Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
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"Mille e ancora mille."
Messaggi di Settembre 2013
L'avevo detto che avrei fatto l'ebook. Poi questa storia mi ha preso un po' la mano, la copertina, le bozze da correggere, il titolo da trovare, il testo da impaginare. L'assemblea da consultare. Un centinaio di mail che si incrociano attraverso un fine settimana, perché sono un dittatore implacabile ma democratico, chi mi conosce lo sa.
Ma anche l'ebook. |
Ancora una poi basta. Citazione, intendo. Si vede che sono un po' spompata io e non ci ho voglia, che sto dedicandomi troppo a altre cose, o che il mio Feedly pesca bene, o che ne so. Mi pare che ci sono i giro dei bei pezzi che vale proprio molto la pena di leggere. Questo qui di Paolo Nori te lo dedico. Io Paolo Nori l'ho conosciuto quando era uscito Bassotuba non c'è, ero andata alla fiera del libro di Torino e alla presentazione lui non c'era, gliel'avevan fatta in contumacia perché aveva avuto un tremendo incidente in macchina, era all'ospedale e ci è stato un bel po', tanto è vero che dopo ci ha scritto un altro libro sopra ma io non l'ho letto. Ti ricordi? "In questo periodo sto provando a scrivere un libro che si intitola Scuola elementare di scrittura emiliana per non frequentanti. Allora lunedì mattina, mi son seduto al tavolo, stavo per cominciare a scrivere, ho sentito una voce, dentro la testa, che mi diceva «Ma cosa vuoi scrivere? Ma chi ti credi di essere, a voler scrivere? Ma non ti rendi conto che sei solo una merda e che non hai nessuna speranza di essere altro?». E mi sono fermato, nella scrittura, ho fatto due conti, ho pensato che eran diciassette anni, che sentivo quella voce lì. E mi è venuto in mente, lunedì mattina, di una volta, diciassette anni fa, che ero a Parma, in via Cavour, in mezzo alla gente, avevo sentito uno che diceva «Oh, deficiente!», e mi ero voltato convinto che chiamasse me; e mi ero acconto che io, di questo fatto, ero contento; e all’inizio subito non capivo come mai, questa contentezza nel momento in cui mi rendevo conto di avere un’autostima, se così si può dire, ai minimi storici, e dopo a pensarci ho pensato che scrivere, per me, io per mettermi a scrivere, ero già grande, avevo più di trent’anni, per provare a scrivere io avevo dato le dimissioni da un lavoro normale, responsabile amministrativo di una joint venture franco-italiana che lavorava al metanodotto Artère du midi, nel sud della Francia, e ero nel mondo, dentro un organigramma, ero lì, a metà strada, impegnato a salire, e scrivere, per me, aveva voluto dire uscire dall’organigramma, venirne fuori, rifiutare l’idea che dovevo sforzarmi per essere più bravo, più furbo, più ricco degli altri, aveva voluto dire, in un certo senso, aver la patente del deficiente, per questo forse ero contento quando mi ero girato a sentire «Oh, deficiente», mi è venuto in mente lunedì mattina. E, a pensarci, ho pensato che quella voce lì che mi chiedeva chi mi credevo di essere e che mi ricordava che ero solo una merda e che non avevo nessuna speranza di essere altro era una voce della quale io, forse, avevo bisogno, e lunedì sera, poi, che ero a Milano a fare una cosa, mi è venuto in mente quello che ha scritto una volta Beckett, che ha scritto che la speranza è un ciarlatano che non fa che imbrogliargli e che lui, Beckett, aveva cominciato a star bene quando l’aveva persa, e che la frase che Dante ha messo sulla porta dell’inferno, Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate, lui l’avrebbe messa sulla porta del paradiso. E dopo, lunedì notte, mi è venuto in mente lo scrittore russo Viktor Šklovksij che diceva che ogni volta che cominciava a scrivere un libro aveva l’impressione che scrivere quel libro lì fosse un compito al di sopra delle sue possibilità. E poi ho pensato che era ora di andare a dormire." http://www.paolonori.it/lunedi-mattina-lunedi-sera-e-lunedi-notte/ |
O la prima raccolta di racconti. O la prima raccolta di poesie. O anche solo il primo racconto. O magari appena la prima poesia. Stai per farlo con la casa editrice Einaudi, firmando un contratto? Benissimo. Stai per farlo con un editore a pagamento, firmando un assegno? Malissimo. In ogni caso sappi che d’ora in poi, sia in privato sia in pubblico, potrai tirartela. Anzi no, dovrai tirartela. Se già te la tiravi prima, meglio: significa che sei naturalmente predisposto alla carriera intellettuale. Se invece non sei tipo da tirartela, vuol dire che dovrai imparare a farlo. Per come funzionano le cose nel dorato mondo delle Lettere italiane, infatti, ben presto imparerai a tue spese che solo e soltanto tirandotela verrai preso sul serio da critica, stampa, pubblico e dai famosi addetti ai lavori. Non a caso, chi pur pubblicando qualcosa non se la tira suscita sempre una grande diffidenza. Viene per così dire preso sottogamba, quando non del tutto ignorato anche da testate specializzate che in teoria dovrebbero almeno accorgersi della sua esistenza, magari recensendo il suo decimo romanzo. Chi non se la tira a dovere, peritandosi di usare non solo sulla pagina ma anche in occasione di interventi e interviste parole magari inutili e che però necessitano della consultazione del dizionario, suscita inevitabilmente commenti del tipo... Leggi tutto questo divertentissimo pezzo dell'ultimo libro di Giuseppe Culicchia che si inititola E così vorresti fare lo scrittore... La guida pratica al mestiere di scrivere, editore Laterza |
Il mio amico Tapiro ha scritto un bellissimo post che argomenta per filo e per segno, dimostrandoli, i motivi per cui è molto meglio il "mostrato" del "raccontato" nella scrittura. Quando nelle scuole o nei manuali ti viene raccomandato "show, don't tell!" - a volte per scherzare dico sciodontel - è di questo che si tratta. L'immersione dei personaggi nell'azione è molto più efficace di una spiegazione, al punto che far avanzare la trama solo attraverso il loro racconto nei dialoghi non convince, non comunica e qualche volta si smentisce da sé. |
In matematica, un numero è un modo di esprimere sia una quantità, sia la posizione in un elenco di elementi, sia il rapporto tra grandezze dello stesso tipo. |
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