Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Settembre 2009

Oggi

Post n°375 pubblicato il 29 Settembre 2009 da LaDonnaCamel
 

Oggi è il compleanno del nostro amato Presidente del Consiglio, ho pensato di commemorarlo con questo bel video:

 

 
 
 

Ieri sera

Post n°374 pubblicato il 25 Settembre 2009 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

 

Ieri sera sono andata alla presentazione dell'ultimo romanzo di Alfredo Colitto: Il candidato. Lo presentava Adele Marini. scrittrice e giornalista che per me è mitica, anche solo per aver conosciuto Borges di persona, me l'ha raccontato una sera a una cena dopo una sua presentazione alla Libreria del Giallo (sospiro e vabbè).
Ieri sera invece era alla libreria Mursia dove Milano Nera ha uno spazio fisso, la redazione e una serie di appuntamenti da tenere d'occhio, il giovedì e il sabato.
E' stata un presentazione snella, con la lettura di due brani da parte di un attore e un buon tempo prima e dopo per le chiacchiere. Io credo che non ci sia modo migliore per presentare un libro che leggerlo, se il testo è buono si presenta da sè. A me sono piaciuti sia i pezzi letti sia l'idea di fondo che è stata accennata e ieri sera l'ho iniziato: promette bene...
Adele ha fatto una serie di domande interessanti e ha portato Alfredo a parlare dei corsi di scrittura che tiene a Bologna e in altre città. A questo proposito Alfredo ha detto una cosa che mi è rimasta impressa: ci sono persone che scrivono molto bene e dai corsi escono testi di ottima qualità. Come mai poi non vengono pubblicati? Perché molti non hanno voglia di faticare: hanno già faticato tanto a scrivere e non hanno più voglia di impegnarsi a creare una rete di contatti, farsi conoscere, spingersi nel mercato editoriale. Insomma, far pubblicare il proprio libro è un lavoro altrettanto pesante che scriverlo, se non di più. Gli scrittori esordienti pensano che basti mandare il manoscritto a un editore e invece gli editori il più delle volte uno sconosciuto non lo leggono nemmeno, già è difficile per uno mediamente conosciuto. Non è così che si fa, insomma.
Lo sapevo eh, non è che non lo sapessi. Ma sentirselo dire forte e chiaro fa pensare.

Ti regalo le prime righe dell'incipit:
More about Il candidatoCamminava su un tappeto di sangue scuro.
Un passo alla volta. Il peso su un piede, poi l'altro, prima il tacco, poi la punta. Faceva un suo
no appiccicoso. Il piede in avanti appoggiava sul sangue, lo sentiva cedere, elastico, poi la suola toccava la strada. Erano al massimo una decina di metri, ma dieci metri di sangue sono una distranza infinita.
Il candidato, Alfredo Colitto, Edizioni Ambiente, collana VerdeNero

 

 
 
 

Di noi, mai.

Post n°373 pubblicato il 23 Settembre 2009 da LaDonnaCamel
 

Riarroto i polpastrelli, mi alleno le falangi le falangine e le falangette. Tra pochi giorni ricomincia il laboratorio di scrittura alla Scighera con Paolo Cognetti e non voglio mica ripresentarmi con le dita flaccide. Una scritturina, tanto per cominciare.

Mi aveva presa per mano e mi aveva tirata via dalla folla. La sua mano era calda e asciutta, bella come se non fossero passati due anni. Naturale come se non fossero passati nemmeno due minuti. Non credevo che l'avrei incontrato in manifestazione, era sparito da tutti i posti che frequentavamo, dai bar, dalle case degli amici comuni, non era venuto mai nemmeno al collettivo. Non l'avevo cercato, anche se i primi mesi confesso che quando arrivavo allungavo il collo per vedere se c'era, me ne fregavo di farmi capire. E ora eccolo qui, nel frattempo si era laureato e aveva vinto una borsa per Boston, me l’aveva detto come se fosse una cosa da niente, quasi scusandosene. Non era cambiato. Eppure l'aveva fatto, mi aveva presa e portata via con una sicurezza che non gli conoscevo.
Svoltammo in una via stretta dietro piazza Santo Stefano e il silenzio rimbombava nelle orecchie dopo tutto quel casino. Un bar, una birra e parlare tutti e due insieme, un panino e riprendere il ragionamento nel punto esatto dove l'avevamo lasciato. Ci scaldavamo sui massimi sistemi, era sempre stato così. Di noi, mai.
Dentro il bar c’era una musica bassa e poche persone, i muri gialli, qualche specchio decorato. Un pianeta a sé, un tempo parallelo. Non so quanto siamo rimasti lì, non so nemmeno di preciso cosa abbiamo detto senza guardarci negli occhi. Sorridevo, questo lo so perché ogni volta che ci ripenso sorrido, non posso farne a meno.
Quando siamo usciti era buio e c’era la puzza dei lacrimogeni, c’era gente che correva, si sentivano sirene e scoppi, prima ancora di capire stavamo correndo anche noi. La paura mi seccava la gola. Qualcuno ci ha urtati e mi sono sentita spingere via, ho perso la stretta della sua mano e correvo senza più sapere dove fossi.
Mi sono ritrovata in un androne, uno dei pochi portoni che non erano stati sbarrati. Ho imboccato le scale, con l’ultimo fiato sono arrivata al quinto piano e mi sono seduta sui gradini. C’era una ragazza coi capelli ricci e un soprabito di velluto nero, si teneva una mano piena di sangue. Dopo un bel po’ abbiamo smesso di ansimare. Non dicevamo niente, ci guardavamo le scarpe. Ma eravamo fuori pericolo, almeno io e lei.
Abbiamo aspettato e aspettato. Nel silenzio del pianerottolo i rumori degli inquilini arrivavano attutiti, irreali: il fruscio di una sedia, stoviglie posate su un tavolo per la cena. Le tempie mi pulsavano, sentivo la lingua grossa, le gambe molli. Abbiamo aspettato fino a che la paura è diventata languida. Non avevo più voglia di niente, sarei rimasta lì per sempre, stravaccata sui gradini di una scala sconosciuta, con la testa appoggiata al muro e uno spigolo nella schiena. Avrei dormito se non si fosse aperta una porta, al piano di sopra. Ci siamo alzate di scatto e siamo scese senza fare rumore.
Fuori sembrava tutto calmo. Non ci siamo nemmeno salutate. Ho preso il tram e sono tornata a casa.

 
 
 

Le belle chiavi

Post n°372 pubblicato il 16 Settembre 2009 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Oggi è il compleanno del blog. Ah, come vola il tempo. Tre anni e non sentirseli addosso. Sembrava ieri e invece. Piove, governo ladro.
Festeggerò il lieto evento pubblicando alcune delle chiavi di ricerca attraverso le quali il mio gentile pubblico è arrivato fin qui, visto che finalmente Libero ha sbloccato a ShinyStat l'algoritmo, evviva! Mi sentivo menomata come blogger e come donna senza questa indispensabile feature. L'hanno fatto tutti, prima o poi, perché io no?
(Il corsivo è mio)

signora insoddisfatta cerca membro speciale.z
Questo ci deve essere arrivato per la zeta finale dopo il punto, che nel mio blog non si parla certo di signore insoddisfatte e tantomeno di membri, ci mancherebbe, ancorché speciali.

immagini cacca di topo
e una volta trovate che ne farà?

non è mai troppo tardi per farsi un
un? Cosa, vorrei sapere cosa? un cosa?

la donna di mio padre
torbido

+buchi rotti donne
mah, questa non vale niente, ce l'hanno tutti, ci scommetto

cerco immagine di donna con ombrello vento
le donne con l'ombrello nelle giornate ventose sono senza dubbio affascinanti

donne senza ombrello
ma anche no

duro lungo nervoso
l'ellissi è una figura retorica che apprezzo molto

"mi allaccio il reggiseno"
non mi ricordavo di averlo scritto

diario di un taccheggiatore
cercavano un tutorial?

la donna camel gnocca
questa sono io!

yo no soy marinero soy capitan
ahi la bamba.

 
 
 

Fronte del video

Post n°371 pubblicato il 05 Settembre 2009 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

 

Io non guardo molta televisione. Non per accanimento ma perché il più delle volte non mi viene in mente di accenderla e se è accesa magari non ci faccio caso. Forse è per questo che leggo sempre Maria Novella Oppo sull'Unità on line, così so cosa succede. O forse la leggo perché ogni tanto mi propone delle sintesi fulminanti e io adoro l'intelligenza sintetica. Son dieci righe o poco più che mi soddisfano molto. Oggi è uscito un suo breve intervento sulla citazione che ha ricevuto dai legali di Berlusconi, "in arte premier". Dice Novella: "se le parole sono pietre, d’ora in avanti mi vanterò che le mie sono pietre preziose". Per me le parole sono preziose sempre, la nostra seconda pelle, e il pensiero che sta diventando sempre più pericoloso farne uso mi sgomenta. Non è che io possa fare molto per lei e per le altre giornaliste dell'Unità citate in giudizio se non parlarne, usare anch'io le parole che ho. Le mie sono poco preziose, lo so e non me ne rammarico. I milioni son pure fatti di tanti, poco preziosi, centesimi.


 

 
 
 

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