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Post N° 261

Post n°261 pubblicato il 17 Settembre 2008 da atapo
 

DIFFONDIAMO

Trascrivo qui, copiato dal blog NESSUNO ESCLUSO, uno dei tanti documenti che stanno nascendo in questi giorni nelle scuole italiane.
Credo sia importante diffonderli, far capire a cosa rischiamo di andare incontro con le politiche scolastiche di questi tempi...

Visto che i mezzi di comunicazione ufficiali suonano ben altre campane...

Gentile Signora Ministro,

presa
visione del D.L. 137/2008, sentiamo l'obbligo morale, che deriva dalla
nostra professionalità e competenza docente ed educativa, di
trasmetterLe alcune considerazioni, nella speranza che il dibattito
parlamentare che porterà alla discussione del citato decreto possa
tenere in considerazione le opinioni di chi quotidianamente opera per
la formazione e l'istruzione delle nuove generazioni.

Ci limiteremo a due aspetti che riguardano il nostro ambito professionale:
• l'insegnante unico e le 24 ore nella scuola primaria (art. 4) e
• la valutazione finale nella scuola secondaria di primo grado (art.3).

1. Insegnante unico e 24 ore nella scuola primaria

Questo
modello scolastico è ben presente nei nostri ricordi sia personali che
professionali. Era forse già deficitario in una società, come quella di
quarant'anni fa, che non conosceva l'immigrazione comunitaria ed
extracomunitaria, le separazioni ed i divorzi, l'esigenza di fornire
l'occasione di un riscatto sociale a chi era in situazioni di
svantaggio socio-culturale, e che relegava i bambini certificati o
difficili nelle classi differenziali. Ventiquattro ore con un solo
insegnate "tuttologo" erano forse già non sufficienti quando si
insegnava solo "a leggere, scrivere e far di conto" e non si parlava
ancora di inglese, informatica, educazione all'affettività, alla
cittadinanza, ambientale, stradale, ecc. ecc.
Lei ha recentemente
affermato che la reintroduzione del maestro unico "risponde a una
scelta pedagogica precisa, il fatto di avere un unico punto di
riferimento" e che "è uno spreco pagare tre insegnanti quando uno è
sufficiente".
Vorremmo ricordarLe che la scelta pedagogica del
gruppo docente e della pluralità delle figure educative ha una lunga
storia e forti motivazioni, legate ai cambiamenti epocali da allora
intercorsi, è il risultato di un dibattito costruttivo, avviato
dall'inizio degli anni Ottanta, che vide una intensa partecipazione di
pedagogisti, del mondo accademico, delle associazioni professionali
degli insegnanti, delle riviste didattiche, delle forze politiche e
sindacali. A conclusione di questo percorso sperimentale, assistito e
monitorato, si constatò che la collaborazione e suddivisione dei
compiti tra docenti limitava l'insuccesso scolastico e migliorava la
qualità dell'insegnamento. Si decise conseguentemente che il modello
del team di docenti, con la suddivisione degli ambiti disciplinari,
fosse meglio dell'insegnante costellato (un insegnante titolare di
classe affiancato da alcuni docenti specialisti). Nel 1990 venne
approvata la legge di riforma n.148 che estese a tutto il territorio
nazionale la contitolarità e l'espansione dell'orario, sia con
l'organizzazione a modulo sia a tempo pieno. Del resto, la grande e
pressante richiesta delle famiglie per il tempo pieno che, nonostante
le restrizioni di organico e modifiche normative varie, ha continuato a
espandersi, senza interruzione (toccando ora il 25% e i 700 mila
alunni), dimostra che le famiglie richiedono alla scuola più e non meno
tempo educativo e didattico.
I moduli e il tempo pieno (e
conseguentemente il numero dei docenti e il loro organico) hanno dunque
alle spalle la migliore cultura pedagogica e le esperienze didattiche
più avanzate, che hanno dimostrato in questi anni di funzionare: non è
infatti un caso che tutti gli indicatori internazionali riconoscano la
nostra scuola primaria come una tra le più qualificate del mondo.
Il
maestro unico, la fine delle compresenze e la riduzione del tempo
scuola (nell'arco dei 5 anni si perderebbero dalle 990 ore per il
modulo alle 2640 ore per il tempo pieno) porterebbero a conseguenze
gravissime:
.- dequalificazione dell'istruzione, superficialità della
didattica,
impoverimento culturale, ovvero meno ore disponibili per affrontare ed
approfondire i contenuti disciplinari, meno competenze specialistiche
data l'impossibilità per un solo docente di essere in grado di
riassumere in sé la complessità dei saperi, delle discipline e delle
nuove tecnologie;
-  impossibilità di
individualizzare gli insegnamenti, sia per i bambini in difficoltà sia
per le eccellenze; di attivare laboratori, recuperi, gruppi di livelli,
con l'inevitabile ritorno ad una scuola impossibilitata a limitare la
dispersione scolastica;
- impossibilità di favorire l'apprendimento in
tempi distesi nel rispetto dei processi cognitivi di tutte e tutti;
-  impoverimento
dell'offerta formativa (ad esempio, non poter effettuare uscite
didattiche a musei, teatri, cinema, manifestazioni sportive, ecc.).
Riteniamo
che una scuola pubblica e di qualità debba essere per tutti e per
ciascuno. Riteniamo inoltre che una scuola così "riformata" non sia in
grado di adempiere pienamente a quanto sancito dalla nostra
Costituzione, cioè di concorrere a "rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana".
Siamo
convinti che il grado di civiltà e di democrazia di un Paese si misuri
anche sulla scelta di indirizzo di risorse e tagli e che togliere fondi
alla formazione delle nuove generazioni, come ormai da troppi anni
viene fatto, risulti una scelta miope ed improduttiva.

2. Valutazione finale nella scuola secondaria di primo grado
L'articolo
3 del decreto 137/2008 abroga la collegialità del Consiglio di classe
nel "bocciare" uno studente, dando individualmente al singolo docente
di ogni disciplina la possibilità di farlo.
E' nostra convinta
opinione che, se il decreto fosse convertito alla lettera così com'è
ora, sancirebbe la fine della collegialità: questa importante decisione
relativa al percorso scolastico di un alunno ci pare profondamente
sbagliata.
Se fino ad oggi infatti tutti gli insegnanti della classe
sono corresponsabili di una decisione così delicata e possono
promuovere collegialmente un alunno, anche in presenza di una o più
insufficienze, da domani anche un solo 5 porterebbe automaticamente
alla bocciatura.
Nella scuola media, oltretutto, non è neppure
prevista come per le superiori, la possibilità di riparare a settembre,
per cui si potrebbe avere il caso limite di un ragazzo che deve
ripetere per un anno il programma di tutte le materie anche se si è
dimostrato inadeguato in una soltanto.
Un insegnante che ritiene
ingiusto o non produttivo fermare un ragazzo perché ha l'insufficienza
solo nella sua disciplina dovrebbe falsare il proprio giudizio
disciplinare trasformando le insufficienze in itinere in un 6 finale?
Tale comportamento (del resto facilmente desumibile dal registro
individuale e dai compiti in classe) non configurerebbe un reato di
falso in atto pubblico?
E' nostra convinzione che le singole
discipline (con le diversificate attitudini e capacità che uno studente
dimostra per ciascuna) siano solo uno dei tanti punti di osservazione e
giudizio del singolo alunno e che vadano confrontate tutte insieme.
Solo l'osservazione integrata e collegiale di tutti i docenti coinvolti
nel percorso didattico ed educativo può garantire al ragazzo ed ai
docenti stessi una valutazione equa, produttiva e formativa, che non
sia solo un parziale "punto di vista".
La collegialità, il dialogo,
il confronto (ed anche lo scontro) nella programmazione, nella
conduzione della classe e nella valutazione dei ragazzi, sono per noi
un valore fondante, qualificante ed irrinunciabile della nostra
professione, nonché un'occasione di crescita umana e professionale.

I Docenti dell'IC 9 di Bologna
Bologna, 11 settembre 2008
 

 
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