Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
« Eh vabbè, ma allora ditelo | El Hombre y la rata » |
Il ghisa. O la vigilessa, come si dice adesso.
Ci ho fatto caso qualche giorno fa e ogni volta che esco ne ho le prove: forse ho la faccia da vigile in borghese, oppure una specie di aura luminescente che mi circonda e attira l'attenzione dei passanti. Ci dev'essere una freccia puntata su di me, una specie di ologramma tridimensionale che mi fa spiccare tra la folla. Emetto radiazioni, vai a sapere qual è la dote paranormale che spinge le persone a chiedermi informazioni di ogni genere, proprio a me e a nessun altro, ne ho le prove.
Appena entro in metropolitana qualcuno si avvicina e mi chiede se va bene per la stazione centrale. C'è una folla sul binario, c'è il cartello, anzi ci sono molti cartelli. Tra tutti la prescelta sono io, che sto leggendo - di solito leggo oppure ho un libro in mano e sto per, ma non è l'atlante dell'Azienda Trasporti Municipale, facilmente è un romanzo o una raccolta di racconti.
Mentre aspetto il tram in via Torino si informano sulle fermate di quella e altre linee, e come si fa per andare in piazza Fontana, alla stazione di Porta Genova o all'Idroscalo, perfino. La gente va dappertutto, è un fatto.
Non c'è un prototipo, son viaggiatori di ogni genere: giovanotti con la cravatta e la giacca spiegazzata sul didietro, signore con gli occhiali che pendono da una catenina dorata, ragazze che ridono in comitiva, uomini con la valigia. Chiunque non si senta sicuro del percorso lo viene a chiedere a me e soltanto a me, mi pescano tra mille come l'ago nel pagliaio.
E se non ci sono tram, o autobus, o metropolitane nei paraggi fa lo stesso anzi di più. Ieri camminavo veloce come una lippa sulla rotonda di piazza Carbonari, quasi correvo perché volevo passare in biblioteca prima che chiudesse, era già tardi. È una piazzona poco frequentata dai pedoni, non ci sono negozi o portoni, ci sono aiuole e prati in mezzo e intorno le macchine passano veloci, i marciapiedi sono sempre vuoti, in questo quartiere nessuno va in giro a piedi - al massimo dalla macchina al parcheggio e viceversa.
Stavo brontolando tra me e me sugli orari così poco amichevoli di questa pubblica istituzione, la mia biblioteca rionale adesso il sabato è aperta solo alla mattina, in settimana chiude alle sei e quarantacinque, ma la gente che lavora come fa? Che poi non hanno mai niente di nuovo, il libro più recente è la prima edizione della Bibbia di Gutenberg. Vabbè, esagero però se voglio qualcosa di preciso lo devo ordinare e lo fanno arrivare dalle altre sedi perché lì non c'è, non c'è mai, e ci devo andare due volte, avanti e indietro a piedi, non si può ordinare per telefono e internet non è contemplato.
Mi stavo caricando di malumore, che poi invece sono gentili, quando una signora è salita sul marciapiede in bicicletta, mi si è affiancata e adattando la sua velocità alla mia mi ha chiesto se sapevo la strada per andare in piazzale Istria. Senza rallentare le ho spiegato, mulinando le braccia le ho mostrato la direzione, di là di là, sempre dritta e poi a destra. Veramente dovrei andare in via Ugolini, mi ha detto, dovrebbe essere lì vicino. Il nome non mi è nuovo ma al momento non mi viene in mente, non so. Il fatto è che mica so tutto, davvero. Non la so la strada per andare in via Ugolini, mi dispiace. Dovrei saperla ma non mi ricordo. Grazie lo stesso, chiederò quando sono lì vicino, mi ha risposto, ci ha dato dentro sui pedali lasciandomi indietro a meditare su via Ugolini.
Ci sono un sacco di cose che non so, perché lo chiedete proprio a me?
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