Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 03 Marzo 2005 da lilith_0404

Mrkrip nei commenti al post precedente reagisce con foga alle mie considerazioni sugli oneri e i disagi che una famiglia affronta per crescere un figlio, considerandole troppo materialistiche, e scrive:

“Spesso leggo sui giornali le inchieste ed i sondaggi su quanto costa un figlio, come se un figlio fosse un prodotto finale e dovessimo calcolarne i costi e i benefici …  mi sono sempre rifiutato di accettare l'imposizione di questa logica materialista… sono sempre più convinto che l'essere umano deve essere posto al centro di tutto, al centro di ogni progetto, al centro di ogni pensiero…  L'amore comporta enormi sacrifici, comporta spesso rinunce ai nostri egoismi, ma senza questo elemento il prodotto esce fuori con un grave difetto di fabbrica.”

 Sul fatto che l’essere umano sia da porre al centro del nostro agire e del nostro pensare credo che tutti in linea di principio siamo d’accordo.

 A parole tutti affermano il valore dell’amore per i bambini, tutti riconoscono quanto sia importante dare la vita ad un nuovo essere umano, tutti sono concordi nel riconoscere il valore fondamentale di questa esperienza nella vita non solo  di una donna, ma anche di un uomo. 

 Alla domanda su quanti figli vorrebbero avere la maggior parte delle donne risponde che ne vorrebbe almeno un paio, meglio se tre.

Poi però, di fatto, oltre il 20% non ne ha affatto, e un altro 30% circa ne ha solo uno.

Come mai?  

L’ esperienza mi insegna che le motivazioni ideali non fanno molta strada se non sono accompagnate e sostenute da motivazioni economiche. Anche se non è molto nobile né poetico, è il soldo che fa cantare l’orbo e volutamente ho impostato il discorso solo su motivazioni pratiche e non sentimentali o ideali.

Il nostro sistema sociale si regge su un equilibrio fra giovani e anziani.

Credo che nessuno di noi sia così sprovveduto da credere come mia nonna che i soldi il governo ne può avere quanti ne vuole, basta che li stampi. Il denaro per pagare le pensioni degli anziani derivano dai contributi che pagano i giovani che sono al lavoro. E i servizi per una platea crescente di anziani non autosufficienti devono essere forniti da chi gode di buona salute.

L’amore è una bella cosa, ma se devo farmi carico di una persona che ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, devo necessariamente trovare chi mi aiuti, per quanto amore possa avere per la persona in questione non potrei fare tutto da sola.

Stephanie10, Jazzyna, e VegaLyrae hanno ben esposto le difficoltà contro cui hanno dovuto combattere e hanno dimostrato che dovendo fare i conti con queste difficoltà, le donne da sole fino ad un certo punto possono arrivare, ma oltre non vanno.

A questo punto tocca alla collettività operare la propria scelta: una scelta d’amore, certo, ma anche una scelta che ha giustificazioni economiche che la rendono conveniente ed opportuna: non compierla costerebbe di più.

Commenti al Post:
AMARC0RD
AMARC0RD il 03/03/05 alle 02:34 via WEB
La differenza tra il GIUSTO & L'UTILE, è quella che troppo spesso ci si scorda, io compreso! ------- Concordo su quanto esposto, il desiderio di maternità multiple da parte delle donne, la comunità che dovrebbe assecondare e supportare il DESIDERIO naturale, ma ....(quesito da 100 ghinee> qualcuno s'è ricordato di chiedere anche ai maschietti quanta prole desiderino? le risposte sarebbero sicuramente istruttive sulla differente visione di genere, ancha a parità d'obiettivi, -------- qualcuno se ricordato di chiedere alle famiglie economicamente disagiate, come facciano a crescere tanta prole senza l'apporto della vil pecunia? (evitando stereotipi!) ------- qualcuno ha la bontà di definire quale sia l'essere umano da porre al centro dell'agire e pensare menzionato, perchè così postato, non esplicitamente ma "solo " implicitamente, l'essere sott'inteso è la prole agoniata, desiderato da un amore che si lascia travalicare dalla quantificazione economica! ----- com'è che non nasce spontaneo il dubbio che : io ESSERE che lascio quantificare il mio amore, sono proprio io che do il potere di quantificare! Cosa insegna l'esperienza se si lascia quantificare? Mi impongo la brevità per una maggior fruibilità, anche se è implicito che ogni quesito ne racchiude altri
 
 
john.keating
john.keating il 03/03/05 alle 17:16 via WEB
Queste sono tutte osservazioni che non possono essere eluse, per quanto scomode.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 04/03/05 alle 06:08 via WEB
La riflessione su questi temi è cominciato proprio considerando la diversa percezione che uomini e donne hanno delle situazioni quotidiane, e come scrive JK nell’intervento sul suo blog, la questione si è andata via via allargando, dipanandosi lungo sentieri che portano sempre più lontani. Per le famiglie che tu definisci ‘economicamente disagiate’ e che altri definiscono ‘posizionate al di sotto della linea di povertà’ penso che importino poco le motivazioni ideali della procreazione, e siano invece molto sensibili alle politiche di trasferimenti monetari a sostegno del reddito… le situazioni pratiche sono spesso molto meno poetiche di quelle idealizzate dai discorsi teorici.
 
mrkrip
mrkrip il 03/03/05 alle 17:01 via WEB
Vorrei precisare che non ho reagito con foga ma ho solamente manifestato con passione ciò che penso su un argomento che da troppo tempo viene tralasciato o rinviato a tempi migliori. Si continua a parlare di collettività come se si trattasse di un elemento estraneo a noi tutti, vorrei ricordare che la collettività è formata da tanti singoli individui (che siamo noi), ognuno dei quali ha il diritto e dovere di portare avanti, contro ogni logica razionale e semplicistica, la difesa della vita e della dignità umana. La domanda è: cosa possiamo fare? Innanzitutto lottare, come hanno lottato le donne per avere pari dignità, adesso dovremmo lottare tutti quanti insieme, uomini e donne, affinchè vengano riconosciuti determinati diritti e condizioni alla famiglia. In che modo? a cominciare da queste elezioni di Aprile, scegliendo accuratamente quei politici che portano avanti determinati valori, quelli che mettono al centro del loro programma la famiglia e non solo la riduzione delle tasse e lo sviluppo economico. Poi potremmo agire nei nostri posti di lavoro, attraverso la partecipazione sindacale, non solo per difendere gli straordinari o le pensioni ma per creare degli asili vicino ai posti di lavoro, per creare dei turni che consentano a marito e moglie di gestire meglio i loro orari e così via... tutto sta nel metterci passione e non arrendersi alle prime difficoltà o accontentarsi di quello che ci dicono i sondaggi o il politico di turno!
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 04/03/05 alle 06:16 via WEB
Ho usato la parola “foga” proprio come sinonimo di “passione” , e il post non ha l’intento di sminuire quanto hai affermato, ma bensì proprio di accostare alle motivazioni ideali, che tu sostieni e che io condivido pienamente, anche motivazioni pratiche ed economiche. Credo che entrambi sosteniamo la stessa cosa, ma da angoli di visuale diversi. :)
 
   
mrkrip
mrkrip il 04/03/05 alle 10:08 via WEB
anche questo fa parte del dialogo e del confronto tra i sessi ... se non pensassi questo avrei "reagito" semplicemente con indifferenza. Baci, Giovanni
 
mrkrip
mrkrip il 03/03/05 alle 17:12 via WEB
Leggo solo adesso il commento al post precedente di Lupo Pezzato e mi meraviglio come ancora si continui a parlare di fabbriche-donna come se da questo dipendesse la pari dignità con l'uomo. Come se invertendo i ruoli le cose migliorassero! Vorrei informare lupopezzato che esiste la legge sull'imprenditoria femminile che vede le donne impegnate a dirigere ormai molte aziende di successo ma continuo a ribadire, "con estrema passione" che non è il guadagno ed il successo che deve essere posto al centro della società ma l'essere umano, inteso in quanto tale, sia esso uomo, donna o gay. Solo partendo da questo principio potremo cominciare a cambiare le cose e parlare veramente di pari dignità e di pari opportunità!
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 04/03/05 alle 06:22 via WEB
un solo filo non fa la corda forte. Credo anche io che dovrebbe essere superata la contrapposizione tra donne che vogliono occupare posizioni "maschili" e uomini che si arroccano in difesa di posizioni di potere detenute da sempre. Ci sono obiettivi che possono essere raggiunti solo lavorando insieme, come ho cercato di dire nel post.
 
   
mrkrip
mrkrip il 04/03/05 alle 10:05 via WEB
passami questa citazione: ... Tutto cio' che facciamo é solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facciamo l'oceano sarebbe per sempre privo di quella goccia." - Madre Teresa di Calcutta - ...
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 05/03/05 alle 15:37 via WEB
.. leggo solo ora il tuo commento mrkrip e vorrei dirti che "fabbrica-femmina" voleva essere una provocazione (e l'ho scritto) per dire che al di là delle chiacchiere sono convinto che le donne siano in grado di occupare tranquillamente i posti che oggi "le vengono vietate" (una verità al di là sempre delle solite chiacchiere). Per quanto attiene alla legge sull'imprenditoria femminile ti ringrazio per avermela ricordata. A quanto pare è una bella contraddizione. Il mondo del lavoro discrimina la femmina (sempre al di là di tante chiacchiere) ed il governo fa le leggi per favorire l'imprenditoria femminile. Cioè dice alle femminucce che se vogliono diventare dirigenti devono farsela da sole la fabbrica? Scusami ma non capisco infatti perchè debba esistere una legge che faciliti un imprenditore in relazione al sesso. Questa è vera e propria discriminazione. Come se si facessero delle leggi per aiutare gli imprenditori bianchi e leggi per aiutare gli imprenditori neri. Aspetto adesso la legge sull'imprenditoria dei gay e quella sull'imprenditoria degli astigmatici. Se questo non è settarismo spiegami cos'è? Per quanto attiene al mettere l'essere umano al centro dell'universo che dirti, per me va benissimo. In fondo l'essere umano al centro dell'universo c'è già ed è maschio! Mi pare che le femminucce vorrebbero invece che non fosse solo così. Cosa facciamo? Una legge per "la femminuccia al centro dell'universo?" magari part-time? oppure con il vincolo che se diventa mamma deve lasciare il posto? Ciao.
 
   
mrkrip
mrkrip il 07/03/05 alle 10:28 via WEB
Neanch'io sono completamente daccordo sulla legge per l'imprenditorialità femminile, come non sono daccordo sulla festa della donna e su l'obbligo di una percentuale femminile nelle liste elettorali. sono tutte cose che dovrebbero essere naturali, senza la necessità di una legge che lo prevede. Ma, a quanto pare, non siamo riusciti a darvi la forza giusta per pretendere i vostri diritti e di questo mi rammarico se ancora oggi, nonostante le leggi che lo prevedano, vengono ancora presentate liste elettorali senza la presenza femminile e una volta che vengono rispedite indietro il partito è costretto a mettere una controfigura femminile che dia la parvenza di una lista costituzionalmente accettabile. A questo punto mi chiedo ma se la maggioranza degli elettori è costituita dalle donne, chi è che vota questi pseudo-partiti?
 
72rosalux72
72rosalux72 il 03/03/05 alle 23:40 via WEB
ciao lilith... un piccolo contributo te lo lascio, e mi spiace perchè forse non è quello che ti aspetti, diciamo così. Sull'argomento donna/mamma non ho voglia di fare grandi discussioni, quelle di ampio respiro, quelle intelligenti. Sono quasi quattro anni che cresco mio figlio da sola, perchè dopo una civilissima separazione il padre ha scelto di farsi i cazzi suoi e andare all'estero. Non vede quasi mai suo figlio e il suo contributo economico è pari a 350 euro al mese, ormai ci rido. Se ben ricordo anche lui ha firmato la sentenza del giudice minorile, molto precisa nel definire i termini dell'affidamento del figlio, ma pare che abbiamo firmato una barzelletta. Mai, e ripeto MAI, il papà di mio figlio rispetta quel che lui stesso ha firmato, tanto ci sono io. Tanto c'è la mamma. E la mamma si sbatte tutti i giorni per organizzare le sue giornate, incastrare gli orari per massimizzare il tempo da passare con suo figlio, sbatacchiarlo dalla nonna, dall'amichetto, dalla cuginetta, e chissà che mi inventerò...e stasera era deluso che papà, partito per la nuova avventura cinese ( "MA SONO SOLO TRE MESI!!" mi ha detto il papà... a lui sembrano pochi), non gli ha telefonato come promesso. Francamente no, non ho proprio voglia di fare grandi discorsi. E lilith, per rispetto tuo, non ne faccio manco di piccoli. Sono troppo guasta.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 04/03/05 alle 06:23 via WEB
:) grazie di essere passata. Capisco la rabbia e la frustrazione. I discorsi teorici sono una cosa, la realtà di chi le situazioni teoriche le deve vivere sulla propria pelle è un’altra. :) hai tutta la mia simpatia, per quanto può servire :)
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 04/03/05 alle 18:34 via WEB
... «Francamente no, non ho proprio voglia di fare grandi discorsi»... e fai bene. Quello che hai portato qua dentro è una testimonianza a pelle altro che teorie e chiacchiere. la verità è proprio questa teorizziamo tantissimo mentre a fare non facciamo nulla. Ciao :-)
 
xisabellax
xisabellax il 04/03/05 alle 07:20 via WEB
E adesso che sono arrivata qui, le pulizie chi le fà?...troppe cose da leggere e belle...ma ritorno signora, prima il dovere poi il piacere...grazie per il passaggio da me...un bacio e buona giornata...
 
AMARC0RD
AMARC0RD il 04/03/05 alle 16:55 via WEB
Secondo la mia personalissima sensibilità: molti dei messaggi conducono ai rischi di una società caratterizzata dall'eguaglianza delle condizioni. E’ pigramente facile essere eguali nella servitù, più difficile, ma necessario, essere liberi nell’equivalenza. Il concetto d'uguaglianza tra generi, è errato, le esigenze primarie, nella loro complemetarietà, sono differenti. Le esigenze di genere FEMMINILE più quelle di genere MASCHILE, sfociano nelle esigenze SOCIALI, e tutte queste esigenze hanno una loro etica che si completa nell'interazione reciproca, la quale, deve sempre essere rispettosa del singolo-a-i-e. Non si perviene alla libertà attraverso la delega alla res pubblica "onniscente", perchè è foriera di problematiche antropologiche quali: l'apatia, l'irresposabilità individuale, la servitù, e le "passioni" di massa che, storicamente, nei loro moti non hanno mai portato benefici se non a chi induce e poi governa queste passioni. Un’etica che implicitamente, invita e minaccia non ha forza, perché incapace di farsi carico del "nuovo"; prescindere dal nuovo è staccarsi dalle certezze date dal già costruito. Il problema dell’etica è proprio tutto qui: nell’inadeguatezza del codificato rispetto all'evoluzione. E’ un’illusione della pigrizia, l’idea di poter coercere l'evoluzione nei limiti di normative che non la prevedevano. Il nuovo è più forte e, nello scontro, la norma uscirà perdente. ( ma quando ? ) E questo prima di essere un problema etico, è un problema antropologico. Una corretta fenomenologia della vita sociale non può prescindere dal mettere in evidenza le caratteristiche di tali strutture normative e le relative problematiche. Se poi ci si avvede che le strutture normative hanno implicitamente la base ed'il costruito nel tempo, che , semplicemente non contempla un genere, se non un qualche rattoppo posto in essere in tempi recenti, si può cogliere che il genere FEMMINILE, è costretto ad evolversi nell'altro del MASCHILE, è totalmente privo di concezioni che le prevedano. Quando sento una mano appesantirsi sulla mia fronte, poco m'importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto a infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge. Ed una parte consistente di queste braccia, sono FEMMINILI, appartengono a chi s'è assogettata alla servitù volontaria. Finchè non vi sarà una consapevolezza di genere, non vi sarà neppure una concezione di genere da far interagire con le altre consapevolezze, ma solo delle singole esigenze che si diluiscono nel mare della concezione vigente. Il fattore è ancor più preoccupante se si pensa che: il genere maschile ha quasi totalmente delegato al genere femminile, l'acculturamento delle nuove generazioni, la maggioranza dei docenti sono DONNE, e se non soge prepotente l'esigenza di genere, è dovuto anche al fatto che: siamo permeati da donne che allattano al loro seno le nuove generazioni con latte maschile. Come sia possibile una forma di costrizione senza l'apporto volontario del genere ? Qual'è la selezione tra "GIUSTO & UTILE" che opera la donna, e qual'è l'evoluzione di genere ?
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 04/03/05 alle 18:52 via WEB
«molti dei messaggi conducono ai rischi di una società caratterizzata dall'eguaglianza delle condizioni... Il concetto d'uguaglianza tra generi, è errato, le esigenze primarie, nella loro complemetarietà, sono differenti»... non ritengo che i messaggi e nemmeno la problematica tendano all'uguaglianza delle condizioni intese come esigenze ma ritengo, com'è giusto, che stiamo parlando di "diritto" ovvero le femminucce rivendicano di essere paritarie nel "diritto" con i maschietti. Che poi l'individuo "maschio" abbia esigenze diverse da quelle dell'individuo "femmina" è tutto un altro discorso. Anche i "poveri" hanno esigenze diverse dai "ricchi" ma questo non significa che, come la femminuccia nei confronti del maschietto, debbano essere discriminati. Penso che una società caratterizzata dall'eguaglianza (in termini di diritto e di non discriminazioni) sia un obiettivo primario sia sotto l'aspetto SOCIALE che sotto quello CIVILE. Ciao.
 
 
nef29
nef29 il 05/03/05 alle 12:56 via WEB
Avete messo tanta di quella carne sul fuoco che non so davvero da che parte cominciare. La prima cosa che m'è venuta in mente leggendovi è che, per poter tener conto della complessità e della eterogeneità degli universi femminile e maschile, della connessione tra genere e mutamento sociale, e allo stesso tempo, per andare "oltre" una semplice presa di coscienza della disuguaglianza di genere, bisognerebbe riflettere sui processi di socializzazione all'identità di genere e sulla tensione attualmente in atto tra tali processi e quelli di mutamento sociale. In particolar modo una grossa responsabilità rispetto a questi processi di socializzazione va ravvisata nel sistema scolastico e nella famiglia. Ma mi preme fare una anche considerazione diversa, spesso poco discussa. Anche la maschilità, come la femminilità, è una costruzione sociale e, come tale, soggetta al mutamento storico: tale fluidità non dovrebbe essere vissuta come una "perdita"... forse è vero il contrario: forse gli uomini hanno finalmente l'occasione di ricongiungersi ad un'identità maschile per molto tempo negata, soffocata. Credo sia un arricchimento per l'uomo la possibilità di sfidare i condizionamenti del modello di virilità unico e rigido finora imposto. Naturalmente sto molto semplificando e molto sintetizzando.
 
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 04/03/05 alle 18:06 via WEB
distinguerei. è giusto dire k avere e crescere un figlio nn è un problema di soldi xk si affrontani i sacrifici dovuti,cn piacere,e questo attiene alla responsabilità individuale ch risponde al bene individule . poi,affianco c è il bene pubblico,nn solo dal punto di vista fiscale,ma di preservare e conservare la cultura di una comunità : la responsabilità di essa è dello stato (un parallelo,nn alternativo nè sostitutivo livello di quello individuale). mi unisco all appello pre-elettorale.e.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 05/03/05 alle 08:29 via WEB
Bene privato e bene pubblico sono a mio parere intimamente connessi: il modo in cui lo stato interviene nel rendere disponibili servizi e strutture di cura per l’infanzia, e nel fornire misure di sostegno al reddito per le famiglie che hanno figli influisce grandemente sulle scelte individuali e private di avere o non avere figli. :) ciao, buona giornata.
 
   
nef29
nef29 il 05/03/05 alle 13:05 via WEB
Purtroppo, in tema di politiche sociali, lo Stato italiano ha sempre delegato e continua a delegare alla famiglia la fornitura di molto servizi. Si dà per scontato che se ne occupi la famiglia, e all'interno di questa, le donne. Pensiamo anche alla cura degli anziani. Il congedo parentale lo possono prendere entrambi i coniugi ma continuano a prenderlo quasi solo le donne. Eppure la normativa è molto avanzata, qui in Italia. E' un problema di resistenze culturali,e non solo maschili. E se c'è una mamma, il figlio è innanzitutto una sua responsabilità. Molto diversa la situazione in altri paesi europei, dove culturalmente, l'individuo che nasce è innanzitutto responsabilità dello Stato e dove, ad esempio, la copertura dell'offerta di asili nido è altissima. In Italia siamo sul 7 per cento di copertura della richiesta, in Danimarca la percentuale sale al 95 per cento, giusto per rendere l'idea. Non va guardata sola la norma ma ciò che ci sta dietro, innanzitutto. Non so se poi avete parlato del part time, da noi molto poco diffuso. Eppure agevolerebbe molte situazioni.
 
AMARC0RD
AMARC0RD il 04/03/05 alle 19:53 via WEB
E' spiacevole dover insistere su concetti basilari come ...L'UGUALGLIANZA & L'EQUIVALENZA ... oggi le donne vivino in un embrione d'uguaglianza, e per fortuna si tratta solo di un embrione ............. IO non vorrei vivere in una società normata al femminile con rappezzamenti posticci maschili, mentre loro con un infinità di sofferenze ne sono costrette, ....... ( per inciso, non vorrei neanche vivere in una società dove potrei ipoteticamente essere "ugualizzato" ad altri, anche dello stesso genere ) ......... resto profondamente convinto che lo strumento principe per il rispetto delle differenze complementari sia L'EQUIVALENZA, ossia la valenza dell'essere e equipollente a prescindere da ogni differenza sia morfologica che culturale .......... sono altersi consapevole che vi siano donne che manifestano le loro esigenze specifiche prima d' altre, dalle quali si presume una scarsa collaborazione per il cambiamento ancora incompreso, ma trovo disdicevole l'arroccamento su posizioni tradizionalmente abitudinarie ! ..... questo arroccamento di genere, e sono tantissime purtroppo, non consente la nascita della concezione di genere. .............. E' un suicidio sociale, alla maggioranza dell'umanità non è consentito di partecipare ed interagire all'evoluzione sociale ANCHE dalle loro appartenenti. Che poi vi siano un enormità di maschietti che non s'avvedono di vivere tra norme cucitele addosso su misura per il genere, lo trovo semplicemente umano, è facile e comodo vivere in abiti fatti a misura, e quindi in maniera molto naturale vorrebbero porre "LORO" rimedio alle sofferenze femminili, perpetuando così nel rinnovamento le concezioni maschili da far vivere alle donne. ......... Solo quando l'umanità si renderà conto che L'INCONOSCIUTO E' IMPENSABILE, solo allora e con molta umiltà, lascerà pensare a chi conosce ... CHIARISCO ... per quanti sforzi possa fare un uomo, non potrà mai sapere cosa vuol dire nascere con le ovaie, quali esigenze comporta, quali aspettative sorgano, nonostante ciò vi sono moltissimi uomini arroccati nelle concezioni tradizionalistiche, che s'arrogano il DOVERE di provvedere LORO, innalzando il tradizionale senso di protezione, avvolgente al pundo di rendere invivibile a chi subisce simili attenzioni. .......... E' ora di far concepire alle donne la loro esistenza, solo allora sarà possibile rinnovare il punto d'incontro tra generi che sia rispettoso di tutti.
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 04/03/05 alle 20:03 via WEB
.. «E' ora di far concepire alle donne la loro esistenza, solo allora sarà possibile rinnovare il punto d'incontro tra generi che sia rispettoso di tutti».. scusami ma rispondo solo per la parte che ho capito (non per colpa tua ma per limiti miei sicuramente).. io non intendo fare il paladino delle donne. speravo che mi dessi una risposta di tipo "giuridico" ovvero basata sul diritto e non una risposta di tipo filosofico che, comunque, non da una mano alla donna nel farle accudire ai bambini, fare i piatti, lavare, stirare, far da cucinare, andare in fabbrica, partorire senza preoccuparsi se ritroverà il lavoro e così via. scusami ma è l'unico linguaggio che conosco, ciao.
 
72rosalux72
72rosalux72 il 04/03/05 alle 22:03 via WEB
Il linguaggio di lupopezzato è anche il mio. Sono talmente sicura di esistere che proprio per questo mi guardo bene dal fare un discorso "in generale", sarebbe troppo categorico e pure un pò triste. Ma dalla condizione soggettiva non si fugge, e preferisco parlare di diritti e regole. in teoria, gli strumenti per mettere in riga il papà di mio figlio ci sono. La legge, la sentenza di affidamento che parla chiaro, un avvocato che la faccia parlare ancora più chiaro. Mi sono ripromessa di non finire come tante ex coppie che si parlano con le lettere legali, ma il mio sistema nervoso non è indistruttibile. Sto valutando anche questa ipotesi, visto che con le parole e la buona volontà non ottengo nulla, anzi, passo pure per quella che rompe, come se quello che faccio fosse scontato. la mamma deve sempre esserci, il papà non è indispensabile. Un'osservazione di carattere generale la faccio, perchè il padre di mio figlio parrebbe l'uomo più attento di tutti ai diritti degli altri; uno di quelli che manifestano per i lavoratori, per la pace, per i diritti "globali". Molto facile, peccato non sia mai stato capace di guardare ai diritti di chi viveva con lui, come se nel privato dovessero subentrare altre regole, altri modi di gestire la convivenza. Il problema è culturale, e si declina al maschile. Buona serata lilith.
 
AMARC0RD
AMARC0RD il 04/03/05 alle 22:49 via WEB
Posso solo dirti che il "DIRITTO" e le sue consequienziali norme, discendono direttamente dal potere vigente e dalla sua storia, nello specifico .... PLATONE & ARISTOTELE .... IL PASSO SALIENTE RECITA . ..... TUTTI I CITTADINI SONO UGUALI, TRANNE LE DONNE I BAMBINI E GLI SCHIAVI ......... va da se che i poteri che si sono succeduti nel tempo, costruiti con questo sistema, fossero non solo maschili, ma addirittura costruiti SOLO per i maschietti, essendo la donna considerata psicolabile, nel diritto romano viene dotata di TUTOR, e guarda caso il tutor era il padre, che al matrimonio passava le consegne al marito, dopo i romani, lascio alla tua sensibilità decidere chi ha accolto e perpetuato una simile concezione, che io definisco SUICIDIO SOCIALE. ........... da annotare che nel nostro "progredito" OCCIDENTE, le donne hanno avuto accesso a facoltà dedicate ai maschietti nel corso della prima guerra mondiale, leggi SORBONA, ( secondo la tua sensibilità, le donne ancor oggi sudano su testi rispettosi di loro o su testi ideati e scritti da maschietti e SOLO per maschietti ? ) questo perchè i maschietti erano impegnati in battaglia e le facoltà rischiavano la chiusura per mancanza d'allievi, per non infierire, quando i savoia hanno "conquistato" l'italia, hanno istituito la scuola dell'obbligo (2-3 elementare), "qualcuno" s'è fermamente OPPOSTO. ....... Capirai che con tutta la buona volontà, nessuno oggi è in grado di produrre "NORME GIURIDICHE" ( L'INCONOSCIUTO NON E' PENSABILE ) che discendano direttamente da un DIRITTO che non solo le contempli, ma che colga la differenza dell'essere femmina, alto fattore sono delle norme che obblighino il maschietto di turno a darle una mano nelle faccende domestiche. ........... Scusa ma la vedo male per i maschietti e femminucce che hanno bisogno di norme, con una conprensione per le femminucce ........ Comprendo molto bene le difficoltà del quotidiano, ma le norme giustamente richieste, attualmente possono solo essere prodotte da concezioni maschili ........... per poter modificare la situazione ti rimando ad un'attenta lettura su tutto quanto esposto quì. ............ questo perchè colgo la tua sincera preoccupazione per le problematiche, ( se richiesta, la mia mail per approfondimenti è sempre aperta )
 
 
72rosalux72
72rosalux72 il 05/03/05 alle 00:03 via WEB
Qual è “la differenza dell’essere femmina”?… volevo proprio evitare un approccio di questo genere, storico/maschilista. Perdonami, ma non credo che aiuti molto partire dalle guerre puniche. E’ interessante, è certo legittimo, ma questa senso di battaglia già persa insito nel tuo discorso, non lo condivido. Anche perché le leggi, LEGGI, che tutelano i diritti delle donne/mamme già ci sono, casomai il problema è che non vengono rispettate. Io sono molto pratica, e parto da cose concrete. Io e il mio ex abbiamo firmato un documento che definisce i nostri diritti e doveri come genitori: io lo rispetto, lui no. Se lui lo rispettasse a me starebbe benissimo. Partiamo da questo, e non da Platone & C.
 
AMARC0RD
AMARC0RD il 05/03/05 alle 01:13 via WEB
Capisco perfettamente che i problemi sono nel quotidiano, ma non è semplice fornire soluzioni immediate a problemi incrostati dal tempo, posso solo umilmente suggerire soluzioni future rispettose di tutti, per le soluzioni immediate "purtroppo" tocca affidarsi all'esistente, .......... le norme, da quello che leggo, non vengono rispettate dal consorte, sono ancora abbarbicate alle origini ........ secondo te; se tali norme fossero state redatte anche da menti femminili, (da non confondere con l'altro del maschile, anche se dotate di ovaie ) sarebbero state più efficenti ? ovvio che se le scrive un maschietto, non conoscendo le problematiche femminili, delle scappatoie "involontarie" ci siano. ........... Se non cogli tu la differenza di genere, ti posso assicurare che io non sono assolutamente in grado di aiutarti, non so cosa voglia dire : mi piacerebbe avere la prole con quella bocca, con quei capelli, quegl'occhi, solitamente i maschietti si "limitano" ad accogliere ........ questo solo per rimanere ad una delle infinite differenze. ..... Sono certo che senza sforzo alcuno me ne sai elencare un infinità che io non immagino neppure, se solo venissi "sollevata" un pochino dalle incombenze quotidiane.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 05/03/05 alle 08:42 via WEB
Sono d’accordo con Amarcord quando dice che le strutture normative sono modellate sul genere maschile, semplicemente perché il genere femminile nelle società che hanno prodotto queste normative non aveva una rilevanza propria. Le cose potranno cambiare nel momento in cui alla formulazione delle normative parteciperanno donne consapevoli delle proprie esigenze e peculiarità specifiche. Non è una cosa che si improvvisa. Ma diamo tempo al tempo: come ha detto non si costringe l’evoluzione nei limiti di normative che non la prevedevano..e questo è un discorso teorico e di carattere generale. Poi c’è il discorso di di Rosalux, che invece è molto concreto e immerso nella vita reale: su alcuni problemi specifici, leggi esistono già ma non si riesce a ottenerne l’applicazione: il punto è che pur in presenza di leggi la mentalità, l’educazione, la cultura, del padre lo porta a dimenticarsi delle responsabilità nei confronti dell figlio. Occuparsi del bambino è una questione che riguarda la mamma. Nel caso specifico sono due genitori separati, ma in quante famiglie in cui i genitori sono entrambi presenti la situazione si ripete sostanzialmente uguale? E’ l’aspetto che ha messo in luce Lupopezzato nei suoi commenti e non gli so davvero dar torto.
 
profumoditimo
profumoditimo il 05/03/05 alle 16:19 via WEB
Voce di mamma : gestire più di un figlio al giorno d'oggi, abitando in provincia, dovendo per forza di cose lavorare, non avendo infrastrutture alle quali appoggiarsi, e nemmeno il solito "provvidenziale" parente ..... sinceramente è dura, non SOLO a livello economico ma proprio perchè NON-TI-AIUTA-NESSUNO!
 
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