Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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Questo è un blog di parole scritte e quindi ecco il testo scritto che ieri sera (e stamattina ancora da youtube) mi ha fatto venire i brividi. La risposta alla domanda che mi facevo nel post precedente, che dà conto anche della scelta del tag.
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”. (Da La città futura, Antonio Gramsci)
Questo è il primo anno da non so quando che guardo Sanremo. Vabbè, magari non tutto tutto: un po' di zapping e un po' di fare altro, mai meno di due cose insieme, è il difetto tipico delle donne questo: con una mano mescolare la minestra e con l'altra reggere il libro, o svuotare la lavapiatti, o tagliare l'insalata o fate voi a piacere. E' da qui che, dicono, sia nata la maggior abilità della mano destra: dalle donne che con la sinistra tenevano un bambino, lo tenevano vicino al cuore per farlo stare più tranquillo, cullato dal battito. E con la destra fare le cose che ferme non si può stare, e a furia di fare tutto con una mano questa si allena e, se serve, si tramanda. Non so se sia vero, di certo è suggestivo.
Ma dicevamo di vedere la televisione con un occhio solo o anche meno: non è più nenessario essere lì al momento, adesso c'è il web dove puoi recuperare tutto quello che ti eri perso, dove puoi sapere quello che non sapevi.
Io lo benedico questo modo di poter sapere le cose.
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