° dell’Unità d’Italia, celebrava “Il re galantuomo” morto il 9 gennaio 1878 e venne definito anche Vittoriano. La parte centrale del monumento, dove il 4 novembre 1921 venne creata la tomba del milite ignoto, assunse il nome di “Altare della patria”, che ben presto connotò l’intero monumento. La storia dell’Altare della patria è indissolubilmente legata a Brescia, e in particolare ai comuni di Botticino e Mazzano, sede delle cave da cui venne estratto il marmo utilizzato per il monumento, e di Rezzato sede delle imprese che fornirono al governo italiano il materiale lapideo. La prima proposta di legge per erigere un monumento nazionale a Vittorio Emanuele II venne approvata già nel 1878: l’iter venne seguito dall’allora ministro dell’Interno, il bresciano Giuseppe Zanardelli. Vennero banditi due concorsi di idee per la scelta del progetto: il primo, nel 1880, alimentò le proposte più bizzarre e stravaganti. Il secondo, nel 1882, si conclude il 28 giugno 1884 con la scelta del progetto del conte Giuseppe Sacconi (1854-1905), marchigiano. La posa della prima pietra avvenne il 22 marzo 1885. Il progetto dovette misurarsi con grossi problemi di natura statica, costruttiva, architettonica, e subì numerosi rimaneggiamenti, il più importante dei quali venne approvato il 4 giugno 1890. Tutto ciò dilatò i tempi di realizzazione e i costi del monumento, che finì per costare 30 milioni di lire rispetto ai 9 inizialmente previsti. Dopo la Roma degli imperatori e la Roma dei papi, la terza Roma – la capitale del nuovo stato unitario – ha trovato nel Vittoriano il monumento-simbolo capace di eguagliare, per ambizione e dimensioni, il Colosseo e San Pietro. L’apertura di via dei Fori imperiali, avvenuta il 28 marzo del 1933, ha fatto del Vittoriano il punto di snodo di parate, cortei, manifestazioni. L’Altare della patria in un secolo di vita è diventato il fulcro di celebrazioni pubbliche, scenografia universalmente nota, elemento dell’identità nazionale, icona dell’Italia. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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ANGELA MERINI di Teresa Ramaioli

Post n°21124 pubblicato il 04 Novembre 2015 da dinobarili
 

ANGELA MERINI 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/11/15 alle 17:51 via WEB
ANGELA MERINI---Alda Giuseppina Angela Merini nasce il 21 marzo 1931 a Milano da famiglia di condizioni economiche modeste. Il padre, Nemo Merini, svolgeva lavoro di dipendente presso assicurazioni e la madre, Emilia Painelli, era casalinga. Mediana tra i due fratelli Anna ed Ezio, dopo aver terminato il ciclo elementare con voti molto alti, frequenta i tre anni di avviamento al lavoro presso l'Istituto "Laura Solera Mantegazza e cerca di essere ammessa al Liceo Manzoni, ma non riesce perché non supera la prova di italiano. Nello stesso periodo si dedica allo studio del pianoforte esordendo come autrice a soli quindici anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti che scoprì il suo talento artistico. Nel 1947, Alda Merini incontra "le prime ombre della sua mente" e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano. Quando ne esce alcuni amici le sono vicini e Giorgio Manganelli, che aveva conosciuto a casa di Spagnoletti insieme a Luciano Erba e Davide Turoldo, la indirizza in esame presso gli psicoanalisti Fornari e Musatti. Alda Merini muore il 1º novembre 2009 a causa di una affezione tumorale all'ospedale San Paolo di Milano. Dopo l'allestimento della camera ardente i funerali di stato sono stati celebrati nel pomeriggio del 4 novembre nel Duomo di Milano. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli

 

 
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