Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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Sto leggendo "Come diventare se stessi" (David Foster Wallace si racconta, Minimum Fax.)
È la storia di una intervista durata cinque giorni. Uno scrittore di sottobosco, quindi non un giornalista ma un giovane collega che ha già pubblicato un paio di romanzi non memorabili, resta appiccicato a DFW durante i suoi spostamenti per un tour promozionale di Infinite Jest. Il romanzo è uscito da un pò e ha avuto molto successo, gli stralci di conversazione che voglio citare adesso parlano proprio di questo, e di cosa vuol dire post moderno per DFW, dello sforzo che chiede ai propri lettori e del perché lo chiede.
In giro per i blog - ma anche dal vivo con amici - si è parlato più volte di Infinite Jest, che molti hanno cominciato e pochi hanno finito, come di una specie di chimera, o desiderio impossibile, o montagna sacra della letteratura. Chi l'ha finito lo adora e se ne vanta. Io non ne faccio una questione di muscoli, ho mollato lì anche l'Ulisse, per dire, e mi sono spuppata tutto l'Uomo senza qualità. Riguardo IJ, anche io l'ho iniziato e l'ho posato più volte. A un certo punto ho cominciato anche ad aprirlo a caso, leggevo una pagina qui, due là. Poi mi sono imbattuta in una cosa che mi ha scosso, ho chiuso il libro e l'ho messo nello scaffale più alto.
Dipende sempre da un sacco di altre cose il rapporto che ho con un libro, dipende anche dai momenti e poi niente è mai per sempre.
Comunque, sono solo a pagina 140 e mi sto segnando un po' di cose che mi va di condividere in diretta. Le scrivo qui, non so se andando avanti ci saranno altri citoni: la vita e il blog mi piace così, che non so mai cosa farò domani.
pagina 84 "Se sei abituato a scrivere roba molto, molto impegnativa sul piano letterario - caviale di prima scelta, roba che non si vende tanto bene, mi spiego? ... Ecco, visto che siamo esseri umani dotati di ego, troviamo un modo per dare conforto al nostro ego con la seguente equazione: se qualcosa stravende e ottiene un sacco di attenzione, sicuramente fa cacare. Il successo è frutto della macchina pubblicitaria.
Però poi, ovviamente, il paradosso finale è che: se il tuo libro ottiene un sacco di attenzione e comincia a stravendere, quello stesso meccanismo che hai usato per darti forza quando le tue cose non vendevano così bene diventa parte del Nucleo Oscuro quando le tue cose vendono. E io con questo devo ancora farci pace. Devo ancora... ho ancora paura che.. sì, il libro fa ridere, ed è abbastanza divertente da leggere, ma è divertente da leggere anche perché volevo provare a scrivere qualcosa che fosse veramente tosto e avanguardistico, ma divertente quanto bastava per costringere il lettore a fare lo sforzo che gli veniva richiesto" (...) Ma poi il lettore arriverà a pagina 150 e farà: "Bleah. Sai che c'è, non è per niente come me l'aspettavo" E a quel punto smetterà di leggerlo. (...) Noi scrittori di avanguardia, o come altro ci vuoi chiamare, noi scrittori sperimentali, non scriviamo per i soldi. Ma non siamo mica santi. Vogliamo comunque essere letti. Capisci cosa intendo? E l'idea che sì, il libro stia facendo un sacco di soldi, ma non venga letto davvero, per me non è un gran conforto.
(...) sai no, come quando a New York uno chiedeva a un altro se aveva letto L'informazione di Martin Amis e quello rispondeva: "Be', non personalmente"
pagina 135 "Penso che se la letteratura d'avanguardia riesce a far bene il suo lavoro, pur essendo tremendamente difficile e non tanto accessibile, seduce il lettore al punto di fargli compiere degli sforzi straordinari che normalmente non farebbe mai. È quello il tipo di magia che la vera arte porta con sè.
(...) Per come la vedo io, più è difficile far sentire al lettore che vale la pena di leggere quello che scrivi, più è probabile che tu stia producendo vera arte.
(...)Si insegna al lettore che è molto più intelligente di quanto credeva di essere.
(...)I vecchi trucchetti sono stati esauriti, e secondo me la lingua deve trovare nuovi modi per attirare il lettore. Personalmente sono convinto che molto dipenda dalla voce, dalla creazione di senso di intimità fra lo scrittore e il lettore.
(...)
C'è una frase di Lester Bangs in Guida ragionevole al frastuono più atroce, dove si dice che non so quale musica riesce a provocare un'erezione al cuore. È un'espressione in cui mi riconosco molto. Il pallone (un racconto di Donald Barthelme) a me ha provocato un'erezione al cuore.
Per me buona parte dell'esperienza estetica è ... è erotica. In una certa misura questo dipende dallo strano tipo di intimità che si crea tra fruitore e autore."
Ecco, è per queste ultime frasi che mi sono presa la briga di ricopiare tutto quanto. Perché è sempre stato così anche per me e credevo fosse un qualche tipo di depravazione, o parafilia o stranezza tutta mia, da tenere nascosta o comunque da non mettere in piazza.
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