Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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Da piccola lo rubavo a mio padre. Lui ne teneva una scorta segreta nel cassetto del comodino. Lo mangiava di notte, non si faceva vedere. Io l'avevo scoperto per caso, stavo cercando Topolino nuovo. Nascondeva anche quello, ma solo fino a che non l'aveva letto lui, poi ce lo passava. Quando uscivano la sera - spesso andavano al cinema o a giocare a carte, aspettavo che la Teresa spegnesse la luce, aspettavo che dormissero tutti e entravo in camera senza fare rumore. C'era quell'odore che sapeva di mamma, se mi concentro posso quasi sentirlo per un attimo, borotalco, acqua di rose più qualcosa che non so definire, forse l'ammorbidente o l'appretto con cui venivano stirate le lenzuola, era un odore che si sentiva solo lì, non ce n'era traccia nel resto della casa. Chiudevo la porta e accendevo l'abatjour col paralume rosa. Aprivo il cassetto e guardavo per ricordarmi come erano messe le cose. Erano tutte tavolette svizzere, le andavano a prendere apposta a Chiasso perché erano più buone, anche le sigarette ma quelle perché costavano meno. Ne cercavo una già aperta, possibilmente fondente, ne prendevo una fila intera per non far capire. La cacciavo in bocca e poi rimettevo tutto a posto, la stagnola e la carta ben ripiegata sotto. La mandavo giù in fretta e tornavo a letto, il sapore mi rimaneva in bocca anche dopo che mi ero addormentata.
Mia nonna aveva vinto un uovo gigantesco alla riffa in qualche negozio sotto casa. Era alto come me e il cioccolato era spesso un centimetro. La sorpresa era deludente ma il cioccolato tantissimo, chili e chili. Ne metteva un po' di pezzi dentro una marmitta di cristallo tutta intagliata, una delle poche che è toccata a me ma non la uso mai, ho paura che si rompa. La teneva su un centrino in mezzo al tavolo e io ogni tanto smettevo di giocare sul tappeto e andavo a sceglierne un pezzo di una forma che mi piacesse, stavo lì a ravanare fino a che non ne trovavo uno bello: non erano mica tutti uguali. Quando è arrivata l'estate l'ha messo in frigo perché fuori diventava molle, ma dentro diventava troppo duro, non riuscivo a morderlo. Mangialo col pane! mi diceva, che fai merenda. Col pane non c'è gusto.
A un certo punto ho cominciato a mangiare i boeri con dentro il liquore. Era per consolarmi delle mie pene d'amore. Io e la Giusi passavamo davanti alla seconda C dove c'era uno che mi piaceva. Se si voltava dalla nostra parte scappavo via, se non lo vedevo perché era rimasto in classe o era assente diventavo triste e andavo al bar a comprare i boeri. Ne mangiavo anche quattro o cinque uno dietro l'altro e di notte mi riempivo di puntini rossi che poi mi grattavo a sangue. Mi era venuta un'allergia, o un'intolleranza o forse erano fatti di robaccia, non era cioccolato vero, forse era un surrogato, difatti mi veniva solo coi boeri. Io li mangiavo lo stesso ma mi sentivo in colpa.
Quando il mio moroso era militare mi portava a casa dei mattoni grossi e spessi che c'erano dentro la razione k, glieli davano per andare in trasferta a fare le marce. Sembravano pezzi di lego ma molto più grossi, di cioccolato fondente nero e durissimo, impossibile da addentare, non si scalfiva neanche. Lo rompevamo col martello e dopo aver mangiato tutti i pezzetti e le schegge mi leccavo le briciole, mi leccavo anche il martello. A lui fondente non piaceva, me lo mangiavo tutto io. Mi portava anche il cordiale, che erano sacchettini trasparenti con un liquido ambrato, molto alcolico, ma era imbevibile, sembrava profumo. A lui piaceva il cioccolato bianco e il burro di cacao. La prima volta che me l'ha detto non ci credevo che si potesse mangiare. Quando era piccolo si intrufolava nella fabbrica di medicinali dove lavorava suo padre, c'erano dei barattoli di burro di cacao al naturale che usavano come base per fare le supposte, lui ne rubava dei pezzi enormi e li portava in cortile per i suoi amici, dice che era buonissimo, come il cioccolato bianco ma meno stucchevole perché non era zuccherato.
Finito il militare comprava delle stecche grandi con le nocciole, le mangiavamo per tenerci su mentre studiavamo di notte ma erano al latte, non mi piacevano tanto. Adesso il cioccolato con le nocciole lo fanno anche fondente, adesso fanno un sacco di cose che noi nemmeno ci sognavamo.
Mi piacerebbe procurarmi degli stampini per fare i cioccolatini. Si scioglie a bagnomaria e volendo si possono aggiungere pezzetti di scorza d'arancia candita, o noci, mandorle, uva passa imbevuta di grappa, qualsiasi cosa ti venga in mente come farcitura, perfino il peperoncino - ma senza esagerare. Si potrebbe anche fare a meno degli stampini, dandogli la forma con un cucchiaino sulla carta da forno, però vengono brutti, c'è meno soddisfazione. A Natale facciamo i biscotti a forma di abete e li decoriamo col cioccolato fuso, altro che pan di stelle. La cosa più bella è leccare la pentola, alla fine.
Il testo partecipa all'EDS Il nome della cosa come anche :
- C by MagneTICo (Okkietti Spenti)
- Storia d'amore e di cerotti by Melusina (Poco mossi gli altri mari)
- Principesse by Dario (Solo Testo)
- Catena di perle by Lillina (Ora e qui)
- Carta e corsa 5 by La Carta (La Carta)
- E cenere ritorneremo by Hombre (La linea d'Hombre)
- Cera Fusa by Maima (Mai Maturo)
- Gisella Clio by Singlemama (Singlemama)
- SpeakerMutismo AKA La centrifuga by SpeakerMutio (Radio Free Mouth)
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