Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Luglio 2012

Auguri! Grazie! Prego!

Post n°623 pubblicato il 31 Luglio 2012 da LaDonnaCamel
 
Tag: Auguri

 

soffia!

 
 
 

Anticipazioni

Post n°622 pubblicato il 30 Luglio 2012 da LaDonnaCamel
 

A settembre esce Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti per Minimum fax, se non lo sapevi te lo dico io.

"Ora che sto qui a levigarli e lucidarli, questi dieci racconti, mentre dovrei solo liberarmene e fare altro, mi sembra di sfogliare non le pagine di un libro futuro, ma un vecchio album di fotografie.
Il racconto dei pirati fu il primo, nell’inverno del 2008, quando passavo tutti i giorni alla Scighera e leggevo solo libri sulla filibusta. L’idea sui branchi di maschi mi ricordo da dove viene: ne parlavo spesso con Remigio, di maschi e di lupi, sul prato di Fontane. E la scena in cui i due amici si separano, alla fermata di Smith Street sulla linea F, l’ho scritta proprio a Brooklyn nell’aprile del 2010. Sono uscito di casa e sono sceso in metropolitana con il mio quaderno, mi sono seduto su una panchina, ho immaginato la scena e l’ho scritta. Quaderni come quello mi hanno accompagnato ovunque in questi anni. Li ha comprati mio padre in Malesia e mi pare giusto che uno dei racconti cominci proprio così: con mio padre a Singapore che contempla l’Oceano Indiano. Sono quaderni di dimensioni A4, con la copertina di cartone e le pagine numerate, quattrocento ciascuno. Ne ho riempiti cinque con le storie di Sofia. Potrei anche sfogliarli come pagine di diario: qua e là c’è il disegno di un larice, l’indirizzo di un pub newyorkese, il nome e il numero di telefono di qualcuno che non so più chi è, macchie di caffè e di vino, brani di libri che stavo leggendo e mi andava di ricopiare, ma più che altro c’è quello, parole su parole, un mucchio di bucce d’uva fermentata e un laborioso processo di distillazione. Duemila pagine che diventeranno duecento. A quanto pare, da cento chili di vinaccia si estraggono sei litri di grappa: dunque il mio alambicco non è stato poi così spietato, e il mio nettare più che a torcibudella assomiglierà a un liquore per signorine."

Paolo Cognetti Sofia si veste sempre di nero



"A volte mi sembra che scrivere storie non sia altro che questo: mettere un po’ d’ordine al caos della memoria, proprio come facciamo luce su un ricordo oscuro solo raccontandolo a qualcun altro, e più lo raccontiamo più lo mettiamo a posto, lo rendiamo logico e comprensibile, gli costruiamo una bella scatola dove poterlo conservare, e poco importa se quella cosa che otteniamo alla fine non assomiglia più molto alla realtà dei fatti. Tanto la realtà dei fatti che cos'è? In ogni tribunale sanno bene che un testimone vale molto meno di una prova. La memoria è un racconto, non un documento, e qualsiasi racconto contiene un mucchio di bugie. In questo senso la narrativa è più onesta dell’autobiografia, dichiara apertamente la propria natura: non pretende di stabilire la verità senza distorsioni, anzi si arrende all’idea che la memoria è una distorsione del reale. Bum. Ecco qui il povero scrittore di racconti, partito dall’alambicco per la grappa e giunto a interrogarsi sulle grandi domande universali. Tra un po’ mi chiederò: esiste un Narratore Onnisciente? E le stelle sono solo punture di spillo nel velo che separa noi da Lui?"
Continua a leggere

Qui la scheda del libro nel sito di Minimum fax.

 

 
 
 

El Hombre y la rata

Post n°621 pubblicato il 24 Luglio 2012 da LaDonnaCamel
 

Il post di oggi di Hombre mi ha fatto venire voglia anche a me di parlare di topi: sono contaminazioni da blog, abbi pazienza. Io ho dei gusti strani, me ne rendo conto, perché a me i topi piacciono o comunque non mi fanno paura, non mi danno fastidio, del resto c'è il precedente delle nutrie. Certo, dirai tu, hai due gatti.
Sì, è vero, ho i gatti ma non vuol dire. Intanto in città - o comunque in appartamento, in condominio - i topi in casa non ci vengono. Magari in cantina ci sono, o ci sono stati - ogni tanto ci mettono le esche velenose, avvisano con un cartello di non toccare, il che fa sospettare il presupposto - io di persona non ne ho mai visti.
I gatti in questi anni mi hanno portato tante bestioline, uccelli per lo più, piccioni (tanti), qualche grosso insetto, falene. Una volta, l'avevo scritto anche nel blog, Strillo mi aveva messo un uccello morto nel letto, son cose che succedono e in questo caso le battute sciocche si sprecano.
Di topi in tanti anni me ne ha portato uno solo ma non eravamo a casa, eravamo in Sardegna in un villaggio, era primavera e quella volta aveva fatto la raccolta più completa: oltre al topolino c'era stata una rana, due uccelli, un numero imprecisato di lucertole e una cavalletta viva, poverina, che mi aveva riportato una decina di volte, sempre quella: la riconoscevo perché era senza una zampa, la buttavo fuori con la scopa e dopo mezz'ora erano di nuovo lì. Alla fine l'ho messa in un sacchetto di carta e l'ho liberata lontanissimo, chissà se poi se l'è cavata.
Tornando al topo, era nero e piccolino e aveva la bocca aperta, non so come mai: forse quando l'ha preso si è spaventato a morte e ha gridato, chi lo sa. Era tutto bocca e coda, mi aveva fatto tenerezza, l'ho buttato in pattumiera.
Lo so che a certe persone i topi danno fastidio, ci dev'essere qualcosa di atavico perché portano le malattie. Si tratta soprattutto dei ratti, quelli grossi più di un gatto che stanno nelle fogne. Quelli sono cattivi, son capaci di saltarti addosso e se mi capitasse ne avrei paura anch'io, in campagna dicevano che saltavano nelle culle e mangiavano le orecchie ai neonati.
Ma qui no, non credo.

 
 
 

Dovevo fare il vigile urbano

Post n°620 pubblicato il 21 Luglio 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Il ghisa. O la vigilessa, come si dice adesso.
Ci ho fatto caso qualche giorno fa e ogni volta che esco ne ho le prove: forse ho la faccia da vigile in borghese, oppure una specie di aura luminescente che mi circonda e attira l'attenzione dei passanti. Ci dev'essere una freccia puntata su di me, una specie di ologramma tridimensionale che mi fa spiccare tra la folla. Emetto radiazioni, vai a sapere qual è la dote paranormale che spinge le persone a chiedermi informazioni di ogni genere, proprio a me e a nessun altro, ne ho le prove.
Appena entro in metropolitana qualcuno si avvicina e mi chiede se va bene per la stazione centrale. C'è una folla sul binario, c'è il cartello, anzi ci sono molti cartelli. Tra tutti la prescelta sono io, che sto leggendo - di solito leggo oppure ho un libro in mano e sto per, ma non è l'atlante dell'Azienda Trasporti Municipale, facilmente è un romanzo o una raccolta di racconti.
Mentre aspetto il tram in via Torino si informano sulle fermate di quella e altre linee, e come si fa per andare in piazza Fontana, alla stazione di Porta Genova o all'Idroscalo, perfino. La gente va dappertutto, è un fatto.
Non c'è un prototipo, son viaggiatori di ogni genere: giovanotti con la cravatta e la giacca spiegazzata sul didietro, signore con gli occhiali che pendono da una catenina dorata, ragazze che ridono in comitiva, uomini con la valigia. Chiunque non si senta sicuro del percorso lo viene a chiedere a me e soltanto a me, mi pescano tra mille come l'ago nel pagliaio.
E se non ci sono tram, o autobus, o metropolitane nei paraggi fa lo stesso anzi di più. Ieri camminavo veloce come una lippa sulla rotonda di piazza Carbonari, quasi correvo perché volevo passare in biblioteca prima che chiudesse, era già tardi. È una piazzona poco frequentata dai pedoni, non ci sono negozi o portoni, ci sono aiuole e prati in mezzo e intorno le macchine passano veloci, i marciapiedi sono sempre vuoti, in questo quartiere nessuno va in giro a piedi - al massimo dalla macchina al parcheggio e viceversa.
Stavo brontolando tra me e me sugli orari così poco amichevoli di questa pubblica istituzione, la mia biblioteca rionale adesso il sabato è aperta solo alla mattina, in settimana chiude alle sei e quarantacinque, ma la gente che lavora come fa? Che poi non hanno mai niente di nuovo, il libro più recente è la prima edizione della Bibbia di Gutenberg. Vabbè, esagero però se voglio qualcosa di preciso lo devo ordinare e lo fanno arrivare dalle altre sedi perché lì non c'è, non c'è mai, e  ci devo andare due volte, avanti e indietro a piedi, non si può ordinare per telefono e internet non è contemplato.
Mi stavo caricando di malumore, che poi invece sono gentili, quando una signora è salita sul marciapiede in bicicletta, mi si è affiancata e adattando la sua velocità alla mia mi ha chiesto se sapevo la strada per andare in piazzale Istria. Senza rallentare le ho spiegato, mulinando le braccia le ho mostrato la direzione, di là di là, sempre dritta e poi a destra. Veramente dovrei andare in via Ugolini, mi ha detto, dovrebbe essere lì vicino. Il nome non mi è nuovo ma al momento non mi viene in mente, non so. Il fatto è che mica so tutto, davvero. Non la so la strada per andare in via Ugolini, mi dispiace. Dovrei saperla ma non mi ricordo. Grazie lo stesso, chiederò quando sono lì vicino, mi ha risposto, ci ha dato dentro sui pedali lasciandomi indietro a meditare su via Ugolini.
Ci sono un sacco di cose che non so, perché lo chiedete proprio a me?

 
 
 

Eh vabbè, ma allora ditelo

Post n°619 pubblicato il 20 Luglio 2012 da LaDonnaCamel
 

chiavi

Questa è troppone anche per me, non ce la posso fare.

(Poi lo so cos'è, sono andata a vedere: è un libro che girava in casa un po' di tempo fa. Non ho motivo di lamentarmi, non mi ricordavo più. Così imparo a scrivere cose sul blog.)

 
 
 

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