Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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La lettura del primo racconto (Appunti preliminari) della raccolta di Rick Moody The James Dean Garage Band mi ha fatto pensare a cosa sia necessario per caratterizzare bene un personaggio.
Questo racconto è scritto come un diario in prima persona e la storia è molto semplice, quasi banale: la fine di un matrimonio. Tutto il racconto è incentrato sulla caratterizzazione di un personaggio, che è anche il narratore, mentre gli altri restano in ombra. Non succede quasi niente, solo piccoli fatti quotidiani.
Questo personaggio è sgradevole e non sa di esserlo. E' pignolo e pedante. Manca di empatia verso le persone che gli stanno accanto. E' concentrato sui particolari materiali, sulle misurazioni metriche della realtà e in questo modo ne perde il senso complessivo. O forse lo rifiuta, lo sfugge: non ne vuole sapere.
E' difficile scriverne e andare fino in fondo, credo, senza scadere nel grottesco, quando il narratore in prima è antipatico. Il pericolo è da una parte cedere a un minimo di simpatia, una promessa di redenzione o di perdono. Dall'altra, come già detto, l'iperbole, la macchietta, la marionetta.
Come ha fatto? Qual è il trucco, se mai? Provo a capire cosa ne ricavo. Alcune sono considerazione scontate, risapute, ovvie, già dette. Fa niente, la ripetizione è il fiore più odoroso della retorica (cit.)
1- la lingua caratterizza il personaggio, ogni singola parola è precisa e appropriata, il registro costante
2 - nessuna giustificazione è offerta: è così perché è così, perché è necessario e fatale.
3- tutto è raccontato dai particolari. Sono le meticolose descrizioni che tracciano il disegno: non il contenuto ma il modo. E' questo che illumina la mano che le ha scritte e la mente che le ha concepite, mano e mente del narratore, e quindi del personaggio che nel gesto di scrivere diventa vivo. In questo caso il precetto: "show, don't tell!" è applicato al modo di scrivere e ai ragionamenti che lo sottengono piuttosto che alle azioni vere e proprie
4 - nessun giudizio traspare e non c'è nemmeno complicità emotiva, non c'è distacco ironico, presa di distanza dell'autore dal narratore. Eppure non ci si può immedesimare, è fatto apposta per non immedesimarsi. O almeno credo. Io come lettore non ci riesco anche se lo vedo come se fosse vero e reale.
Questa è la cosa più difficile: rendere realistico un personaggio senza immedesimarsi nemmeno un po'.
E andare fino in fondo, senza pietà.
The James Dean Garage Band
Di Rick Moody, Minimum Fax
(non so come siano gli altri racconti di questa raccolta di esordio, non li ho ancora letti)
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