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Incontro ravvicinato nella solitudine

Post n°329 pubblicato il 29 Novembre 2008 da LaDonnaCamel
 
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A volte si leggono nei blog dei commenti bellissimi che rimangono nascosti tra le pieghe dei post e non hanno il risalto che meriterebbero. Nei feed reader non ci vanno i commenti, per esempio. Questo di Bartelio è bellissimo, contiene alcune idee sugli autori e la scrittura che condivido e mi piace metterlo qui, spero non se ne abbia a male, in caso lo tolgo.

L'intervista che ho tradotto è significativa e dolorosa in alcune parti. Certe cose proprio le ignoravo. Però non so quanto sia possibile capire del gesto di DFW dai suoi libri. Ne ho letti alcuni, ma non mi aspettavo niente di simile. Come si fa, del resto, a distinguere in un testo tra finzione e biografismo? Ha senso? Alcuni hanno citato questo brano "Per tutta la vita sono stato un impostore. E non esagero. Ho praticamente passato tutto il mio tempo a creare un’immagine di me da offrire agli altri. Più che altro per piacere o per essere ammirato. Forse è un po’ più complicato di così." (credo da Oblio), come fonte significativa. Ma chi lo può dire? Su Radio Tre il traduttore italiano (Edoardo Nesi) ha detto che DFW mostrava grande comprensione per le umane debolezze, quasi sottintendendo che forse ne mostrava meno per le sue personali.
Ho provato gran dispiacere quando ho saputo della sua morte. Non c'è niente da fare, quando si ama un autore diventa inevitabile (a me accade, quantomeno) considerarlo come uno di famiglia, un amico, un parente stretto, un fratello più bravo e in gamba. E' così per DFW, come per Simenon, Carver, Bukowski, Lansdale e pochi altri. Si dice che di un autore dovrebbe parlare solo l'opera e nient'altro. Però non ci si riesce, si vuole sapere dove e come vive, quali persone frequenta, quali le sue abitudini, i gusti musicali, che film gli piacciono, quali altri autori legge eccetera. Lo si vuol incontrare di persona, se possibile. Hai presente il Giovane Holden? E' inevitabile. Che importa che Carver scrivesse in auto nel garage perché in certi momenti non aveva altri spazi in cui ritagliarsi un po' di pace? O che Simenon abbia scritto un romanzo ficcandoci dentro la vita di uno dei propri figli? O che Lansdale abbia firmato un tot di dediche autografe con la penna che conservo come una reliquia nella mia borsa da ufficio (:-)? Cosa ci dice tutto ciò della grandezza e del valore di un autore? Cosa si cerca quando si ficca il naso nella vita privata dei nostri autori preferiti? Francamente non ho una risposta, ma solo una sensazione: si vuole prolungare il piacere del testo. Non se ne ha mai abbastanza. Come se si dicesse, ti adoro ma dammene ancora. Ma forse non è nemmeno questo, forse è qualcosa di più profondo che ha a che fare con il modo in cui viviamo la nostra vita e con la vicinanza degli autori amati che la guardano coi loro propri occhi, occhi speciali x-rays, molto più acuti dei nostri, e forse hanno da dire la loro ancora meglio o di più, o forse -lo dico per me stesso per chiarirmi meglio questa faccenda- forse lo faccio perché li voglio ancora più vicini e prossimi, perché immagino che un autore che mi sa far bruciare le orecchie e tenere avvinto alla pagina e lasciar senza fiato sia una persona con la quale mi farebbe piacere condividere dei momenti di vita e quindi scruto per capire, per immaginare che questo sia (o sarebbe stato) possibile; quindi in fondo cerco un compagno, perché un autore amato è prima di tutto un compagno, a volte una guida, altre volte un maestro. Credo che tutto questo sia ingenuo e in fondo mera illusione o solo un desiderio -umano- di incontro ravvicinato nella solitudine. Non se ne può fare a meno. Non so cosa significhi tutto ciò in relazione a dfw, però forse l'infelicità di cui parlavi tu e di cui parlava lui nell'intervista, il dolore, voglio dire, il dolore si era fatto intollerabile, tanto da richiedere quel gesto estremo, che comprendo umanamente e razionalmente ma ancora non riesco a accettare nell'angolo del sentimento. E quindi non lo so, ho scritto queste righe per dirti solo questo: non so. Restano i suoi libri bellissimi (quale più, quale meno) e l'amara consapevolezza che non ci sarà più modo di ascoltare la sua voce unica, innovativa (è il caso di spendere questa parola abusata!) e inconfondibile.

 
 
 
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