Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Et moi, dans mon coin...

Post n°344 pubblicato il 21 Aprile 2009 da lilith_0404

Mi è capitato di leggere in questi giorni un articolo in cui si parlava di Rita Levi Montalcini, che festeggerà domani il suo centesimo compleanno.

Io  ne faccio oggi cinquanta, e sarà che  questo numero è così tondo, che ispira riflessioni, bilanci e ripensamenti,  mi era venuto in mente di intitolare questo post ‘I miei primi cinquant’anni’, parafrasando il titolo di un libro che non ho letto.

Poi nei giorni scorsi sono stata  a trovare una zia ottantenne, la sorella di mia mamma, che dopo avermi resa edotta dei dolori che l’affliggono e della depressione da cui si sente risucchiata, (benché apparentemente  non abbia di che lamentarsi, poiché ricordo bene come mia mamma mi parlasse di lei, e di come sia servita e riverita dalla figlia con cui abita, con tono di velato rimprovero, a sottintendere che io non trattavo lei con gli stessi riguardi), nel salutarmi mi ha detto: ‘sarebbe stato meglio che morissi io al posto di tua mamma, non avrei voluto una vecchiaia a queste condizioni’.

E mentre ritornavo verso casa  mi tornavano in mente i versi della poesia di Gozzano :

[...]Benedetto il sopore che m'addormenterà
[...]Poiché non ha ritorno il riso mattutino
La bellezza del giorno é tutta nel mattino.

E ripensando a quello che mi aveva detto mia zia,  mi  chiedevo che tipo di vita io abbia vissuto fin qui, e cosa augurarmi per gli anni a venire, e mi é tornato in mente  il post 497  di Quotidiana_mente :

‘Mi guardo indietro e mi accorgo che non c’è niente che io abbia fatto che meriti di passare alla storia.[…] Sono una persona tra miliardi di persone e nemmeno la più sfortunata. Seguo il fiume che è la vita e, forse, mi accontento'. 

Così scrive Helena, e mi son detta che neppure io, come lei,  mi sono mai sentita di avere la stoffa per compiere imprese eclatanti, ma semplicemente credo che il mio compito si limiti a cercare di  vivere ‘il più possibilmente da essere umano, un essere umano il più umano possibile’ come dice Helena.  

E allora, per questo compleanno l’augurio che mi sento di farmi é quello che Gaber scriveva, poco prima di andarsene:  ‘ Coltivate voi stessi, il cuore e la mente. Date fiducia all’amore, il resto é niente’.

  

 
 
 
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