Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

 

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Capitolo quarto: Quando il gioco si fa duro

Post n°50 pubblicato il 29 Novembre 2006 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

(Le puntate precedenti nel box in alto a sinistra)

Si sa che il deserto reclama il suo tributo, e quando il gioco si fa duro… dopo una estenuante discussione seguita a due giornate particolarmente pesanti, il gruppo tristemente prese atto dell'entità dell'impresa che ci stavamo accingendo a compiere e tutti quelli che non si erano adeguatamente preparati furono costretti a mollare.

Contati i superstiti, ridistribuiti gli equipaggi (eravamano rimasti solo in sei dei dieci partiti da Milano, più gli inossidabili tedeschini) puntammo ulteriormente a Sud. Tutti gli altri si dispersero nel tentativo di raggiungere la riva del mare.
Di loro non abbiamo saputo piu' nulla.

H e Ml si erano preparati bene, invece. Cibo, acqua, ricambi per l'auto, ma non solo: avevano pale, picconi e persino le piastre per la sabbia, utilissime in caso l'auto si fosse impantanata. Noi veramente non avevamo contemplato questa eventualità, visto che la strada fino a Tamanrasset avrebbe dovuto essere tutta asfaltata, ma loro, con insolita autoironia, sorridendo dicevano "Germans are always well organized!". Non male per due ragazzini di diciotto anni… anzi, H non li aveva nemmeno compiuti e non aveva la patente, sebbene desse regolarmente il cambio alla guida, almeno fuori dai centri abitati.

Troppo giovani? Anche noi lo eravamo.

Il 31 luglio compivo ventiquattro anni, e li festeggiammo a El Golea, oasi lussureggiante di palme da dattero, in una specie di campeggio dove ci eravamo fermati a rifocillarci prima dell'ultimo tratto desertico che ci separava dalla nostra meta. Sarà stato il caldo, o la stanchezza, o gli scorpioni (ne avevamo trovato uno grosso come il mio dito e lungo almeno 20 cm), ma eravamo tutti un po' nervosi. Fino a quel momento B era stato leader indiscusso per acclamazione: a parte il fatto che conosceva il posto, ci sapeva fare con le persone e riusciva sempre ad essere convincente, o almeno suadente. Le sue proposte sembravano ragionevoli, come non seguirlo? Sarà stato perché era portato per i rapporti umani, o forse perché studiava da avvocato… comunque M si sentiva sempre un po' in competizione con lui e questo provocava dei mugugni inespressi che, alle condizioni estreme alle quali eravamo sottoposti, si riversavano nella nostra coppia. Così passai la sera del mio compleanno a piangere.

Non mi ricordo in particolare i motivi di dissidio, probabilmente sciocchezze esasperate dal caldo e dalla fatica. Eravamo una comitiva piuttosto eterogenea: alla partenza noi conoscevamo solo B e J, avevamo già fatto delle vacanze insieme e andavamo abbastanza d'accordo, ma comunque ognuno faceva per se'. Per esempio, i pasti venivano consumati insieme ma ognuno mangiava la sua roba: salvo qualche rara volta, non abbiamo mai cucinato per tutti.
Nei trasferimenti il posto di capofila, molto piu' impegnativo specialmente di notte, era occupato a turno da una delle auto. La strada era asfaltata, però spesso montagne di sabbia a causa del vento invadevano la carreggiata e bisognava evitarle per non restare impantanati. Mi ricordo di una sera, partiti a mezzanotte dopo aver cenato abbondantemente (e bevuto altrettanto), ero di turno alla guida e toccava a noi stare davanti. Dopo duecento metri mi trovai incastrata in una duna di sabbia enorme e ridevo come un'oca senza riuscire a scendere dalla macchina. (M aveva appena finito di dirmi di stare attenta…) Hanno sollevato di peso la cinquecento con me dentro, con grande imbarazzo di M.

A lui seccava se io davo ragione a B o se per caso restavamo indietro e dovevamo essere aspettati o se non riuscivamo a rapportarci in modo perfetto al gruppo. Si può capire: non voleva mettersi in condizione di essere criticato e non voleva essere da meno. La competizione esisteva, non posso negarlo, ma io la vedevo in modo diverso, cercavo di sottolineare la collaborazione e l'amicizia, mi intenerivo all'idea che ognuno di noi avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare gli altri da una situazione pericolosa. Anche tra le ragazze c'era una certa rivalità, ma molto piu' subdola e io non me ne rendevo conto. A volte ci rimanevo male per certi apprezzamenti un po' caricati che si facevano tra loro e che mi facevano sentire sminuita, anche se non capivo perché. Ci sono voluti anni e anni prima che mettessi su una crosta adeguata, ma questa e' tutta un'altra storia.
(continua)

 
 
 
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