Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

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La generazione (s)fortunata

Post n°95 pubblicato il 23 Aprile 2006 da lilith_0404

I discorsi sulla fortuna che si sono sviluppati nei commenti al post precedente mi hanno riportato alla memoria un libro che ho letto qualche mese fa, di Serena Zoli: La generazione fortunata. Secondo l’autrice coloro che sono nati, all’incirca , negli anni che vanno dal 1935 al 1955 ( ma io, pensandoci bene, avrei fissato l’intervallo dal 1940 al 1960) si sono trovati al centro di quella che chiama ‘la generazione fortunata’.

“Raramente," scrive l'autrice, " forse mai, c’è stato un periodo così lungo di pace, serenità e benessere”. I cambiamenti economici, sociali e culturali che si sono verificati nel giro di soli pochi decenni hanno radicalmente mutato il modo di vivere e di pensare. E sempre secondo l’autrice, in quegli anni é comparsa  per la prima volta sulla scena della storia la categoria ‘giovani’, con un ruolo da protagonista mai prima interpretato in ambito sia politico che culturale e di costume.

Quella generazione sarà l'artefice e la principale beneficiaria del boom economico,  un periodo ormai mitico, in cui era facilissimo trovare un posto di lavoro, oltre a tutto garantito, anche da giovanissimi.

Inevitabile pensare ai discorsi recentemente uditi, nel corso della campagna elettorale, proprio in merito all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Oramai le cose vanno in maniera tale per cui troppi giovani passano da un rapporto di lavoro precario e sottopagato all’altro, con tutte le ripercussioni negative che cio’ comporta per loro in prima battuta, ma anche per le famiglie, di conseguenza, che devono accollarsi l’onere del sostentamento ben oltre il termine del periodo ‘ragionevolmente’ necessario a terminare gli studi. E con la prospettiva, a lungo termine di arrivare alla fine  della propria vita lavorativa senza neppure la sicurezza della pensione, almeno nella misura in cui l’hanno potuta avere i loro genitori.

Come dar torto a mia sorella e a mia cognata, classe 1977, se parafrasando il titolo del libro si sono definite ‘la generazione sfortunata? 

Io, che mi considero tutto sommato appartenente alla generazione precedente, per incoraggiarla ho regalato a mia sorella un braccialetto pieno di amuleti, cornetti, coccinelle, quarifogli.

Ma sono convinta che la fortuna arriverebbe più facilmente se la si aiutasse un po’, e anche le leggi, a volte, hanno una loro importanza.

 

Commenti al Post:
VegaLyrae
VegaLyrae il 24/04/06 alle 00:25 via WEB
Hai ragione in quello che dici, Lilith. In effetti la generazione dei nati dal 1940 al 1960 ha beneficiato del boom economico legato alla ricostruzione post-bellica e dei benefici derivanti dallo Stato Sociale creato dalla nuova Costituzione Repubblicana. Purtroppo però adesso siamo passati da un estremo all'altro, nel senso che lo Stato per decenni si è fatto completo carico di tutta una serie di servizi che probabilmente non poteva permettersi: dalla sanità alle pensioni. Le nuove generazioni invece si trovano a fronteggiare un'economia ormai matura in una Nazione che non ha più i fondi per poter garantire nemmeno i servizi sociali minimi. Ecco allora che le vecchie generazioni sono costrette a lavorare fino a 70 per non gravare troppo sullo Stato in termini pensionistici, a tutto discapito delle nuove generazioni costrette in lavori precari, contratti CoCoCo, CoCoPro e quant'altro. E il fatto di cumulare titoli di studio non costituisce alcun vantaggio, se non quello di tenere i giovani in un parcheggio temporaneo. Infatti le aziende oggi preferiscono assumere un giovane diplomato con un contratto di formazione lavoro, sottopagato e con contributi minimi, piuttosto che un laureato, il quale a rigore andrebbe inquadrato a livello dirigenziale sia in termini retributivi che contributivi. E comunque c'è tutto un fiorire di lavoro interinale e contratti di prestazioni occasionali che svincolano il datore di lavoro da qualsiasi obbligo sindacale nei confronti del lavoratore. In questa situazione è ovvio che sia difficile pianificare un futuro e che l'età media degli occupati vada inesorabilmente aumentando. Persino il miracolo economico del nord-est sta crollando di fronte alla concorrenza straniera e molte famiglie di cassaintegrati si sono trovati a vivere grazie alle pensioni delle generazini precedenti (sperando nella lunga vita dei nonni. Io penso che uno Stato moderno non possa foderarsi gli occhi di prosciutto di fronte a questi problemi, se vuole rilanciare l'economia, e non possa limitarsi ad un'ottica miope del mero calcolo matematico ed econoimico di entrate-uscite. Però confido in una ventata d'aria fresca...lo spero....chi vivrà vedrà.
 
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 24/04/06 alle 00:36 via WEB
P.S. Io invece appartengo ad una generazione border-line tra le due, nel senso che, l'aver ritardato con lo studio il mio ingresso nel mondo del lavoro rispetto ai miei coetanei diplomati, mi ha sicuramente penalizzata, ma devo dire di essere stata comunque forutnata nel riuscire a inserirmi nel mio settore, perchè molti miei compagni di corso sono ancora precari. E non ho esattamente 20 anni...!
 
lilith_0404
lilith_0404 il 25/04/06 alle 18:05 via WEB
si, é un problema che negli ultimi anni ha assunto dimensioni piuttosto preoccupanti. Io ricordo i tempi in cui l'unico contratto a termine possibile era l'apprendistato, che però era riservato a ragazzi molto giovani. Ora, il problema con tutti questi contratti nuovi, é che non solo sono poco garantiti da un punto di vista delle tutele sindacali, ma soprattutto che sono rivolti a una platea di giovani con una età molto più matura, e che sono retribuiti in misura irrisoria. Questo ha conseguenze devastanti sulle prospettive di vita degli interessati, che ovviamente non possono impostare progetti 'familiari' se non possono contare su una possibilità di reddito adeguata. Il problema non può essere chiaramente rimesso alla buona volontà delle aziende che assumono, perché se una azienda pratica retribuzioni più basse diventa più competitiva e impone a tutte le altre di adeguarsi se non vogliono finire fuori mercato. Il problema va risolto a monte, a livello delle leggi... :-)
 
nef29
nef29 il 27/04/06 alle 16:16 via WEB
e pensare che in Francia i ragazzi sono scesi in piazza e hanno fatto di tutto per revocare il progetto di legge che li avrebbe messi nelle stesse condizioni... qui in Italia si dorme... mah
 
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