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Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi del 09/03/2012

Jennifer Egan, Il tempo è un bastardo

Post n°574 pubblicato il 09 Marzo 2012 da LaDonnaCamel
 

jennifer Egan

(Matteo Colombo - Jennifer Egan - Martina Testa)

È sempre un momento bellissimo per me incontrare uno scrittore o una scrittrice che ha saputo emozionarmi, anche se succede in un teatro strapieno e il contatto si limita a quel breve momento in cui dirò piano il mio nome e lui/lei lo scriverà nella prima pagina del libro, come avrà fatto e farà per altre centinaia di persone.
Non importa se Jennifer Egan non mi conosce e non saprà mai niente di me, quel contatto fugace è comunque per me una bella prova di realtà e il mio essere lì, insieme a tanti, è per lei una bella prova di successo, vuole dire che ha saputo fare bene il suo lavoro e anche in un paese tanto lontano, dove si leggono pochi libri, ci sono persone che si entusiasmano per una come lei.
La presentazione è iniziata con la lettura di un brano dal capitolo 4 del lato A, Safari. Poi Matteo B. Bianchi, emozionato per davvero, ha iniziato l'intervista.
jennifer EganNon starò a raccontarti per filo e per segno tutto quello che è stato detto, non ho preso appunti e hanno parlato un bel po'. Mi è rimasto impresso però il racconto della genesi di questo libro.
Stava lavorando a un romanzo ambientato negli anni quaranta, aveva raccolto il materiale ma non si decideva a cominciare a scrivere. Una sera si è trovata nella toilette di un ristorante e ha visto un portafoglio spuntare da una borsetta aperta. Ha subito pensato che quella signora, la proprietaria del portafoglio, avrebbe dovuto stare più attenta perché qualcuno avrebbe potuto rubarglielo: lei stessa ha sempre paura di essere derubata, è una sua fissa. Una volta a casa ha ripensato alla scena e si è domandata come potrebbe essere stare dall'altra parte, nei panni di una ladra: così è nato il primo racconto. Poi, finito il racconto avrebbe dovuto rimettersi a lavorare al suo progetto, ma le era rimasta la curiosità di sapere come poteva essere un certo personaggio laterale di cui aveva accennato nel racconto, l'ex capo della protagonista, un produttore discografico che aveva qualche abitudine strana, come mettere scaglie d'oro nel caffè. Così non ha potuto fare a meno di scrivere il secondo pezzo, e per il terzo pezzo è stata la stessa cosa, ha dovuto scriverlo per inseguire certe storie che si erano aperte nel racconto precedente. Ogni volta diceva a se stessa che doveva tornare al progetto principale, ma i personaggi richiamavano la sua attenzione e alla fine ha ceduto, ha messo da parte il romanzo storico e si è dedicata a Il tempo è un bastardo.
Non si è resa subito conto che si trattava di un romanzo con una struttura un po' speciale fino a che non ha scritto tutti i pezzi e ha cercato di sistemarli. Aveva pensato di metterli in ordine cronologico inverso, ma ha visto che non funzionava, in quel modo erano troppo prevedibili e non suscitavano sorpresa nel lettore.
L'ordine giusto che ha trovato però non è casuale, è più o meno lo stesso in cui sono stati scritti e si vede che ci sono associazioni sotterranee che rendono necessaria questa organizzazione.
Quando Matteo BB le ha chiesto se si era resa conto di aver inventato una struttura così innovativa lei ha detto che più che altro era imbarazzata perché non sapeva definire il suo testo: non le sembrava un romanzo ma nemmeno una raccolta di racconti, era tutti e due e nessuno dei due.
Fosse solo la struttura, penso io. Questo romanzo anomalo ha una scrittura bellissima, tocca temi che mi interessano, personaggi vivissimi e sa creare una tale complicità con il lettore che raramente mi è capitato di sperimentare. Ma questo te l'avevo già detto.

 

Il tempo è un bastardo

 

PS: Sul sito di Minimum Fax puoi scaricare il primo racconto in pdf, te l'avevo già detto? Altre info @ http://jenniferegan.com/

 

Edit 10 marzo ore 14:50
Vorrei aggiungere una considerazione su questo romanzo: è vero che la struttura è innovativa, ma negli ultimi anni ne ho letti anche altri organizzati in quel modo, da Esther Stories di Peter Orner a Olive Kitteridge di Elisabeth Strout, per non parlare di Questo bacio vada al mondo intero di Colun McCann di cui già sai. Non è per la struttura che si è presa il Pulizer e il National, credo, ma solo perché è splendido, punto e basta.

 
 
 

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