Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Come le ciliege

Post n°44 pubblicato il 18 Giugno 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

I ricordi sono come le ciliege : uno tira l’altro. Da quando Wings.of.Fire e Occhiodivolpe hanno lanciato il Blog MuseoDeiRicordi  mi succede spesso di soffermarmi a ricordare piccoli fatti della mia infanzia a cui da tantissimo tempo non pensavo più, e molte volte accade che pensando ad  una cosa un’altra venga richiamata per associazione di idee.

Qualche giorno fa mio fratello mi ha detto di aver installato in casa il videotelefono, e mi é tornato alla mente quando a casa mia é arrivato il telefono per la prima volta, i vecchi apparecchi di plastica grigia con il disco rotante in cui si infilava il dito e si aspettava che la rotella ritornasse alla posizione di partenza prima di impostare il numero successivo. E talmente era una cosa strana che mia madre si teneva in disparte un po’ intimorita dalla novità, e mandava avanti me a ricevere dal tecnico della Sip le istruzioni per l’uso: sollevare la cornetta prima di comporre il numero, fare il prefisso per le interurbane, mentre per le locali a quel tempo il prefisso non serviva: banalità, viste oggi, ma per arrivare qui é da là che siamo partiti.

Dice bene Manualeperdonne nel suo post 281: la nostra generazione ha vissuto un periodo di mutamenti che le generazioni precedenti non si sarebbero mai neppure sognati, e di questi cambiamenti sono convinta che il più significativo sia proprio quello avvenuto nel campo delle telecomunicazioni, con l’annullamento delle distanze tra un luogo e l’altro e la possibilità di accedere in tempo reale a una messe di informazioni sterminata.

I cambiamenti sono stati repentini e radicali, tanto che il mondo della mia infanzia sembra lontanissimo nel tempo.

Manualeperdonne si chiede in chiusura del suo post se con tutto questo abbiamo ancora la capacità di stupirci ed emozionarci:  e io penso che si, la possibilità di entrare nel museo del Louvre stando a casa mia, o di accedere alla biblioteca dell’università della Pennsylvania per leggere le poesie di Emily Dickinson in versione originale, si , questo a me da emozione, specie se lo confronto con il tempo in cui un libro era una merce tanto difficile da ottenere, che dovevo ordinarlo alla cartoleria del mio paese, e aspettare pazientemente, per settimane, che arrivasse.

Ricordo il romanzo della Alcott ‘I figli di Jo’ il cartolaio venne a portarmelo personalmente a casa quando finalmente arrivò: un ricordo forse poetico,  che conservo con dolcezza, ma non tornerei indietro.

 
 
 
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