Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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Una cosa vera è un’arma potente in qualunque trattativa di lavoro o attività di comunicazione. Una cosa vera è ciò di cui sei assolutamente certo, perché nel dirla ad alta voce ti senti a posto con te stesso. Qualunque essere vivente è in grado di capire se quello che dice è vero oppure no.
Questa citazione proviene da un blog che frequento per lavoro, no, dico meglio, l'ho conosciuto tramite il lavoro ma lo leggo con piacere e per la mia cultura personale, perché il SEO non è al centro dei miei interessi, se pure è una questione da non sottovalutare per chiunque abbia la speranza, non dico la pretesa, di essere letto.
Sarà perché la questione della verità mi interessa molto. La verità in un testo, scrivi un racconto sincero, ti ricordi? è una cosa che ha a che fare con i significati più profondi che si possono esprimere, un racconto sincero può essere totalmente inventato, eppure vero, mentre la cronaca di un fatto vero può essere falsa e ipocrita come una moneta da tre e cinquanta pure se racconta le cose che sono successe, le cose che hanno visto tutti eppure non è andata così.
Non voglio fare paradossi, lo sai bene cosa intendo. È un po' come quando incontri un amico che era da tanto che non vedevi, magari vi siete dati un appuntamento nel solito baretto, che però purtroppo è cambiato un po', hanno tolto il separé col vetro satinato a losanghe, i tavolini sono più vicini perché laggiù hanno messo le macchinette mangiasoldi e sono pure quasi tutti occupati, hanno aumentato anche i decibel mentre prima era un angolino tranquillo ma non è questo che volevo dire. Basta un niente per capire che il sorriso del tuo amico, e anche il tuo, vuole davvero dire che è contento di vederti, e vai a sapere come facciamo noi umani a stabilire quali dei trentasei muscoli facciali muovere e in che sequenza per dimostrare che siamo davvero contenti di vedere una persona, che la troviamo bella come sempre e più di prima e contemporaneamente che non siamo tanto contenti di trovare il baretto così imbruttito, sciatto, con la cinesina alla cassa.
Come per la crittografia di Turing (quello di Imitation game, per capirci) siamo spesso dotati anche delle chiavi per interpretare quella sequenza muscolare e la verità arriva fino al bersaglio, quale che siano le frattaglie che simbolicamente siamo abituati a immaginare come sede deputata a ricevere questo genere di messaggi. Dico spesso perché non è sempre così, ci sono persone che si mettono dietro una specie di firewall per paura delle fregature e, poveri loro, si perdono il meglio.
Ma non è questo quello che volevo dire.
Hai presente quella volta che tua mamma ti ha spiegato i misteri della vita, e come fa il semino a entrare nell'ovetto? Tu hai otto anni, state rifacendo il lettone, tirate bene il lenzuolo di sotto in modo che non restino grinze, una da una parte e una dall'altra del materasso grande. Siete sole in casa, forse è una domenica mattina di primavera e il sole entra generoso dalle finestre aperte per dare aria alla stanza, cosa che non sarà comunque in grado di eliminare l'odore tipico che si sente solo qui e in nessun altro luogo, non solo della casa: del mondo. Chi lo sa come è andata che siete entrate in argomento? Forse hai fatto la domanda che aspettava da tempo, forse è stata lei che ha cominciato, pensando che fosse arrivato il momento, dopotutto sai attraversare la strada da sola. Certamente l'intimità che si è creata in questo attimo cruciale aiuta lo sgorgare della verità. Una verità che peraltro è solo una conferma di qualcosa che hai sempre saputo, corroborata dalla barzelletta di Garibaldi in mezzo a Roma che ti ha raccontato la tua compagna di banco. La ripeti a tua mamma, facendo anche il gesto esplicito con le le dita, un cerchietto tra il pollice e l'indice della sinistra trafitto dal medio della destra.
Sì, è proprio così, conferma lei, senza ridere.
E allora tu, incoraggiata da questo momento magico in cui ti sembra che tutto sia possibile, vedi la tua vita adulta srotolarsi davanti a te come un'autostrada priva di macchine, con la riga tratteggiata in mezzo e laggiù in fondo l'umidore della pozza d'acqua che si vede d'estate ma non si può prendere perché si sposta man mano che avanzi, tu che hai già capito che è ora o mai più, le poni la tua domanda di verità, quella che ti sta a cuore: Mamma, ma Gesù bambino siete voi genitori?
La verità non viene turbata dalla leggenda di Gesù bambino che porta i regali, o Santa Lucia, o Babbo Natale (ai miei bambini per esempio era il ciccione vestito di rosso e tutti siamo stati sempre contenti così) La verità esiste comunque a un livello più profondo. Vorrei raccontare qui la storia di quel bambino al quale i genitori avevano detto fin dall'inizio che erano loro a mettere i regali sotto l'albero, così lui pensava che tutti i bambini avessero i regali portati da Babbo Natale tranne lui, che aveva quelli dei genitori, ma non lo farò, è una storia lunga come la ricerca della verità, che si può trovare in molti posti, a sapere dove guardare.
Ti racconterò invece una storia riportata di terza mano, che il mio amico ha raccontato a me e Luigi Meneghello aveva raccontato a lui, era la breve storia del caffè del canton, un vecchio locale all'angolo tra due vie nel paese di Malo dove era nato e abitava lo scrittore, che nel tempo aveva subito varie trasformazioni e cambi di insegna, diventando a un certo punto Corner Pub per finire come Bar Canton, la città di origine dei nuovi proprietari.
Dunque, buon anno della scimmia
(Poi mia mamma ha ammesso, sì, Gesù Bambino siamo noi, ma non dirlo ai tuoi fratelli.)
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