Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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Non volevo commemorare il compleanno di DFW, volevo solo commemorare il mio settecentesimo post con qualcosa di non troppo banale, magari di mio se possibile, ma è un periodo in cui sono un po' scarica, a volte succede. Però poco fa mi è cascato l'occhio su queste due lettere, le ha messe un mio amico su facebook e ho sentito subito risuonare lo stesso mugugno. La risposta non offre una soluzione e nemmeno una consolazione vera e propria e però fa un po' bene. Fa anche un po' male ma questo è David Foster Wallace, si sa.
Mi dicono che era inedita ma ora, ovviamente, non più.
Nel Dicembre del 2005, dovetti ritornare ad abitare a casa con i miei genitori, senza un soldo e senza nessuna immediata prospettiva per il futuro, e mi sentivo stanca. Avevo assistito al discorso inaugurale di DFW al Kenyon College (dove ho studiato) e pensai avrebbe potuto avere qualche saggio consiglio da darmi, per cui trovai il suo indirizzo a Pomona e gli scrissi dei miei problemi. Questa è stata la sua risposta. (Amy Bergen)
Cara Signorina Bergen,
la Sua lettera è interessante e commovente, e sicuramente non vi ho trovato traccia di “lamenti” (benché abbia notato che lei e io abbiamo in comune una cattiva abitudine: entrambi facciamo in modo di giudicare noi stessi nel peggior modo possibile, prima che chiunque altro possa farlo – e poi facciamo in modo che chiunque parli con noi sappia che lo facciamo [perché? Perché ammirino il nostro rigore? Perché non abbiano il coraggio di giudicarci se già ci siamo detti tante cose brutte da soli?]). È un ‘problema di fiducia in sé’ è la diagnosi che ho ricevuto 5 miliardi di volte dalle persone – ma mi sembra che quasi tutti facciamo così. L’illusione è che gli altri siano OK, che soltanto noi siamo quelli fuori di testa, che solo a noi manchi la chiave, come se fossimo stati assenti proprio quel giorno a scuola o qualcosa del genere. Invece, siamo tutti uguali. Alcuni appaiono esattamente fuori di testa come lo sono nella realtà, altri no. Ma capita a tutti noi a volte di essere paralizzati. E disperati. A tutti noi. Abbiamo delle crisi.
Lei sta avendo ora una di queste crisi. Le “vite favolose, interessanti o stabili” dei suoi amici, sono solo le loro vite fino ad ora, viste da fuori. Le loro crisi arriveranno … e se ne andranno, e poi torneranno. È difficile essere giovani e intelligenti e schiacciati da troppe scelte. Ci può essere anche solo l’obbligo di Riuscire o Essere Felice (scelga il suo luogo comune intossicante) senza avere nessuna disponibiltà a fare ciò che è richiesto per ottenere queste cose. Tutto questo insieme ci sembra una pazzia, ci fa sentire come se noi fossimo impazziti. Ma non lo siamo – le persone veramente pazze non si preoccupano di se stesse nel modo in cui lei lo fa. MI creda.
Soltanto, sia più sveglia di me. Quando le cose gireranno per il loro verso, e i pezzi andranno al loro posto e il suo destino sembrerà sia stato ritagliato per lei e addirittura in discesa, e tirerà un sospiro di sollievo e si sentirà bene, ricordi questo momento, sapendo che tornerà ancora. E che questi possono essere I momenti più importanti per lei come persona – momenti in cui imparerà la pazienza e la compassione per se, e il Mistero del tutto. Non ha senso. E nemmeno questa risposta, probabilmente (vede? lo faccio anch’io).
il Suo,
David W.
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