Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Ieri e oggi  (2)

Post n°107 pubblicato il 11 Giugno 2006 da lilith_0404

Riflettendo sull’argomento del post precedente, ricordavo come solo una manciata di anni fa la situazione che descrivo non fosse affatto insolita. 

Non era una questione di zone d’Italia più o meno depresse: l’episodio che racconto accadeva nella tutto sommato prospera provincia bresciana, e  so che non si trattava di un episodio isolato;  ricordo anche che qualche anno più tardi, quando ero già all’università, una coetanea che si era trasferita in paese in seguito al matrimonio, proveniente dalla provincia di Milano, trovandosi nella necessità di intestarsi la licenza di un negozio, mi chiese di aiutarla a preparare l’esame di scuola media inferiore che intendeva sostenere da privatista.

La scuola di Barbiana che Ossimora ricorda nel suo post n.513  riferisce di una realtà più o meno analoga localizzata in Toscana. E credo che si potrebbe continuare.

Quello che voglio dire é che per la mia generazione, la scuola é stata una conquista, fortemente voluta: la vedevamo come il passaporto per accedere ad una vita migliore, abbiamo combattuto per ottenerla.

I ragazzi di oggi  ho l’impressione che la subiscano come un obbligo inevitabile, in fondo al quale non vedono neppure grandi prospettive di benessere e sicurezza.

La differenza tra ieri e oggi credo che sia tutta qui. E non credo che di questo cambio di prospettiva si possa farne una colpa agli insegnanti.

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Commenti al Post:
A_GHOST
A_GHOST il 12/06/06 alle 02:11 via WEB
;)
 
Haashim
Haashim il 13/06/06 alle 14:42 via WEB
Agli insegnanti, no! Ai governanti, sì! :-)
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 14/06/06 alle 08:22 via WEB
si, i governanti, con le leggi che rendono i giovani precari a vita, ma anche credo la società, cioé un po' tutti noi, che li educhiamo ad aspettarsi tutto come dovuto...
 
   
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 14/06/06 alle 08:49 via WEB
Per motivi personali - che credo tu abbia letto da me - in questo momento sono profondamente negativa verso quanto ha a che fare con la scuola. Soprattutto se primaria o dell'obbligo. Non credo sia una questione di obbligo inevitabile, come tu scrivi, o di "tutto dovuto". Credo che la scuola, intesa in questo senso come istituzione, abbia perso il gusto di essere "opportunità". E senza opportunità non ci sono prospettive che tengano. Buona giornata Lilith.
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 14/06/06 alle 14:02 via WEB
la scuola come 'opportunità: dici bene, ed é appunto quello che scrivo anche io, quello che la scuola é stata per me, e credo per molti della mia generazione... quello che la scuola non sa più essere. Tu dici che é colpa della scuola...io mi chiedo se non sia colpa del mondo che sta intorno alla scuola... :)
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 14/06/06 alle 20:03 via WEB
La scuola è percepita dai giovani d'oggi come un fatto scontato ed è vissuta più che altro come un luogo di socializzazione dove stare in compagnia dei loro coetanei e trascorrere insieme gli anni dell'adolescenza. Tutto questo è senz'altro bello ed è importante che non sia vissuta come qualcosa di stressante; d'altro canto è anche vero che viene in parte persa l'accezione della scuola come luogo in cui farsi una cultura. Negli ultimi 20 anni si è assistito ad un abbassamento del livello qualitativo dell'istruzione che ha investito tutti gli ordini e gradi, a partire dalla scuola media, fino all'università compresa, ed è stato un effetto a domino in cui l'abbassamento del livello di un grado ha comportato necessariamente anche l'abbassamento degli altri. Molti ragazzi che oggi passano dalla scuola media alle superiori hanno difficoltà a scrivere senza errori ortografici o hanno difficoltà nella lettura e comprensione del testo e spesso non hanno ancora acquisito un metodo di studio adeguato. Di conseguenza la scuola superiore deve far fronte a queste lacune. Qui invece l'abolizione degli esami di riparazione ha portato alla promozione quasi scontata e questo in un certo senso ha demotivato i ragazzi, che essendo pieni di altri stimoli, trovano di certo meglio da fare che non passare i pomeriggi sui libri. Inoltre è stata data alla scuola un'impostazione di tipo aziendale, che ha per definizione come ottica quella del prodotto e non può certo applicarsi ad un'istituzione con fini formativi ed educativi, dove il prodotto non è qualcosa di materiale, ma è la formazione della persona. In quest'ottica, invece si è finiti con l'avvallare promozioni che sancivano un successo scolastico, spesso solo sulla carta e non sempre nella sostanza. Anche all'università le cose sono cambiate: il docente che respinge troppi studenti è chiamato a rendere ragione di ciò al rettore, inoltre finanziameni vengono attribuiti ai docenti in base al numero di esami positivi da lui registrati, perchè in teoria questo dimostrerebbe la sua bravura. La conseguenza è invece stata che il numero di respinti agli esami universitari sia drasticamente calato a prescindere dalla reale preparazione dello studente. Qui, per ragioni di spazio ho fatto solo cenni ad alcune delle complesse problematiche che riguardano l'istruzione oggi in Italia. La colpa di tutto ciò tuttavia, non è nè degli insegnanti, che fanno del loro meglio, nè tantomeno degli alunni, ma è forse di un sistema che nel tentativo (vero o presunto) di rendere la scuola meno teorica e più vicina alla vita reale rispetto a quanto fosse in passato, sta abbassando il livello culturale della popolazione in generale. So che con quello che sto per dire apparirò impopolare e antidemocratica, e in effetti è qualcosa di cui ho dovuto rendermi conto, mio malgrado, solo di recente. Penso che probabilmente quantità e qualità sono due cose difficilmente conciliabili. Io sono sempre stata una sostenitrice dell'innalzamento dell'obbligo scolastico fino ai 18 anni, ma adesso mi sto rendendo conto che questo comporta di per sè un abbassamento del livello qualitativo, in quanto significa adeguare i programmi scolastici sul livello degli alunni meno dotati e motivati, privando di molte opportunità quelli con capacità medio-alte e maggiore motivazione. Mi chiedo pertanto se questa sia davvero la soluzione giusta..... In ogni caso resto a favore di una scuola che sia assolutamente pubblica, e se selezione dev'essere fatta, dovrebbe basarsi solo su parametri qualitativi, a prescindere dal ceto sociale, dal livello economico, dalla razza e dalla religione degli alunni. L' Italia dovrebbe garantire questo ai suoi cittadini e allora la scuola tornerebbe ad avere la sua valenza di conquista e passaporto per una vita migliore. Scusate il papiro.
 
 
Haashim
Haashim il 15/06/06 alle 12:08 via WEB
Peccato che oggi molti insegnanti precari vengano destinati a svolgere il ruolo di assistenti sociali... sono pienamente d'accordo con quanto scrive VegaLyrae e lo sottoscrivo!
 
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