Creato da: giampi1966 il 13/03/2006
Questo blog si propone di promuovere la politica come servizio e la coerenza dei politici con gli obbiettivi programmatici. Troppo spesso l'agire del politico è distante anni luce dal suo programma e da ciò che professa. Per poter rinascere la politica deve sapersi imporre alle varie pressioni e deve guardare lontano.

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La questione salariale e i contratti

Post n°256 pubblicato il 05 Dicembre 2007 da giampi1966
 
Foto di giampi1966

La presenza di una "questione salariale" nel Paese è ormai evidenziata da diverse pubblicazioni (Eurispes, Ires, Istat) e perfino dai vertici di Bankitalia, ma quello che non si dice è che tale questione è strettamente correlata con il modello contrattuale concertativo: dal 1993 a oggi infatti le retribuzioni lorde a stento recuperano i livelli di inflazione reale, infatti l´inflazione programmata sulla cui base si presentano le piattaforme è notoriamente inferiore a quella reale (l´Ires calcola uno scarto di sei punti nel ´94-´96 e uno scarto di quattro punti nel 2001-2004); non sono recepiti gli aumenti di produttività se non in minima parte; il rinnovo dei contratti avviene con un ritardo crescente; il fiscal drag non è stato mai restituito; la precarietà introdotta con il pacchetto Treu e con la legge Biagi ha fatto infine il resto. In sintesi possiamo affermare senza ombra di dubbio che le piattaforme sindacali presentate alle controparti padronali, proprio in obbedienza al metodo concertativo sono state assolutamente inadeguate e insufficienti a garantire un reale recupero del potere d´acquisto dei salari.

La contrattazione aziendale, che il nuovo modello contrattuale vorrebbe rendere centrale, copre appena il 25% delle imprese, dove avviene la contrattazione del "premio di risultato"; d'altronde l´83% del tessuto produttivo italiano è fatto di piccole imprese dove non c´è contrattazione, non c´è rappresentanza sindacale e non ci sono diritti e tutele. Il secondo livello presuppone un accordo sugli obietti aziendali che solo se raggiunti, parzialmente o totalmente, prevede un ritorno economico per i lavoratori, il premio di risultato. Questo è salario variabile, soggetto sempre a contrattazione, che per il meccanismo dato subordina i lavoratori agli obiettivi aziendali.

Intanto i contratti non vengono rinnovati, l´Istat segnala la presenza di ben 32 contratti di categoria scaduti, il cui ritardo medio di rinnovo è superiore a tredici mesi (nell´artigianato di ben 7 anni), una massa di 7,2 milioni di lavoratori di varie categorie (metalmeccanici, ferrovieri, dipendenti pubblici, bancari, lavoratori del commercio, lavoratori addetti alle pulizie, ecc). A fronte di questa grave situazione il rapporto Istat del 26 settembre 2007 segnala come gli scioperi legati al mancato rinnovo dei contratti  nel periodo gennaio-agosto 2007 sono crollati del 46,7% rispetto allo stesso periodo del 2006, effetto congiunto del "governo amico" e della politica sindacale concertativa.

Tre esempi chiariscono il quadro politico sindacale: la proposta di Federmeccanica per il rinnovo del contratto dei meccanici esplicita il senso del "rinnovo del modello contrattuale" discusso al tavolo tra Confindustria e sindacati concertativi: 66 euro per il rinnovo del contratto nazionale e 33 euro legati alla flessibilità da conquistare a livello aziendale; la piattaforma del commercio con la richiesta di appena 78 euro al quarto livello è espressione di una piattaforma che sul piano salariale non recupera né l´inflazione né la produttività; la Finanziaria 2008, per il contratto dei dipendenti pubblici in scadenza a fine anno, prevede per il biennio 2008-2009 soltanto l´indennità di vacanza contrattuale, sancendo l´avvenuta triennalizzazione.

 

Estratto dall’articolo di Antonino Marceca (PdAC)

 

 
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