Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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EDS - Il fotografo (di Effe)Infine era arrivato. Aveva fissato la macchina fotografica sul cavalletto e agitando il braccio destro li aveva messi tutti in fila. I sette fratelli in piedi, i genitori davanti seduti sulle seggiole di paglia con in mezzo Giannino, il figlio piccolo. Il fotografo li guardava da sotto il panno. Agnese era l’ultima della fila, in testa un cappellino di velluto trafitto da tre piume che puntavano verso il cielo come quelle della favola, pronte a partire alla ventura. E alla ventura si stava preparando Mario il più alto, quello al centro con l’abito scuro e il garofano bianco all’occhiello. Osservando i pantaloni di Giannino, il fotografo lo fece alzare spostandolo, per impallargli i calzini a righe, dietro la madre. Infine aveva urlato, stringeteviii. Roberto, il fratello spiritoso, aveva languidamente posato la mano sulla spalla dello sposo sorridendo con entusiasmo, l’Agnese aveva gettato la sigaretta a terra e stretto la trousse sotto il braccio; lo sposo aveva spostato lo sguardo, dalle rondini che volavano sotto il portico, alla macchina fotografica dove il fotografo coperto dal telo nero si domandava se anche l’Agnese sotto la permanente avesse le stesse orecchie a sventola dei suoi fratelli. “Guardate qui”, disse uscendo dal panno. Indicò l’obiettivo e strinse la pompetta. Dopo il lampo i sorrisi si rilassarono e gli otto fratelli si avvicinarono agli invitati sparpagliati in cortile. “Tu non mangiare, devi fare la comunione” disse l’Agnese al futuro sposo mentre offriva pasticcini e confetti agli invitati. Intanto la Luisa che dall’alto della sua finestra aveva seguito la fotografia era scesa in cortile gridando: Viva lo sposo! Giannino il fratello piccolo fu spedito in bicicletta a casa della sposa. Loro pronti. Mamma Marta entrata in casa ad aggiustarsi le calze era tornata con indosso il soprabito nuovo e la borsetta di vernice, una raddrizzata alla cravatta di suo figlio e prendendolo sottobraccio diede il via al corteo.
Quando Giuseppe parcheggiava la Bianchina in piazza, il corteo nuziale dello sposo si accodava in via Cesare Battisti a quello della sposa. I curiosi erano radunati lungo la scalinata della chiesa e mentre Giuseppe saliva verso il sagrato, immaginò l’arrivo della sposa come Wanda Osiris tra i suoi boys. “Piacere Ardigò, sono il testimone dello sposo,” disse salutando il fotografo che trafelato saliva, davanti a lui i gradini due alla volta e dopo avergli stretto la mano si mise in vedetta sul sagrato. “Quando torno dalla guerra spero di trovare un lavoro poi sposo la Nelina” aveva detto Mario quella sera seduto sulla branda. “Se torniamo voglio mettermi in proprio ” aveva aggiunto lui. “Certo che torniamo, non ci possono più copar Beppe, siamo prigionieri e mangiamo tutte le sere ”. Mario oggi sposava la Nelina. Lui per ora in testa aveva solo la sua fabbrichetta. Le campane risuonarono gioiose. In fondo alla piazza si materializzò il corteo e dal sagrato esplosero gli evviva dei curiosi. In cima alla scalinata una madre teneva per mano il suo bambino. Quando spuntò il corteo lo prese in braccio. “Mamma perché la sposa è vestita di verde?” urlò il bambino. “Perché ha paura di sporcarsi” rispose la madre. E l’Ardigò poco distante da loro stringendo la scatoletta delle fedi nuziali entrò in chiesa ridendo. * * * Questi due pezzetti partecipano all'EDS Non cosa ho veduto, ma come l’ho veduto e sono stati scritti dall'amica Effe e passati sottobanco alla sottoscritta. Ma anche |
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