Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
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E' una cosa che si sente dire, di quell'autore leggerei anche le liste della spesa: da una parte per sopravvalutare la creatività dello scrittore, dall'altra per sminuire il valore delle liste. Però sono entrambe semplificazioni, le liste della spesa possono dire molto di un personaggio, specialmente se è vissuto nel trecento, ma anche oggi fare le liste è un'arte.
Quando andavo in barca, e stavo dentro una scuola di vela, la mia lista della spesa veniva diffusa e copiata, aveva una sua autorevolezza: prima di partire per una crociera è meglio mettersi a bordo tutto quello che può servire nelle giuste quantità. Lo spazio è limitato, anche quando i soldi per il cibo non erano un problema (bei tempi) era necessario ottimizzare, non si può prendere tutto di tutto per non sbagliare. Così avevo messo a punto una lista "ideale" per un tot di persone per un tot di giorni, gli equipaggi salivano a bordo e trovavano la spesa già fatta, consegnata dal minimarket, e per i primi due tre giorni stavano a posto.
Recentemente mi è capitato di scoprire che le liste di controllo, possiamo dirlo anche all'americana check list, partite dalla cabina di pilotaggio degli aeroplani sono entrate di prepotenza in tutti i reparti, e non solo ospedalieri ma anche. Infatti nelle operazioni abituali tendiamo a dimenticarci dei pezzi, dico operazioni per dire lavori ma è proprio in sala operatoria che si sono visti i migliori benefici: le complicazioni sono diminuite in percentuali significative e si sono risparmiati anche i soldi per ricomprare i ferri dimenticati nelle pance. Insomma, le liste sono un'idea buona per tutto. Pure nella scrittura, difatti queste cose le han dette Annamaria Testa e Luisa Carrada, due professioniste che sanno quello che scrivono, per non parlare di Umberto Eco che ha la mania patologica delle liste, e come lui altri ma non vale, non è di questo che voglio parlare.
Una lista di controllo sulla narrativa sembra una bestemmia, ma invece forse no, forse si può condividere una check list sui racconti. Si può generalizzare, intendo, senza snaturare la potenza dell'originalità. Non sto parlando del controllo ortografico e grammaticale, che pure ci sta. Gli strumenti un po' ci aiutano, la rilettura anche. Di cosa parlo allora?
Eh, di cose vaghe, coerenza interne, concordanze, aggettivi...
I luoghi comuni, per esempio. Io li metto e poi li levo. Fanno parte del mio modo di pensare, la mia struttura mentale (oh, ma anche la tua eh) è costruita su certi stereotipi, sono la base delle associazioni, scorciatoie facilitatrici. Sono una specie di pilota automatico che mi fa risparmiare energie per andare da un posto all'altro della mia fantasia, mapperò non aggiungono niente in un testo, anzi tolgono. Quindi se dovessi preparare una check list sulla scrittura narrativa il controllo degli stereotipi lo metterei. Mi rendo conto che la definizione dello stereotipo è arbitraria, a parte quelli disgraziatamente usati dai giornalisti come un vero e proprio arsenale. Ciascuno ha i suoi, che sono anche in continua evoluzione. Però i più comuni sono anche i più famigerati, sono quelle accoppiate nome aggettivo che legano i denti come le nespole acerbe.
Ne facciamo una lista? Scrivi nei commenti che poi li aggiungo.
- un vero e proprio arsenale
- di Baricco leggerei anche la lista della spesa
- il sole che fa capolino
- una manciata di (ore, minuti, case, tutto ciò insomma che non stia materialmente in una mano, tipo spiccioli, fagioli ecc...)
- un panorama mozzafiato (ci sono altri millemila aggettivi meno avari)
- perdutamente innamorato/a/i/e
- Ogni sostantivo aggettivato con vago/vaga/vaghe/vaghi.
- Detto ciò/ ad ogni buon conto / comunque / alla fine dei salmi.
- Ogni riferimento allo stato del Maine.
- Quant'è vero iddìo.
- Improbabile, epocale, plastico
- Settimana scorsa al posto di la settimana scorsa
- Piuttosto che anche nella versione esatta
- Mettere in cantiere (aarghhh)
- Silenzi assordanti
- I soffitti di murakami
- A palate
- Una pelle liscia come un'albicocca
- Tenere la penna dalla parte del manico
- Romanzo d'esordio (la parola esordio mi fa venire l'orticaria, non lo direi mai e poi mai. Chiedo scusa, ci sono altri ennemila modi per dirlo, a me non piace e basta)
- Ennemila
- Autore emergente
- Posizionarsi
- Un passo avanti
- Un passo indietro
- Traghettare aaaarghhhhh ...
- Là lontano sta abbaiando un cane
- Letteralmente
- Femminilità virginale
- La brezza leggera
- Il rosseggiare dell'alba o del tramonto
- Un tot di tot
- Alba livida
- Lacrime silenziose
Sul punto 8 sottolineato da Hombre pensavo di fare un post a parte "Detto ciò/ ad ogni buon conto / comunque / alla fine dei salmi" si tratta di quelle paroline che servono per prendere tempo intanto che si pensa quello che si deve dire, si fa nel parlato ma anche nei testi, come dunque, per cui, infatti e così via. Sono per lo più congiunzioni, parole senza significato proprio che si possono eliminare alla prima rilettura e il senso generale si manterrà intatto, come se non ci fossero mai state.
Hombre ne ha fatto un eds e ce li ha messi tutti: chi offre di più?
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