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Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi del 21/03/2013

L'occhio del coniglio 21. A Lavezzi c’era il pienone

Post n°717 pubblicato il 21 Marzo 2013 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

A Lavezzi c’era il pienone.  Entrarono  con il motore al minimo. Anita stava a prua con l’ancora appesa e la catena in mano, Carlo in piedi sulla panca dietro agli occhiali neri scrutava tra le barche per cercare un buco dove mettersi. Si infilò nella piccola ansa sulla destra, la gente alzava gli occhi, smetteva di mangiare o di bere o di prendere il sole per guardarli passare. Erano vicini come nel parcheggio del supermercato, si sentiva il rumore delle posate sui piatti, non c’era un filo d’aria. Certi avevano messo fuori i parabordi, avevano legato le barche l’una all’altra e si passavano le bottiglie di vino. Ne uscì a marcia indietro come fanno i gatti quando mettono la testa dentro un sacchetto di carta. Troppo stretto per fare manovra.
Trovò un po’ di spazio davanti alle piscine, una pozza di acqua bassa dove sguazzavano branchi di bambini. Abbassò il pollice e Anita fece scendere l’ancora, frenando la catena col telecomando. Lo guardava, attenta agli ordini. Lui alzò una mano, che voleva dire bloccala lì, siamo arrivati. Spense il motore, si tolse gli occhiali e senza dire una parola si tuffò in acqua da poppa.
“Papà, aspettami” Giulio si era buttato dentro e gli nuotò dietro, verso la spiaggia. Viola era andata a cambiarsi il costume, quando uscì in pozzetto e vide che erano già partiti senza di lei guardò Anita e sporse il labbro.
“In tre bracciate li raggiungi” disse Anita carezzandole la schiena, sei più veloce di loro. Molto più veloce.” Viola le sorrise.
“Tu non vieni?”
“Meglio di no. C’è pericolo che andiamo a toccare qualcuno. Hai visto come siamo vicini?” Indicò col mento un motoscafo col tendalino. Sulla terrazzina a poppa quattro persone mangiavano intorno a una tavola imbandita, con la tovaglia di stoffa rossa come se fosse Natale.
“Faccio il bagno dopo, quando tornate. Dì a papà di portarvi a vedere il cimitero dei marinai.”
Viola si era già tuffata. Riemerse e si voltò, salutò con la mano.
“Sì, ho capito. Il cimitero dei marinai. Glielo dico.”
Anita la guardò allontanarsi. Respirava ogni due bracciate, proprio come fanno quelli bravi. Come non sapeva fare lei.
Entrò in cabina per prendere le verdure. Aveva pensato di portare tutto fuori, cosi mentre tagliava le cose per  l’insalatona poteva tenere d’occhio il movimento delle barche intorno. Ma prima doveva montare la tenda, il sole in testa senza vento non lo sopportava.
Restò ferma un momento tra il frigo e il tavolo, indecisa su cosa fare. Buttò un’occhiata fuori e vide Carlo e i bambini sulla spiaggia. Si stavano allontanando dalla riva verso il centro dell’isola.
Andò al tavolo da carteggio, alzò il ripiano e prese il telefono di Carlo. Lo accese, schiacciò 2786 per sbloccarlo e fece scorrere il menù. Ultime chiamate ricevute. Zero chiamate. Ultime chiamate inviate. Zero chiamate.
Si sfregò il naso con le nocche. Questo è strano. Molto strano. Zero messaggi inviati. Zero messaggi ricevuti. Ecco. Lo spense e lo rimise nello stesso posto. Si sedette e guardò gli oggetti dentro il ripiano del tavolo. Guarnizioni, le chiavi dei serbatoi, carte nautiche piegate, una ciotola piena di batterie di ricambio per le torce, una gomma da matita sporca su un lato. Non è possibile, avrà cancellato tutto di proposito.
Lasciò cadere l’asse con un colpo secco. Sentì un ronzio nelle orecchie e le guance calde. Scosse la testa. Prese il fagotto della tenda da sole nel contenitore dietro al divano e uscì in pozzetto.
Dopo aver montato la tenda scese sul secondo gradino della scaletta da bagno e si bagnò la testa con la doccia. Si spruzzò la nuca e le spalle e poi tutto il corpo, stando attenta a non mandare gli schizzi sulle panche. Aveva l’impressione che l’acqua evaporasse sfrigolando a contatto della sua pelle rovente. Ma ovviamente non era così, era bagnata e quando si mise all’ombra senza asciugarsi si sentì meglio.
Tagliò i cetrioli e i pomodori e il formaggio, aprì una scatoletta di mais e fece scolare in mare il liquido di conservazione, lo stesso fece con l’olio del tonno prima di unirlo ai pezzetti già tagliati. Raccolse le bucce e i resti in un foglio di carta da cucina e li portò sotto coperta. Prese sei pesche dalla cassetta, scegliendo quelle che avevano qualche botta e le lavò sotto il rubinetto. Tornò fuori. Non si vedevano ancora, la spiaggia era quasi vuota e in mare c’erano solo bagnati sconosciuti. Si sedette sulla panca con la ciotola tra le gambe e tagliò le pesche a spicchi, eliminando le parti danneggiate. Era sempre meticoloso, lui. Sempre attento ai particolari. Mica si faceva fregare lasciando in giro il telefonino. Si sciacquò le mani appiccicose con la doccia esterna e scese per riporre in frigo le pesche e l’insalata. Meglio mettere subito lo zucchero, pensò, così si forma quel sugo che piace tanto ai bambini. Ne mise tre generose cucchiaiate. Mentre si asciugava le mani guardò il tavolo da carteggio. Scosse la testa. Un modo lo trovo, che ti credi.
Si tolse il costume bagnato e andò in cabina a prenderne un altro. Si spalmò sulle spalle la lozione doposole e sentì subito la pelle più fresca.
“Mamma. Siamo arrivati.” La faccia di Giulio sporgeva dal bordo appena sopra la scaletta. Le gocce che gli colavano dai capelli luccicavano al sole.  “Cosa si mangia?”
“Prima la doccia.” Gli voltò le spalle e scese a prendere i piatti per apparecchiare. Con la coda dell’occhio vide Carlo che spruzzava i bambini e si bagnava la faccia.
Mangiarono in silenzio. Giulio dondolava la testa, gli si chiudevano gli occhi. Era spossato dalla nuotata, si stava addormentando col boccone in bocca.
“Vieni, andiamo a fare un pisolino.” Lo trascinò giù quasi di peso, era tutto molle di sonno e non opponeva resistenza. Si sdraiò in cuccetta accanto a lui, chiuse gli occhi e fece finta di dormire.
(Continua)

Le cernie di Lavezzi

Questo è L'occhio del coniglio, un romanzetto che ho scritto io e che mi piace offrire ai miei blogamici e agli sfaccendati che passano di qui.

Già che faccio l'editore di me stessa, ho prodotto anche una versione digitale, mobi, epub e pdf. Se ti stanchi di leggere a schermo e la vuoi mettere nel tuo lettore eBook oppure se hai occasione di stampare a ufo e vuoi il pdf, scrivi a ladonnacamel@gmail.com e te la mando. Gratis e senza DRM!
(Però poi non venire qui a spoilerare il finale eh, t'ammazzo! Che, se non si era capito, le puntate qui continuerò a metterle, al ritmo di due a settimana, più o meno.)

 

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