Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
« Perché una rosa | Facce di bronzo » |
Disclaimer: le persone impressionabili si astengano dal cliccare la foto e soprattutto non leggano il testo: passate oltre che c’è tante belle notizie sui giornali non vale la pena di leggere il mio blog.
Per gli altri, anzi per te solo che mi leggi come al solito, ti racconto una cosa che mi è successa oggi. Ero andata da mia mamma come ogni domenica pomeriggio ogni brava figlia dovrebbe fare, sono stata là poco che stava guardando la partita e fibrillava che nemmeno nelle puntate più raccapriccianti del dottor House, mi metteva un’ansia che non ti dico, le ho detto, mamma vado che non ti vorrei menare gramo. Difatti già nel tragitto per tornare che saranno duecento metri a piedi ho sentito le trombette che suonavano, ho subito pensato che l’Inter aveva fatto un gol, tanto per dire il determinismo magico. Ma questo non c’entra. Arrivo a casa e entro nel mio studio progettando di concedermi qualche minuto di relax – vale a dire cazzeggio su internet – e noto subito qualcosa di strano. Piume. Il pavimento era coperto di piumette grigie. Chiamo subito Strillo: sei stato tu? Non mi ha risposto, si è leccato una zampa e si è piazzato davanti alla porta per uscire.
E’ primavera, lo so come vanno ‘ste cose, gli uccelli sono meno guardinghi e i gatti se ne approfittano. Anche l’altro ieri me ne ha portato uno, me l’ha messo sullo zerbino, è la natura. Non si può andare contro alla natura.
Prendo l’aspirapolvere e comincio a aspirare piumette, sposto i mobili cercando lo spennacchiato. Il corpo del reato sembrava sparito, restavano solo le prove. Se non altro ho dato una pulita che ce n’era bisogno. Ho cercato anche in bagno e nell’altra stanzetta, ho guardato in corridoio, ho spostato perfino il portaombrelli. La finestra era aperta, forse ce l’ha fatta, è scappato, magari un po’acciaccato ma s’è salvato. Nelle altre stanze non c’erano piume, quindi. Se non lo trovo, tra una settimana sentirò l’odore, ho pensato, e se no meglio così.
Avevo ancora mezzo pomeriggio davanti e per cambiare un po’ ho fatto una cosa strana, che non è da me: ho acceso la tele e mi sono messa a stirare. Lo so, non ti stupire, si può cambiare se lo si vuole veramente, come la barzelletta della lampadina e degli psicanalisti. Del resto diluvia, qualcosa vorrà dire.
Stiro un sacco di roba e poi metto a posto, e poi, e questa ti giuro non so come m’è venuta, passando in camera mia sistemo la trapunta che era già perfettamente sistemata. La sposto di quel tanto. Ah. Ahh. Arg.
Eccolo.
Non solo mi ha portato un uccello e me l’ha messo nel letto, l’aveva già fatto l’anno scorso. Me l’ha messo sotto le coperte, anzi sotto la trapunta colorata che tengo sopra il copriletto. Ti rendi conto di come mi vede il mio gatto, cosa pensa di me?
Proprio in quel momento sento chiamare il mio nome, no, non era il passerotto e nemmeno il gatto, era il mio amico M. che il citofono è rotto e mi chiamava dalla finestra, ogni tanto fa così. Gli apro e intanto che sale penso di fare una foto alla salma, devo conservare la scena del crimine prima che venga inquinata.
Entra M e si mette a gridare, ma che schifo, che impressione, non posso sopportare di vedere una cosa così, scusa scusa ci sentiamo ciao, e se ne va. Che poi M. è abbastanza sfigato e sembra che lo faccia apposta, anche l’altro giorno gli era capitato di arrivare mentre toglievo l’altro uccello dal pianerottolo. Che ci posso fare, è la natura, gli avevo detto. Del resto negli ultimi tempi vien qui a tutte le ore, è statisticamente probabile che mi trovi a smaltire cadaveri di uccelli. Stavolta non gli ho detto niente. Ciao ciao, non preoccuparti, gli ho detto.
Mica lo faccio apposta. Son cose che succedono.
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