Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Ottobre 2012

Gatto nero

Post n°647 pubblicato il 31 Ottobre 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel


Ho un gatto nero. Non l'ho scelto io così, anche se i gatti neri mi piacciono molto, è nato dalla mia gatta Astrid - che è tigrata - una notte d'estate di dodici anni fa, in un paesino sulle Alpi francesi. Dunque il mio gatto è francese ma si fa capire molto bene anche in italiano.
Si fa capire perché miagola molto, ogni occasione è buona per dire la sua, che sia un semplice saluto quando mi incontra per strada oppure una richiesta precisa, che sia per la pappa o per farsi aprire una porta o ancora una rimostranza per essere lasciato indietro quando si va a passeggio. Perché Strillo va a passeggio, è un bonus che gli viene riconosciuto da quando ha dato prova di saper tornare a casa da solo, ormai sono molti anni e chi abita qui intorno lo conosce.
È strano, lo so: in città gli animali da compagnia son trattati come bambini piccoli, si vede che vanno a riempire dei vuoti. Io invece li tratto come adolescenti: i miei gatti sanno cavarsela in tante situazioni, chissà cosa farebbero se avessero anche il pollice opponibile: anche questo è strano perché di adolescenti intorno ne ho avuti a ufo.
Ogni tanto però succede che Strillo non torni a casa la sera e non è mai colpa sua. La colpa, è stato dimostrato, è sempre degli esseri umani. Lo vedono in giro da solo, lui è sempre molto gentile e simpatico, si strofina alla gamba, si lascia accarezzare e così lo prendono e se lo portano a casa. Non strofinarti alla gamba degli sconosciuti! gli ho detto mille volte. Lui fa finta di capire ma non mi da mai retta, è pure un po' paraculo, del resto è fatto così.
È due giorni che non ne sappiamo niente. Tornerà tutto allegro con aria indifferente, già lo so, saltando giù dalle braccia di qualche ingenuo animalista che si è preso cura di lui, ma intanto ci fa preoccupare. Il fatto è che oggi è la vigilia di ognisanti, halloween insomma, e purtroppo negli ultimi tempi girano delle voci brutte brutte sui gatti neri e i satanisti la sera di halloween. Son leggende, soprattutto nel web: dicono che ogni anno fanno fuori ventimila gatti neri ma la fonte non l'ho mica trovata. Ventimila gatti neri in una notte è una strage, ci vorrebbero almeno ventimila satanisti, posto che ciascun satanista ammazzi un gatto, ma fossero anche due gatti cadaun satanista, sarebbe una bella squadraccia.
Quindi sì, lo confesso, dubito di questa notizia e però mio figlio, quello non peloso (si fa per dire) e non più adolescente intendo, insiste per andare a vedere in via Muzzi. C'è una villetta sfitta ma non è la casa dei fantasmi, è solo disabitata da qualche anno. È in vendita ma si vede che han chiesto troppo oppure l'agenzia non è molto efficace oppure chi lo sa, sta di fatto che l'immobile si sta lasciando un po' andare. Ci passo davanti sulla strada per la metropolitana:  nel cemento del cortiletto si sono aperte grosse crepe e ci crescono delle erbacce alte due metri, le imposte della finestra a pian terreno hanno perso alcune stecche, le altre sono storte e scrostate e tutti i muri, una volta giallini, hanno preso un che di muffa: insomma, la facciata è da rifare e necessita in generale di qualche intervento di manutenzione. Di questa incuria approfittano i gatti del quartiere, forse ci sono i topi in cantina, anzi è probabile, e così è capitato qualche volta di vedere Strillo sdraiato sul tavolino di pietra sotto il gazebo a prendere il sole, insieme a qualche altro suo compagno di merende.
Però non credo che quella villetta sia la sede delle messe nere del quartiere e il fatto che son comparse stelle a cinque punte sui muri non vuol dire, possono essere stati semplici vandali oppure brigatisti nostalgici, chi lo sa. Non è nemmeno per i 666 incisi sul muretto di cinta che ho accettato di andare a vedere, ma solo perché il fuggiasco è stato visto da quelle parti.
Purtroppo da domenica scorsa non c'è più l'ora legale e così alle sei di sera è già quasi buio, meno male che Mario ha preso su una pila. Arriviamo davanti al cancello e dentro sembra tutto a posto, rumori sinistri non ce ne sono e di gatti nemmeno. O meglio. "Guarda là!" mi fa lui.
"Dove?" Anche a me è sembrato di vedere un'ombra girare l'angolo, più che altro si sono mosse le erbe. Ma forse è stato il vento. Per quanto.
Senza smettere di guardare dentro giriamo intorno al giardino e passiamo sul retro. Mario punta la pila sciabolando lampi di luce e tra le frasche compaiono mucchietti di giornali, cartoni, volantini pubblicitari fradici. Chiamiamo forte Strillo e si sente un rumore provenire da dentro o da dietro, forse dal giardino dei vicini. Siamo appoggiati al cancelletto pedonale, si vede che la serratura non funziona più perché è tenuto chiuso da due giri di catena e un lucchetto ruggine. Mario lo tocca e ci rendiamo conto che è aperto, era messo lì per finta e forse non funziona nemmeno, è bloccato.
"Io non entro eh," dico facendo due passi avanti, "è violazione di domicilio sai?"
"Nemmeno io" fa lui spostando un'asse appoggiata come uno scivolo sugli scalini che portano alla verandina. Ma qualcosa da dentro si sente. Fruscii come di cose trascinate sul pavimento. Ma forse è il vento. Quasi sicuramente lo è, ci sono delle imposte rotte, qualche finestra aperta.
"Hai visto?" dice piano, toccandomi il braccio. Stavolta ho visto anch'io. Un bagliore attraverso le stecche rotte della portafinestra del pian terreno, una luce che viene da dentro.
"Saranno i fari delle macchine su via Melchiorre Gioia, sai. Magari dall'altra parte le tapparelle sono aperte" dico, didascalica ma non troppo convinta.
Con un bastone che ha raccattato da terra spinge il battente, apre l'imposta e si vede il buio dentro, non c'è l'anta.
"Ehi, cosa fai?" dico e faccio un passo indietro, "andiamo via dai, tanto non è qui".
Lui alza un dito e si tocca la punta del naso. Mi fermo e lo sento anch'io, stavolta sono sicura, viene proprio da dentro. Viene anche un certo tanfo di muffa, ora che ha aperto si sente bene. E si vede: ancora un chiarore. Ci avviciniamo, lui fa scorrere la luce della torcia sulle pareti, ci sono sagome nere di mobili coperti da teli e in alto, poco sotto il soffitto la scritta ARIM SPOUSEV in caratteri grandi, stampatello, la vernice rossa che cola in lunghe gocce sotto le curve della O e della U.
È stato in quel momento che abbiamo sentito miagolare. Ci siamo guardati, abbiamo gridato Strillo in coro e ci siamo precipitati dentro.
Poi non so, il pavimento ha ceduto e siamo caduti nel buio, un rumore pazzesco, pezzi di legno che volavano, polvere, calcinacci, muffa. Ma soprattutto rumore e spavento e puzza. Abbiamo urlato, ovviamente. Mentre cadevamo. Io anche dopo, ho sentito malissimo a una gamba, mi sono trovata sdraiata su una superficie accidentata ma c’era buio pesto e sentivo solo la puzza di muffa e di terra bagnata e il dolore martellante alla gamba e al piede e alla caviglia.
Ho chiamato Mario, prima piano e poi urlando. Niente.
Per fortuna avevo il cellulare nella tasca dei pantaloni, l’ho tirato fuori per illuminare intorno. Siamo in un ambiente abbastanza grande, con il soffitto basso, ci sono scatoloni e casse di legno e fagotti informi di stoffa o cartone. Mario è una sagoma scomposta sul pavimento nero di terra. Cerco di alzarmi in piedi mettendo tutto il peso sulla gamba che mi fa meno male, mi appoggio a uno scaffale sbilenco nel mezzo della stanza ma non ce la faccio, ricado giù e allora mi metto a strisciare. Mi avvicino a mio figlio trascinandomi sulle braccia, sembra addormentato. Lo tocco e poi lo scuoto, non lo so se ha perso i sensi, se è svenuto o cosa. C’è un tanfo che prende la gola, faccio fatica a respirare: sembra muffa ma anche uova marce o spazzatura, che schifo. C’è umido e fa freddo.
Provo a telefonare a qualcuno per chiedere aiuto, prima a Massimo e poi direttamente al 118, mando un sms poi una mail, un messaggino con whatsapp, le provo tutte ma qui sotto il telefono non prende, non prende nemmeno internet, ci deve essere un qualche tipo di barriera elettromagnetica, vai a sapere cosa.
Sono seduta per terra vicino a Mario, gli tocco la mano, la muovo piano per vedere se si sveglia, la accarezzo. La pila è rotolata poco più in là, sono riuscita a riprenderla ma non si accende più, si è rotta.
Io adesso non so bene cosa fare, ho provato a vedere da che parte si esce, più a tastoni che altro, cerco di risparmiare la batteria del telefono. Non vedo porte e nemmeno finestre, ovviamente, siamo sottoterra. Ho percorso strisciando tutto il perimetro, tastando le pareti con le mani, sembra che da tre parti ci sia muro grezzo, lascia la polvere sulle dita e l’odore di muffa aumenta quando lo gratto. La quarta parete sembra di metallo, è più liscia e ci sono delle file regolari di borchie o teste di chiodi. Non ho trovato maniglie né serrature e nemmeno scale, non so se c’è una qualche botola ma temo che l’unico modo di uscire di qui sia il buco dal quale siamo entrati.
Mi siedo di nuovo vicino a Mario, gli tocco la fronte. Mi viene da piangere, non so cosa fare, penso che domani mattina un po’ di luce dovrebbe filtrare dentro, potrei cercare di ammassare gli oggetti che ci sono qui per fare una specie di montagna su cui arrampicarmi. Ma adesso non me la sento, la gamba mi pulsa e mi fa male anche una spalla. Se solo Mario mi rispondesse, se solo non avesse la testa così storta sul collo.
Il buio è tremendo e se sto ferma sento picchiare, dev’essere quella imposta del pian terreno che sbatte col vento. Sento anche dei fruscii. Qualcosa si muove, gratta, saranno i topi o gli scarafaggi, con questa puzza che c’è ci saranno pure carogne in decomposizione.
Sto scrivendo queste cose nel blocco note del telefono, per farmi coraggio. Non ce la faccio ad aspettare al buio e speriamo che la batteria non finisca prima di domani mattina. Nel buio i rumori sembrano più forti e la suggestione mi fa immaginare cose improbabili, come questo odore orrendo che sento, adesso mi sembra sappia di zolfo o etere e ci potrebbe pure essere il radon ma lo so che è la stessa puzza di prima, devo mantenere il sangue freddo e l’immaginazione ferma. Non devo pensare che è la puzza che fa venire sonno, credo sia lo shock della caduta e tutto il resto. Vorrei poter portare Mario in ospedale, forse sta molto male e non posso fare niente. Però non si lamenta, poverino. Mi appoggio a lui, fa tanto freddo e ci sono dei rumori, mi sembra di vedere una luce, mi sembra di sentire anche dei passi ma è molto improbabile che ci sia qualcuno e poi ho tanto sonno, chiudo gli occhi solo un momento, mi riposo un pochino e poi

Questo racconto partecipa all’EDS 27 spousev paura! insieme a:


0.10.35 
Vite malate
Wonderwall
Guerrieri del caos
Il collega
La guardiana di oche

Cimici
Morgue
Il prescelto
Racconto banale

 
 
 

Non è una rassegna stampa

Post n°646 pubblicato il 19 Ottobre 2012 da LaDonnaCamel
 

solo un paio di cose che volevo farti vedere.

Il blog dei quadrati semiotici lo seguo da quando era uscito quello della movida milanese, che è vero e ci sta, ci sono e mi riconosco.
Oggi han fatto il musicofilo rock, accidenti musicofila proprio non mi posso definire, bisogna riconoscere i propri limiti: al massimo simpatizzante o allieva volonterosa. Però dove mi devo mettere lo so, precisamente qui:

 

squadrati


L'altra cosa è questa: c'è un genio che ha avuto l'idea di fare il grande muro delle vagine. Ha preso un sacco di vagine vere, ne ha fatto il calco e le ha messe in fila.

Dico che è un genio perché a chi non interessa guardare le vagine con la scusante che è un'opera d'arte?

Poi dentro nel sito c'è anche la fotostoria di come ha fatto e se vuoi ti puoi comprare on line il kit per farti la tua vagina di gesso, costa solo 44 sterline. Però l'originale ce lo devi mettere tu o trovare una volontaria che, per amore dell'arte, ti presta la vagina da ricalcare.

kit per fare la tua vagina

 

 
 
 

Arimo

Post n°645 pubblicato il 16 Ottobre 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Arimortis (o ancora meglio arimo) vuol dire fermiamoci un momento, sospendiamo il gioco che mi devo allacciare una scarpa che mi ha chiamato mia mamma mi è venuta sete mi scappa la pipì e anche mi fa male la milza a correre.
Non lo so se è dialettale oppure vale in tutte le regioni, su wikipedia dicono che forse deriva dal latino (ma và!) arae mortis, cioè gli altari della morte che venivano costruiti alla fine di una guerra per seppellire i caduti: una pausa piuttosto definitiva, a ben guardare.
Un'altra etimologia collega questa parola all'esclamazione dei giocatori di dadi, difatti mentre tiravano gridavano "alea vivis!" e se perdevano: "alea mortis!" ma anche: "mannaggia a muortis!" o "favvammouortis" a seconda dell'entità della posta.

Scherzo.

Era solo per dire che non voglio chiudere l'EDS ora, ecco.

Andiamo avanti fino a fine mese, che poi è Halloween e per l'appunto l'anniversario del primo eds e con i mortis ci va a nozze, con la paura a novanta poi ci va a ziccle, alè.

C'è spazio per altri partecipanti, ma c'è spazio anche per un bis, chi ha voglia.

Per adesso stiamo a sei, giusto?

0.10.35
Vite malate

Wonderwall
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Il collega
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Racconto banale

 
 
 

Un EDS da PAURA

Post n°644 pubblicato il 07 Ottobre 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

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Continuano ad arrivare i racconti da paura! Aspetto anche il tuo: c'è tempo fino a martedì 16 ottobre, ce la puoi fare.

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Sono arrivati i primi contributi, stai attento che fanno paura dabbestia, non leggerli alla sera prima di andare a letto se non poi lo sai come va a finire.

0.10.35
Vite malate

Wonderwall
Guerrieri del caos
Il collega
La guardiana di oche

(Per aumentare la suspence non ti dico nemmeno di chi è, hi hi hi.)

 
 
 

Ti racconto Roland, le macchine e gli animali

Post n°643 pubblicato il 06 Ottobre 2012 da LaDonnaCamel
 

Sono in debito di un reportage su Roland: è passata già una settimana, come vola il tempo. Delle volte poi si promette più di quello che si riesce a mantenere. Difatti venerdì sera non ci sono andata e mi sono persa Gipi.

2012-09-29 10.41.25 Sabato mattina però ero lì puntuale all'appuntamento con Giulio Mozzi e l'editing che, devo dire, era proprio precisamente come mi aspettavo che fosse. Da una parte ho letto i libri di Mozzi e ho visto le sue lezioni sulla scrittura e quindi più o meno lo so come la pensa, dall'altra ho partecipato a una serie cospicua di laboratori, quanto basta. Di fatto si tratta di togliere. Se una cosa è stata già detta in un modo, è inutile ribadirla in un altro modo, anzi dannoso. Certe espressioni che sembrano rafforzare, invece indeboliscono. Certi preziosismi, sviliscono. Quando non muovono al riso involontario. Se poi si tratta di una scrittura allegorica, che non racconta ma simboleggia, con un punto di vista sarcastico in terza onnisciente diventa tutto difficilissimo. Mi immedesimo anche con l'autore torchiato, in questo caso Vincenzo Latronico, e riconosco il meccanismo difensivo: ho fatto così anche io mille volte, mi sono aggrappata ai margini del foglio, ho puntato i piedi su ogni puntevvirgola per cercare di tenermi tutto, non mollare, non eliminare. Quando sei dall'altra parte è più facile e comunque è più facile a dirlo che a farlo. Tagliare intendo. Non si tratta di non riconoscere l'autorità, ci mancherebbe. Non è quello. Si ha sempre come l'impressione di non essere capiti, bisogna spiegare cosa si intendeva, bisogna giustificarsi, discolparsi e lo stesso resta sempre il dubbio. Vabbè. L'effetto è stato rassicurante.

Poi pioveva, era la una e mi han detto di andare via che dovevano chiudere fino alle quattro. Avrei preferito restare lì, che con la pioggia ci metto un'ora quasi ad arrivare ma stare chiusa fuori fino alle quattro no, non me la sentivo e così sono andata a casa, speriamo che non mi passi la voglia, ho pensato.

2012-09-29 17.55.39 Son tornata alle sei circa, ho fatto in tempo a vedere il finalino del dibattito tra gli editori e i librai, c'era Cassini di Minimum fax e quel signore della Centofiori, gli altri non so. Il bello l'ha detto uno scrittore col ciuffo che purtroppo non sono riuscita a sapere chi è, uno giovane, avrà avuto 35 anni si e no, ha detto: noi scrittori dobbiamo farci dare degli anticipi alti, tipo cinquemila euro, vedi che poi il libro vi date da fare a venderlo e si vende eccome. Tutti han battuto le mani e sul palco hanno riso come se fosse stata una battuta surreale, la qual cosa mi ha fatto pensare che la maggior parte di quelli che c'era lì erano scrittori, in essere o in fieri. Come me del resto. Di lettori mi sa che ce n'è pochi e gli editori eran tutti sul palco, a parte Davide Musso che si aggirava misterioso.

2012-09-29 19.18.54 Subito dopo un altro dibattito sul noir, avrebbe dovuto venire anche Giorgio Fontana ma era malato. Intanto in cortile c'era l'aperitivo offerto dallo sponsor e è arrivato Mari e poi Siti. Piovere pioveva ma un po' le tettoie riparavano. Si poteva anche mangiare qualcosa, tutto vegetariano che siam molto corretti: un cus cus alla menta e pomodorini oppure una vellutata a 3 euro.

2012-09-29 20.46.07

Finalmente è cominciato l'evento atteso della serata, la chiacchierata sullo stomaco della balena che restituisce alla spiaggia gli oggetti più disparati. Michele Mari aveva portato una bottiglia piena zeppa di mozziconi di matite, tutte quelle che aveva usato negli anni dell'università e a guardarla faceva pensare all'accumulo delle cose della vita, strato su strato. Walter Siti invece aveva una sfera di lapislazzuli blu, bellissima, una fra le molte della sua collezione e ha detto che lui non accumula niente e butta via sempre tutto, la sfera gli ricorda i muscoli dei suoi amati culturisti. Un'altra cosa che ha portato è stato un pezzetto dei fratelli karamazov, l'ha letto lui lì per lì e faceva venire da piangere, sia per come era sia per come lo faceva. Ho pensato che lo devo leggere, è una vergogna.
Hanno detto anche un sacco di altre cose ma adesso non le so più.

Poi hanno fatto la premiazione di un concorso e hanno letto dei pezzi, io dopo quello di Paolo Cognetti sono andata via perché quella è una zona che mi fa un po' senso a una certa ora di notte, le strade lucide di pioggia tra i capannoni, la metro di Cimiano che fa paura anche di giorno.

Domenica poi non ci sono andata a vedere Dente con Paolo Nori, ma ho trovato questo video, che è l'unico che hanno messo su youtube di tutto l'evento, e mi pare bello.

 

 
 
 

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