Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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"Non riesco a dormire” Giulio era entrato nella cabina di prua e si era appoggiato alla cuccetta matrimoniale, “ho caldo”.
Anita alzò la testa, “ho caldo anche io” lo guardò nella penombra. Si era tolto il pigiama, aveva solo le mutande.
"Posso?”
L'altra metà della cuccetta era vuota. Carlo si era alzato, forse era andato dormire in pozzetto.
"Prendiamoci un bicchiere d'acqua, ti va?” gli disse saltando giù dal letto. “Poi vediamo”.
Prima di aprire il frigo guardò fuori. L'aria ferma era calda e spessa, le luci del porto tremolavano per la guazza. Le banchine erano silenziose e deserte e in pozzetto non c'era nessuno.
Prese due bicchieri dallo stipetto e versò l'acqua fresca.
"Mamma” si era svegliata anche Viola, “anch'io. Per favore”.
Versò un po' d'acqua nel suo bicchiere e gliela portò in cabina.
"Posso dormire nel tuo letto?” disse Giulio, “nella mia cabina fa più caldo, ho la finestrina piccola.”
Faceva caldo dappertutto ma Anita annuì.
"Posso venire anch'io?” Viola si era alzata, aveva la frangetta bionda incollata alla fronte.
Si sdraiarono tutti e tre sotto l'oblò spalancato. Anita in mezzo, i bambini ai lati.
"Raccontaci qualcosa, mamma.”
"Una storia del nonno” disse Giulio.
"No, racconta di quando la nonna Luisa andava in bicicletta e c'erano le matte alle finestre che le facevano paura.”
Anita staccò la mano da quella di Giulio e si mise un braccio sotto la testa.
"Mamma”
"Eh”
"Dov'è papà?”
Lei non rispose. Guardava il cielo opaco sopra di loro. Non si vedeva nemmeno una stella. La luna non c'era, forse era bassa, forse era già tramontata, forse lo spicchio che era rimasto era nascosto dalla foschia.
"Mamma?”
"Mah. Forse anche lui aveva caldo e non riusciva a dormire. Forse è andato a fare una passeggiata.”
"Sì” disse subito Viola, “sarà andato sul molo. Racconti mamma?”
"La nonna pedalava e pedalava” disse. Una zanzara le passò vicino all’orecchio, mosse una mano per scacciarla. Chissà quando è andato via. Non mi sono nemmeno accorta che si alzava.
"C'erano i grilli e le cicale e i campi col grano maturo che si piegavano al vento come le onde del mare.” Distese le gambe e urtò col piede il gatto che dormiva nel triangolino in fondo alla cuccetta. Lui alzò la testa e fece un giro in tondo prima di rimettersi giù. Forse mi ero appena addormentata. Deve aver fatto piano per non svegliarmi.
"Il cielo era tutto pieno dei colori del tramonto.” Ormai sono un paio d'ore, ma forse molte di più. E' strano. Una goccia le cadde sulla fronte.
"La nonna pedalava e guardava, ascoltava, annusava gli odori dell'erba e del fieno.” Fece una pausa più lunga. Ascoltò il respiro regolare dei suoi figli. Il cielo si stava schiarendo. Chiuse gli occhi. Sentiva l’odore di salmastro e di bambino sudato e dello zampirone che si era già spento da un po’.
Non è normale, pensò ancora. Non si fa così.
(Continua)
Questo è L'occhio del coniglio, un romanzetto che ho scritto io e che mi piace offrire ai miei blogamici e agli sfaccendati che passano di qui.
Già che faccio l'editore di me stessa, ho prodotto anche una versione digitale, mobi, epub e pdf. Se ti stanchi di leggere a schermo e la vuoi mettere nel tuo lettore eBook oppure se hai occasione di stampare a ufo e vuoi il pdf, scrivi a ladonnacamel@gmail.com e te la mando. Gratis e senza DRM!
(Però poi non venire qui a spoilerare il finale eh, t'ammazzo! Che, se non si era capito, le puntate qui continuerò a metterle, al ritmo di due a settimana, più o meno.)
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Italia.
Le foto, dove non specificato, son prese in internet.
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