Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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Stamattina dopo tanto tempo ho preso su la bici e sono andata a farmi un giro. Vediamo se hanno tolto l'interruzione alla pista ciclabile della Martesana. Pian pianino, che non sono più abituata, sono andata a controllare e sì, evviva, si può passare sotto i ponti della ferrovia, finalmente.
A quell'ora, le nove e mezza, la pista era quasi tutta all'ombra, poca gente in giro, una meraviglia. Sono arrivata abbastanza presto allo slargo dove c'è una specie di anfiteatro in muratura, c'ero stata solo un paio di volte ma a piedi e non ero andata mai oltre. Chissà cosa c'è dopo. Avanti miei prodi, andiamo all'esplorazione. Il lungo-canale è proprio bello, da una parte vecchie case basse coi portoni di legno che sembra campagna e dall'altra giardini e alberi che si inchinano sull'acqua, lampioncini ricurvi e per terra mattonelle eleganti, sembra il Quai della Senna, a esagerare. Ho pedalato fino a Crescenzago, che non è un paese diverso da Milano ma un quartiere, e dopo una piazzetta la pista continuava ancora, chissà fino a dove. Fermi al semaforo c'erano due ciclisti tutti vestiti da ciclisti che venivano dalla direzione opposta:
"Scusate, ho chiesto, fin dove arriva la pista ciclabile?"
"Fino a Bergamo!" ha risposto uno dei due.
"A Bergamo? Davvero?"
"Certo! Io è da lì che arrivo, son quaranta chilometri." ha detto, guardando uno strumento che aveva attaccato alla bici.
"Ma è tutta ciclabile?"
"E' ciclabile fino a Trezzo, segue tutta la Martesana. Comincia a Trezzo d'Adda e arriva fino a Milano. La prima volta che ci sono venuto sono arrivato in fondo e ho letto Via Melchiorre Gioia, và che sono arrivato a Milano. Ogni anno a ferragosto mi faccio una pedalata fino a Piazza Duomo".
Abbiamo chiacchierato ancora un po' e dopo loro si sono avviati e io mi sono seduta su una panchina a riposare. Domani vado fino alla Gobba, ma adesso è meglio tornare indietro, poco alla volta che se no mi spacco le gambe, ma soprattutto il culo.
Al ritorno mi è sembrato più facile, ci deve essere una leggera discesa difatti l'acqua va verso casa mia, per forza deve essere in discesa. Mentre ero immersa in queste elucubrazioni idrografiche mi sento salutare forte: "Buongiorno signora!". Un ciclista vestito da ciclista. Ha fatto presto se è andato in piazza Duomo e ritorno, ho pensato, saran passati venti minuti si e no.
"Buongiorno!" ho risposto tirando avanti.
"Ma non si ferma neanche?" mi ha gridato dietro lui. Mi fermo e mi volto, ma cosa vuole questo qui?
Mi raggiunge e mi fa:"Noi ci siamo già visti, sa?"
"Poco fa?" rispondo incerta.
"L'ho vista passare, ci siamo incrociati due volte! Posso accompagnarla?"
Minkia, un rimorchio.
"Va bene, ma guardi che io vado piano, ho tirato fuori la bici oggi per la prima volta quest'anno."
E sono andata avanti. Lui mi stava a ruota e tentava una conversazione, era passato disinvoltamente al tu. Mi veniva da ridere, ma ti pare che si rimorchia in bicicletta? Non lo sapevo. E comunque non l'ho nemmeno visto in faccia, son fatta così.
Dopo un po', forse stufo delle mie risposte laconiche, passa all'attacco diretto:"Ti accompagno fin sotto casa?"
"No, è meglio di no. E poi non vado a casa, vado a trovare mia mamma". Meno male che si è rassegnato subito. Che storia.
Appena a casa, prima ancora di fare la doccia ho raccontato tutto alla Marti. "Mamma, come sei ingenua" mi ha detto.
Eh.
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